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Cronaca

Rai, Curran (Ebu) “Ratificare quanto prima la nomina di Simona Agnes”

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ROMA (ITALPRESS) – Il direttore dell’Ebu (European Broadcasting Union), Noel Curran, scrive alla presidente della Commissione di Vigilanza Rai, Barbara Floridia, per sollecitarla a ratificare “quanto prima” la nomina di Simona Agnes, candidata dal Cda Rai alla presidenza della Rai lo scorso ottobre e membro del consiglio esecutivo Ebu.
“La sua nomina è stata approvata dalla nostra Assemblea generale – evidenzia Curran in un’intervista al Messaggero – e questa scelta rappresenta un riconoscimento del ruolo chiave della Rai e della vasta esperienza della dottoressa Agnes, della sua dedizione al servizio pubblico e del suo potenziale ruolo di garanzia dei valori della Rai. L’Assemblea generale ha riposto la sua fiducia in lei come membro del consiglio esecutivo”.
L’Ebu è la principale associazione mondiale dei media di servizio pubblico.
“Pur rispettando l’autonomia delle istituzioni italiane, esortiamo la Commissione parlamentare di Vigilanza a concludere quanto prima il processo di ratifica della presidente. Passo essenziale, questo, per garantire continuità, stabilità e un’efficace pianificazione a lungo termine per la Rai e il suo pubblico”, sottolinea Curran, per il quale “l’attuale incertezza sta danneggiando la televisione pubblica del Paese e la sua posizione sulla scena europea. E’ importante che le strutture di governance dei nostri membri sostengano stabilità, indipendenza e una pianificazione a lungo termine”.

– Foto IPA Agency –

(ITALPRESS).

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Cronaca

TG NEWS ITALPRESS – 11 FEBBRAIO 2025

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I fatti del giorno: Abusi nelle carceri russe, Zelensky “Possibili scambi di territori” – Francesco ai Vescovi Usa “Deportare le persone lede dignità” – Intelligenza artificiale, piano dell’Ue da 200 miliardi – Caso Almasri, da opposizioni mozione sfiducia contro Nordio – Grosso incendio in azienda lavorazione carni a Reggio Emilia – Blitz antimafia a Palermo, centinaia di arresti – Via al Festival di Sanremo di Conti con ospite Jovanotti – I capolavori di Edvard Munch in mostra a Roma – Previsioni 3B Meteo 12 Febbraio.

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Cronaca

Gasperini “Bruges ha intensità, dovremo essere bravi”

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BRUGES (BELGIO) (ITALPRESS) – “Il Bruges è un avversario che abbiamo già avuto modo di vedere visto che hanno giocato contro Juventus e Milan, sarà una partita di Champions, si giocherà sui 180 minuti. Non assomiglia ad avversari che abbiamo affrontato recentemente, ogni squadra ha le sue tipicità, è una squadra che anche nell’ultima partita col Manchester ha tenuto molto bene il campo, è giovane e ha grande intensità”. Gian Piero Gasperini non si fida della formazione belga, che domani ospiterà l’Atalanta nell’andata dei play-off di Champions. “Loro, come tutte le squadre che giocano la Champions, sono abituati a vincere nei rispettivi campionati – ha dichiarato ai microfoni di Sky Sport -. Queste squadre attaccano con tanti uomini, sul piano atletico riescono a giocare con tanta intensità, quando pensi di avere un pò la supremazia loro non rinunciano mai, giocano sempre, non ci sono mai cali. Dovremo essere bravi”. La Dea ha accarezzato la possibilità di entrare direttamente agli ottavi e alla fine è stata la prima delle escluse. “Siamo arrivati noni in questa classifica, abbiamo fatto un buon percorso, credo che giocare la Champions sia sempre una grande emozione, giochiamo sempre delle partite che poi ci portiamo in campionato. Il rischio è di avere infortuni, è un fatto che stiamo patendo adesso, ma è l’unico rischio, per noi è sempre positivo giocare la Champions”. Per Gasperini “le partite in Europa è più quello che aggiungono che quello che tolgono, le esperienze che ti fai è più alta delle cose negative e delle difficoltà. Giochiamo tanto, in dieci giorni è la quarta partita, e sono state tutte partite di alto livello”.
– foto Ipa Agency –
(ITALPRESS).

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Cronaca

Sanremo, Noa e Mira Awad “Pace, musica e dialogo oltre il conflitto”

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SANREMO (ITALPRESS) – “Quando piango, piango per entrambi i nostri popoli. Il mio dolore non ha nome”, intonano Noa e Mira Awad a cappella. E’ un verso di “There must be another way”, la canzone simbolica che cantarono in ebraico, arabo e inglese, all’Eurovision 2009 in cui, insieme, rappresentavano Israele. Stasera, di nuovo insieme, al Festival di Sanremo con la forza della loro musica e della loro amicizia che dura da oltre 25 anni, porteranno un messaggio di pace e convivenza. “L’idea della nostra presenza qui è nata da Carlo Conti e dalla squadra di Sanremo”, spiega Noa. “Siamo state entusiaste di ricevere l’invito, perchè il Festival è un evento straordinario e ha sempre dato spazio alla musica come strumento di dialogo». Mira Awad, dichiaratasi “più scettica”, ha riflettuto prima di accettare: “Mi sono chiesta se fosse il momento giusto per una collaborazione, ma ogni volta che decidiamo di farlo, capisco quanto sia importante. Nonostante la realtà infernale che viviamo, vogliamo essere la voce della pace”. Noa e Mira, hanno raccontato, vivono due realtà diverse. “Io sono israeliana ebrea e vivo in Israele”, racconta Noa. “I miei figli, per legge, devono servire nell’esercito. Mio figlio l’ha già fatto, mia figlia è ancora in servizio. Non è qualcosa che auguro a nessuno, vorrei che non fosse necessario”.
Mira Awad, cittadina israeliana di origine palestinese, vive a Londra e porta con sè il peso della storia della sua famiglia: “Mio padre fu espulso nel 1948 e divenne rifugiato a soli 12 anni. Siamo stati fortunati a poter tornare a casa, ma oggi vedo ciò che accade a Gaza e non posso accettarlo. Non si può pensare di risolvere un conflitto deportando milioni di persone. Dobbiamo trovare un altro modo”. Entrambe concordano sulla necessità di superare la logica del “noi contro loro” e criticano la narrazione polarizzata che domina il dibattito pubblico. “Viviamo in un’epoca in cui gli estremi diventano virali, mentre le idee complesse vengono scartate”, osserva l’artista palestinese. “Il discorso globale è morto con i titoli sensazionalistici e i post che devono diventare virali – continua Awad -. Gli algoritmi amano le posizioni estreme, mentre le idee complesse vengono scartate perchè sono ‘noiosè e richiedono troppo tempo per essere spiegate. Ma i problemi umani hanno bisogno di dibattiti lunghi, di adulti nella stanza che siano in grado di trattenere le loro emozioni e trovare soluzioni che richiedono tempo e molte fasi”. “La situazione sul terreno da quando sono intervenuti gli Stati Uniti è a dir poco inquietante ed è anche una grande confusione per noi israeliani, perchè abbiamo cominciato a vedere gli ostaggi tornare a casa da quando Trump è diventato Presidente degli Stati Uniti. Allora ci siamo detti che forse serviva un folle per risolvere una situazione folle – ha detto Noa -. Pazzia più pazzia magari poteva portare alla soluzione. Ma poi Trump è tornato ad essere Trump e ha cominciato a parlare di 2 milioni di palestinesi da trasferire, anzi ho addirittura un’idea da suggerirgli, dal momento che in Florida so che c’è tanto spazio, potrebbe portarli lì i palestinesi, far costruire per loro degli hotel, dei campi da golf, d’altronde la popolazione sta invecchiando, i palestinesi invece sono molto giovani in media. Voglio specificare che questa è una battuta cinica, se non si fosse capito». Le due artiste hanno anche parlato dei loro progetti futuri. Noa sta lavorando a un nuovo album, The Giver, ispirato alle emozioni vissute dopo il 7 ottobre: “Non è un manifesto politico, ma un viaggio nella mia umanità”, spiega. Tra i brani, uno realizzato in collaborazione con Mira Awad, rielabora il controverso slogan From the river to the sea: “Nella nostra versione diciamo che dal fiume al mare tutti i bambini saranno liberi”. Mira Awad sta creando una residenza per artisti attivisti, dove israeliani e palestinesi possano incontrarsi e collaborare: “Molti artisti lavorano per la pace, ma spesso si sentono soli e vulnerabili. Voglio dar loro un luogo dove sentirsi accolti e supportati”. A settembre, poi, le due artiste saranno insieme a Firenze per il festival Re-Imagine, tre giorni di musica, incontri e dialoghi su pace, fede e ambiente. «Il nostro compito non è solo cantare, ma costruire ponti», concludono. «E continueremo a farlo, ovunque potremo».
-foto Ipa Agency-
(ITALPRESS)

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