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Fiorentina ko, Juve in finale di Coppa Italia con l’Inter

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TORINO (ITALPRESS) – La Juventus stacca il pass per la finale di Coppa Italia, superando per 2-0 la Fiorentina al termine di un match molto combattuto. Al 4′ si accende subito una mischia, con Perin che smanaccia male e Torreira che si avventa sulla palla vagante calciando a botta sicura. L’uruguaiano trova però sulla linea il suo compagno Cabral, che si trasforma in ultimo uomo salvando clamorosamente i suoi avversari dallo svantaggio. I padroni di casa rispondono al 13′ quando Rabiot avvia un contropiede e serve Morata, il quale innesca Vlahovic che va alla conclusione mancina respinta però in tuffo da Dragowski. I bianconeri spingono e al 32′ passano in vantaggio. Morata crossa dalla sinistra, Dragowski esce a vuoto, Biraghi respinge corto di testa sul petto di Bernardeschi, che stoppa e calcia alla grande di sinistro sotto la traversa firmando l’1-0. Al 41′ De Sciglio si addormenta e Saponara gli ruba la sfera servendo Cabral, l’ex Basilea calcia di potenza ma centralmente, trovando così i guantoni di Perin che para in due tempi. In avvio di ripresa ancora Perin è subito chiamato al miracolo. Al 6′, in seguito a un corner, Quarta impatta bene di testa con la palla che carambola su De Ligt prima di essere salvata in tuffo dall’estremo difensore bianconero. La Viola spinge, ma sono gli uomini di Allegri a sfiorare il raddoppio all’11’ quando Vlahovic serve in profondità Zakaria che si inserisce in area e scaglia una gran botta che centra il palo esterno. Al 21′ Perin deve soffiare per far uscire una precisa punizione dal limite di Biraghi, che si spegne a lato di pochi centimetri. Nel momento di massima pressione dei toscani, Rabiot trova il 2-0 al 24′ ma l’arbitro annulla per fuorigioco dopo la segnalazione del Var. Al 34′ Callejon crossa per Cabral che gira di testa verso l’angolino ma la palla esce di poco. In avvio di recupero, Perin sbarra la strada anche al neo entrato Sottil. A pochi secondi dallo scadere, gli uomini di Allegri siglano il definitivo 2-0 grazie a un preciso piattone ravvicinato di Danilo, ben servito a rimorchio da Cuadrado dalla destra. La Juventus può così festeggiare il passaggio del turno che vale la finalissima contro l’Inter in programma l’11 maggio all’Olimpico di Roma.
(ITALPRESS).

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Thiago Motta sicuro “Juve-Napoli sarà una grande partita”

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TORINO (ITALPRESS) – “Sarà una grande partita con giocatori forti che si confronteranno in campo. Avremo il nostro pubblico con noi e affronteremo la gara con responsabilità rispettando l’avversario”. Così Thiago Motta, allenatore della Juventus, in conferenza stampa in vista della sfida contro il Napoli, in programma domani alle 18 all’Allianz Stadium. La sfida tra i bianconeri e gli azzurri è uno scontro diretto tra due delle formazioni candidate a lottare fino all’ultimo per il primo posto: “Il Napoli è una squadra costruita per lottare per lo scudetto, vogliamo fare una bella gara per noi e per il nostro pubblico – ha aggiunto Motta -. Dovremo lavorare da squadra quando non abbiamo la palla, con generosità come abbiamo fatto fin qui. Dobbiamo essere un blocco solido e non lasciare spazio tra le linee dove Kvara e altri possono trovare spazi o un passaggio verso Lukaku. Proveremo a portare la partita verso il gioco che conviene a noi. Affronteremo una squadra forte”. Sfida nella sfida quella tra Thiago Motta e il suo ex ct, Antonio Conte: “E’ stato bello lavorare con lui, avevamo fatto un Europeo interessante – ha ammesso l’allenatore italo-brasiliano -. Eravamo una grande squadra con giocatori importanti ma non siamo riusciti a raggiungere l’obiettivo. Il rapporto con Conte è sempre stato fantastico”. Motta ha poi aggiornato sulla situazione infortunati e ha parlato di Vlahovic: “Gatti è a disposizione, mancheranno solo Conceicao e Milik. Dusan può migliorare come tutti noi, sta molto bene, è sorridente, positivo e nell’ultima gara ha fatto molto bene. Sono contento del suo lavoro e deve continuare così”. Infine, sui falli sistematici su Kvara ha sottolineato: “Io posso parlare dei miei ragazzi, e loro non vanno per fare fallo, vogliono giocare sempre a pallone. I miei ragazzi non si buttano mai e cercano di rispettare il gioco. In un contesto generale, io ho sempre difeso il gioco. I falli pericolosi non vanno mai bene e questo problema l’abbiamo risolto con il Var. Adesso stiamo discutendo per ridurre le perdite di tempo. Poi c’è tutta la questione relativa alle simulazioni…”.
– Foto Ipa Agency –
(ITALPRESS).

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Amici e tifosi in Cattedrale per l’ultimo saluto a Schillaci

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PALERMO (ITALPRESS) – Bambini e adulti, tifosi e comuni cittadini (e perfino qualche turista), amici e compagni di una vita, calciatori di ieri e calciatori di oggi: alla Cattedrale di Palermo non c’è uno spazio libero, dentro e fuori, perchè tutti hanno voluto rendere omaggio a Totò Schillaci, porgendo l’ultimo saluto a un simbolo sportivo della città, non solo in Italia, ma nel mondo intero.
Sulla bara posta dinanzi all’altare si ergono fiori, sciarpe, gagliardetti e quell’indimenticabile maglia numero 19 azzurra che vide Totò protagonista a Italia ’90. L’arrivo del feretro è accolto con commozione, accompagnata da una bandiera rosanero che si staglia nel giardino della Cattedrale: il nome Totò Schillaci viene scandito a gran voce al passaggio della bara, anticipando un clima rovente che domani accompagnerà il Barbera in occasione di Palermo-Cesena, prima gara in cui la città sarà un pò più vuota senza il suo simbolo calcistico più rappresentativo. Alla celebrazione, chiusa con la benedizione delle esequie da parte dell’arcivescovo di Palermo Corrado Lorefice, hanno preso parte tra gli altri il presidente della Figc Gabriele Gravina, il sindaco di Palermo Roberto Lagalla e il presidente del Palermo Dario Mirri, mentre tra i calciatori rosanero figurano Francesco Di Mariano (nipote di Schillaci), Matteo Brunori e Jacopo Segre insieme al direttore sportivo Morgan De Sanctis e al suo vice Giulio Migliaccio.
“Oggi è festa per il nostro fratello Totò, perchè è il giorno della nascita nuova nel mistero di Dio – sottolinea nell’omelia monsignor Filippo Sarullo, – E in questo sentirci ancora amati da lui, voi suoi cari familiari ricordate Totò per tutte le volte che lui è stato luce per voi. Ricordate la luce che vi ha trasmesso, anche attraverso i suoi occhi vivi ed eloquenti, amandovi come figlio, marito, papà, fratello, familiare, parente, amico. Ma in tanti oggi sono qui per ricordarlo come il calciatore delle notti magiche, perchè ha fatto sognare l’Italia. In questi giorni tanti i messaggi, tanti i pensieri, tante le parole, tanto l’affetto dimostrato da parte del mondo del calcio e dello sport, delle istituzioni e del popolo”. “E’ stato un coro unanime di dispiacere, dolore, lacrime, ricordi, che attestano le qualità umane e professionali di un talento, di un fuoriclasse, di un grande della storia umana e calcistica che nasce e muore qui a Palermo, tra gente comune, e vive e si distingue nella scena internazionale, anzi mondiale, come campione prodigioso, una leggenda del calcio”. “Grazie – continua Sarullo – Perchè da lassù continuerai a guardare alla tua Palermo e continuerai ad ispirare tanti giovani di oggi e di domani a seguire il tuo esempio per aderire alla via del bene, a seguire i sogni che possono diventare realtà, a vivere ancora notti magiche di amore e di bene, guardando a quella porta alla quale indirizzare il pallone e l’essenza della vita, facendo tesoro di quanto Totò ci ha trasmesso, per continuare a vivere, come da lui fatto, i valori dello sport e della maturità umana, attenendosi ai confini del campo della vita, oltre i quali nella vita non si può andare oltre. Le regole del calcio, come di ogni altro sport, ci insegnano a saper vincere e a saper perdere. Imparare questo e attuarlo nella vita è il miglior insegnamento di vita che oggi Totò vuole consegnare a tutti noi perchè nella sua scuola calcio ha continuato ad educare attraverso lo sport. Ha certamente insegnato che la vera forza di uno sportivo, di una persona autentica e matura non è quella di sentirsi invincibili ma la capacità di rialzarsi”.
– foto xd8/Italpress –
(ITALPRESS).

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Amici e tifosi in Cattedrale per l’ultimo saluto a Schillaci

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PALERMO (ITALPRESS) – Bambini e adulti, tifosi e comuni cittadini (e perfino qualche turista), amici e compagni di una vita, calciatori di ieri e calciatori di oggi: alla Cattedrale di Palermo non c’è uno spazio libero, dentro e fuori, perchè tutti hanno voluto rendere omaggio a Totò Schillaci, porgendo l’ultimo saluto a un simbolo sportivo della città, non solo in Italia, ma nel mondo intero.
Sulla bara posta dinanzi all’altare si ergono fiori, sciarpe, gagliardetti e quell’indimenticabile maglia numero 19 azzurra che vide Totò protagonista a Italia ’90. L’arrivo del feretro è accolto con commozione, accompagnata da una bandiera rosanero che si staglia nel giardino della Cattedrale: il nome Totò Schillaci viene scandito a gran voce al passaggio della bara, anticipando un clima rovente che domani accompagnerà il Barbera in occasione di Palermo-Cesena, prima gara in cui la città sarà un pò più vuota senza il suo simbolo calcistico più rappresentativo. Alla celebrazione, chiusa con la benedizione delle esequie da parte dell’arcivescovo di Palermo Corrado Lorefice, hanno preso parte tra gli altri il presidente della Figc Gabriele Gravina, il sindaco di Palermo Roberto Lagalla e il presidente del Palermo Dario Mirri, mentre tra i calciatori rosanero figurano Francesco Di Mariano (nipote di Schillaci), Matteo Brunori e Jacopo Segre insieme al direttore sportivo Morgan De Sanctis e al suo vice Giulio Migliaccio.
“Oggi è festa per il nostro fratello Totò, perchè è il giorno della nascita nuova nel mistero di Dio – sottolinea nell’omelia monsignor Filippo Sarullo, – E in questo sentirci ancora amati da lui, voi suoi cari familiari ricordate Totò per tutte le volte che lui è stato luce per voi. Ricordate la luce che vi ha trasmesso, anche attraverso i suoi occhi vivi ed eloquenti, amandovi come figlio, marito, papà, fratello, familiare, parente, amico. Ma in tanti oggi sono qui per ricordarlo come il calciatore delle notti magiche, perchè ha fatto sognare l’Italia. In questi giorni tanti i messaggi, tanti i pensieri, tante le parole, tanto l’affetto dimostrato da parte del mondo del calcio e dello sport, delle istituzioni e del popolo”. “E’ stato un coro unanime di dispiacere, dolore, lacrime, ricordi, che attestano le qualità umane e professionali di un talento, di un fuoriclasse, di un grande della storia umana e calcistica che nasce e muore qui a Palermo, tra gente comune, e vive e si distingue nella scena internazionale, anzi mondiale, come campione prodigioso, una leggenda del calcio”. “Grazie – continua Sarullo – Perchè da lassù continuerai a guardare alla tua Palermo e continuerai ad ispirare tanti giovani di oggi e di domani a seguire il tuo esempio per aderire alla via del bene, a seguire i sogni che possono diventare realtà, a vivere ancora notti magiche di amore e di bene, guardando a quella porta alla quale indirizzare il pallone e l’essenza della vita, facendo tesoro di quanto Totò ci ha trasmesso, per continuare a vivere, come da lui fatto, i valori dello sport e della maturità umana, attenendosi ai confini del campo della vita, oltre i quali nella vita non si può andare oltre. Le regole del calcio, come di ogni altro sport, ci insegnano a saper vincere e a saper perdere. Imparare questo e attuarlo nella vita è il miglior insegnamento di vita che oggi Totò vuole consegnare a tutti noi perchè nella sua scuola calcio ha continuato ad educare attraverso lo sport. Ha certamente insegnato che la vera forza di uno sportivo, di una persona autentica e matura non è quella di sentirsi invincibili ma la capacità di rialzarsi”.
– foto xd8/Italpress –
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