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Cronaca

CAR-T, un nuovo paradigma nel trattamento dei tumori

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FIRENZE (ITALPRESS) – A più di 6 anni dall’arrivo in Italia della prima terapia genica anticancro, le CAR-T (acronimo di Chimeric Antigens Receptor T-Cells), terapie avanzate basate sulla modifica e sul potenziamento dei linfociti T, che in questo modo riescono a riconoscere e aggredire le cellule tumorali, sono oramai una realtà ben presente e utilizzata nella pratica clinica di numerosi Centri italiani. Le CAR-T come le conosciamo oggi sono solo il primo passo su un cammino in profonda evoluzione, e ancora molti sono gli interrogativi ai quali dare risposte. In questa prospettiva AIL – Associazione Italiana contro Leucemie, linfomi e mieloma ha deciso di proseguire il ‘viaggiò di CAR-T – Il futuro è già qui, con la tappa di Firenze. L’incontro è stato introdotto dai saluti istituzionali del Dottor Nicola Paulesu, Assessore Deleghe a Welfare, Accoglienza e Integrazione del Comune di Firenze. La campagna itinerante e online è nata nel 2021, per informare pazienti, familiari, caregiver e specialisti, e migliorare la conoscenza, l’accesso e la gestione dei trattamenti, con uno sguardo alle esperienze cliniche maturate, ai successi dei pazienti trattati e ai futuri ambiti di applicazione.
«L’arrivo delle CAR-T in Italia è stato atteso per lungo tempo, e quando finalmente queste terapie si sono rese disponibili hanno generato molte aspettative e domande. AIL ha subito avvertito la necessità di scendere in campo con una informazione chiara e corretta: è nata così la campagna “CAR-T – Destinazione futuro”, ideata con l’obiettivo di fare educazione su queste innovative terapie cellulari – afferma Giuseppe Toro, Presidente Nazionale AIL – La prima edizione della campagna ha raggiunto 10 Regioni italiane con 11 tappe da nord a sud del Paese, grazie al sostegno delle sezioni locali AIL. Ma AIL è consapevole che il viaggio nel futuro delle CAR-T continua: da qui la decisione di proseguire il “viaggio” con questa seconda edizione dell’iniziativa e 4 nuove tappe. Anche se rimangono ancora molte sfide da affrontare per la ricerca e per i clinici e alcuni interrogativi importanti a cui dare risposte, le CAR-T rappresentano più che una speranza concreta per quei pazienti che non rispondono alle terapie convenzionali, e il loro impiego sta ottenendo successi insperati fino a pochi anni fa in pazienti che non avevano più alcuna possibilità terapeutica. In questo scenario, entusiasmante e in continua e veloce evoluzione, AIL è decisa a restare al fianco dei pazienti e delle famiglie e vuole continuare a promuovere una informazione il più possibile esaustiva e corretta che sia in grado di aiutare i pazienti e gli stessi medici verso le scelte terapeutiche più sicure ed efficaci».
Le CAR-T rappresentano la grande rivoluzione che sta cambiando gli scenari terapeutici nella lotta contro i tumori del sangue, e non solo. Il bilancio di 12 anni di studi è eccezionale e la ricerca va sempre più veloce: in Italia sono 5 le CAR-T approvate sulle 6 approvate in Europa, e con indicazioni in aumento nell’adulto e nel bambino.
In Italia fino ad oggi sono stati trattati tra i 1.500 e i 1.800 pazienti: molti, considerando che la prima somministrazione risale al 2019 e che per un lungo periodo solo un Centro (presso l’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano) è stato autorizzato ad effettuare questi trattamenti. Attualmente sono circa 44 i Centri abilitati sul territorio nazionale.
«Le cellule CAR-T rientrano nella categoria delle terapie avanzate: si tratta di terapie mirate, specifiche per un preciso recettore e altamente personalizzate – dichiara Alessandro Maria Vannucchi, Professore di Ematologia, Direttore SOD Ematologia, Direttore Dipartimento Oncologia AOU Careggi, Università degli Studi di Firenze, Presidente SIES – Società Italiana di Ematologia Sperimentale – Il termine CAR-T indica una immunoterapia che utilizza i linfociti T, una sottopopolazione di globuli bianchi che difendono dalle infezioni e dai tumori il nostro organismo, ma che nei pazienti con malattie del sangue non sono in grado di svolgere adeguatamente l’azione di difesa contro le cellule tumorali. I linfociti T prelevati dal paziente vengono successivamente ingegnerizzati, ossia modificati geneticamente attraverso una procedura che porta alla costruzione del cosiddetto CAR, un recettore chimerico in grado di riconoscere il bersaglio espresso sulla superficie delle cellule tumorali. A questo punto i linfociti T ingegnerizzati vengono reinfusi nello stesso paziente e sono in grado di riconoscere il bersaglio da eliminare. Le terapie CAR-T attualmente rimborsate in Italia vengono utilizzate per alcune leucemie, come la leucemia linfoblastica acuta, per alcuni linfomi aggressivi quali il linfoma a grandi cellule B, il linfoma mantellare e il linfoma follicolare e di recente nel Mieloma Multiplo.
Le indicazioni sono diverse a seconda dello stadio di malattia, delle linee di trattamento effettuate in precedenza, dell’età e della fitness del paziente».
In crescita il numero dei pazienti con linfoma trattati con CAR-T e aumentano l’efficacia e la sicurezza, mentre si riduce la tossicità.
«Nel nostro sistema immunitario è presente una classe di cellule, chiamate linfociti T, che hanno il compito di distruggere tutto ciò che è estraneo al nostro corpo. In pratica i linfociti T sono l’arma principale che si può utilizzare contro i tumori, dal momento che le cellule neoplastiche presentano caratteristiche peculiari che le rendono estranee all’organismo e attaccabili dai linfociti T – spiega Monica Bocchia, Professoressa Ordinaria di Ematologia, Dipartimento di Scienze Mediche, Chirurgiche e Neuroscienze, Università degli Studi di Siena; Direttrice UOC Ematologia, AOU Siena – Il primo passo verso questa strategia è stata la messa a punto degli anticorpi monoclonali che si legano a specifici bersagli (antigene) presenti sulla superficie delle cellule tumorali. Negli anni si è riusciti a rendere gli anticorpi monoclonali sempre più efficienti fino alla messa a punto di anticorpi monoclonali bi-specifici, un’altra rivoluzione dell’immunoterapia. Infine, dopo anni di ricerche, sono stati sviluppati i cosiddetti anticorpi monoclonali inibitori dei checkpoint. Da ultimo sono arrivate le CAR-T, seguite dallo sviluppo di altre terapie ancora più innovative che sono in arrivo: i farmaci in grado di inibire specificamente un determinato gene mutato, farmaci specifici e mirati che non distruggono la cellula leucemica, ma attraverso l’inibizione genica ne promuovono la differenziazione e la normale maturazione.
Una nuova speranza nei pazienti più anziani e fragili in quanto si tratta di farmaci meno tossici rispetto alla chemioterapia».
Le cellule CAR-T rappresentano un eccezionale modello di ricerca traslazionale nei tumori del sangue, e sono tra le terapie più innovative ad oggi disponibili. «Che le cellule T fossero un’arma estremamente potente è noto da decenni ma la possibilità di poterle utilizzare efficacemente contro le cellule tumorali si è realizzata grazie alle tecnologie di bioingegneria e di ingegneria genetica che hanno permesso di modificare la modalità con cui la cellula T riconosce il bersaglio, attraverso il recettore chimerico CAR e di riprodurre la sua espressione sulla totalità delle cellule T ingegnerizzate – afferma Francesco Annunziato, Professore Ordinario di Patologia generale, Direttore Dipartimento di Medicina Sperimentale e Clinica, Direttore, SODc Diagnostica citofluorimetrica e immunologica, AOU Careggi, Firenze – Questa fase ha richiesto anni di ricerca di base sfociata in studi clinici di fase I, II e III. Ora l’obiettivo è quello di migliorare questo farmaco biologico: stiamo cercando di capire attraverso l’applicazione della terapia cellulare sul paziente come questo ‘farmacò possa essere migliorato.
Sappiamo che è un approccio estremamente efficace, eppure non tutti i pazienti trovano beneficio dalla terapia e in alcuni casi, a fronte di una risposta iniziale efficace, poi cadono nuovamente nella malattia. Sarà importante capire per quale motivo alcuni pazienti non rispondono in maniera adeguata o perchè in alcuni di loro la malattia si ripresenta. Questo processo di conoscenza viene definito ‘reverse translation’, cioè si parte dalla base per arrivare ad una applicazione clinica, poi si osserva l’applicazione clinica per capire come provare a migliorare la cellula CAR-T. Questo processo accelera lo sviluppo di nuove cure e migliora quelle già disponibili. Oggi siamo alla quarta generazione di cellule CAR-T con le ultime due, modificate per migliorarne l’efficacia e la durata in vivo, ancora in fase di sperimentazione».
I risultati sorprendenti ottenuti nel Mieloma Multiplo riflettono la consistente efficacia della terapia CAR-T, che attraverso l’impiego del sistema immunitario del paziente è in grado di superare i meccanismi di resistenza delle cellule tumorali ai farmaci convenzionali, e sottolineano come essa sia in grado di colmare, anche se non completamente, un insoddisfatto bisogno clinico di pazienti con una prognosi molto sfavorevole.
«Le CAR-T hanno trasformato la visione terapeutica del mieloma multiplo da terapia palliativa a terapia potenzialmente ‘disease-modifying’ – sottolinea Elisabetta Antonioli, Dirigente Medico SODc Ematologia, AOU Careggi Firenze – Prima dell’era CAR-T, i pazienti refrattari tripli (IMID + PI+ anti-CD38) avevano una sopravvivenza media inferiore ai nove mesi. Oggi, con le CAR-T, la sopravvivenza può superare i 2-3 anni, con casi di remissioni prolungate e MRD negatività. E’ necessario, tuttavia, un nuovo approccio organizzativo per la presa in carico di questi pazienti che deve essere multidisciplinare (ematologi, cardiologi, intensivisti, neurologi, farmacisti ospedalieri) e per le strutture che somministrano queste CAR-T, i pazienti devono essere gestiti in centri accreditati per la manipolazione cellulare e la gestione delle tossicità specifiche (CRS, ICANS). Dopo l’infusione, è obbligatorio passare da un follow up intensivo a una sorveglianza a lungo termine, con monitoraggio di malattia minima residua e tossicità tardive».
Le terapie CAR-T si stanno dimostrando importanti anche nelle malattie linfoproliferative per le quali hanno profondamente cambiato lo scenario terapeutico, in particolare dei linfomi, offrendo ai pazienti nuove prospettive di cura in situazioni che, fino a poco tempo fa, avevano prognosi molto sfavorevoli. In Italia, al 2025, queste terapie sono disponibili per alcuni sottotipi di linfomi e in momenti terapeutici diversi, a seconda del tipo di malattia e della risposta alle terapie precedenti.
«Alcune CAR-T sono utilizzabili già a partire dalla seconda linea di trattamento, altre dalla terza o dalla quarta linea, configurando un panorama terapeutico in progressiva espansione – dice Benedetta Puccini, Dirigente Medico di Ematologia, SODc di Ematologia Dipartimento di Oncologia, AOU Careggi Firenze e Coordinatrice Gruppo Oncologico Multidisciplinare per le Malattie Linfoproliferative – Nel linfoma diffuso a grandi cellule B la terapia con axicabtagene citoleucel è autorizzata già dalla seconda linea di trattamento nei pazienti refrattari alla prima linea o che presentano una recidiva entro 12 mesi dal termine della chemioterapia. Axicabtagene citoleucel, lisocabtagene maraleucel e tisagen lecleucel sono approvate anche in terza linea, per i pazienti che recidivano più tardivamente o non rispondono alle terapie successive. Anche il linfoma primitivo del mediastino a grandi cellule B rientra in queste indicazioni in questo sottotipo, le stesse CAR-T possono essere impiegate in terza linea. Per i linfomi follicolari, in Italia oggi sono disponibili due terapie CAR-T: axacabtagene ciloleucel in quarta linea e tisagenlecleucel maraleucel in terza linea, con risposte durature e tassi di remissione completi in quota importante di pazienti con malattia recidivata o refrattaria. Nel linfoma mantellare è approvata brexucabtagene autoleucel, indicata per i pazienti recidivanti o refrattari dopo due o più linee di terapia sistemica che includano un inibitore di BTK. Dopo diversi anni di utilizzo clinico, i risultati ottenuti con le CAR-T sono ormai consolidati. In pazienti con linfomi refrattari o recidivati, le percentuali di risposta globale superano spesso il 40-50%, con un numero crescente di remissioni complete e durature. Ciò ha permesso di trasformare l’obiettivo terapeutico: da una terapia palliativa a un trattamento potenzialmente curativo, capace di modificare la storia naturale della malattia».
Nel nostro Paese da punto di vista normativo le CAR-T in commercio sono classificate come farmaci, e la loro somministrazione è normata dall’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) che impone l’utilizzo clinico della terapia CAR-T nell’ambito di un programma trapianti di midollo che abbia ricevuto l’accreditamento per trapianto allogenico JACIE 7.0 o superiori.
«I centri, pediatrici e adulti, per poter essere autorizzati alla somministrazione delle terapie CAR-T, devono essere in possesso di specifici requisiti organizzativi e infrastrutturali, quali ad esempio: disporre di un Programma Trapianti certificato dal Centro Nazionale Trapianti con una Unità di Raccolta PB e una Unità di manipolazione e criopreservazione, un’Unità clinica di erogazione della terapia con personale qualificato e adeguatamente formato in accordo con le Direttive UE e JACIE – puntualizza Chiara Nozzoli, Responsabile programma Trapianti di cellule staminali emopoietiche e Terapie cellulari, SODc Ematologia, AOU Careggi, Firenze – Tra i requisiti richiesti vi sono la disponibilità di una Terapia Intensiva integrata nel progetto e la presenza di un Team multidisciplinare che include diverse figure professionali mediche coinvolte nel percorso del paziente dalla candidatura alla gestione delle complicanze precoci e tardive. Per implementare un programma di CAR-T in una struttura ospedaliera la sfida è sicuramente onerosa in termini di personale, posti letto, ambulatori e risorse economiche. Fondamentale il concetto di rete nel modello di gestione del trattamento con CAR-T: i centri referral e il centro HUB devono interagire non solo per la candidatura del paziente, ma anche per la condivisione del follow up post terapia».
La terapia con cellule CAR-T ha cambiato radicalmente la cura di alcune forme di leucemia, linfoma e mieloma multiplo, consentendo risposte durature anche in pazienti che non avevano più alternative.
«Il team multidisciplinare è davvero centrale nel percorso delle CAR-T, perchè si tratta di una terapia che non coinvolge solo l’oncoematologo, ma richiede competenze specialistiche trasversali e un team infermieristico altamente formato – evidenzia Ilaria Cutini, Dirigente Medico SOD Ematologia, AOU Careggi, Firenze – Possiamo distinguere due livelli di CAR-T Team. Il primo è dedicato alla gestione delle complicanze precoci post-infusione, composto da trapiantologo, intensivista, neurologo e farmacista, che intervengono quando si manifestano effetti collaterali come la CRS e ICANS. Il secondo team interviene invece in una fase più avanzata del percorso, ed è orientato alla valutazione della risposta al trattamento e alla definizione del percorso di follow up più appropriato. La terapia CAR-T è un percorso clinico complesso e il Team multidisciplinare garantisce che ogni fase sia sicura, coordinata e coerente».
Uno degli aspetti da valutare, riguardo alla diffusione delle CAR-T, è il costo elevato di queste terapie, come mette in luce Sara Galimberti, Professoressa Ordinaria, Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale, Università di Pisa; Direttrice UOC Ematologia, AOU Pisana. «Il costo delle immunoterapie innovative (CAR-T e bispecifici) è certamente elevato, ma è altresì frutto di investimenti in tecnologie avanzate ed ampie sperimentazioni realizzate negli anni recenti dalle industrie farmaceutiche produttrici che cercano di espandere questo tipo di terapia a sempre ulteriori patologie, anche non strettamente onco-ematologiche, che al momento non dispongono di trattamenti efficaci. Sarebbe necessario – conclude Galimberti – garantirne l’accesso equo su tutto il territorio nazionale e l’appropriatezza prescrittiva, ragionando non solo in termini di costo del prodotto, bensì di costo/efficacia, perchè le CAR-T rappresentano oggi un’opportunità terapeutica che offre sopravvivenze e buona qualità di vita a molti pazienti che altrimenti vedrebbero ridotta la speranza di vita in buona salute».
Enormi l’impegno e il lavoro della sezione AIL Firenze ODV, al servizio della comunità ematologica del territorio da molti anni, vicina concretamente con molte decine di volontari ai bisogni dei pazienti e dei loro familiari, sostenendo in particolare i più vulnerabili e da sempre impegnata a sostenere la ricerca scientifica sui tumori del sangue.
«AIL Firenze ha la possibilità di accogliere gratuitamente in 22 stanze della Casa di Accoglienza intitolata al Professor Rossi Ferrini, i pazienti e le loro famiglie in cura presso i centri ospedalieri di Careggi e Meyer – racconta Alberto Bosi, Presidente AIL Firenze, Professore Ordinario Onorario di Malattie del Sangue, Università degli Studi di Firenze – Da gennaio a settembre 2025 abbiamo ospitato circa 7.300 persone, con un’affluenza giornaliera media di 27 persone; dal 2010 al 2015, un totale di oltre 195.000 presenze. Circa il sostegno alla ricerca, AIL Firenze collabora con la Cattedra di Ematologia dell’Università di Firenze, diretta attualmente dal professor Alessandro Maria Vannucchi, e nel 2025 abbiamo contribuito con un sostegno, ad oggi, di circa 70.000 euro».
Le attività dell’edizione 2024-2025 della campagna “CAR-T – Il futuro è già qui” realizzata con il sostegno non condizionante di Bristol Myers Squibb, Gilead Sciences e Johnson&Johnson, prevedono una landing page dedicata all’interno del sito dell’AIL (www.ail.it) con le più importanti informazioni e gli aggiornamenti relativi alle terapie CAR-T, insieme a una mappa dei Centri autorizzati alla somministrazione.
-foto Italpress-
(ITALPRESS).

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Rapina in concorso di un orologio di lusso dopo una serata in discoteca, 4 arresti a Milano

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MILANO (ITALPRESS) – Gli agenti della Polizia di Stato, coordinati dalla Procura di Milano, hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa nei confronti di quattro persone, tre cittadini italiani di 24, 26 e 28 anni e un cittadino domenicano di 23 anni. Gli indagati sono ritenuti responsabili della rapina in concorso di un orologio di lusso, commessa lo scorso ottobre.

L’attività d’indagine condotta dai poliziotti del Commissariato Centro ha tratto origine dalla denuncia presentata da un cittadino danese di 35 anni che, la notte del 2 ottobre scorso, verso le ore 05.30, dopo avere trascorso la serata con un amico in una discoteca di corso Garibaldi, ha raccontato di essere stato avvicinato da un giovane che, con insistenza, pretendeva di offrirgli un passaggio con la propria autovettura. Dopo avere accettato inizialmente, il 35enne ha seguito il giovane verso un luogo appartato di via della Moscova ma, a un certo punto, compreso il pericolo, ha deciso di cambiare repentinamente direzione dirigendosi in via Volta. Percorsi circa trecento metri, l’uomo è stato aggredito alle spalle da tre persone, una dei quali lo ha colpito con un violento calcio alla gamba destra facendolo rovinare per terra. Uno degli aggressori gli si poneva addosso per immobilizzarlo con l’intento di strappargli il prezioso orologio del valore di 25 mila euro, gli altri due hanno bloccato l’amico della vittima impedendogli di intervenire in suo soccorso. Strappato il prezioso orologio, l’aggressore e i suoi due complici si sono allontanati di corsa da via Volta per raggiungere una vicina autovettura pronta per partire.

Sulla base delle informazioni acquisite dalla vittima, i poliziotti del Commissariato Centro sono riusciti ad identificare gli autori del reato. L’identificazione è stata possibile grazie alla alta qualità delle immagini raccolte, che hanno consentito di individuare particolari elementi fisici nonché precisi particolari sull’abbigliamento indossato dagli indagati. Particolarmente esaustivi sono risultati anche gli elementi raccolti grazie alla consultazione dei contenuti multimediali pubblicati sulle piattaforme social. Questi, in particolare, hanno consentito l’identificazione di dei due indagati italiani di 24 e 28 anni, mentre per gli altri indagati, l’italiano di 26 anni e il domenicano di 23, sono risultati molto rilevanti i confronti con alcuni tatuaggi. Durante l’espletamento dell’attività investigativa, sono stati svolti servizi di pedinamento ed osservazione i quali hanno consentito di confrontare e riscontrare tutti quei particolari elementi sul loro corpo e quindi rendere inconfutabile la loro identità, fanno sapere gli investigatori.

– Foto screenshot Polizia di Stato –

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Banche, a ottobre in aumento i prestiti a famiglie e imprese

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ROMA (ITALPRESS) – A ottobre i prestiti al settore privato, corretti sulla base della metodologia armonizzata concordata nell’ambito del Sistema Europeo delle Banche Centrali (SEBC), sono aumentati dell’1,8 per cento sui dodici mesi (1,6 nel mese precedente). Lo rende noto la Banca d’Italia.

I prestiti alle famiglie sono aumentati del 2,2 per cento (come nel mese precedente) mentre quelli alle società non finanziarie sono aumentati dell’1,2 per cento (come nel mese precedente). I depositi del settore privato sono aumentati del 2,6 per cento (2,9 a settembre); la raccolta obbligazionaria è aumentata del 4,9 per cento (3,2 a settembre).

A ottobre il Tasso Annuale Effettivo Globale (TAEG) sui nuovi prestiti alle famiglie per l’acquisto di abitazioni si è collocato al 3,73 per cento (3,71 in settembre); la quota di questi prestiti con periodo di determinazione iniziale del tasso fino a 1 anno è stata del 16,1 per cento (11,5 nel mese precedente). Il TAEG sulle nuove erogazioni di credito al consumo si è collocato al 10,07 per cento (10,24 nel mese precedente).

I tassi di interesse sui nuovi prestiti alle società non finanziarie sono stati pari al 3,52 per cento (3,38 nel mese precedente), quelli per importi fino a 1 milione di euro sono stati pari al 4,11 per cento, mentre i tassi sui nuovi prestiti di importo superiore a tale soglia si sono collocati al 3,16 per cento. I tassi passivi sul complesso dei depositi in essere sono stati pari allo 0,63 per cento (come nel mese precedente).

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– Foto IPA Agency –

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Compie 100 anni la Libreria Antiquaria Mediolanum

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MILANO (ITALPRESS) – Compie 100 anni la Libreria Antiquaria Mediolanum, la più antica libreria antiquaria milanese, diretta dalla famiglia Pozzi attraverso quattro generazioni, fin dalla sua fondazione nel 1925. Tra le più riconosciute e stimate in Italia e all’estero, nella sua sede attuale, all’interno di un palazzo settecentesco nel cuore di Milano in Brera, la libreria custodisce e raccoglie circa 20.000 volumi antichi e di pregio dal ‘400 al ‘900, oltre a una raccolta di stampe decorative, vedute di città e carte geografiche, e agli autografi di celebri personaggi del passato.
Sui suoi scaffali si possono trovare libri di letteratura, storia, economia, arte, architettura, scienze, medicina, geografia e viaggi: dagli antichi codici agli incunaboli, i primi libri stampati a caratteri mobili, primordi dell’arte tipografica e di quello che è oggi il libro stampato, fino ad arrivare alla letteratura del ‘900: le prime edizioni dei testi più significativi della storia del pensiero dell’uomo che hanno permesso di far giungere fino ai giorni nostri le opere di Ippocrate, Platone, Aristotele, Lucrezio, e ancora Copernico, Vesalio, Giordano Bruno, Galileo, Campanella, Giambattista Vico per citarne alcuni, Cesare Beccaria e gli illuministi italiani ed europei, l’Encyclopedie di Diderot e d’Alembert; la letteratura, con le edizioni quattro e cinquecentesche di Dante, Petrarca, Boccaccio e poi Ariosto, Tasso, Bandello, le prime edizioni di Foscolo, Leopardi, Manzoni e i grandi classici della letteratura italiana del ‘900.
Per tutto il secolo passato e nel passaggio da una generazione all’altra, gli ambienti accoglienti e riservati della Libreria Antiquaria Mediolanum sono stati frequentati da bibliofili e intellettuali: Benedetto Croce, l’economista Piero Sraffa, Palmiro Togliatti, il presidente Luigi Einaudi, dirigenti di banche e aziende pubbliche colti e appassionati come Raffaele Mattioli e Luigi Morandi, o negli anni a seguire anche giuristi come i professori Cesare Grassetti, Ariberto Mignoli e Guido Rossi. Umberto Eco, anch’egli frequentatore della libreria, acquisterà il libro “Arbor vitae crucifixae Jesu Christi” (Venezia, 1485) scritto da Ubertino da Casale che ispirerà lo scrittore per uno dei protagonisti del romanzo “Il nome della rosa”.
Un luogo, quello della libreria, che negli anni Ernesto Pozzi – il fondatore – con il figlio Elfo, poi Elfo con Luca e ora Luca con Giacomo, guidati da una profonda passione e dedizione, hanno reso anche un ambiente di conservazione e di ricerca, oltre che un punto di riferimento aperto alla condivisione, capace di riunire attorno al libro antico un gruppo sempre più ampio di studiosi, appassionati, persone colte, curiosi e collezionisti.
Il fondo della libreria dispone di 20.000 volumi, dai codici più antichi, agli incunaboli, alle edizioni dal ‘500 fino alle prime edizioni di letteratura del ‘900. Sui suoi scaffali durante 100 anni di storia si sono avvicendati i libri a stampa europei più importanti e famosi dal ‘400 al ‘900 come l’Hypnerotomachia Polyphili stampato da Aldo Manuzio nel 1499, considerato l’espressione massima del libro del rinascimento, o il Liber Chronicarum del medico ed erudito tedesco Hartmann Schedel, o le prime edizioni di testi fondanti per la storia del pensiero della civiltà occidentale, che hanno influenzato in maniera determinante la diffusione della conoscenza in tutti gli ambiti del sapere: Ippocrate, Vesalio per la medicina ad esempio, Platone, Aristotele per la filosofia, i grandi atlanti a partire da Tolomeo per la geografia, Vitruvio e Alberti per l’architettura, Euclide per la matematica e la geometria, la Summa de aritmetica e la Divina proporzione di Luca Pacioli. Ma anche prime edizioni di Giordano Bruno, Galileo, Campanella, Ticho Brahe, Giambattista Vico, Verri, Beccaria, i Philosophes francesi, L’Encyclopedie Diderot d’Alembert. Ampio spazio ha sempre avuto la letteratura a partire dalle edizioni quattro e cinquecentesche di Dante, Petrarca, Boccaccio e poi Ariosto, Tasso, Bandello per arrivare alle prime edizioni di Foscolo, Leopardi, Manzoni o ai grandi classici della letteratura italiana del ‘900. Le rarissime edizioni dei viaggi di Montalboddo o di Ludovico de Varthema, i celebri volumi con i racconti di viaggio raccolti da Giovanni Battista Ramusio. Avvicinandoci al ‘900, le prime edizioni di “Pinocchio”, dè “I Malavoglia” di Verga, dè “I Canti orfici” di Campana, delle opere di Ungaretti, Montale, Saba, Gadda.
Per celebrare l’anniversario dei suoi 100 anni di storia la famiglia Pozzi ha deciso di pubblicare un catalogo speciale dedicato al libro figurato del rinascimento italiano. Tra gli oltre 100 titoli compaiono libri rarissimi, alcuni conosciuti in solo negli esemplari descritti nel catalogo, e di grande importanza, come la prima edizione delle Laude di Jacopone da Todi o le edizioni quattrocentesche figurate della Divina commedia, Il Canzoniere e i Trionfi di Petrarca, la prima edizione dell’Almagestum di Tolomeo e il libro forse più famoso, la già citata opera di Francesco Colonna: l’”Hipnerotomachia Poliphili” stampata da Aldo Manuzio nel 1499.
Fondata e guidata dalla famiglia Pozzi da quattro generazioni, la storia della Libreria Antiquaria Mediolanum ha inizio con Ernesto Pozzi. Nato ad Alessandria nel 1881, giovanissimo inizia a lavorare come sindacalista nella nota fabbrica di cappelli Borsalino dove conosce la moglie Teresa Duro, impiegata come operaia nella stessa azienda. Profondamente convinto che la cultura fosse elemento di riscatto dalla povertà e dall’emarginazione, si impegna in attività sociali, anche al di fuori dell’ambito aziendale, facendosi promotore di iniziative volte a contrastare l’analfabetismo e l’alcolismo, molto diffusi nella classe operaia di quegli anni. Tra le varie attività, dà vita ad una sorta di biblioteca circolante composta da una grande quantità di libri vecchi e usati che poi venivano distribuiti tra operai e contadini.
Accanto all’impegno nel sindacato Ernesto Pozzi lavora anche come giornalista per il quotidiano socialista l’Avanti. In quel periodo è in corrispondenza amichevole con Edmondo de Amicis, anche lui socialista. Con l’avvento del fascismo la sua attività e le sue iniziative vengono prese di mira ed iniziano le persecuzioni che culminano con un attentato durante un comizio.
Ernesto è costretto a rinunciare a tutto, abbandona Alessandria e si trasferisce a Milano con la famiglia, accompagnato solo dal grande amore per la cultura e per i libri.
A Milano la sua passione si trasforma in un vero e proprio lavoro e nel 1925 fonda la Libreria Antiquaria Mediolanum, con sede in corso di Porta Nuova 19. Ad affiancare Ernesto, già durante gli studi universitari, è il figlio Elfo, che ben presto assume le redini dell’attività. Tra il 1928 e il 1943 la Libreria è già capace di pubblicare un catalogo mensile, con proposte da duecento a cinquecento volumi antichi (è del 1938 anche un catalogo monografico di libri figurati del Rinascimento italiano). La veste tipografica è semplice, le schede succinte ed essenziali, caratteristica comune allora ai cataloghi di quasi tutte le librerie antiquarie. A testi rari di cultura si affiancano i capolavori della storia della stampa, con particolare attenzione alle edizioni italiane.
A questi anni risalgono acquisizioni di grandi biblioteche che, insieme ad una rilevante parte della raccolta di Filippo Turati, formano il fondo iniziale della Libreria. Tra i clienti della Mediolanum all’epoca figurano istituzioni e collezionisti, italiani, europei ed americani, ma anche appassionati studiosi che possono trovare sugli scaffali e nei cataloghi libri a prezzi accessibili. Sono i tempi in cui Benedetto Croce, inguaribile bibliofilo, ordinava per posta o comprava mediante un suo incaricato libri antichi e introvabili, in particolare sulla storia del Meridione.
Alla fine degli anni Trenta la Libreria cambia sede e si trasferisce in via dei Bossi 2. Stanze dai soffitti altissimi ospitano scaffali raggiungibili con scale da capogiro. Al centro dell’enorme salone era situata un’antica automobile con motore a scoppio (ora al Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia Leonardo da Vinci di Milano), ottenuta come pagamento di due rarissimi incunaboli milanesi.
L’attività della Mediolanum è in grande crescita quando lo scoppio della guerra ne provoca un’inevitabile rallentamento. Nel 1943 poi le vicende che seguono l’armistizio costringono Elfo, antifascista, a lasciare Milano e l’Italia. La libreria rimarrà chiusa fino alla fine della guerra.
Al suo rientro dai campi di internamento e di lavoro in Svizzera, dove era riparato, i soldi sono pochi e gli acquisti devono essere molto prudenti e misurati, ma fortunatamente una generazione di straordinari bibliofili aiuta la Libreria di via dei Bossi a riprendersi dai disastri della guerra. In quegli anni a chi la frequentava non era difficile imbattersi nell’economista Piero Sraffa (che poi cederà proprio alla Mediolanum una parte della sua biblioteca di storia dell’economia), o perfino nel Presidente Luigi Einaudi, arrampicati pericolosamente sulle scale alla ricerca di qualche rarità. Anche Palmiro Togliatti era cliente ed accurato bibliofilo. L’attenzione e l’amore per la cultura, che costituivano le basi della formazione intellettuale di alcune figure eminenti della rinascente economia e industria italiana, fanno sì che alla Mediolanum si avvicinino con grande interesse dirigenti di banche e aziende pubbliche, colti e appassionati, come Raffaele Mattioli e Luigi Morandi, e, negli anni a seguire, anche giuristi come i professori Cesare Grassetti, Ariberto Mignoli e Guido Rossi.
Negli anni Cinquanta la Libreria riprende anche la pubblicazione di cataloghi, ora con proposte meno numerose e con schede più accurate. Vengono cedute in quel periodo una collezione di 100 incunaboli milanesi alla Biblioteca Trivulziana, una straordinaria raccolta di disegni veneti (Canaletto, Guardi, Tiepolo ecc.) alla Fondazione Cini di Venezia, ed una raccolta di 120 libri stampati su pergamena dal Quattrocento all’Ottocento ad un collezionista.
A metà degli anni Settanta Luca Pozzi, dopo la laurea in Lettere e Filosofia ed un periodo dedicato all’impegno sociale e politico, decide di affiancare il padre Elfo che nel frattempo, appagato da oltre 40 anni di lavoro, aveva iniziato lentamente a diminuire il ritmo della sua attività in libreria dedicandosi maggiormente allo studio e al piacere dei libri. La sede nel frattempo si è spostata in via Montebello 30 prima, e 24 poi.
Supportato da nuove energie nelle figure delle sorelle Chiara e Cristina e della moglie Patrizia Belloli, Luca favorisce una decisa ripresa dell’attività con lo stesso entusiasmo e la medesima passione culturale che avevano animato i suoi inizi. Il lavoro ha un significativo incremento e la Libreria sviluppa anche il settore delle stampe e carte geografiche. Viene ripresa la pubblicazione di cataloghi nei quali le schede sono ora molto curate e la veste tipografica rinnovata.
Ha inizio una nuova era per la Mediolanum e per la famiglia Pozzi. Gli appassionati aumentano e gli ambienti della Libreria si animano di nuovi collezionisti e di figure della cultura e del mondo intellettuale. Ricordiamo Umberto Eco, che acquisterà il libro di Ubertino da Casale Arbor vitae crucifixae Jesu Christi (Venezia, 1485), dal quale il grande scrittore trarrà spunto per il romanzo Il nome della rosa; e ricordiamo anche il Prof. Dante Isella, a cui qualche anno più tardi la Libreria dedicherà un importante catalogo monografico di prime edizioni di Foscolo, Leopardi e Manzoni.
A partire dal 1998 la Libreria trova una nuova collocazione, quella attuale, in via del Carmine 1, in un palazzo settecentesco i cui locali sobri e confortevoli creano un’atmosfera adeguata tanto alla ricerca quanto a gradevoli incontri e conversazioni tra bibliofili, studiosi e tutti coloro che sono affascinati dal mondo dei libri antichi.
Principale responsabile della Libreria è oggi Giacomo Pozzi, che, terminati gli studi universitari in architettura e un periodo di apprendistato all’estero, nel 2001 si è unito all’impresa di famiglia e ha saputo guidarla lungo il nuovo millennio, affrontando anche le sfide poste dalle moderne tecnologie. A lui si sono affiancate per un breve periodo anche le sorelle Martina e Margherita e negli ultimi anni stabilmente la moglie Nausicaa Ferrini, per occuparsi in particolare del settore delle stampe e carte geografiche.
Il lavoro di verifica, collazione e la schedatura dei libri avviene ancora oggi in ambito famigliare. Ernesto con il figlio Elfo, poi Elfo con Luca e ora Luca con Giacomo, sono stati e sono ancora i protagonisti di questa attività che ha attraversato gli ultimi cento anni. Dopo quattro generazioni la filosofia della Libreria Antiquaria Mediolanum non è cambiata. Il rispetto per i libri, veicolo di cultura, conoscenza e libertà, indipendentemente dal loro valore economico, è la guida dei librai Pozzi.

– Foto Libreria Antiquaria Mediolanum –

(ITALPRESS).

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