NUOVE DROGHE, ALLA MAUGERI REPARTO DEDICATO
Ogni giorno una sfida contro l’ignoto. Il Centro Antiveleni della Maugeri di Pavia è in prima linea per fronteggiare l’emergenza delle nuove droghe sintetiche, rispondendo a centinaia di richieste di consulenza e collaborando con le forze dell’ordine per mappare il mercato degli stupefacenti. Il problema principale? Curare chi è intossicato da sostanze sconosciute.
"Un’emergenza di salute pubblica ancora senza risposte", avverte il direttore Carlo Locatelli. Ogni anno il centro segnala circa 300 nuovi casi di intossicazione da droghe emergenti, spesso sfuggenti ai normali test. Le nuove sostanze psicoattive, oltre 1.050 già catalogate, si diffondono a ritmi impressionanti, con 50-100 molecole inedite introdotte ogni anno tra Stati Uniti, Canada ed Europa.
Effetti devastanti: dai cannabinoidi sintetici, fino a 400 volte più potenti della marijuana, ai catinoni, sostituti della cocaina difficili da rilevare nei test. E ancora: ketamina e derivati, fenetilamine allucinogene e sostanze usate nel chemsex. La sfida è duplice: individuare le droghe e curarne gli effetti neurotossici.
Alla Maugeri si apre un reparto innovativo per la diagnosi, la cura e il recupero dei pazienti più giovani colpiti da queste sostanze. Il progetto, finanziato con 2,1 milioni di euro, prevede 4-6 posti letto per accogliere i casi più gravi. L’obiettivo: curare e riparare i danni al sistema nervoso, anche con tecniche di imaging avanzato.
L’allarme sui giovani è sempre più urgente. Il 50% delle intossicazioni gravi riguarda ragazzi tra i 16 e i 24 anni, mentre un 3% colpisce persino adolescenti sotto i 16 anni e bambini. Il caso più giovane? Un bambino di 10 anni. L’emergenza è reale e richiede risposte immediate.
GARLASCO, DELITTO DI CHIARA POGGI, RIAPERTO IL CASO DOPO 18 ANNI
Diciotto anni dopo il brutale omicidio di Chiara Poggi, la procura di Pavia riapre le indagini, mettendo sotto inchiesta Andrea Sempio, amico del fratello della vittima. Il DNA ritrovato sulle mani di Chiara non appartiene ad Alberto Stasi, condannato nel 2015 e in carcere da dieci anni, ma sarebbe compatibile con quello di Sempio, oggi 37enne. Un dettaglio che potrebbe portare a un clamoroso ribaltamento della verità giudiziaria accertata finora.
Le indagini, condotte dai carabinieri del Nucleo Investigativo di Milano su delega della procura, puntano a verificare se il giovane possa essere coinvolto nel delitto. Il 13 marzo Sempio dovrà sottoporsi all’esame salivare per il prelievo forzato del DNA, dopo essersi rifiutato di farlo volontariamente. Una svolta che riapre interrogativi mai del tutto sopiti e che potrebbe portare alla revisione del processo di Stasi.
La Cassazione ha autorizzato la riapertura del fascicolo dopo che nuovi esami genetici hanno dimostrato l’utilizzabilità del materiale biologico trovato sul corpo di Chiara. Gli inquirenti ritengono che il profilo genetico isolato sia idoneo a fini giuridici, contestando la precedente archiviazione del 2017. Il nome di Sempio era già emerso anni fa, ma l’inchiesta si era arenata. Ora, però, la stessa procura che lo escluse inizialmente lo indaga formalmente per concorso in omicidio con Stasi o con un altro soggetto ignoto.
Se l’ipotesi accusatoria venisse confermata, il caso potrebbe riscrivere la storia del delitto di Garlasco: un assassino rimasto in libertà per quasi due decenni e un uomo, Alberto Stasi, ingiustamente detenuto? Intanto la famiglia Poggi mantiene il silenzio. La madre di Chiara, contattata dai media, ha commentato con poche parole: «Non abbiamo nulla da dire. Lo abbiamo saputo dal Tg… e non abbiamo nulla da dire». Un breve messaggio che trasmette tutto il dolore e lo sconcerto di una vicenda che continua a tormentare la memoria della giovane vittima.
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