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Economia

Intesa Sanpaolo, nel 2025 utile a 6,5 miliardi

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Intesa Sanpaolo chiude il 2021 con un utile netto di 4.185 milioni, in crescita del 19,4%, escludendo le componenti relative all’acquisizione di Ubi banca. Il risultato corrente lordo è in aumento del 7,3%, il risultato della gestione operativa cresce del 5,4% e le commissioni nette sono salite del 9,3%. In calo i crediti deteriorati: -37 miliardi da dicembre 2017 e -50 miliardi dal picco di settembre 2015 al lordo delle rettifiche. Il costo del rischio nel 2021 è stato pari a 59 centesimi di punto (da 97 nel 2020), a 25 se si esclude lo stanziamento per accelerare la riduzione dei crediti deteriorati (da 48 del 2020 se si esclude lo stanziamento per i futuri impatti di covid-19). La patrimonializzazione è largamente superiore ai requisiti normativi: Common Equity Tier 1 ratio, deducendo dal capitale 1,9 miliardi di riserve distribuite a ottobre 2021, e 1,4 miliardi di acconto dividendi 2021 pagato a novembre 2021 e 1,5 miliardi di saldo dividendi 2021, al 14,5% secondo i criteri transitori per il 2021, al 14% a regime e al 15,2% pro-forma a regime. Il piano d’impresa di Intesa Sanpaolo al 2025, prevede una banca “leader per wealth management, protection & advisory, a “zero npl”, digitale e focalizzata sui ricavi da commissioni, con forte impegno Esg”. Si prevede la creazione di valore pari a oltre 520 miliardi per tutti gli stakeholder nel 2022-2025. Prevista una solida e sostenibile creazione e distribuzione di valore per gli azionisti: aumento del Rote a circa il 14% nel 2025; utile netto in crescita a 6,5 miliardi nel 2025; distribuzione per il 2021-2025 di oltre 22 miliardi, di cui oltre 6,6 miliardi nel 2022, da dividendi cash con payout ratio al 70% nel 2022-2025 e buyback di 3,4 miliardi nel 2022. Ogni eventuale ulteriore distribuzione sarà valutata anno per anno a partire dal 2023. Il piano prevede anche una riduzione strutturale dei costi, a fronte di forti investimenti per tecnologia e crescita, una solida generazione di ricavi. Il risultato dell’attività assicurativa è visto in crescita a 1,9 miliardi nel 2025 da 1,6 miliardi nel 2021. Forte impegno Esg: circa 115 miliardi destinati alla comunità e alla transizione verde e circa 500 milioni a supporto delle persone in difficoltà, nel 2022-2025.
(ITALPRESS).

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Nel 2024 aumento Pil uniforme in tutta Italia, l’occupazione cresce maggiormente al Sud

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ROMA (ITALPRESS) – Nel 2024 il Prodotto interno lordo è aumentato in modo uniforme nelle diverse aree del Paese, fatta eccezione per il Nord-est, che ha evidenziato una dinamica più debole (+0,2%, a fronte del +0,9% delle altre ripartizioni territoriali). Lo rileva l’Istat. I comparti più dinamici nell’ambito delle tre aree che hanno registrato una crescita economica superiore alla media nazionale sono i Servizi finanziari, immobiliari e professionali al Nord-ovest (+3,2%), l’Agricoltura al Centro (+5,2%) e le Costruzioni nel Mezzogiorno (+4,1%). In termini occupazionali, il Mezzogiorno registra la crescita più sostenuta, con un incremento del 2,2%, seguita dal Centro (+1,8%). Più contenuto è risultato lo sviluppo dell’occupazione nelle ripartizioni del Nord-ovest (+1,6%) e del Nord-est (+0,9%).

L’OCCUPAZIONE AUMENTA MAGGIORMENTE AL SUD

L’occupazione, misurata in termini di numero di occupati, è aumentata dell’1,6% a livello nazionale, sempre da dati Istat. La tendenza alla crescita occupazionale degli ultimi anni si è manifestata soprattutto nel Mezzogiorno, dove la dinamica positiva è risultata particolarmente accentuata rispetto al 2023, con un incremento degli occupati pari al 2,2%. Anche al Centro si è registrata una crescita degli occupati superiore alla media nazionale (+1,8%), mentre le rimanenti aree hanno mostrato dinamiche più contenute (Nord-ovest +1,6% e Nord-est +0,9%).

– foto screenshot ufficio stampa Istat –

(ITALPRESS).

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Meloni “L’insicurezza alimentare globale è anche una questione economica”

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ROMA (ITALPRESS) – “Sebbene drasticamente diminuita negli ultimi settant’anni, l’insicurezza alimentare globale colpisce ancora circa il 10% della popolazione mondiale.Questa percentuale è concentrata in gran parte qui in Africa, dove una persona su cinque soffre la fame e non ha accesso a cibo sufficiente, sicuro e nutriente per condurre una vita sana”. Lo ha detto la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, intervenendo al vertice ONU sui Sistemi Alimentari di Addis Abeba, co-presieduto da Etiopia e Italia con le Nazioni Unite. “E sappiamo bene che quando le persone non hanno accesso a cibo sufficiente o perdono i mezzi per produrlo, le conseguenze possono essere catastrofiche: la povertà peggiora”, ha aggiunto. “I conflitti si intensificano e le comunità diventano più vulnerabili alla violenza, al terrorismo o alle migrazioni forzate. L’insicurezza alimentare è quindi, in ogni suo aspetto, una questione politica. Ma non solo. È anche, e soprattutto, una questione economica”. La premier ha ricordato che “al centro della nostra azione deve quindi esserci lo sviluppo delle comunità su cui scegliamo di concentrare i nostri sforzi, poiché non è sufficiente aiutare quelle comunità a produrre il cibo necessario a sfamare la popolazione, ma è anche necessario che quel cibo sia commercializzato e abbia accesso ai mercati, con catene di produzione e distribuzione solide e resilienti. Ed è il filo rosso che lega le iniziative e i progetti del Piano Mattei per l’Africa”.

“A partire, naturalmente, dal settore agroalimentare, un ambito in cui l’Italia vanta un know-how unico che coniuga tradizione e innovazione. Abbiamo messo questo patrimonio a disposizione dei nostri partner africani e insieme a loro abbiamo costruito partnership pubblico-private che attraggono investimenti e garantiscono risultati concreti”, ha concluso la premier.

– foto IPA Agency –

(ITALPRESS).

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Economia

CNA, Costantini “Dazi e guerre come la pandemia”

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CAGLIARI (ITALPRESS) – “Abbiamo firmato un protocollo con il Ministero dell’Istruzione e del Merito. Entreremo in tutte le scuole d’Italia a spiegare alle ragazze e ai ragazzi che l’artigianato può essere una soluzione per la propria vita personale. Grazie all’artigianato si può mettere se stessi nel prodotto che si fa, la propria abilità, ma anche il proprio sentimento”. Così il presidente Nazionale della CNA, Dario Costantini, a margine della presentazione di questa mattina a Cagliari della ricerca realizzata da CNA Sardegna intitolata “Sardegna al lavoro, analisi e scenari di mercato tra innovazione e nuove competenze: quale futuro per ‘occupazione”.

Costantini ha proseguito su possibilità e limiti dell’attuale scenario: “In artigianato si possono avere anche soddisfazioni economiche: il tema del salario minimo non riguarda i contratti che firmiamo con i maggiori sindacati italiani. E poi una volta che si impara un mestiere si può diventare imprenditrici e imprenditori. Tanti artigiani arrivano in età di pensione e non sanno a chi lasciare la propria azienda, si perdono competenze che ci hanno resi grandi”.

Il presidente ha fatto quindi il punto sul mercato internazionale: “In questo momento la situazione non è semplice. Stiamo facendo impresa in un mondo che vede 90 paesi coinvolti in 56 conflitti bellici, il CNA è contrario alla guerra”. Quindi un passaggio sui dazi: “Si parla dei 67 miliardi di export diretto, ma ci sono altri 40 miliardi che riguardano l’export indiretto, ovvero quei componenti che noi costruiamo e poi vengono lavorati in altri paesi e mandati negli Stati Uniti. Pensiamo all’automotive o l’agroalimentare. Sono dati preoccupanti. Mi auguro che il Governo ci dia risposte per come aiuteremo quelle imprese che vedranno chiudersi quei mercati. Per l’artigiano che esporta negli USA o nei paesi in guerra è un problema enorme. Le guerre e i dazi potrebbero rappresentare quello che è stata la pandemia”.

– foto screenshot video xd4/Italpress –

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(ITALPRESS).

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