Economia
Vacanze, per 3 italiani su 4 è stata un’estate di rincari
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1 anno fa-
di
Redazione
ROMA (ITALPRESS) – Settembre, per molti, è il mese dei rientri e delle ripartenze, si ricomincia con il lavoro, la scuola, la palestra,… e si fanno resoconti su quelle che sono state le vacanze dei circa 30 milioni di italiani (secondo le stime Enit) che si sono concessi un periodo di pausa in questa stagione estiva. In questo particolare momento di instabilità economica, oltre 3 italiani su 4 (il 77,6%) che hanno dichiarato di aver trascorso un periodo di vacanza, hanno riscontrato degli aumenti rispetto allo scorso anno, anche se, in alcuni casi, in maniera inferiore rispetto al previsto. Gli aumenti maggiori registrati dai vacanzieri riguardano prevalentemente la spesa legata alla ristorazione, seguita da quella per l’alloggio dove poter trascorrere questo periodo di pausa e quella legata agli stabilimenti balneari. Nel complesso, gli aumenti generalizzati dei prezzi hanno condizionato circa due terzi di coloro che sono andati in vacanza, costringendoli a dover fare delle rinunce per far quadrare i conti. Infine, il fattore economico ha influito anche sulla scelta di concedersi o meno una vacanza: oltre la metà di coloro che sono rimasti a casa, il 55,3%, infatti, lo ha fatto esclusivamente per questioni finanziarie.
Dati Euromedia Research – Realizzato il 03/09/2024 con metodologia CATI/CAWI su un campione di 1.000 casi rappresentativi della popolazione italiana maggiorenne
– foto Euromedia Research –
(ITALPRESS).
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Economia
Le città intermedie orientate a creare opportunità per costruire il futuro
Pubblicato
3 ore fa-
27 Novembre 2025di
Redazione
ROMA (ITALPRESS) – Sono 157 le città intermedie che ricompongono la geografia territoriale del nostro Paese, con 73 nel Nord Italia, 44 nel Mezzogiorno e 40 nelle regioni del Centro. È il primo dato tra i tanti raccolti nel secondo volume “L’Italia Policentrica. Il fermento delle città intermedie”, curato da Mecenate 90 in collaborazione con il Centro Studi delle Camere di Commercio Guglielmo Tagliacarne e presentato oggi a Roma presso la sede di Unioncamere.
Producono un valore aggiunto pro-capite più alto del 16% rispetto al resto d’Italia (34.154 contro 29.534 euro nel 2022); resistono in prospettiva meglio all’inverno demografico contenendo il calo della popolazione al 4,5% tra il 2024 e il 2050 a fronte di una contrazione prevista del 7,3% della media italiana; presentano un indice di qualità della vita superiore del 7,3% rispetto alle città metropolitane e di ben il 27% più alto delle altre città del Paese. Sono città che ospitano imprese di eccellenza del Made in Italy e ad alto contenuto innovativo, città che esprimono dinamismo sociale, culturale ed economico e creano opportunità concrete per contrastare lo spopolamento e l’insufficiente dotazione di infrastrutture fisiche e digitali.
Promuovono interventi rigenerativi per riqualificare e rivitalizzare i quartieri più degradati e sono capaci di connettere i centri urbani minori ad una rete più allargata. Per il presidente del Comitato Scientifico di Mecenate 90, Giuseppe De Rita “trovo certo delle fragilità antiche e nuove, ma trovo specialmente una forte tensione a crescere ed una forte soggettualità di sviluppo collettivo”.
Rispetto alle dinamiche di sviluppo dell’ultimo Novecento e del primo decennio di questo secolo, secondo il presidente di Mecenate 90 Daniele Pitteri, “le città intermedie tendono a disegnarsi e a definirsi per differenziazione, definendo una propria ‘dimensione immateriale’ attraverso l’esaltazione dei caratteri di unicità e di tipicità, tuttavia pensando e definendo il proprio posizionamento in una dimensione internazionale che valorizza, armonizzandoli, la tensione allo sviluppo economico e la qualità della vita sociale”.
Per Gaetano Fausto Esposito, direttore generale del Centro Studi delle Camere di Commercio Guglielmo Tagliacarne, si evince “una relazionalità più intensa tra imprenditoria e dimensione istituzionale intermedia che trova nelle città intermedie livelli di qualità della vita complessivamente superiori a quelli del resto del Paese”.
“In tanti casi pure nel Mezzogiorno, leggiamo anche in una maggiore disponibilità di offerta di servizi di prossimità alla popolazione. Una dimensione che si esplica in particolare nei confronti degli aspetti demografici e culturali e che rende questi luoghi un ambito in cui coltivare quella ‘joie de vivre’ che è stata uno degli elementi di successo del modello di sviluppo dei distretti industriali negli anni ’80 e ’90 del secolo scorso e che oggi si riconferma e sotto molti versi si rafforza, al punto da poter considerare la dimensione urbana intermedia come un vero e proprio tessuto di connessione tra i poli metropolitani e una parte consistente di altri centri cittadini”.
Le dieci città prese in considerazione, si legge nel Rapporto, non sono svincolate dalle tante fragilità sociali che affliggono molte altre città del nostro Paese, ma promuovono interventi rigenerativi per riqualificare e rivitalizzare i quartieri più degradati, grazie alla presenza di un terzo settore pro-attivo, in grande fermento, vivace e creativo.
Sul versante del tessuto produttivo, le città intermedie ospitano nel proprio territorio imprese attive nei settori produttivi definiti di eccellenza e ad alto contenuto innovativo. Un tessuto produttivo caratterizzato da piccole e medie imprese, con una significativa capacità di innovazione e con un’importante propensione all’esportazione.
“Questi sono anni di profonde trasformazioni delle città – sottolinea il coordinatore del Rapporto di ricerca Ledo Prato, segretario generale di Mecenate 90 – l’intensità e il grado sono strettamente connessi non solo con gli investimenti del Pnnr e delle altre misure adottate nell’ultimo decennio, quanto con la capacità delle amministrazioni locali di mettere in campo progetti ispirati da una visione delle città del prossimo futuro, condivisa con i principali attori dell’economia, della cultura, del sociale. Le città intermedie sembrano aver preso in mano il presente e provato a riempirlo di senso”.
-Foto screenshot video Italpress-
(ITALPRESS).
Economia
I sud del Mondo ETS sigla un protocollo d’intesa con l’Istituto Krysopea
Pubblicato
5 ore fa-
27 Novembre 2025di
Redazione
ROMA (ITALPRESS) – I Sud del Mondo ETS ha siglato un protocollo d’intesa con l’Istituto Krysopea diretto da Roberto Bevacqua.
“Si tratta di una sinergia che abbiamo voluto attivare – spiega Pompeo Torchia, presidente de I Sud del mondo – nella consapevolezza del carattere strategico e del know how offerto dall’Istituto Krysopea sui temi della ricerca e dell’analisi in campo economico, sociale e politico nonché dell’intelligence sul territorio nazionale. Da questa intesa non potranno che derivare iniziative e progetti volti a interpretare elementi e fattori relativi alle macro dinamiche economiche, sociali e culturali, con particolare attenzione ai riflessi geopolitici”.
L’accordo nasce infatti con l’obiettivo di avviare una collaborazione strutturata nei settori della ricerca multidisciplinare, della formazione, dell’analisi strategica. Il Protocollo prevede attività congiunte in ambito della ricerca socio-economica, culturale, geopolitica e della sicurezza, con studi sulla progettazione in aree strategiche come il Mediterraneo Allargato e l’Africa e in settori come quello dell’energia, delle infrastrutture, della cybersecurity e della cooperazione internazionale.
“Una vera e propria unione di competenze, esperienze e strategie – commenta Giuseppe Galati, responsabile scientifico de I Sud del Mondo ETS – al fine di migliorare la qualità della ricerca e dell’analisi strategica, di promuovere iniziative formative di alto livello, di valorizzare le prospettive territoriali e le aree svantaggiate del Paese, di diffondere conoscenza e buone pratiche verso istituzioni, stakeholder e opinione pubblica”.
-Foto ufficio stampa I Sud del Mondo-
(ITALPRESS).
Economia
A novembre sale la fiducia delle imprese, in calo quella dei consumatori
Pubblicato
5 ore fa-
27 Novembre 2025di
Redazione
ROMA (ITALPRESS) – A novembre 2025, il clima di opinione dei consumatori è stimato in peggioramento (da 97,6 a 95,0) mentre l’indicatore composito del clima di fiducia delle imprese registra un aumento da 94,4 a 96,1. Lo rileva l’Istat.
Tra i consumatori, si evidenzia un diffuso deterioramento delle opinioni, più marcato sulla situazione futura: il clima economico cala da 99,3 a 96,5, il clima personale scende da 97,0 a 94,5, quello corrente passa da 100,2 a 98,6 e quello futuro diminuisce da 94,1 a 90,2. Con riferimento alle imprese, l’indice di fiducia aumenta nei servizi di mercato (da 95,1 a 97,7) e nel commercio al dettaglio (da 105,2 a 107,3).
Il clima cresce anche nell’industria manifatturiera (da 88,4 a 89,6) mentre cala nelle costruzioni da 103,2 a 102,6. Quanto alle componenti degli indici di fiducia, nell’industria tutte le componenti registrano una dinamica positiva, mentre nelle costruzioni gli imprenditori giudicano il livello degli ordini e/o piani di costruzione in peggioramento rispetto al mese scorso ma prevedono un aumento dell’occupazione presso l’azienda.
Con riferimento ai servizi di mercato, le opinioni sull’attività e sul livello degli ordini sono improntati al miglioramento anche se le attese sugli ordinativi sono in calo. Nel commercio al dettaglio migliorano decisamente i giudizi sulle vendite mentre le relative aspettative sono in calo e le scorte sono giudicate in accumulo.
In base alle valutazioni fornite dagli imprenditori del comparto manifatturiero sulla dinamica della spesa per investimenti, emerge un’evoluzione positiva del livello degli investimenti, rispetto all’anno precedente, sia nel 2025 sia nel 2026.
-Foto IPA Agency-
(ITALPRESS).

Allegri “Derby importante ma ora testa alla Lazio”
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