Economia
Confcommercio, verso un Natale positivo per consumi nonostante bollette
Pubblicato
1 anno fa-
di
RedazioneCrescita della fiducia dei consumatori, aumento dell’occupazione, buon andamento della settimana del Black Friday. Ci sono tutti, per Confcommercio, gli ingredienti per un Natale positivo.
“Arriviamo a dicembre tutto sommato in buona salute”, ha detto Mariano Bella, direttore dell’Ufficio Studi di Confcommercio, nel corso della presentazione delle analisi sui consumi di Natale, “Ci aspettiamo buone sorprese”, ha spiegato. A trainare i consumi saranno, secondo le previsioni di Confcommercio, gli ottimi dati riscontrati durante l’ultima settimana di novembre, quella degli sconti per il Black Friday: gli ultimi dieci giorni sono andati bene con una spesa, tra acquisti online e nei negozi, stimata sui 4 miliardi. Per Bella si tratta di “un segnale di buon auspicio in vista degli acquisti di Natale, questi giorni sono diventati di fatto un fenomeno macro economico”. Le famiglie però, per questo Natale, devono fare i conti con inflazione e caro bollette, che peseranno per 13,5 miliardi sulle tredicesime. Un aumento considerevole rispetto al 2021 (9,3 miliardi) e al 2020 (6,7 miliardi). Numeri che si traducono in maggiori costi per le famiglie. Il volume delle tredicesime segna un aumento per dipendenti e pensionati, sia per il buon andamento dell’occupazione, sia per i maggiori contributi e un Irpef più bassa, arrivando a quota 47,3 miliardi contro i 44,4 miliardi del 2021. Confcommercio ha calcolato che i consumi si riducono in termini reali, ai minimi da 15 anni, superando di poco i 1.500 euro a famiglia. “Questo non implica però necessariamente minori consumi a dicembre – spiega Confcommercio -. Tutto dipende dalla fiducia dei consumatori, molto cresciuta a novembre e dai nuovi sostegni in arrivo dal governo”. A questo si aggiunge l’effetto boom del turismo. Nel 2022 si è registrato un incremento dei consumi al 4,5%, proveniente dal sostegno dell’eccesso di risparmio accumulato durante la pandemia, l’eventuale peggioramento delle fiducia però assesterebbe questo processo di trasformazione delle risorse liquide in maggiori consumi. “Siamo più cauti sui consumi del 2023 – ha concluso Bella -, perché l’inflazione li deprime: i sostegni compensano solo il primo effetto ma in caso di sorprese positive a dicembre, andrebbe corretta al rialzo la stima per l’ultimo quarto 2022 e quindi un po’ anche il 2023”. Per il 2023 l’Ufficio Studi Confcommercio stima il Pil allo 0,2%, contro il 3,6% del 2022 e i consumi allo 0,3% contro il 4,5% del 2022. “Caro energia e inflazione, che resta alta, pur rallentando, rendono incerto il periodo natalizio. Un’incertezza attenuata dalla crescita di fiducia di famiglie e imprese e dall’aumento degli acquisti durante il black Friday. Per rilanciare la crescita va rafforzata soprattutto la domanda interna, accelerando il patto fiscale annunciato dal governo”. Lo ha detto il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, commentando l’analisi dell’Ufficio Studi della Confederazione su tredicesime e consumi di Natale presentata oggi. (ITALPRESS).
Photo Credits: www.agenziafotogramma.it
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2 Maggio 2024di
Redazione
ROMA (ITALPRESS) – Ad aprile 2024 sono state immatricolate 135.353 autovetture a fronte delle 125.884 iscrizioni registrate nello stesso mese dell’anno precedente, pari ad un aumento del 7,52%. Lo rende noto il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti.
I trasferimenti di proprietà sono stati 446.631 a fronte di 370.132 passaggi registrati ad aprile 2023, con un aumento del 20,67%.
Il volume globale delle vendite mensili, pari a 581.984, ha interessato per il 23,26% vetture nuove e per il 76,74% vetture usate.
Le immatricolazioni rappresentano le risultanze dell’Archivio Nazionale dei Veicoli al 30.4.2024, mentre i dati relativi ai trasferimenti di proprietà si riferiscono alle certificazioni rilasciate dagli Uffici della Motorizzazione nel mese di aprile 2024.
– Foto: Agenzia Fotogramma –
(ITALPRESS).
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RedazioneROMA (ITALPRESS) – L’Ocse ha lasciato invariata la previsione di crescita del Pil dell’Italia, con un +0,7% nel 2024 e +1,2% nel 2025. Il dato è contenuto nel World Economic Outlook. In particolare, l’Ocse osseva che le rigide condizioni finanziarie, l’erosione dei redditi reali dovuta alla modesta crescita salariale in un contesto d’inflazione elevata e la graduale eliminazione del sostegno fiscale eccezionale legato alla crisi energetica, potranno pesare sui consumi privati e sugli investimenti. Nel 2024 questi ostacoli saranno compensati solo in parte dai tagli temporanei alle imposte sul reddito e sulla previdenza sociale e dalla prevista ripresa degli investimenti pubblici relativi ai fondi Next Generation EU. Si prevede che l’inflazione di fondo diminuisca gradualmente nel corso del 2024 sulla scia dell’aumento della disoccupazione e della moderata crescita dei salari nominali. Nel 2025, il sostegno ai redditi reali delle famiglie derivante dalla ripresa dei salari reali, il previsto aumento degli investimenti pubblici e il rafforzamento delle esportazioni dovuto alla ripresa della domanda da parte dei principali partner commerciali dell’Italia determineranno una lieve ripresa dell’attività, nonostante la modesta stretta fiscale. I rischi per la crescita sono sostanzialmente bilanciati. Il principale rischio al ribasso è che il ridimensionamento del “superbonus” inneschi una contrazione maggiore del previsto negli investimenti immobiliari. Secondo le previsioni, inolre, il disavanzo pubblico si ridurrà ma rimarrà al di sopra del 3% fino al 2025, il rapporto debito pubblico è elevato e vi sono notevoli pressioni sulla spesa. Sarà quindi necessario un aggiustamento fiscale ampio e duraturo nell’arco di diversi anni per far fronte alle future pressioni sulla spesa, riportando al tempo stesso il rapporto debito/Pil su un percorso più prudente e rispettando le nuove regole fiscali dell’UE.
L’aggiustamento dovrebbe includere azioni decisive per contrastare l’evasione fiscale, limitare la crescita della spesa pensionistica e condurre ambiziose revisioni della spesa.
La piena attuazione degli investimenti pubblici e dei piani di riforma strutturale previsti dal Pnrr potrebbe sollevare durevolmente il Pil, con l’ulteriore vantaggio di esercitare un’ulteriore pressione al ribasso sul rapporto debito/Pil.
Il Pnrr rivisto potrebbe contribuire ad accelerare l’attuazione, anche concentrandosi sui progetti per i quali l’attuazione entro il 2026 rimane fattibile. La priorità dovrebbe ora essere il rafforzamento della capacità di attuazione della pubblica amministrazione, soprattutto a livello regionale e comunale.
(ITALPRESS).
– Foto: ufficio stampa Ocse –
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