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Cronaca

Fondazione Cariplo, Intesa Sanpaolo e Generation formano 10mila Neet

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MILANO (ITALPRESS) – Prende il via “Giovani e Lavoro per ZeroNeet”, il programma sostenuto da Fondazione Cariplo e Intesa Sanpaolo e realizzato con Generation Italy – la fondazione no profit avviata da McKinsey & Company – che nei prossimi quattro anni punta a formare e accompagnare al lavoro 10.000 giovani tra i 18 e i 29 anni della Lombardia e delle province piemontesi di Novara e Verbano-Cusio-Ossola.
L’iniziativa è stata presentata ufficialmente il 2 ottobre nella cornice della Veneranda Biblioteca Ambrosiana di Milano, alla presenza di istituzioni, enti del terzo settore, imprese e giovani. Non solo un lancio formale, ma anche un’occasione di confronto e di dialogo sul futuro del lavoro per le nuove generazioni, sui fabbisogni di competenze delle imprese e di come fare sistema per favorire l’occupazione dei giovani che non studiano e non lavorano.
“Giovani e Lavoro per ZeroNeet” si colloca all’interno della sfida ZeroNeet promossa da Fondazione Cariplo in collaborazione con Regione Lombardia e Intesa Sanpaolo, nata per sostenere 20.000 giovani che non studiano e non lavorano con azioni volte a prevenire l’abbandono scolastico, contrastare l’inattività giovanile e produrre conoscenza utile per interventi sempre più mirati. L’obiettivo è ambizioso ma chiaro: contribuire a ridurre il numero di giovani NEET (Not in Education, Employment or Training) in Lombardia e raggiungere in anticipo il traguardo fissato a livello europeo, ovvero scendere al 9% entro il 2030.
Ad aprire i lavori sono stati Sergio Urbani, Direttore Generale e CEO di Fondazione Cariplo, e Andrea Forghieri, Executive Director Intesa Sanpaolo per il Sociale, che hanno ribadito l’importanza di costruire un’alleanza strategica per dare una risposta concreta all’emergenza giovani del nostro Paese.
Nel 2024 si contavano in Italia circa 1,3 milioni di NEET tra i 15 e i 29 anni, pari al 15,2% della popolazione giovanile: un dato che colloca il Paese al terzo posto in Europa dopo Turchia e Romania, ancora distante dalla media UE dell’11%. In Lombardia i NEET sono circa 150.000, pari al 10,1% dei giovani, con differenze significative tra le province: si va dal 13,8% di Lodi e 12,7% di Pavia al 7,2% di Lecco e 7,6% di Monza e Brianza, Milano al 10,6%.
La sfida giovanile non riguarda solo l’inattività: molte imprese faticano a trovare candidati con le competenze necessarie, confermando l’urgenza di affrontare il mismatch di competenze tra domanda e offerta nel mercato del lavoro. Secondo Unioncamere, in Lombardia sono oltre 340 mila le posizioni dichiarate difficili da reperire nel 2024, pari a circa il 50% delle posizioni aperte, in particolare per figure come analisti e progettisti software, tecnici programmatori, gestori di reti e sistemi informatici e addetti vendita. Su questo tema hanno dialogato Vincenzo Caridi, Capo Dipartimento per le politiche del lavoro, previdenziali, assicurative e per la salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, e Sergio Rossi, Vicesegretario Generale della Camera di Commercio di Milano, Monza e Brianza.
Proprio dal mismatch di competenze prende ispirazione il progetto “Giovani e Lavoro per ZeroNeet” che intende costruire un ponte tra giovani che non studiano e non lavorano e datori di lavoro attraverso corsi formazione professionalizzante, intensivi e di breve durata sviluppati sulla base delle esigenze delle imprese. I corsi sono inclusivi, non prevedono alcun costo per i partecipanti nè esperienze e competenze pregresse ma solamente motivazione e attitudine. Al termine della formazione a tutti i partecipanti è garantito almeno un colloquio di lavoro. Come giovani e aziende possono aderire al progetto è stato spiegato durante l’evento da Oscar Pasquali, CEO di Generation Italy che segue la realizzazione operativa del progetto.
Accanto agli interventi istituzionali, spazio alle storie dei giovani che hanno trovato occupazione grazie ai corsi gratuiti erogati nel quadro di “Giovani e Lavoro”, il programma che da oltre cinque anni Intesa Sanpaolo e Generation Italy portano avanti per supportare l’occupazione giovanile a livello nazionale che ad oggi ha visto coinvolgimento di oltre 5.000 giovani con un tasso di occupazione al termine dei corsi superiore al 80%. Al loro fianco, le testimonianze delle imprese partner grazie al contributo di Michelangelo Ceresani, VP of Human Resources & Organization di Capgemini e Roberto Chironna, Responsabile del Personale & Governance di Madek, Simone Pantaleo, Global Talent Manager, Employer Branding and Talent Attraction di OVS, protagoniste nell’offrire nuove opportunità di inserimento lavorativo agli studenti dei corsi e nell’investire in modo concreto sulle competenze del futuro.
“In Italia ci sono oltre 1,3 milioni di giovani che non studiano e non lavorano, di cui circa 150.000 in Lombardia, un’emergenza generazionale del nostro tempo – afferma Sergio Urbani, Direttore Generale e CEO Fondazione Cariplo -. Con il programma ZeroNeet, e una dotazione complessiva di 50 milioni di euro, vogliamo ridurre questo numero, che oggi pesa per il 15% dei ragazzi tra i 15 e i 29 anni, e raggiungere in anticipo l’obiettivo del 9% che l’Europa indica per il 2030. Fondazione Cariplo è da anni impegnata a favore dei giovani, sostenendo reti educative e restituendo loro nuove prospettive. Per far ciò, è fondamentale raggiungere i ragazzi dove si trovano, sia fisicamente che rispetto al loro percorso di vita, capire dove le imprese cercano competenze e quindi offrire programmi gratuiti e capaci di suscitare il loro interesse, per garantire non solo formazione ma anche reali opportunità di lavoro. L’esperienza con Giovani e Lavoro dimostra che oltre l’80% dei ragazzi formati trova occupazione. Questo risultato è possibile grazie alla collaborazione tra Fondazione Cariplo, Regione Lombardia, Intesa Sanpaolo e Generation Italy, un’alleanza che mette insieme risorse, competenze e visione per offrire a 10.000 giovani un futuro concreto”.
“Abbiamo aderito fin dall’avvio al progetto di Fondazione Cariplo mettendo a disposizione le nostre competenze e l’esperienza maturata con il programma ‘Giovani e Lavorò – sottolinea Andrea Forghieri – Executive Director Intesa Sanpaolo per il Sociale -. Negli ultimi anni abbiamo portato in classe mille giovani solo in Lombardia, più di 5.300 in tutto il Paese. L’80% di loro ha trovato un’occupazione stabile grazie un approccio innovativo che capovolge la prospettiva partendo dai reali bisogni di competenze delle imprese con cui lavoriamo tutti i giorni. La banca attraverso il programma Giovani e Lavoro crea un ‘pontè per favorire l’occupabilità. Oggi unire le forze con la Fondazione Cariplo e Generation Italy significa innescare sinergie virtuose per restituire fiducia e dare una prospettiva futura a chi è uscito dal mondo del lavoro”.
“Negli ultimi vent’anni giovani e donne hanno risentito in misura maggiore delle trasformazioni del lavoro: dal 2007 l’occupazione tra i 15 e i 34 anni è calata di 5,5 punti, mentre l’inattività è cresciuta di oltre 6 – spiega Oscar Pasquali, CEO di Generation Italy -. Eppure, le imprese faticano a coprire una posizione su due per mancanza di competenze. E’ un paradosso aggravato dal calo demografico, ma prima ancora una questione di dignità e di
futuro per chi non ha lavoro. I giovani che non studiano nè lavorano sono il nodo centrale di questa sfida, che
può essere affrontata solo insieme da famiglie, imprese e istituzioni. Per questo siamo orgogliosi di collaborare
con Fondazione Cariplo e Intesa Sanpaolo a ‘Giovani e Lavoro per ZeroNeet, un progetto dove pubblico, privato, no-profit uniscono le forze per far incontrare giovani e imprese attraverso competenze e opportunità di lavoro”.
Il programma prevede percorsi gratuiti e intensivi, della durata variabile tra le 3 e le 14 settimane, pensati per
formare i giovani nelle professioni oggi più richieste dalle imprese e di più difficile reperimento.
I corsi riguardano quattro aree professionali: le vendite (addetti vendita in ambito retail e ospitalità/ristorazione); il digitale e la tecnologia (sviluppatori software Java e .Net, sviluppatori CRM Salesforce, sistemisti e analisti cybersecurity (Cisco), data engineer, sviluppatori cloud e SAP developer); il
manifatturiero (programmatore di macchina a controllo numerico e CAD-CAM designer); e infine i green jobs, con installatori di pannelli fotovoltaici e tecnici commerciali per le energie rinnovabili.
La formazione è erogata interamente online, ad eccezione dei percorsi per ristorazione, manifatturiero e green
jobs, che prevedono un format misto (50% online e 50% in presenza).
Grazie al modello Generation e al supporto di Fondazione Cariplo e Intesa Sanpaolo i corsi sono completamente gratuiti e ogni studente riceve non solo una formazione tecnica e trasversale, ma è sempre garantito almeno un colloquio di lavoro al termine della formazione e concrete opportunità di inserimento presso le imprese partner.
Per accedere ai corsi non sono richieste competenze pregresse o titoli di studio particolari. I requisiti sono avere tra i 18 e i 29 anni, essere domiciliati o residenti in Lombardia o nelle province piemontesi di Novara e Verbano-Cusio-Ossola e non essere impegnati in percorsi di studio, formazione o attività lavorative.
E’ sufficiente iscriversi sul sito di Generation, sostenere un breve test online di abilità logico-analitiche e un successivo colloquio individuale per valutare motivazione e potenziale.

– Foto f12/Italpress –

(ITALPRESS).

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Africa continente strategico, da SIMEST plafond di 200 mln per le imprese

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ROMA (ITALPRESS) – Supportare l’internazionalizzazione delle imprese italiane: è la mission di SIMEST, parte del gruppo Cassa Depositi e Prestiti e “braccio operativo” del Ministero degli Affari Esteri.
“Lavorare con l’Africa è necessario”, ha spiegato all’Italpress Francesca Alicata, Chief External Relations SIMEST, alla presentazione della seconda edizione dell’Africa Champion Program, l’iniziativa di SACE che unisce formazione specialistica e opportunità di business, dedicata alle imprese italiane che desiderano crescere e operare con successo nei Paesi prioritari del Piano, attraverso lo sviluppo di competenze strategiche, relazioni commerciali e partenariati internazionali.
“Abbiamo creato il Plafond Africa, uno strumento molto interessante che ha una capacità di circa 200 milioni di euro e che permette alle aziende italiane di poter finanziare una trasformazione ecologica e digitale dei propri processi produttivi e di coprire anche tutto ciò che riguarda la formazione del personale e il capitale umano”. Si tratta di “un finanziamento concesso a un tasso di interesse dello 0,3% per tutta la sua durata” e che “garantisce una parte a fondo perduto, che può andare dal 10% al 20%”.
Inoltre “è un finanziamento che non va in centrali rischi, quindi non va a intaccare la disponibilità” delle aziende “nei confronti del sistema bancario”.
“Non per ultimo, abbiamo anche il progetto Filiera d’impatto, che permette a tutte quelle aziende italiane che vogliono investire in Africa, ma che non hanno un export, di poter usufruire dei nostri finanziamenti”, sottolinea. “Abbiamo anche tutto ciò che riguarda l’equity e lo strumento del credito fornitore che, in sinergia con SACE, dà l’opportunità alle aziende italiane che esportano macchinari e impianti di poter garantire alla controparte dilazioni di pagamento dai 2 ai 5 anni e un tasso di interesse molto vantaggioso”.
SIMEST ha aperto un ufficio in Egitto al Cairo e un ufficio in Marocco, uffici “molto attivi che prendono per mano l’azienda insieme agli attori del Sistema Paese e li supporta nel percorso di internazionalizzazione, dalle prime fasi alle fasi di sviluppo più completo”. Questo, conclude, fa parte di “una strategia del nostro piano strategico che prevede l’affiancamento continuo e completo delle aziende anche nei paesi africani, in sinergia con tutti gli attori del Sistema Paese” e “dimostra l’interesse per il continente africano, e la forza della cooperazione e della collaborazione che abbiamo con gli attori del Sistema Paese”.

– foto xi2/Italpress –
(ITALPRESS).

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Antimicrobico-resistenza e superbatteri, da Pfizer una nuova opzione clinica

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ROMA (ITALPRESS) – Un’infezione su sei oggi non risponde più agli antibiotici. E’ la fotografia che emerge dal più recente rapporto dell’Organizzazione Mondiale della Sanità: tra il 2018 e il 2023, la resistenza antimicrobica è aumentata di oltre il 40%, con picchi nelle aree a risorse limitate, e si conferma, sempre secondo l’Oms, tra le 10 minacce più rilevanti per la Salute pubblica nel 20251.
L’antimicrobico-resistenza (AMR) è una delle emergenze sanitarie più gravi e in crescita a livello globale: infezioni un tempo facilmente curabili diventano sempre più difficili da trattare, mentre la diffusione dei superbatteri aumenta in tutto il mondo. Una situazione che minaccia di riportare la medicina indietro di decenni: interventi chirurgici, trapianti, terapie oncologiche – procedure oggi di routine – rischiano di tornare ad avere esiti incerti se gli antibiotici perdono efficacia.
In occasione della World Antimicrobial Awareness Week 2025 (#WAAW2025), che ogni anno richiama l’attenzione internazionale sull’uso corretto degli antibiotici e sull’importanza di preservarne l’efficacia, Pfizer annuncia la disponibilità in Italia di Emblaveo (aztreonam/avibactam), nuova combinazione antibiotica approvata e rimborsata da AIFA (Determina n. 1130/2025) per il trattamento delle infezioni gravi causate da Enterobacterales produttori di metallo-beta-lattamasi (MBL) o da Stenotrophomonas maltophilia.
La combinazione di aztreonam, antibiotico della classe dei monobattami attivo contro i batteri produttori di MBL, e avibactam, un inibitore di beta-lattamasi di nuova generazione che protegge aztreonam dall’attacco di altri enzimi, rappresenta una alternativa terapeutica mirata contro i patogeni Gram-negativi multiresistenti, tra cui Klebsiella pneumoniae ed Escherichia coli, responsabili di molte infezioni nosocomiali. Grazie al suo meccanismo d’azione complementare, questa nuova combinazione offre un’opzione efficace per il trattamento di infezioni gravi, come polmoniti ospedaliere, infezioni intra-addominali complicate e infezioni del tratto urinario complicate, anche in pazienti con opzioni terapeutiche limitate, contribuendo a rispondere ad un bisogno clinico ancora insoddisfatto.
Le conseguenze della resistenza antimicrobica sono sempre più gravi e tangibili. Quando i batteri smettono di rispondere ai farmaci, le infezioni diventano più difficili da trattare, i tempi di guarigione si allungano e cresce il rischio di complicanze, disabilità e mortalità. A livello globale, si stima che 1,27 milioni di decessi ogni anno siano attribuibili a infezioni batteriche resistenti. In Italia, la situazione è tra le più critiche in Europa: l’antibiotico-resistenza è responsabile di oltre 12.000 morti l’anno, e quasi un’infezione su sei risulta oggi resistente ai trattamenti disponibili.
‘La resistenza antimicrobica è una sfida clinica e organizzativa – commenta Pierluigi Viale – Professore Ordinario Dipartimento di Scienze Mediche e Chirurgiche Alma Mater Studiorum, Università di Bologna, UO Malattie Infettive IRCCS Policlinico di S. Orsola – Bologna -. Oggi un’infezione su sei risulta resistente agli antibiotici di prima linea, una tendenza che l’OMS definisce una minaccia crescente per la salute mondiale. In particolar modo le infezioni causate da batteri Gram-negativi, responsabili spesso di casi clinici gravi e/o ad alta complessità gestionale. In Italia, nel 2023, sono stati segnalati quasi 4.000 casi di batteriemie da enterobatteri resistenti ai carbapenemi, con un incremento rilevato in quasi tutte le Regioni. E’ un segnale d’allarme che richiede strategie più mirate, diagnosi tempestive e un uso realmente appropriato degli antibiotici, per contenere la diffusione dei ceppi multiresistenti e preservare l’efficacia delle terapie disponibilì.
Di fronte a questi dati, la risposta non può che essere clinica, oltre che preventiva: servono strategie terapeutiche mirate e un uso più consapevole degli antibiotici, per contenere la diffusione dei ceppi multiresistenti e preservare l’efficacia delle cure disponibili.
‘L’aumento delle infezioni gravi sta generando un effetto domino che riduce progressivamente l’efficacia delle terapie disponibili – sottolinea Matteo Bassetti, Professore Ordinario di Malattie Infettive Università degli Studi di Genova; Direttore Clinica Malattie Infettive e Tropicali, Ospedale Policlinico San Martino di Genova; Direttore Scuola di Specializzazione in Malattie Infettive e Tropicali, Università di Genova – e ogni fallimento terapeutico accresce la pressione selettiva sui batteri, favorendo la diffusione di ceppi multiresistenti. Anche antibiotici considerati fino a poco tempo fa di ultima linea, come i carbapenemi, stanno perdendo forza, restringendo le opzioni di cura. E’ per questo che l’appropriatezza terapeutica diventa oggi un principio imprescindibile: scegliere il farmaco giusto, nel momento giusto e per il paziente giusto è la chiave per contenere la resistenza e garantire trattamenti efficaci nel tempò.
L’antimicrobico-resistenza rappresenta una sfida non solo clinica, ma anche economica per il Servizio Sanitario Nazionale. L’aumento del consumo di antibiotici, cresciuto del 5,4% nel 2023 secondo i dati AIFA, con un costo medio per dose definita giornaliera pari a 1,77 euro sono indicatori di una pressione crescente sulle risorse sanitarie. Le infezioni resistenti comportano ricoveri più lunghi, cure più complesse e un impatto diretto sulla sostenibilità della spesa pubblica Per affrontare questa emergenza in modo strutturale, nel gennaio 2025 è stato attivato in Italia il fondo “Reserve”, una misura innovativa che consente di garantire accesso pubblico e sostenibile agli antibiotici strategici contro i patogeni multiresistenti. Grazie a questo meccanismo, il nostro Paese si allinea alle migliori pratiche europee, sostenendo la disponibilità di nuove terapie come aztreonam/avibactam e rafforzando l’impegno nella lotta globale all’AMR.
‘L’aumento costante delle infezioni resistenti, con tutto quello che esso porta con sè – precisa Marco Falcone, Professore Ordinario di Malattie Infettive, Direttore della U.O. di Malattie Infettive Azienda Ospedaliera Universitaria Pisana, membro del Consiglio Direttivo della Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali (SIMIT)- impone un rinnovamento nelle strategie di trattamento. Negli ultimi decenni sono state introdotte pochissime nuove classi di antibiotici, mentre i patogeni Gram-negativi hanno continuato a evolversi, riducendo progressivamente le opzioni di cura. La combinazione di aztreonam e avibactam nasce proprio per superare specifici meccanismi di resistenza che limitano l’efficacia delle terapie convenzionali. Gli studi clinici internazionali hanno confermato un profilo di efficacia e sicurezza favorevole nelle infezioni gravi e complicate. Il farmaco, inoltre, introduce la prima combinazione ß-lattamico/inibitore della ß-lattamasi attiva contro le metallo-ß-lattamasi (MBL) e amplia le opzioni terapeutiche a disposizione dei clinici per affrontare le infezioni da batteri Gramnegativi multiresistenti produttori di MBL, un bisogno medico globale ancora insoddisfatto. L’obiettivo oggi è integrare l’innovazione in una visione di uso mirato e sostenibile, che unisca diagnosi precoce, antimicrobial stewardship e formazione continua. Solo così le nuove terapie potranno mantenere nel tempo il loro valore e contribuire concretamente a contrastare la resistenza antimicrobicà.
Da oltre 170 anni Pfizer è protagonista nella ricerca antinfettiva, con una storia fatta di innovazione, collaborazione e impegno costante nel contrasto alle malattie infettive. Oggi l’Azienda continua a essere in prima linea anche nella lotta contro l’antimicrobico-resistenza, una delle emergenze sanitarie più rilevanti a livello globale, e lo fa integrando ricerca scientifica, responsabilità sociale e prevenzione primaria. L’arrivo di Emblaveo® (aztreonam/avibactam) rappresenta un nuovo passo in questa direzione, offrendo una risposta concreta a un bisogno terapeutico ancora insoddisfatto.
‘L’impegno di Pfizer nella lotta all’antimicrobico-resistenza – dichiara la dottoressa Barbara Capaccetti, Direttore Medico di Pfizer in Italia – è di lunga data e si fonda su una visione integrata della salute pubblica. Lo sviluppo della nuova associazione a base di aztreonam e avibactam conferma la volontà di continuare a investire in aree terapeutiche complesse, dove le opzioni di trattamento sono sempre più limitate. La ricerca di nuove opzioni terapeutiche resta fondamentale, ma deve procedere insieme a politiche di prevenzione e a un uso consapevole degli antibiotici. Rafforzare la diagnosi precoce, promuovere programmi di antimicrobial stewardship e sostenere la prevenzione primaria – a partire dalle vaccinazioni – significa agire prima che l’infezione si manifesti, proteggendo i pazienti e preservando l’efficacia delle terapie per le generazioni future. E’ questa la direzione che guida ogni giorno il nostro lavorò.
In occasione della World Antimicrobial Awareness Week 2025 (#WAAW2025), in calendario dal 18 al 24 novembre, Pfizer lancia la campagna di sensibilizzazione “Dai il tuo nome al cambiamento”, che invita cittadini, medici e operatori sanitari a diventare protagonisti della lotta contro l’abuso e l’uso improprio degli antibiotici. L’iniziativa risponde anche a una crescente attenzione del pubblico verso l’AMR. E’ un fatto che negli ultimi 12 mesi, in Italia, le conversazioni sui social network relative all’AMR siano aumentate del 64%, a conferma di un interesse in forte crescita verso una delle principali sfide sanitarie globali8 .
Diffusa su canali digitali, social media, farmacie e contesti ospedalieri, la campagna promuove una cultura di prevenzione, responsabilità e consapevolezza.
Attraverso contenuti educativi multimediali, testimonianze di esperti e iniziative territoriali di informazione e formazione, Pfizer intende rafforzare il ruolo della diagnosi precoce, dell’appropriatezza prescrittiva e delle vaccinazioni nella protezione dalla resistenza antimicrobica.
Un’iniziativa che parla al grande pubblico e alla comunità scientifica con un linguaggio semplice e diretto, per ricordare che ognuno può contribuire al cambiamento: perchè l’efficacia degli antibiotici di oggi è la medicina di domani.

– foto GOLIN Italy –
(ITALPRESS).

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Crédit Agricole in Italia punta a superare i 6,5 milioni di clienti

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MILANO (ITALPRESS) – Crédit Agricole ha svelato oggi il Piano a Medio Termine 2028, che presenta novità importanti anche per le attività italiane guidate da Hugues Brasseur, Amministratore Delegato di Crédit Agricole Italia e Senior Country Officer. Tra i principali target del Crèdit Agricole in Italia si registrano il consolidamento come Banca Universale ed un percorso di crescita organica che si pone l’obiettivo di superare i 6,5 milioni di clienti (+0,4 milioni entro il 2028). L’utile previsto rappresenterebbe il 20% circa degli utili del Gruppo Crédit Agricole, confermando l’Italia come secondo mercato domestico e una solida generazione di redditività. Hugues Brasseur ha dichiarato: “Con il Piano a Medio Termine 2028, facendo leva sulle competenze di tutte le linee di business, Crédit Agricole in Italia conferma la propria strategia di crescita sostenibile, fondata sull’innovazione digitale, l’eccellenza del servizio e l’impegno verso clienti, colleghi e territori”.
Nel campo dell’innovazione si rafforzano gli investimenti per accelerare lo sviluppo di Blank Italia, società creata per semplificare la gestione finanziaria di liberi professionisti e microimprese, attraverso un’applicazione completamente digitale. Grazie a questa operazione verrà potenziato il modello di servizio per il segmento e migliorata ulteriormente l’acquisition.
Il Piano si focalizza inoltre sull’ulteriore rafforzamento della presenza nel segmento Mid Corporate, anche grazie alla solidità di Crédit Agricole Italia e all’esperienza internazionale di CA Corporate & Investment Bank, e su un nuovo approccio alla longevità: grazie all’esperienza maturata da Amundi e CA Vita, tra le iniziative si prevede la creazione di uno strumento di consulenza e soluzioni di investimento capace di colmare il deficit pensionistico. Nell’ambito dei Servizi Finanziari Specializzati, Agos completerà un piano trasformativo di miglioramento dell’esperienza cliente che toccherà tutte le modalità di relazione e i canali di contatto anche grazie ad implementazioni IT evolute. A ciò si aggiunge il potenziamento dell’offerta di CA Autobank per il settore automotive, per una mobilità sempre più sostenibile.
Per Crédit Agricole Italia, già leader tra le banche universali in Italia per Indice di Raccomandazione Cliente – IRC, l’obiettivo è quello di migliorare ulteriormente gli elevati standard di soddisfazione della clientela continuando a confermarsi al vertice del settore.
E’ inoltre prevista una crescita di circa 4 miliardi dello stock degli impieghi per Mid Corp e Corporate, attraverso il potenziamento della rete territoriale e la revisione del modello di servizio (espansione in nuovi territori e rafforzamento del modello specializzato con focalizzazione su ESG, Finanza Strutturata/M&A e Real Estate/Hospitality).
In merito alla strategia digitale, centrale il ruolo dell’App Crédit Agricole Italia, che diventerà uno strumento di riferimento per l’acquisition e per la fase di vendita e post vendita, grazie anche alle sinergie con i tutti i mètiers presenti in Italia. Sempre nel digitale focus sull’internalizzazione delle competenze in chiave IT, con l’utilizzo esteso dell’IA attraverso il rafforzamento dell’AI Factory e l’adozione di un modello di “Agentic workforce” e della sicurezza informatica. L’incremento della digitalizzazione nei processi creditizi favorirà l’automatizzazione delle delibere su finanziamenti “pre-qualificati”, con l’obiettivo di ridurre i tempi di risposta.
Particolare attenzione sarà dedicata all’ulteriore rafforzamento della leadership nel mercato dei mutui e nel segmento Agri-Agro, nonchè all’evoluzione del Modello di Servizio per PMI e Professionisti, con lo sviluppo di una nuova piattaforma per le reti terze.
Confermato infine l’impegno nelle tematiche ESG attraverso il supporto completo alle imprese nella transizione energetica, l’erogazione di credito per l’edilizia green, mutui e finanziamenti volti alla conversione energetica, lo sviluppo di coperture assicurative per rischi climatici e catastrofali e i finanziamenti produzione energia da fonti rinnovabili, che aumenteranno di sei volte.
Per quanto riguarda invece gli obiettivi globali di Crédit Agricole, il Gruppo punta per il 2028 a un utile netto di competenza di 8,5 miliardi e ad arrivare a 60 milioni di clienti.
-foto ufficio stampa Crédit Agricole –
(ITALPRESS).

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