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Cronaca

Spada “Se economia Lombardia fosse nazionale sarebbe decima per Pil in Europa”

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MILANO (ITALPRESS) – Si è svolta presso l’Aula Magna dell’Università Bocconi, a Milano, l’Assemblea 2024 di Assolombarda. L’assise, dal titolo “L’Impresa che è in noi”, è stata aperta, quest’anno – alla presenza di rappresentanti delle istituzioni e della comunità degli imprenditori di Milano, Monza e Brianza, Pavia e Lodi – dal “corto” istituzionale “L’impresa che è in noi. Persone. Lavoro. La nostra arte”, promosso dall’Associazione per rappresentare l’orgoglio industriale oltre che l’innovazione, l’impegno e la passione dei suoi protagonisti.
Oltre al presidente Alessandro Spada sono intervenuti all’Assemblea Generale il rettore dell’Università Bocconi, Francesco Billari, il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, e il presidente di Regione Lombardia, Attilio Fontana. Hanno concluso i lavori il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, e il presidente di Confindustria, Emanuele Orsini.
Il presidente Spada ha avviato la sua relazione evocando una “nuova” Europa: “Un’Europa del fare, autonoma, che mantenga saldi i suoi pilastri di democrazia liberale, cultura del mercato, welfare. Un continente che non si risparmi mai per rafforzare la sicurezza industriale e la competitività. E la nostra impresa è il motore che aggancia l’Italia al cuore dell’Europa”.
“L’Unione europea – ha aggiunto il presidente di Assolombarda – è il perimetro minimo di azione e ragionamento ma occorre realizzare una nuova strategia industriale che superi gli ostacoli che hanno limitato la crescita negli ultimi 30 anni. In questo secolo, del resto, l’Europa perde terreno: nel 1990 l’Unione Europea, infatti, valeva oltre il 23% del PIL mondiale. Oggi è al 14%”.
Il presidente Spada si è poi soffermato sul ruolo della Lombardia e del territorio di Assolombarda nello scenario europeo: “Se la considerassimo come un’economia nazionale, sui 27 Paesi dell’Unione Europea, la Lombardia sarebbe decima per PIL (con 480,6 miliardi di euro nel 2023), subito dopo l’Irlanda e prima di Paesi come Austria, Danimarca, Finlandia. Più del doppio della Grecia. Più del 58% di questo valore è generato dai territori raccolti in Assolombarda: Milano, Monza e Brianza, Lodi e Pavia. L’economia lombarda performa meglio delle principali economie europee: rispetto al pre-Covid19, questo territorio è quello che sia in valori assoluti sia in valori pro-capite è cresciuto più di tutti. Tra il 2019 e il 2023 il Pil della Lombardia è, infatti, cresciuto del +6,7%. Mentre l’Italia ha fatto + 4,6%. La Spagna +3,6%. La Francia +2,4%. La Germania solo +0,5%. La competitività della Lombardia si riflette innanzitutto sui mercati internazionali con un valore di export pari a 163,6 miliardi di euro (2023) sui 626,2 dell’Italia, che a sua volta ha registrato un record incredibile, già da alcuni anni. Anche in questo caso l’economia lombarda fa una performance migliore di Paesi interi come Ungheria, Danimarca, Portogallo, Finlandia. I territori di Milano, Monza e Brianza, Lodi e Pavia, in tutto questo, fanno di export più del 13% a livello nazionale e più del 50% a livello regionale (82,2 miliardi di euro)”.
“Siamo convinti – ha aggiunto Spada – che dentro questi dati ci sia un nostro modello industriale fondato sulla qualità, sull’innovazione, sulla diversificazione dei prodotti”.
La relazione ha anche trattato l’impatto sull’economia di alcune “gabbie”, facendo riferimento alla regola del voto all’unanimità e al ‘pesò specifico della burocrazia: “Le istituzioni europee hanno affidato a personalità come Mario Draghi ed Enrico Letta due rapporti strategici per il rilancio della competitività e il completamento del mercato unico nell’Unione.
Ma c’è il forte rischio che questi buoni propositi restino solo sulla carta. Dobbiamo superare la gabbia istituzionale europea in cui ci troviamo oggi e che non ci consente di decidere. Dobbiamo superare, dunque, la regola del voto all’unanimità. Non possiamo più permetterci che il nostro continente si riduca solo a uno spazio di regole. Dal 2019 ad oggi, gli Stati Uniti hanno emanato circa 3.500 testi di legge e sono state approvate circa 2.000 risoluzioni a livello federale. Nello stesso periodo l’UE ha prodotto circa 13.000 norme. L’ambizione deve essere un’Europa pragmatica, al servizio della crescita e non della burocrazia.
Noi, imprenditori di questo Paese, lo sappiamo meglio di tutti. Il costo della burocrazia sulla nostra vita è pari a quasi 60 miliardi di euro l’anno ovvero più del 3% del PIL! Ecco, nel 2023 l’Italia ha speso l’1,5% del PIL per la difesa. Gli Stati Uniti e la Nato ci chiedono di arrivare almeno al 2% del PIL. Basterebbe, quindi, che per la difesa usassimo 1/4 dei soldi che oggi spendiamo in burocrazia e saremmo a posto”.
Il presidente Spada si è anche soffermato sul tema della pressione fiscale: “E’ dal 2006 che registriamo una incidenza sul PIL sistematicamente superiore a quella della media dell’Unione europea. Bene il taglio strutturale del cuneo fiscale.
Ma chiediamo al Governo, che ha ancora davanti a sè tre anni e altrettante leggi di bilancio, di lavorare con coraggio ad un doppio percorso: il primo di spending review per quelle voci che non contribuiscono al rilancio strutturale dell’economia ed il secondo, parallelo, di riduzione della pressione fiscale.
Aspettiamo l’introduzione della mini-Ires. Purtroppo, ad oggi il principale intervento sul reddito di impresa è stata l’abrogazione dell’ACE, che aveva aiutato le nostre aziende a patrimonializzarsi”.
Ampio spazio nella relazione è stato riservato alla “rigidità decisionale” del nostro continente, che non “tiene conto del rischio di tagliarci fuori dalla competizione globale con le nostre stesse mani”. Ne è un esempio l’impatto di alcune scelte sull’industria dell’auto. “Il comparto – ha dichiarato il presidente Spada – suona una sveglia di concretezza per tutti in Europa. Pensiamo davvero di riuscire a vincere la sfida dell’elettrico davanti alla Cina? Ricordo che nel 2008 nel Vecchio Continente si produceva quasi il 31% del totale mondiale di veicoli, mentre in Cina il 13%. Nel 2023 l’Europa ha prodotto quasi il 19% di veicoli. La Cina il 32%. La Germania rimane il mercato estero principale per la nostra regione – con un valore totale di 20 miliardi – ma la crisi si vede: – 1,8 miliardi di euro di vendite nel 2023. In tanti, inascoltati, abbiamo espresso scetticismo per le modalità imposte da Bruxelles rispetto alla fine del motore endotermicò.
‘Questa non è una ‘transizionè: perchè sono imposti obiettivi ambiziosi, tempi non coerenti e l’uso di una sola tecnologia – l’elettrico – per cui servono materie prime e componenti che l’Europa non possiede. Facciamo un passo avanti e diciamo chiaramente una verità: la ‘data decisivà del 2035 non sarà rispettata. In Europa, la transizione verso l’elettrico potrebbe mettere a rischio fino a mezzo milione di posti di lavoro. In Italia fino a 40.000 posti di lavoro in tutta la filiera al 2030 e si stima un calo di fatturato di 7 miliardi di euro per il settore della componentistica”.
La relazione del presidente Spada ha tracciato anche il modello di sostenibilità promosso dalle imprese. “Continuare a ignorare i tre pilastri fondamentali della transizione – neutralità tecnologica, oggettività scientifica e gradualità – comporta con certezza il rischio di uscire dal mercato per fondamentali settori della nostra industria: non solo automotive ma – riferendomi soprattutto a questo territorio – anche metallurgia, agroalimentare, packaging, trattamento rifiuti. Senza queste industrie non potremmo raggiungere gli obiettivi di riciclo imposti dall’Europa.
Obiettivi rispetto ai quali noi – più di chiunque altro – siamo all’avanguardia. Gli imprenditori di questo territorio sono veri e propri inventori, precursori di sostenibilità. Una sostenibilità ambientale certo, ma allo stesso tempo economica e sociale. Per noi la sostenibilità non è un vincolo o un obbligo di legge. E’ un vero e proprio vantaggio competitivo. A Milano, per esempio, la facciamo con la prima tecnologia per il recupero di qualsiasi metallo, comprese le materie rare dalle acque reflue. O ancora con la prima pompa centrifuga per convertire la plastica non riciclabile in bio-olio. A Monza e nella Brianza fino ad arrivare a Pavia la facciamo con un eccellente ecosistema di rigenerazione della natura, con ettari ed ettari di terreni recuperati alla biodiversità. E da Pavia fino a Lodi, invece, con uno dei centri più importanti nazionali per il recupero degli oli esausti e solventi”.
L’intervento ha, poi, toccato il gap europeo di materie prime: “L’Europa, su questo tema, è fortemente dipendente dalle importazioni. La Commissione Europea ne ha individuate 34 critiche, dal nichel al silicio fino alle terre rare. Oltre un terzo di questi materiali proviene dalla Cina come principale fornitore, a prezzi che i concorrenti non riescono a sostenere. Quindi – prima di ogni altra cosa – dobbiamo ridurre il fabbisogno attraverso riciclo e circolarità che è uno dei nostri punti di forza, ma anche diversificando le forniture e aumentando, quanto possibile, la capacità produttiva europea”.
Secondo il presidente Spada, inoltre, “per affrontare le sfide delle transizioni e la competizione con Stati Uniti e Cina, serve innanzitutto un fondo comune a livello europeo e poi serve che sia all’altezza. Prendiamo il Chips Act che ha l’obiettivo di aumentare dal 10% al 20% la quota europea nella produzione globale di semiconduttori entro il 2030. Direzione giusta. Ma l’Unione Europea dovrebbe investire oltre 260 miliardi di dollari, quasi 6 volte tanto l’ammontare che Bruxelles ha annunciato e che è in gran parte affidato alle finanze degli Stati membri. La Presidente von der Leyen ha dichiarato che nei primi 100 giorni di mandato della nuova Commissione sarà presentato il Clean Industrial Deal come parte essenziale della strategia verde dell’Europa. Ci auguriamo che sia il passaggio verso una transizione ecologica davvero industriale. In questo piano, o ci sarà un cambiamento dei progetti attuali secondo un paradigma realistico e realizzabile, oppure il rischio di deserto industriale sarà concreto”.
Il tema del nucleare è stato uno dei punti cardine della relazione: “Garantisce la più alta produzione energetica a fronte della minore emissione di CO2 e ci permette di ridurre l’esposizione ai rischi geopolitici. E’ una priorità importante per il nostro territorio: 2/3 del fabbisogno nazionale di energia viene dal Nord Italia, che può far meno affidamento su alcune fonti rinnovabili, come, per esempio, l’eolico. In Cina poche settimane fa sono stati approvati ben 11 nuovi reattori nucleari e si stima che la loro costruzione durerà 5 anni.
Apprezziamo l’impegno da parte del Governo di arrivare ad un quadro giuridico entro la fine dell’anno, così come l’impegno del MIMIT di realizzare una newco italiana con partnership tecnologica straniera per i reattori di terza generazione. Serve però anche una precisa pianificazione finanziaria e operativa. Il nucleare è una fonte imprescindibile – insieme al gas naturale, alle rinnovabili, all’idrogeno – per assicurare una strategia di transizione energetica.
Intanto, gli studi ci dicono che 20 impianti small modular reactor porterebbero a più di 50 miliardi di euro di PIL aggiuntivi, attivando fino a 117.000 occupati dal 2030 al 2050”.
“Negli ultimi mesi abbiamo visto annunci di aziende come Amazon e Microsoft che intendono utilizzare l’energia nucleare per alimentare i loro data center. Microsoft vuole puntare sull’Italia più di 4 miliardi. Questo significa che bisogna preparare una filiera di costruzioni, di infrastrutture e permessi energetici, di autorizzazioni per i data center. Gli Stati Uniti lo stanno facendo.
La priorità sono le infrastrutture e le imprese, non l’iper-regolamentazione. I dati certificano un impressionante ritardo rispetto agli USA. I tre principali operatori cloud americani hanno oltre il 65% del mercato globale ma anche di quello europeo. Il più grande operatore cloud europeo rappresenta appena il 2% del mercato dell’UE. Per temi di frontiera, come le tecnologie quantistiche, le aziende europee attirano solo il 5% dei finanziamenti privati globali, contro il 50% delle aziende degli Stati Uniti. La burocrazia è un costo insopportabile per lo sviluppo tecnologico. Per le grandi imprese, per le PMI, per le startup”.Il presidente Spada ha auspicato che il 2025 sia, per l’Europa e l’Italia, l’anno per un cambio di rotta per il rilancio della competitività: “Se davvero vogliamo rendere l’Europa competitiva, superiamo questo approccio sull’antitrust fissato su un consumatore che esiste solo nella teoria. Un antitrust che valuta le operazioni solo sulla base del mercato europeo, come se l’intero pianeta si riducesse all’Europa. Se Airbus, infatti, anche proprio per la sua scala, rimane un caso di successo industriale europeo, l’approccio della Commissione ha bloccato e disincentivato le aggregazioni con spalle larghe abbastanza da affrontare la competizione globale. I casi più importanti degli ultimi anni sono noti. L’operazione Siemens- Alstom nell’industria ferroviaria, le continue difficoltà che hanno fatto naufragare l’acquisizione dei cantieri navali francesi da parte di Fincantieri, l’operazione nel campo finanziario con Deutsche Bòrse e London Stock Exchange. Fino ad arrivare all’attualità con le vicende di una banca di Milano, la Unicredit, e quella di Francoforte, la Commerzbank. Dobbiamo liberarci delle diffidenze politiche interne”.
L’intervento ha anche sottolineato l’importanza degli investimenti: “Rispetto al quarto trimestre 2019, quindi prima della pandemia, nel secondo trimestre di quest’anno l’Italia ha accresciuto in termini reali i suoi investimenti in macchinari e impianti del 10,1%. In Spagna sono diminuiti del 4,5%, in Francia del 4% e in Germania del 9,9%.
Anche grazie al Piano Industria 4.0, l’Italia ha portato la sua quota di investimenti in macchinari e tecnologie sul Pil dal 6,1% del 2014 al 7,2% del 2019 fino al 7,6% nel 2023. Questo è stato il vero segreto della nostra capacità industriale. Qualche giorno fa il presidente del consiglio per la digitalizzazione di Francia ha detto che gli imprenditori al mondo che più di tutti l’hanno impressionato sono quelli lombardi. L’Europa deve fare ancora molto per essere competitiva: i circa 800 miliardi aggiuntivi di investimenti all’anno stimati da Mario Draghi sono quasi il 5% del PIL europeo e oltre un terzo del PIL italianò.
Il presidente Spada ha anche parlato del debito pubblico e sui passi in avanti fatti dal Paese: “Come ha sottolineato con la consueta autorevolezza il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, l’Italia si presenta a quest’appuntamento come ‘debitore onorabile, con una storia trentennale di avanzi pubblici primari annui, con un debito pubblico cresciuto in larga misura, dal 1992, principalmente a causa proprio degli interessì. Nel 2023 l’Italia ha certificato un debito accumulato di oltre 2.800 miliardi di euro. La Francia di circa 3.100 miliardi di euro. Più dell’Italia, dunque. La Germania di oltre 2.600 miliardi di euro. Poco meno di noi. A fronte di questo il nostro Paese ha pagato in interessi poco meno di quanto ne abbiano pagati insieme Germania e Francia: 78,6 miliardi di euro nel 2023 contro gli 84,4 di Francia e Germania insieme. In sostanza, il nostro Paese paga oggi troppi interessi sul debito rispetto al reale livello di sostenibilità del debito stesso. Non si considerano in alcun modo i progressi fatti negli ultimi anni, in particolare dalla pandemia in poi, verso una maggiore stabilità finanziaria.
La fotografia delle agenzie di rating internazionali è in parte fuorviante”.
Nel nuovo patto di stabilità e crescita è positiva la maggiore enfasi sulla spesa primaria netta come unico indicatore di bilancio per il monitoraggio della sostenibilità del debito di un Paese. Il Patto di stabilità avrebbe bisogno di un sistema di incentivi che premi veramente la politica da ‘debitore onorabilè di cui ha parlato il Presidente Mattarella. Aggiungo allora una proposta che è anche una provocazione! Seguendo il ragionamento di prima, bisognerebbe inserire una regola aggiuntiva: non appena un Paese produce un avanzo primario superiore allo 0,5% del PIL, la BCE si impegna ad acquistare e mantenere per 10 anni lo stesso equivalente in valore di titoli pubblici di quel Paese”.
La misura, arrivata con troppo ritardo, non sta decollando.
Secondo Ucimu, finora sono arrivate richieste per soli 70 milioni di crediti d’imposta di cui 45 milioni già fruibili ma siamo ben lontani dai 6,3 miliardi di incentivo potenzialmente utilizzabili entro la fine del prossimo anno. Il motivo lo sappiamo tutti e lo abbiamo detto in molte occasioni: la burocrazia. Tempistiche stringenti non calibrate sulla reale messa a regime degli investimenti; complessità di procedure e vincoli; incertezze tecniche.
Lo sappiamo: sono risorse europee e avete negoziato a lungo con Bruxelles. Ma proprio noi abbiamo dato con Industria 4.0 un esempio virtuoso. Possibile che non si riesca a replicare un modello vincente che ha dimostrato di funzionare così bene al punto che solo noi in Europa abbiamo continuato ad investire nonostante la tempesta di crisi degli ultimi anni? Allora chiediamo di costituire subito una task force per gestire con flessibilità le tante domande di chiarimento da parte delle imprese. E di prevedere al più presto una serie di interventi di semplificazione che consentano effettivamente il decollo della misura. Partiamo dal meccanismo di prenotazione dei fondi e dalla individuazione delle finestre di ammissibilità degli investimenti. “E, poi, chiediamo al Governo di intervenire su due questioni strategiche. Occorre scaricare a terra, in fretta, il PNRR, perchè diventi PIL. E, inoltre, è necessario emanare il cosiddetto decreto Salva Milano e risolvere il prima possibile l’interpretazione sulle norme edilizie ed urbanistiche che stanno bloccando la città”.
Il presidente ha concluso la sua relazione parlando dei giovani: “Questo territorio, per crescere, per guidare l’Italia e l’Europa, ha bisogno di loro. In Lombardia, il rapporto tra over 65 e la fascia da 15 a 64 anni salirà dall’attuale 37% a quasi il 60% nel 2050. Non ci sono facili soluzioni per affrontare l’inverno demografico. Ma possiamo e dobbiamo fare tutto quello che è nelle nostre possibilità per attingere dal bacino di giovani e – aggiungo – donne che oggi non provano neanche ad entrare nel mercato del lavoro. Il 9,1% di NEET tra i giovani (15-24 anni) e il tasso di occupazione femminile appena al 61,9% sono condizioni che non possiamo permetterci. Le imprese sono pronte a fare la loro parte, nell’offrire opportunità di crescita professionale per le donne e i giovani. L’Europa, al contempo, deve diventare un terreno fertile per la nascita di tante nuove imprese, oltre che per la crescita di quelle esistenti. In tal senso, chiediamo al Governo di rivedere la barriera all’ingresso nella costituzione d’impresa che prevede – entro due anni dall’iscrizione al registro delle startup innovative – di avere un capitale sociale di almeno 20.000 euro e un dipendente. Questa previsione potrebbe far saltare fino al 70% delle startup”.

– Foto: xm4/Italpress –

(ITALPRESS).

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A Vinitaly.Usa a Chicago 250 aziende e 1.500 buyer per reagire ai dazi

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CHICAGO (ITALPRESS) – Il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida ha inaugurato la seconda edizione di Vinitaly.USA al Navy Pier di Chicago (5-6 ottobre) con oltre 250 espositori tra aziende, consorzi e collettive regionali impegnate nei b2b con più di 1.500 buyer. “La grande partecipazione di aziende italiane a Vinitaly.USA a Chicago – afferma – ci dice che il mercato statunitense non è sostituibile e che vale la pena investire. La grande presenza di operatori americani e di buyer ci dice che il vino italiano continua a essere un prodotto che gli americani cercano e vogliono comprare. Il Sistema Italia è al fianco di tutto il settore per promuovere le qualità inimitabili del nostro vino e per continuare a guardare al futuro con ottimismo. Non c’è insidia che non si possa affrontare se si ha la sicurezza di poter offrire un prodotto che non ha eguali”.
Sostegno al settore è stato espresso anche dal vicepresidente del Consiglio e ministro degli Affari esteri Antonio Tajani che in un messaggio ha dichiarato: “Il Governo è al fianco di questo settore strategico, prioritario nel quadro della strategia di diplomazia della crescita con l’obiettivo di raggiungere il traguardo di 700 miliardi di export entro la fine della legislatura. Va in questa direzione il Piano d’Azione per l’Export, che punta ad aprire nuovi spazi nei mercati extra-europei ad alto potenziale, senza dimenticare quelli tradizionali come l’Europa o gli Stati Uniti in cui vogliamo continuare a rafforzare la nostra presenza”. Inoltre, il ministro ha annunciato di “aver istituito presso il ministero una Task Force Dazi” a disposizione delle aziende.
Organizzato da Veronafiere-Vinitaly con ITA – Italian Trade Agency, Fiere Italiane e la Camera di Commercio italiana americana del Midwest-Chicago, “Vinitaly.USA è la risposta del vino italiano ai dazi e al conseguente contesto di preoccupazione e incertezza – ha dichiarato in apertura il presidente di Veronafiere Federico Bricolo -. Il programma unitario di questa edizione che ingloba, oltre a Vinitaly, anche wine2wine Business Forum, la Vinitaly International Academy, Vinitaly Tourism e SOLExpo, rafforza il presidio di Veronafiere su questo mercato strategico e tutt’altro che saturo, che può riservare nuove potenzialità di crescita per il vino italiano”.
Infatti, il 75% dei consumatori statunitensi di vino Made in Italy si concentra in una quindicina di Stati, con in testa California, New York, Florida, Texas e Illinois. Gli Italian wine lover, oggi, provengono soprattutto da qui, sono in prevalenza consumatori di origine caucasica (75%), Boomers o Gen X (62%), con una significativa presenza del pubblico femminile. Secondo l’analisi dell’Osservatorio Uiv-Vinitaly su base Iwsr (International Wine and Spirits Record, leader globale nei dati, nelle analisi e nelle informazioni strategiche per il settore delle bevande alcoliche) l’identikit del consumatore del futuro è di genere maschile, Gen Z ma anche Millennial, di etnia latinoamericana o afro-discendente, preferibilmente residente in Texas, Illinois, California, South Carolina e Georgia o altre aree con quei segmenti di popolazione non solo poco esplorati, ma che Stato per Stato dimostrano percentuali di gradimento del vino superiori alla media nazionale. Nuovi target e aree di domanda potenziale che Vinitaly.USA vuole intercettare per ampliare le occasioni di business del vino italiano, paese leader tra i consumi di vini d’importazione con una quota pari al 38% sul totale. Opportunità per le imprese made in Italy ma anche per il trade americano: secondo una stima dell’Osservatorio, infatti se è vero che le imprese italiane registrano un fatturato annuo di oltre 2,2 miliardi di dollari dalle vendite oltreoceano, per i partner commerciali Usa il beneficio a valore sale a più di 10 miliardi di dollari. A Vinitaly.USA, attesi tra i buyer anche i top Volio Fine Wine Imports, Vias, Terlato Wines, More Than Grapes – wine imports, Winebow fine wines – spirits e Eagle Eye Wines. Nei panel di wine2wine Vinitaly Business Forum, inevitabili anche i focus sui dazi: se ne discuterà, tra gli altri, con Benjamin Aneff, presidente U.S. Wine Trade Alliance.
“L’Agenzia ITA-Italian Trade Agency, nel solco della diplomazia della crescita spinta dalla Farnesina e negli obiettivi di crescita indicati anche dal ministero dell’agricoltura, è orgogliosa di essere motore trainante dell’edizione 2025 di Vinitaly Chicago – ha commentato il presidente di ITA, Italian Trade Agency, Matteo Zoppas – realizzata in collaborazione con Veronafiere e la Camera di Commercio di Chicago. Quest’anno ospitiamo circa 250 aziende con 2000 etichette, un numero in crescita rispetto all’anno precedente. Abbiamo lavorato con cura sulla qualità degli operatori, dei buyer e dei produttori, offrendo un livello di selezione ancora più elevato e organizzando tre masterclass per avvicinare sempre più il pubblico americano al gusto del vino italiano. In questo momento di incertezza sui dazi – ha concluso Zoppas – il nostro impegno è dare un supporto tangibile agli imprenditori del vino italiano negli Stati Uniti. Nei prossimi mesi valuteremo insieme l’andamento del mercato, ma oggi siamo qui per fare la nostra parte dando sostanza al ruolo del sistema Paese”.
All’inaugurazione di Vinitaly.USA hanno partecipato Marco Peronaci, Ambasciatore d’Italia negli USA; Marco Rago, Consigliere giuridico ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale; Maurizio Muzzetta, presidente Fiere Italiane USA LLC; Domenico Mauriello, segretario generale Assocamerestero e Robert Allegrini, presidente NIAF (The National Italian American Foundation). Sono, inoltre, intervenuti: Luigi Scordamaglia, amministratore delegato Filiera Italia; Giordano Emo Capodilista, vicepresidente Confagricoltura; Tommaso Battista, presidente Copagri; Carmelo Troccoli, direttore nazionale Fondazione Campagna Amica; Marzia Varvaglione, presidente CEEV (Comitè Europeen des Entreprises Vins) e Lamberto Frescobaldi, presidente Unione Italiana Vini (in collegamento). Mentre al successivo Business Forum organizzato da ITA – Italian Trade Agency, ha registrato i contributi di Marilisa Allegrini, presidente e ceo Gruppo Marilisa Allegrini, Francesco Ganz (Ethica Wines), Bill Terlato (Terlato Wine Group), Diva Moretti Polegato (Villa Sandi) con le conclusioni di Matteo Zoppas, presidente ITA – Italian Trade Agency e del ministro Francesco Lollobrigida. Presenti per Veronafiere anche la vicepresidente Marina Montedoro, l’amministratrice delegata Barbara Ferro e il direttore generale Adolfo Rebughini. A Chicago anche Kristian Ghedina (ex sciatore con 33 podi in Coppa del Mondo e sommelier Ais ad honorem dal 2023) nella veste di Ambassador Vinitaly.USA 2025.
-foto ufficio stampa Veronafiere –
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Crampi per Sinner a Shanghai: si ritira al 3° contro Griekspoor

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ROMA (ITALPRESS) – Giornata amara per Jannik Sinner. L’azzurro si è ritirato nel corso del terzo set del match dei sedicesimi di finale del “Rolex Shanghai Masters”, il penultimo Masters 1000 della stagione, con montepremi totale pari a 9.193.540 dollari, in corso sui campi in cemento della capitale economica della Cina. Il tennista altoatesino, numero 2 del mondo e secondo favorito del seeding (in realtà primo favorito dopo il forfait all’ultimo minuto di Carlos Alcaraz), ha ceduto di fronte all’olandese Tallon Griekspoor, 31 del ranking Atp e 27esima forza del tabellone, a causa dei crampi.
L’azzurro aveva vinto il primo set per 7-6 (3). Poi nella seconda frazione è arrivato a due punti dal match, prima di arrendersi per 7-5. Infine, nella terza frazione ha cominciato ad accusare problemi, soprattutto per crampi alla gamba destra. Quindi, sul 3-2 in favore dell’olandese, è stato costretto ad alzare bandiera bianca.
Buone notizie invece da Pechino, dove Sara Errani e Jasmine Paolini hanno conquistato un altro titolo in doppio. Le due azzurre hanno vinto il “China Open”, penultimo Wta 1000 della stagione, andato in scena sui campi in cemento dell’Olympic Green Tennis Centre. La emiliano-romagnola e la toscana, campionesse anche nel 2024 nella capitale cinese, hanno battuto in finale la coppia composta dalla giapponese Miyu Kato e dall’ungherese Fanny Stollar con il punteggio di 6-7 (1) 6-3 10-2. Per Errani e Paolini, in coppia, si tratta del quarto titolo del 2025: in bacheca quest’anno hanno messo anche il “1000” di Doha (sul cemento), quello di Roma (su terra) e lo Slam del Roland Garros (in terra). Complessivamente sono 9 i trofei (compresa la medaglia d’oro olimpica di Parigi 2024) conquistati insieme dalla 38enne di Massa Lombarda e dalla 29enne di Bagni di Lucca.
– foto Ipa Agency –
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La Roma vince anche a Firenze e resta in vetta

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FIRENZE (ITALPRESS) – La Roma si conferma in testa alla classifica della Serie A, alla vigilia della pausa del le gare delle Nazionali, espugnando il Franchi di Firenze grazie alle reti di Soulè e Cristante che ribaltano il gol iniziale di Kean. Vincono 2-1 gli uomini di Gasperini con una prova non perfetta; ma tanto basta per avere la meglio su una Fiorentina davvero in crisi nera, che non si smuove dai tre punti maturati in sei giornate di campionato, rimanendo sempre più invischiata nella lotta salvezza.
La partita è divertente e incerta fin dal fischio di inizio con i viola a provare a fare gioco e ad attuare almeno nei primi 20′ un pressing alto, e con Kean che fa da boa e punto di riferimento. Di contro la Roma sembra timorosa e incerta, con molti errori di disimpegno da segnalare. Non è un caso che poco prima del quarto d’ora di gioco proprio Kean sfrutti uno scontro fortuito Mancini-Cristante a centrocampo, e si involi verso la porta giallorossa battendo Svilar.
Gli ospiti però non accusano il colpo e ci mettono poco a ribaltare il risultato. Prima Soulè con uno stupendo Mancini brucia De Gea, poi Cristante anticipa Mandragora su calcio d’angolo battuto dall’argentino numero 18 romanista, e fa due a uno per i suoi. La Roma potrebbe fare tris al 36′ se Dovbyk arrivasse prima su un cross di Wesley, mentre Kean sfiora la doppietta 2′ più tardi con un sinistro che centra il palo e poi esce. Nell’intervallo Gudmundsson rimane negli spogliatoi, al suo posto il neo azzurro Piccoli, mentre poco prima dell’ora di gioco Gasperini capisce di essere sottoposto al pressing viola e inserisce contemporaneamente Pellegrini e Dybala, quest’ultimo nell’anomala posizione di centravanti al posto di uno spento Dovbyk. I viola al 73′ centrano anche il loro secondo legno, con Piccoli che prende una traversa piena. Il tutto anticipa la mossa della disperazione di Pioli che inserisce anche Dzeko per Mandragora con tre punti in campo in contemporanea per i gigliati per l’assalto finale.
L’affollamento offensivo però produce poco se non un cross da destra su cui Gosens arriva tardi sul secondo palo. Anzi l’ultima chance c’è la Dybala al 90′ ma De Gea è reattivo. La sua parata però non basta a evitare la sconfitta viola e i tanti fischi finali del Franchi.
– foto Ipa Agency –
(ITALPRESS).

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