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Economia

Confimprese-EY, a gennaio battuta d’arresto dei consumi -25,1%

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MILANO (ITALPRESS) – L’Osservatorio Confimprese-EY sui consumi di mercato analizza i dati di gennaio 2022 sullo stesso mese del 2020 quando la pandemia non era ancora scoppiata, con un trend mese vs 2021 molto positivo ma relativo ad un gennaio 2021 di fase lockdown (+62%). Di contro, la fotografia mensile scattata col confronto col gennaio 2020 inquadra una nuova battuta d’arresto nei consumi con -25,1% su gennaio 2020 e un dato degli ultimi 12 mesi a -19,9% rispetto al periodo febbraio 2019 – gennaio 2020. Se fermiamo il confronto degli ultimi 12 mesi rispetto ai 12 mesi precedenti le vendite sono cresciute invece del +31,5%. Siamo, dunque, di fronte a una situazione di criticità del retail, che dopo la fiammata dell’ultimo trimestre 2021, accusa la forte spinta inflazionistica e l’aumento del prezzo dell’energia.
Forti le differenze fra settori di attività. Il comparto abbigliamento-accessori registra una caduta di -38,5% in gennaio 2022 vs gennaio 2020 e di -24,1% negli ultimi 12 mesi rispetto a febbraio 2019-gennaio 2020. Sempre negativa anche la ristorazione a -18% nel mese di gennaio e -24,3% se confrontata a 2 anni fa.
Continua il recupero del retail non food, che chiude gennaio a +5,3% su gennaio 2020 e raggiunge pressoché la parità, -0,2%, anche nel benchmark su due anni fa (febbraio 2019-gennaio 2020). Si tratta di un comparto che, complice la pandemia, ha costretto la maggior parte degli italiani a passare maggiore tempo in casa e a un utilizzo più frequente dei canali digitali per gli acquisti.
Quanto ai canali di vendita, il travel si conferma quello più in sofferenza con -36,6% nel mese, mentre lo shopping di prossimità (aree periferiche delle metropoli e cittadine di provincia) rimane la destinazione preferita dai consumatori registrando un -12,9% nel mese. Trend negativo per i centri commerciali che chiudono gennaio a -33%, gli outlet -26,7% e le high street -30,9%. Nelle aree geografiche, sempre nel mese di gennaio 2022 vs gennaio 2020, troviamo tutti trend negativi, che confermano l’andamento generale del mercato a -25,1%. L’andamento migliore, sia pure in negativo, si registra al Centro con -23%, seguito dal Sud -23,6% e dal Nord-ovest -25,2%. Nord-est l’area peggiore -28,3%.
«Gennaio segna una battuta di arresto verso il periodo pre-pandemia – conferma Mario Maiocchi, direttore Centro studi retail Confimprese -. Il mese chiude a -25,1% e mostra la debolezza della ripresa, circoscritta all’ultimo trimestre 2021. Nel mese di gennaio è avvenuto un cambio di passo a causa dei fattori congiunturali che impattano sulle decisioni di acquisto delle famiglie e sui conti delle imprese. A incidere maggiormente sull’andamento dei consumi è il settore abbigliamento/accessori, che ha imboccato un trend preoccupante. I saldi, partiti male, non hanno fatto recuperare il terreno perso. Recrudescenza della pandemia, inflazione e caro energia impattano negativamente sulla stabilità dell’economia e gelano la propensione all’acquisto dei consumatori. Una nota positiva arriva dal retail non food, che sembra invece avere raggiunto i livelli pre-covid sia su 12 mesi rolling con -0,2% sia nel mese di gennaio con +5,3%, mostrando quindi anche una certa solidità della ripresa».
La pandemia ha comportato cambiamenti senza precedenti nelle abitudini dei consumatori che potrebbero potenzialmente continuare a evolversi e trasformarsi nel tempo.
Stefano Vittucci, consumer products and retail sector leader di EY in Italia, commenta: «Il mese di gennaio ha subito la forte ascesa dei contagi che ha influito particolarmente sulle occasioni di consumo e spesa degli Italiani. Gli ultimi 24 mesi di pandemia hanno trasformato in maniera strutturale le abitudini di consumo degli italiani, che hanno ridotto la spesa per abbigliamento e ristorazione a favore di altri beni come quelli per la casa. È infatti significativo che la spesa per quest’ultima categoria sia rimasta stabile negli ultimi due anni. Parte di questi cambiamenti rimarranno nelle abitudini di vita e di consumo anche quando l’emergenza pandemica verrà superata definitivamente, impattando di conseguenza sul tessuto territoriale dei comparti analizzati».
L’analisi delle regioni nel mese di gennaio 2022 vs gennaio 2020 rispecchia l’andamento delle aree geografiche con i trend migliori in Puglia -17,4%, e i peggiori in Veneto -30,7%. Tra le due estremità si collocano tutte le altre. A cominciare dalle regioni con perdite contenute sotto i 20 punti percentuali: Abruzzo -18% e Lazio -18,2%. Le restanti capitalizzano tutte flessioni oltre il -20%. E sono: Calabria -23,3%, Lombardia -23,8%, Friuli Venezia Giulia -24,4%, Sicilia -25,2%, Liguria e Sardegna -26,2%, Campania -26,5%, Emilia Romagna -27,2%, Umbria -27,5%, Toscana -27,6%, Trentino Alto Adige -27,8%, Piemonte -27,9%, Marche -30,4%.
Analizzando i dati delle principali città, nel mese di gennaio 2022 vs gennaio 2020, Roma registra -19% riuscendo ad attutire in parte l’impatto della pandemia che risulta invece maggiore a Milano -24% e Napoli -25%. Seguono a -29% Palermo e Venezia mentre poco distante Firenze -30% e Verona -32%. Tra le città prese in esame che rilevano i trend più negativi vi sono nell’ordine Bologna -37%, Genova -34% e Torino -37%.
Nel confronto del mese di gennaio 2022 vs gennaio 2020 le province di Novara -13%, Roma -18% e Brescia -19% risultano essere quelle con trend migliori seppur negativi. I valori invece più bassi si registrano a Bologna, che con -35% è la provincia con l’andamento più negativo, seguita da Torino e Genova entrambe a -32%. Seguono, Firenze (-32%), Padova e Verona a -31% entrambe, Caserta -30%, Udine e Palermo a -29% mentre Napoli e Venezia sono al -28%. Con valori intermedi troviamo invece Milano -24%, Bari -25%, Monza e Brianza -25%.
(ITALPRESS).

Economia

Aon, nuovo hub a Roma. Punta al segmento medie aziende per crescere

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ROMA (ITALPRESS) – “L’apertura della sede di Roma prima di tutto era un dovere nei confronti dei nostri colleghi, per dare una casa che fosse accogliente dopo la pandemia e di poter venire in ufficio per condividere l’attività lavorativa. E’ anche una casa dove accogliamo i clienti, perchè uno degli elementi distintivi della nostra azienda in Italia è quello di avere una presenza locale molto importante”. Così il Ceo Italy e Eastern Mediterranean di Aon, Andrea Parisi, nel corso della presentazione della sede del nuovo hub del gruppo a Roma a Villa Sperer. Accoglie 230 dipendenti, la seconda per numero in Italia dopo quella di Milano, che contribuisce a rafforzare la presenza in Italia. Aon, infatti, è presente in 14 regioni, con 29 sedi dislocate sul territorio. Tra il 2023 e il 2024 sono state inaugurate anche le nuove sedi di Lucca e Catania, mentre sono state rinnovate quelle di Brescia, Napoli e San Marino. “Quest’anno abbiamo in mente di chiudere oltre i 330 milioni.
Del fatturato che facciamo in Italia un terzo – ha spiegato Parisi – è fatto dai primi 150 clienti”.
“Gli altri da una serie di associazioni, come commercialisti, notai, ingegneri e diverse specialità di medici. Settori che non sono nè grandi aziende nè Pmi ma che hanno bisogno sempre più di coperture assicurative”. Inoltre “negli ultimi 9 mesi abbiamo fatto due nuove acquisizioni: una è Gi&Bi Brokers, attiva nell’agribusiness, perchè anche il mondo agricolo è molto attento ai fini assicurativi, e a fine luglio Methis Lab che si occupa della cessione del quinto, uno strumento sempre più utile nel nosro Paese e dove pensiamo ci sia la possibilità di avere una buona crescita. Stiamo valutando una serie di opportunità e credo che faremo entro la metà del prossimo anno un paio di operazioni soprattutto in aree dove non siamo così forti”.
Nell’orizzonte del piano c’è l’obiettivo di crescere di un altro 50% rispetto allo scorso anno entro il 2027. Per farlo la società punta soprattutto sulle aziende di medie dimensioni.
“Abbiamo oltre il 55% di quote di mercato nell’ambito delle large corporate e una quota crescente nel middle market. Per questo il focus è continuare ad aiutare le aziende medie a proteggersi dai rischi”.
In questa ottica, secondo Parisi un tema da attenzionare è quello del cambiamento climatico: “L’anno scorso il sistema assicurativo ha pagato in Italia 6 miliardi in più per danni a causa delle catastrofi, tanto che il governo ha decisio di renedere obbligatoria la copertura assicurativa per i rischi catastrofali per le imprese. Un segnale forte del fatto che c’è attenzione verso la necessità di rendere sempre più competitive le nostre aziende”.
Carlo Clavarino, executive chairman international business di Aon, ha sottolineato come “in 20 anni la nostra corsa è stata ecezionale sia per merito della nostra azienda, ma anche perchè il mondo è diventato sempre più a rischio per le aziende. Il nostro mestiere è tra i più richiesti, considerato quello che abbiamo vissuto negli ultimi anni, tra pandemie e rischi cyber, oltre al fatto che è cresciuta la responsabilità civile anche in Europa. Oggi le responsabilità di un imprenditore sono molto più sentite e tangibili di quelle di una volta. Abbiamo avuto un primo trimestre debole e un secondo molto più forte”.
Parlando poi della strategia del gruppo, si è soffermato sul fatto che Aon punta a rafforzarsi nel mercato dedicato alle piccole e medie imprese. In tal senso c’è stata l’acquisizione della società Nfp per 14 miliardi di dollari. “Abbiamo pensato di investire massicciamente in Nfp, società leader nel settore del middle market, settore nel quale in Usa avevamo poca presenza. Ora abbiamo la possibilità di avere una piattaforma che lavora con le società del Middle Market. Per il momento non la fondiamo all’interno del gruppo ma faremo tutte le sinergie che servono”. Il presidente esecutivo Aon Italia, Marco Dubini Daccò ha voluto evidenziare come “Aon ha una particolare attenzione per il benessere delle persone che lavorano per noi e con noi: ci teniamo che chi lavora con noi abbia una casa accogliente. L’inaugurazione di questa sede credo sia un segnale importante. Questa dev’essere considerata una seconda casa e cerchiamo di fare in modo di accogliere i clienti, che ci considerino come persone che vogliono stare vicine a loro. Cerchiamo anche di coniugare l’esperienza delle nostre persone con i più giovani. Il mio compito è quello di cercare di fare squadra e lavorare insieme per ottenere risultati straordinari e credo che stiamo andando in questa direzione”.

– Foto sito web Aon –

(ITALPRESS).

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Economia

Confimi-Confsal, primo Contratto Intersettoriale per PMI manifatturiere

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ROMA (ITALPRESS) – Confimi Industria e Confsal hanno presentato il primo Contratto Collettivo Nazionale Intersettoriale (CCNIL) dedicato al settore manifatturiero. Questo accordo rappresenta una svolta storica per le relazioni industriali, coinvolgendo numerosi comparti produttivi, tra cui tessile, chimico, plastico, gomma, alimentare e legno-arredo.
Il contratto – siglato dalle parti lo scorso 21 marzo e che esclude dalla contrattazione i settori della meccanica e dell’edilizia che Confimi Industria sottoscrive con altre associazioni sindacali – introduce una serie di innovazioni significative che definiscono nuovi standard per la gestione delle relazioni industriali rispondendo a logiche innovative già introdotte dalle principali economie manifatturiere d’ Europa e mirano a migliorare le condizioni lavorative dei propri collaboratori, sia da un punto di vista economico che relazionale.
Il nuovo CCNIL, firmato da Paolo Agnelli, presidente di Confimi Industria, Confederazione dell’industria manifatturiera e dell’impresa privata (45 mila imprese, 650 mila lavoratori, 85 miliardi di fatturato aggregato e oltre 50 sedi operative in Italia) e Angelo Raffaele Margiotta, segretario generale di Confsal, Confederazione generale dei sindacati autonomi dei lavoratori, segna una svolta anche in termini di contrattazione flessibile, confermando la struttura a due livelli, di sicurezza sui luoghi di lavoro, con un forte impegno nella prevenzione e nella formazione, sostenuta da investimenti nelle certificazioni MOG-SGSL e nella tutela legale dei preposti.
Paolo Agnelli, presidente di Confimi Industria, ha sottolineato: “Fin dalla nostra fondazione 12 anni fa il nostro obiettivo era riformare i rapporti sindacali. E uno dei modi a cui abbiamo pensato fin dal principio era quello di unificare un certo numero di contratti manifatturieri. Ci siamo riusciti, e lo abbiamo fatto con Confsal, un interlocutore che era interessato al nostro progetto. Questo contratto unifica le norme intersettoriali per le PMI manifatturiere, riducendo la frammentazione e ponendo le basi per una contrattazione di qualità e per la lotta al dumping salariale”.
Il Segretario generale di Confsal, Angelo Raffaele Margiotta, parlando del valore del rapporto dialogico tra le parti ha affermato: “Cosa rappresenta questo contratto? E’ la prova che per avere dei risultati è necessario un metodo basato sul confronto e sul dialogo costruttivo tra le parti, le quali si riconoscono nell’intento di coniugare le esigenze delle imprese con la tutela e il benessere del lavoratori, dando vita ad un nuovo modello contrattuale basato sulla qualità dei contenuti e la chiarezza espositiva. Siamo convinti che la mission specifica del sindacato è fare contrattazione, una contrattazione di qualità, che oggi proponiamo ad imprese e lavoratori attraverso questo CCNIL.”La firma di questo contratto segna una tappa fondamentale per il futuro del settore manifatturiero italiano e per il miglioramento delle condizioni lavorative, con l’obiettivo di creare un sistema industriale più equo e competitivo”.
“Ho letto il vostro contratto. Trovo fondamentale valorizzare il percorso formativo come previsto dal vostro nuovo modello contrattuale. Positivo il riferimento alla partecipazione dei lavoratori nei cda aziendali”. Così Marina Elvira Calderone, ministro del Lavoro, intervenuta ai lavori. “Guardo con molta attenzione e favore – ha spiegato – a tutto ciò che, nell’ambito delle parti sociali, possa diventare uno strumento di semplificazione e di provocazione per le evoluzioni del ruolo che devono esercitare coloro che rappresentano le istanze datoriali e sindacali”.
In risposta a quanti hanno messo in discussione nei giorni scorsi la portata del CCNIL sottoscritto da Confimi Industria e Confsal, è intervenuto rivolgendosi direttamente alle Confederazioni e alla platea di ospiti Walter Rizzetto, presidente della Commissione Lavoro della Camera dei Deputati: “Contratto pirata? I pirati erano fuorilegge allora diciamo corsaro, perchè era colui che autorizzato dal governo combatteva a fianco di esso. A me questo contratto piace, mi piace molto tutta la parte sulla partecipazione dei lavoratori, e avrete la cornice normativa a cui fare riferimento perchè la prossima settimana iniziamo ad esaminare le proposte di legge in commissione”.
Pareri positivi e di endorsement anche dall’ex Ministro del Lavoro Nunzia Catalfo che ha sottolineato come il CCNIL sia “un esempio di contrattazione di qualità, non posso che sperare che si allarghi”, e dall’ex Ministro del Lavoro Cesare Damiano: “Qui non siamo di fronte a un contratto pirata ma a un contratto di diversa impostazione. La fissazione del minimo salariale a 9 euro è rivoluzionaria, ci troviamo di fronte ad un contratto che fissa uno standard salariale minimo. Io ho studiato le norme e consiglio a tutti di farlo”.
Non è mancata la voce di alcuni ospiti in sala, tra tutti, Marco Rizzo che intervenuto sottolineato “non so se è il migliore contratto possibile ma è l’inizio di una strada perchè la CGIL, in primo luogo, non vuole di fatto il salario minimo come legge anche se lo dice, perchè perde la rappresentanza della contrattazione de facto. Qua state sfidando il sindacato concertativo da una parte e Confindustria dall’altra siete coraggiosi siete dei pirati bravi e quindi vi battete contro qualcosa di statico che farà affondare il paese”.
Scendendo nel dettaglio il Contratto Intersettoriale sottoscritto da Confimi Industria e Confsal prevede, tra le altre cose: è data la possibilità alle aziende con più di 100 collaboratori di inserire un rappresentante dei lavoratori nel Consiglio di Amministrazione così da rafforzare la partecipazione attiva dei dipendenti nelle decisioni aziendali; è introdotto il salario minimo tabellare fissato a 9 euro/h, una misura innovativa nel panorama nazionale che garantisce maggiori tutele economiche ai lavoratori che finora, anche a livello industriale, erano al di sotto di tale soglia. Valore – tra l’altro – più volte indicato da Bruxelles; settimana lavorativa di 4 giorni: sarà possibile distribuire l’orario di lavoro settimanale, fissato a 36 ore, su 4 giorni lavorativi, mantenendo il salario invariato. Misura pensata con il duplice scopo di supportare i collaboratori nel work life balance e nel permettere alle aziende dalla produzione “stagionale” di organizzare al meglio i flussi di lavoro; la promozione della “capacità” con formule di incentivazione e diffusione di premi di risultato che riconosce la maggiore qualificazione del dipendente. Una formula meritocratica che supera le rigidità legati ai livelli finora in uso; la semplificazione: il contratto si compone infatti di una parte generale e trasversale a tutti i settori della manifattura e una speciale che affronta in maniera puntuale – lì dove presenti – le tipicità dei settori produttivi coinvolti. Un’opera di semplificazione di estremo supporto anche agli ordini professionali in supporto delle imprese.

– foto ufficio stampa Confimi Industria –

(ITALPRESS).

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Economia

Panetta “Colmare gap Sud con politiche di sviluppo adeguate”

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CATANIA (ITALPRESS) – “Da decenni, il PIL pro capite del Sud Italia è poco più della metà di quello del Centro-Nord, consolidando disuguaglianze e rallentando la crescita del Paese. Colmare questo divario richiede politiche di sviluppo, non semplici misure redistributive. La crisi economica ha colpito duramente il Mezzogiorno, ma tra il 2019 e il 2023 la regione ha mostrato segnali di ripresa, con una crescita del 3,7% e una riduzione significativa della disoccupazione”. Lo ha detto il governatore della Banca d’Italia, Fabio Panetta, a Catania per parlare di sviluppo nel Sud Italia in occasione dell’appuntamento itinerante “Il Polso dell’Economia – Il Mezzogiorno”, sottolineando come dalla crisi attuale possano nascere comunque opportunità per il Mezzogiorno, favorite proprio dalla posizione a Sud d’Europa. A patto, però, di trovare una soluzione ad alcuni nodi irrisolti. “L’attuale instabilità geopolitica può favorire il Sud, grazie alla sua stabilità e vicinanza ai centri economici europei. Tuttavia, per attrarre capitali e valorizzare le risorse locali, serve migliorare il contesto produttivo e rafforzare la legalità. L’esodo dei giovani evidenzia la necessità di un ambiente che valorizzi i talenti e di una visione strategica a lungo termine” ha evidenziato, spostanto poi l’attenzione sul tema della crisi idrica e delle infrastrutture: “Vanno privilegiati gli interventi infrastrutturali per accrescere la capacità produttiva. Per esempio quelli per contrastare la crisi idrica e rafforzare la rete elettrica, per sfruttare il vantaggio comparato nella produzione di energie rinnovabili. Vanno inoltre migliorati i collegamenti potenziando il sistema portuale e aeroportuale e le reti stradali e ferroviarie”.
Ad anticipare il discorso di Panetta è stato l’intervento del direttore della filiale di Catania della Banca d’Italia, Gennaro Gigante: “L’intervento del governatore è basilare, significativo, su una tematica di sviluppo che ha tantissime soluzioni. Queste devono essere messe all’attenzione di chi deve fare delle scelte. Il nostro è un momento di scelta. Occorre scegliere e non lasciare che le cose procedano senza una strategia. Il nostro territorio sta vivendo una possibile crescita e tramite molti settori, uno è quello infrastrutturale, necessario a risalire il gap con il Centro-Nord nord. Di occasioni ce ne sono tante, serve cogliere”. “E” ragione di grande orgoglio per la nostra città ospitare un momento di confronto in cui dobbiamo metterci in discussione tutti – ha aggiunto il sindaco della Città metropolitana di Catania Enrico Trantino -. Dobbiamo abbandonare le rendite di posizione che hanno fossilizzato il dibattito e cominciare a pensare a cosa ci consente di realizzare il miglior tiro possibile (Trantino utilizza una metafora calcistica ndr). Negli ultimi anni ci siamo poco spesi nell’adempimento dei nostri doveri. Abbiamo bisogno di spingere sull’acceleratore attraverso il PNRR ed Fsc, Po Fesr e tutte gli altre fondi a disposizione per gli investimenti. Dobbiamo essere concentrati e proattivi verso una progettualità che deve diventare fatto e rendere i nostri figli orgogliosi di essere catanesi, siciliani e meridionali”, ha concluso Trantino.

– Foto xo5/Italpress –

(ITALPRESS).

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