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Cronaca

La rigenerazione urbana soluzione per fermare il consumo di suolo

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MILANO (ITALPRESS) – L’obiettivo è quello di fermare il consumo di suolo, la soluzione è la rigenerazione urbana, per migliorare le città e la vita collettiva senza occupare ulteriore terreno. Se n’è discusso all’evento “Non ci resta che rigenerare” organizzato da Economy Group a Milano nella sede della Camera di Commercio. La strada verso un mondo rigenerato non è così impervia, però, e lo conferma Mario Breglia, fondatore e presidente di Scenari Immobiliari, che è arrivato ad affermare che nel 2050 i cantieri in Italia riguarderanno soltanto case rigenerate. Anche la legislazione va in questo senso. “Abbiamo letto in questi giorni – ha detto Breglia – che la nuova legislatura europea pensa di portare a termine una trentina di provvedimenti sul green. Forse 30 sono troppi, ma è un tema che ritornerà. Il mondo va in questa direzione e non potremo più tornare indietro”.
A partire dal 21 novembre ampliata l’operatività dei Ristori da 300 milioni di euro riservati alle imprese colpite dall’alluvione in Emilia-Romagna. La nuova misura, destinata a indennizzare le perdite di reddito per sospensione dell’attività per un importo massimo concedibile di 5 milioni di euro, è rivolta a tutte le tipologie di impresa con un fatturato estero minimo pari al 3%.
Anche l’Italia sta facendo la propria parte. La conferma è arrivata al convegno in diretta dal capogruppo di Forza Italia al Senato Maurizio Gasparri, che ha illustrato la volontà della maggioranza del governo di portare in aula una legge sulla rigenerazione urbana nel 2024. “In Italia – spiega – ci sono delle differenze tra le Regioni e i comuni. Vogliamo da un lato creare una legge quadro che metta ordine tra leggi buone come quella del Lazio, dove prima governava il centro sinistra, e leggi meno buone”.
La strada, quindi, è segnata, ma ci sono ancora diversi nodi e questioni aperte, anche se molto è già stato fatto, soprattutto nei centri cittadini. “Il patrimonio italiano – ha spiegato Breglia – è per il 93% costruito nel secolo scorso. Il tema dell’abbandono è importante. Si è fatto molto in questi anni, ma dalle analisi che abbiamo fatto risulta che negli ultimi 10 anni sono stati recuperati 312 chilometri quadrati di territorio. Il 45% di quello recuperato è residenziale. Il 40% ha rappresentato funzioni pubbliche”. E poi c’è la questione delle periferie che è stata affrontata dal sociologo Mario Abis. “Anche a Milano – ha detto – che pure è nota per la ricchezza del patrimonio edilizio abbiamo periferie degradate dove il tema della casa è critico. La politica assente della casa ha creato forme di devianza sociale. Il tema numero 1 è quello della sicurezza, che è legato a doppio filo alla casa”. Ha spiegato, infatti, Emmanuel Conte, assessore al Bilancio e al Patrimonio Immobiliare del Comune di Milano: “Nelle città sulla sicurezza si abbattono i primi effetti violenti della poli crisi, cioè l’insieme di più crisi che nel post covid hanno colpito il nostro mondo”. Per questo il Comune utilizza la formula della rigenerazione urbana partendo da pezzi del suo patrimonio per abilitare soggetti a forte impatto sociale.
Qualsiasi ragionamento riguardo al settore immobiliare oggi non può non tenere conto della situazione demografica e di quella delle famiglie, anche per progettare le future abitazioni: “Abbiamo bisogno di case più piccole – dice il presidente di Assimmobiliare Davide Albertini Petroni – In media le case di oggi sono state costruite nel dopo guerra, quando le famiglie avevano tre figli. Abbiamo studenti e professionisti giovani che chiedono maggiore mobilità da una parte e poi c’è la popolazione anziana che vuole casa con tutta una serie di servizi”.
Il cambiamento, a livello di sistema Paese, richiede comunque una serie di interventi che comportano dei costi. “Il finanziamento iniziale legato alla rigenerazione urbana era di 100 miliardi – dice Paola Marone, presidente Federcostruzioni – invece oggi a causa degli eventi catastrofici che ci hanno colpito abbiamo speso 50 miliardi non previsti. La crescita del Pil che abbiamo registrato nel 2021 e nel 2022, è dovuto al 50% alla filiera delle costruzioni e un terzo alle costruzioni in senso stretto. Oggi prevediamo una crescita molto ridotta, al di sotto del 5% che subisce una serie di influenze come l’inflazione e la situazione geopolitica in Europa”.
Nel proprio sviluppo il settore immobiliare deve poi tenere conto degli sviluppi legati sia al mondo digitale che al green. “Il digitale sta cambiando fortemente i processi – dice Andrea Granelli, consulente e studioso di rigenerazione urbana – L’Italia è ancora poco competitiva rispetto agli altri paesi dell’Unione Europea. Dobbiamo utilizzare il tema del digitale come un mezzo per implementare i luoghi”.
Che saranno strutturati anche per essere attrattivi dei talenti come nel caso di Mind, il distretto tecnologico in costruzione a cura di un developer internazionale come Ledlease: lo ha spiegato il direttore di Mind Filippo Tori. “Oggi siamo al 20% del completamento dell’area urbana oggetto dell’intervento”, ha detto. Poi, allargando lo sguardo a tutte le attività del gruppo, ha detto che Lendlease opera “principalmente su quattro continenti ma si concentra molto sulle città che hanno un tasso di crescita demografica e un tasso di concentrazione di talenti molto elevato. In Italia siamo focalizzati solo su Milano, in Europa su Londra e Parigi”.
La difficoltà non è solo quella di attirare talenti, ma anche capitali come spiega Federico Chiavazza, SDA Professor – Area Amministrazione, Controllo, Finanza Aziendale e Immobiliare presso SDA Bocconi: “In questo momento siamo ancora molto vincolati e personalmente ho lavorato a progetti che non sono decollati perchè la fattibilità economica-finanziaria di questi progetti è irrealizzabile. I valori sono diminuiti e il costo del debito è aumentato. Non abbiamo ancora trovato una ricetta nell’ambito della rigenerazione urbana. Attirare capitali stranieri è molto difficile”.
In questo merito potrebbe essere lo sviluppo delle aree metropolitane a fare la differenza come spiega Marzia Morena, associate professor, Politecnico di Milano | REC – Real Estate: “Bisogna capire le potenzialità anche dei comuni e delle aree limitrofe alle grandi città. Capire dove si può fare e dove e quali strumenti finanziari si potrebbero utilizzare in certi territori”. Sempre con il dubbio della buona riuscita. “Uno dei maggiori rischi è l’incertezza – spiega Francesco Rovere, senior development manager di AXA IM Alts – In questo settore in Italia è difficile sapere quale sarà l’esito finale di un progetto e l’arco temporale necessario per portarlo a termine”.
La rigenerazione urbana passa per forza dalle direttive che riguardano la transizione green, che a breve vedrà notevoli cambiamenti. “Il 7 dicembre – spiega Michela Musso, direttore generale Abaco Team – la direttiva casa green diventa realtà, Entro il 2030 bisognerà riqualificare il capitale urbano nella classe e ed entro il 2033 nella classe d. Oltre il 70% della popolazione nazionale vive in case di proprietà. Tutto il costruito che oggi abbiamo in classe f/g se non verrà riqualificato inizierà a perdere valore. Se da una parte facciamo progetti di riqualificazione urbana dall’altra parte abbiamo l’alto rischio che intere aree urbane si degradino. La rigenerazione urbana funziona se l’immobile acquisisce valore nel tempo”.
Diventa fondamentale quindi la manutenzione e l’adeguamento tecnologico, come spiega Francesco Ricciardi, senior manager institutional affairs di Renovit S.p.A (Gruppo Snam): “La riqualificazione energetica unita a un’attività di manutenzione nel tempo ci consente di avere una maggiore rigenerazione urbana”.
Sulla stessa linea d’onda Sandro Scalinci, amministratore delegato Lokavis Energy srl che dice: “Non facciamo interventi di grandi dimensioni ma cerchiamo di non far perdere competitività, che è uno dei problemi più grossi”.

– foto ufficio stampa Economy Group –
(ITALPRESS).

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Arrivano su Tivusat sei nuovi canali dedicati a padel, esport e gaming

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ROMA (ITALPRESS) – Dal 30 aprile, eCLUTCH debutta ufficialmente su Tivùsat. Grazie a una distribuzione ibrida che integra televisione lineare, canali FAST e Video on Demand (VOD), la piattaforma offre sei canali tematici dedicati a esports, gaming e padel: eCLUTCH LIVE con eventi e tornei in diretta, GINX TV con news e approfondimenti sul gaming, Gametoon con serie animate e competizioni, BIGG TV con documentari e contenuti dietro le quinte, Esport24 con azione esports no-stop, Padel Time TV, il primo canale interamente dedicato al padel.
La piattaforma trasmetterà in esclusiva tornei di grande richiamo come la Fortnite Champion Series (FNCS), le gare di Trackmania Esports, i campionati INIT eRacing, e le competizioni di League of Legends e Rocket League.
Fiore all’occhiello dell’offerta, Padel Time TV coprirà i principali eventi internazionali, tra cui la Hexagon Cup, la Pro Padel League USA, la Reserve Cup e i tornei FIP in Francia e Asia, con match in diretta, approfondimenti tecnici e produzioni esclusive.
-foto ufficio stampa Tivusat –
(ITALPRESS).

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La Spagna verso il ritorno alla normalità dopo il blackout, Sanchez annuncia una commissione d’inchiesta

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MADRID (SPAGNA) (ITALPRESS) – Secondo quanto reso noto dal gestore della rete elettrica spagnola (Ree), oltre il 99% dell’elettricità è stata ripristinata dopo il blackout che ha ieri colpito la penisola iberica. Intanto la rete della metropolitana di Madrid rimane chiusa e l’azienda continua a lavorare per ripristinare il servizio.

Tutte le linee rimangono inattive e viene raccomandato l’uso dei mezzi pubblici in superficie. In Portogallo circa 6,2 milioni di abitazioni su un totale di 6,5 milioni hanno avuto la corrente elettrica ripristinata già durante la notte.

Il premier spagnolo, Pedro Sanchez, ha annunciato la formazione di una commissione d’inchiesta, guidata dalla ministra dell’Ambiente Sara Aagsen, per indagare sul blackout che ha colpito ieri il Paese. Sanchez ha poi rigettato l’ipotesi che il blackout sia stato causato dalla mancanza di energia nucleare. Chi lo afferma, ha sottolineato il premier, “o mente o dimostra ignoranza”. “Se avessimo avuto una maggiore dipendenza dall’energia nucleare, la ripresa non sarebbe stata così rapida come quella che stiamo vivendo”, ha aggiunto secondo quanto riferisce El Pais. Sanchez ha infine annunciato che richiederà un “rapporto indipendente” a Bruxelles per ottenere un quadro “molto più accurato” di quanto accaduto dalle 12:33. di ieri, quando la luce è mancata in tutto il territorio nazionale.

Secondo il direttore tecnico dell’operatore di rete, l’interconnessione instabile con il resto dell’Europa e l’integrazione iberica hanno contribuito al collasso. Secondo alcune ipotesi, il blackout potrebbe essere stato provocato da un raro fenomeno atmosferico. Forti variazioni di temperatura nell’entroterra spagnolo avrebbero causato vibrazioni atmosferiche indotte sulle linee ad altissima tensione, generando gravi oscillazioni e guasti di sincronizzazione tra i sistemi elettrici.

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-Foto IPA Agency-

(ITALPRESS)

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Florovivaismo, Confagricoltura “Settore in crescita ma serve attenzione”

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GENOVA (ITALPRESS) – Oltre 3 miliardi di valore prodotto dal florovivaismo in Italia, circa il 4,7% della produzione agricola totale, numeri che mettono l’Italia al terzo posto nell’Unione Europea dopo Paesi Bassi e Spagna. Una vetrina straordinaria per il comparto in questi giorni a Euroflora, esposizione di piante e fiori in corso a Genova fino al 4 maggio, dove Confagricoltura fa il punto della situazione tra punti di forza e preoccupazioni per la situazione economica internazionale.
“L’Italia negli ultimi anni con l’agricoltura dell’agroalimentare ha contribuito in maniera significativa a migliorare la nostra bilancia commerciale – spiega Massimiliano Giansanti, presidente nazionale di Confagricoltura -. Dieci anni fa eravamo a 27 miliardi di euro, oggi siamo arrivati a 70, quindi una crescita esponenziale. Siamo un paese forte sui mercati e in questa forza ovviamente anche il settore florovivaistico è una parte importante. Oggi quasi il 40% di quello che produciamo viene esportato. In alcune aziende del settore florovivaistico addirittura abbiamo aziende che fanno il 90% di export in tutto il mondo. Ci stiamo caratterizzando sull’alta qualità, sui prodotti premium. E ancor di più qui oggi in Euroflora si vede dove siamo arrivati. Grazie al lavoro dei nostri straordinari imprenditori, alla ricerca, all’innovazione delle nostre aziende, siamo leader a livello globale e questa leadership però va mantenuta, va coltivata”.
“Euroflora io la definisco la fashion week del florovivaismo, la settimana della moda del florovivaismo. In Italia ci sono 20mila aziende, un settore estremamente produttivo, un settore che è orgogliosamente nato in Italia – aggiunge Luca De Michelis, presidente della Federazione nazionale del florovivaismo -. Oggi stiamo lavorando col ministero perchè il florovivaismo è l’unico settore che non ha rappresentanza, a differenza di altri Paesi. Abbiamo bisogno di questa attenzione particolare”.
Secondo i dati di stima preliminare dei conti economici dell’agricoltura nel 2024 dell’Istat il settore fiori e piante a livello Ue ha raggiunto 24,5 miliardi di euro (+1% rispetto al 2023). La crescita del valore è sostanzialmente dipesa dall’aumento di prezzo (+5,5%) mentre la quantità prodotta ha mostrato una contrazione del 4,2% rispetto all’anno precedente. Per quanto riguarda l’Italia invece, la crescita ha riguardato sia l’aumento dei volumi (+1%) che quello dei prezzi (+2,5) ed ha portato ad un valore complessivo di 3,25 miliardi di euro (+3,5%).
I territori dove si concentra maggiormente la produzione florovivaistica nazionale sono: la Liguria che detiene il primato delle aziende di coltivazione di fiori e fronde recise in piena aria e piante in vaso, la Sicilia e la Campania specializzate nella coltivazione di fiori e piante in vaso, e poi Toscana e Lombardia dove sono presenti le principali attività vivaistiche ornamentali arbustive e forestali. Più precisamente, secondo l’elaborazione Ismea dei dati Istat, la Toscana rappresenta un terzo della produzione florovivaistica nazionale in valore; seguono Liguria (14,2%), Sicilia (9,6%), Lombardia (8,8%), e Lazio (6,1%) che, insieme alla Toscana, racchiudono il 70% della produzione italiana. Ancor più nel dettaglio, la Toscana rappresenta più della metà della produzione vivaistica nazionale (54,9% in valore) mentre la Liguria un terzo di quella di fiori e piante in vaso (29,9%) a cui seguono Sicilia (14,3%), Campania (11%) e Lazio (9,5%).
L’export florovivaistico nazionale nel 2024 è di 1,2 miliardi di euro, in crescita, ma rispetto a questo valore vendite verso gli Usa rappresentano solo l’1,3%, peraltro in calo del 3,3% rispetto allo scorso anno e del 21% rispetto al 2022. Tutto questo però non basta per dormire sonni tranquilli.
“Il florovivaismo è proprio il classico esempio di quando non conviene utilizzare lo strumento dei dazi e delle barriere tariffarie per fare la guerra agli altri – riprende Giansanti -. Le esportazioni del settore florovivaistico negli Stati Uniti sono ad una percentuale bassissima, prossima allo zero, proprio perchè gli Stati Uniti hanno imposto barriere fitosanitarie all’ingresso dei nostri prodotti. Quando ascolto l’amministrazione americana che dice a noi europei che dobbiamo abbassare le nostre barriere, nel caso del florovivaismo ci aspettiamo altrettanto, perchè per noi sarebbe un mercato importante”.
Cosa può fare il Governo italiano? “Per ora deve mantenere il profilo europeo, quindi in una trattativa a Bruxelles, se e quando ci sarà, quando si discuterà di barriere non tariffarie, dovremo farci sentire. Sul fitosanitario americano dobbiamo rivedere alcune norme, altrimenti alcune nostre straordinarie produzioni del florovivaismo non arriveranno mai”.
Non solo economia, però. A Euroflora si discute anche di innovazione nel mondo delle piante e delle ricadute sociali sulle nostre città. “Se pensiamo al tema più ampio del verde pubblico – aggiunge Giansanti – si arriva alla dimensione del benessere. In questa dimensione noi abbiamo investito molto, stiamo continuando a investire sul Libro bianco del verde. Nei prossimi giorni presenteremo la nuova edizione”.
“Secondo gli studi – spiega il produttore Enrico Noberini, attivo soprattutto nella gestione del verde pubblico – fra circa 50 anni in Liguria avremo lo stesso clima che attualmente c’è a Marrakech, quindi si andrà sempre più verso piante del basso Mediterraneo, tipiche del Nord Africa, che si adatteranno meglio al clima futuro e contemporaneamente avranno anche bisogno di molta meno acqua. Questa sarà destinata più che altro all’agricoltura e a soddisfare i bisogni principali di noi esseri umani”.
“Confagricoltura si fregia di essere all’avanguardia per innovazione. I più grandi ibridatori sono soci di Confagricoltura – conclude De Michelis -. L’innovazione serve non solo per un colore più bello del fiore, ma per avere piante più resistenti, più compatibili col nuovo cambiamento climatico, più sostenibili e quindi per avere un’agricoltura più innovativa e più facile”.
-foto xa8/Italpress-
(ITALPRESS).

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