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Economia

Il valore dell’economia sommersa sale a 198 miliardi

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ROMA (ITALPRESS) – Nel 2023 il valore dell’economia non osservata cresce di 15,1 miliardi, segnando un aumento del 7,5% rispetto al 2022 (+7,2% la crescita del Pil corrente). L’economia sommersa (ovvero al netto delle attività illegali) si attesta a poco meno di 198 miliardi di euro, in crescita di 14,9 miliardi rispetto all’anno precedente, mentre le attività illegali sfiorano i 20 miliardi. Le unità di lavoro irregolari sono 3 milioni 132mila, in crescita di oltre 145 mila unità rispetto al 2022. Lo rende noto l’Istat. Nel 2023 il valore dell’economia non osservata cresce di 15,1 miliardi, segnando un aumento del 7,5% rispetto al 2022 (+7,2% la crescita del Pil corrente). L’economia sommersa (ovvero al netto delle attività illegali) si attesta a poco meno di 198 miliardi di euro, in crescita di 14,9 miliardi rispetto all’anno precedente, mentre le attività illegali sfiorano i 20 miliardi. Le unità di lavoro irregolari sono 3 milioni 132mila, in crescita di oltre 145 mila unità rispetto al 2022. Le principali componenti dell’economia sommersa sono costituite dal valore aggiunto occultato tramite comunicazioni intenzionalmente errate del fatturato e/o dei costi (sotto-dichiarazione) o generato attraverso l’impiego di lavoro irregolare. Ad esso si aggiunge il valore dei fitti non dichiarati, delle mance e un’ulteriore integrazione che emerge dalla riconciliazione fra le stime degli aggregati dell’offerta e della domanda.

Quest’ultima contiene, in proporzione non identificabile, effetti collegabili a fenomeni di carattere puramente statistico ed elementi ascrivibili a componenti del sommerso non completamente colte attraverso le consuete procedure di stima. L’economia illegale include sia le attività di produzione di beni e servizi la cui vendita, distribuzione o possesso sono proibiti dalla legge, sia quelle che, pur essendo legali, sono svolte da operatori non autorizzati. In accordo con i regolamenti comunitari, le attività illegali incluse nel Pil dei Paesi Ue sono la produzione e il commercio di stupefacenti, i servizi di prostituzione e il contrabbando di tabacco. Nel 2023 il valore aggiunto generato dall’economia non osservata, ovvero dalla somma di economia sommersa e attività illegali, si è attestato a 217,5 miliardi di euro, con una crescita del 7,5% rispetto all’anno precedente (quando era 202,4 miliardi). L’incidenza dell’economia non osservata sul Pil, cresciuto a prezzi correnti del 7,2%, è lievemente aumentata al 10,2%, dal 10,1% del 2022. La dinamica complessiva dell’economia non osservata è stata guidata dalla crescita delle sue principali componenti. Rispetto all’anno precedente, il valore aggiunto dovuto alla sotto-dichiarazione ha registrato un incremento del 6,6% (pari a +6,7 miliardi di euro), mentre quello generato da lavoro irregolare ha segnato una crescita dell’11,3% (corrispondenti a +7,8 miliardi). Contenuto, invece, il contributo delle altre componenti del sommerso: mance e fitti non dichiarati hanno registrato un aumento del 3,8% (pari a +0,5 miliardi) rispetto al 2022, mentre le attività illegali sono aumentate dell’1,0% (circa +0,2 miliardi).

La dinamica più sostenuta del valore aggiunto da lavoro irregolare rispetto alle altre componenti ha determinato una lieve ricomposizione del loro peso relativo all’interno del complesso dell’economia non osservata. In particolare, l’incidenza del valore aggiunto da lavoro irregolare si è portata al 35,5%, raggiungendo quanto osservato nel 2021 (35,6%) e recuperando 1,2 punti percentuali rispetto al 2022 (34,3%). Di converso, il peso del valore aggiunto da sotto-dichiarazione è sceso nel 2023 al 49,7% dal 50,1% del 2022 (era 49,3% nel 2021). Le altre componenti del sommerso hanno contribuito per il 5,6% al complesso dell’economia non osservata (5,8% nel 2022 e 5,2% nel 2021). Continua, infine, il progressivo ridimensionamento dell’impatto dell’economia illegale. Nel 2023 si è attestata al 9,2%, 1,3 punti percentuali al di sotto del livello del 2020 (quando era al 10,5%), 0,6 punti in meno di quanto registrato nel 2022 (quando era pari al 9,8%). Nel complesso, i settori dove il peso del sommerso economico è maggiore sono gli Altri servizi alle persone, dove esso costituisce il 32,4% del valore aggiunto del comparto, il Commercio, trasporti, alloggio e ristorazione (18,8%) e le Costruzioni (16,5%). Si osserva invece un’incidenza minore per gli Altri servizi alle imprese (5,5%), la Produzione di beni d’investimento (4,3%) e la Produzione di beni intermedi (1,6%).

La tendenza a un lieve aumento dell’incidenza del sommerso sul totale del valore aggiunto (al 10,3% nel 2023, dopo il 10,2% del 2022 e il 10,1% del 2021) è il risultato di dinamiche settoriali eterogenee. Da un lato, è confermata la contrazione del sommerso in alcuni settori chiave, come Costruzioni (dove l’incidenza del sommerso è diminuita di 1,1 punti percentuali nel 2023, dopo essere calata di 0,6 punti nel 2022) e Agricoltura (-0,4 punti percentuali nel 2023 e -1,0 punti nel 2022). D’altra parte, si è riscontrato un aumento del suo impatto per gli Altri servizi alle persone (+2,3 punti percentuali), gli Altri Servizi alle imprese e Commercio, trasporti, alloggio e ristorazione (+0,2 punti per entrambi). Il contributo della sotto-dichiarazione all’attività produttiva ha un ruolo significativo per gli Altri servizi alle persone (12,2% del valore aggiunto del settore), il Commercio, trasporti, alloggio e ristorazione (11,1%), le Costruzioni (10,3%) e i Servizi professionali (10,0%). Il fenomeno risulta invece meno rilevante per la Produzione di beni di investimento (3,0%), l’Istruzione, sanità e assistenza sociale (2,9%), gli Altri servizi alle imprese (2,6%) e la Produzione di beni intermedi, energia e rifiuti (0,6%). Il valore aggiunto generato dall’impiego di lavoro irregolare presenta una maggiore incidenza negli Altri servizi alle persone (19,7% del valore aggiunto del settore), anche per l’inclusione del lavoro domestico. Al contrario, il fenomeno risulta limitato nei comparti industriali (con un impatto compreso tra lo 0,9% e il 2,8%) e negli Altri servizi alle imprese (1,6%). In Agricoltura, infine, il valore aggiunto sommerso, connesso esclusivamente alla componente di lavoro irregolare, è pari al 14,9% del totale del comparto.

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Nel 2023 le attività illegali hanno generato un valore aggiunto pari a 20 miliardi di euro, corrispondenti allo 0,9% del Pil; tale valore include l’indotto, ossia la valutazione dei beni e servizi legali utilizzati nei processi produttivi illegali. Nel 2023 si è registrata una crescita dell’1% (pari a +0,2 miliardi di euro) del valore aggiunto generato dalle attività illegali. I consumi finali di beni e servizi illegali sono rimasti sostanzialmente invariati, attestandosi a 22,7 miliardi di euro (corrispondenti all’1,8% del valore complessivo della spesa per consumi finali). Con riferimento al periodo 2020-2023, le attività illegali hanno mostrato un aumento di 2,4 miliardi di valore aggiunto e di 2,8 miliardi di spesa per consumi finali, con una crescita media annua, rispettivamente, del 4,4% e del 4,5%.

– foto screenshot Istat –

(ITALPRESS).

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Economia

Stellantis, Filosa incontra i sindacati “Italia al centro della nostra visione strategica, regole europee vanno riviste”

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TORINO (ITALPRESS) – “Serve rivedere la regolamentazione europea, che non tiene in debito conto la realtà del mercato e del contesto industriale. Questo è un obiettivo collettivo: stiamo lavorando intensamente con l’Acea e direttamente con la Commissione europea. Ma per fare tutto questo abbiamo bisogno del supporto di tutti gli stakeholder e in particolare delle organizzazioni sindacali di tutte le aree in cui operiamo, a partire da voi qui in Italia dove abbiamo un grande piano che si chiama Piano Italia”. Così il Ceo di Stellantis, Antonio Filosa, durante l’incontro in corso nello stabilimento Mirafiori di Torino con le organizzazioni sindacali.

“Avere imposto obiettivi così stringenti in un così breve lasso di tempo, ha spiazzato sia la domanda che l’offerta”, ha aggiunto. “Dobbiamo cambiare le regole per riuscire a offrire ai nostri clienti l’intera gamma di veicoli che desiderano e che possono acquistare: solo così sarà possibile rilanciare la produzione. Per raggiungere questo obiettivo bisogna aprire al concetto di neutralità tecnologica, servono misure che incoraggino il rinnovo del parco auto, bisogna sostenere il segmento delle piccole auto e rivedere i target imposti sui veicoli commerciali, che non sono raggiungibili”, ha sottolineato Filosa.

“ITALIA AL CENTRO DELLA NOSTRA VISIONE STRATEGICA”

“Oggi con voi voglio ribadire con fermezza il nostro impegno nei confronti dell’Italia, un Paese al centro della nostra visione strategica. Il Piano Italia è solido e confermato. Sta rispettando le tempistiche annunciate: lo dimostrano i prossimi lanci della Fiat 500 ibrida, la cui produzione inizierà a novembre a Mirafiori, e della nuova Jeep Compass che inizieremo a produrre nelle prossime settimane a Melfi”.

“FAREMO 400 ASSUNZIONI A MIRAFIORI PER 500 IBRIDA”

“Oggi ho anche il piacere di comunicarvi un’importante novità: faremo 400 assunzioni per lo stabilimento di Mirafiori per sostenere lo sviluppo produttivo della nuova Fiat 500 ibrida, con l’avvio del secondo turno a partire dal mese di febbraio del prossimo anno. Queste si aggiungono a quelle già fatte nei mesi scorsi nell’ingegneria di Mirafiori e ad Atessa. Non è abbastanza, ma è tutto quello che potevamo fare considerato il contesto. È per questo che dobbiamo risolvere insieme il problema della regolamentazione”.

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“ENTRO FINE ANNO DECISIONE SU GIGAFACTORY TERMOLI”

“Per la Gigafactory di Termoli, ACC sta ancora valutando i suoi piani di investimento per l’Italia con l’obiettivo di prendere una decisione entro la fine di quest’anno. Abbiamo un progetto in corso per le trasmissioni, l’obiettivo è sempre quello di proteggere i nostri dipendenti”

“NUOVA OFFERTA STELVIO/GIULIA PER FUTURO CASSINO”

“Abbiamo sempre uno sguardo rivolto alla realtà del mercato. Se guardiamo ad esempio a Cassino, come già sapete abbiamo deciso di riprogrammare il lancio della nuova Stelvio/Giulia, basata sulla piattaforma S-Large. Questo progetto prevedeva una offerta esclusivamente elettrica, mentre stiamo lavorando per avere un’offerta multi-energia. E lo stiamo facendo proprio per assicurare un futuro stabile all’impianto”.

– Foto ufficio stampa Stellantis –
(ITALPRESS).

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Economia

Imprese, il terzo trimestre 2025 chiude con 17 mila attività in più: le Società di capitali il motore della crescita

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ROMA (ITALPRESS) – Il sistema imprenditoriale italiano mostra un rafforzamento della sua vitalità nel trimestre estivo 2025. Tra luglio e settembre, il Registro delle imprese delle Camere di Commercio – in base all’analisi trimestrale Movimprese condotta da Unioncamere e InfoCamere – ha registrato un saldo positivo di 16.920 attività economiche, risultato della differenza fra 61.257 nuove iscrizioni e 44.337 cessazioni di attività esistenti. Tutti i dati sono disponibili all’indirizzo https://www.infocamere.it/movimprese.

Al saldo corrisponde un tasso di crescita nazionale dello 0,29%, in aumento rispetto allo 0,26% registrato nello stesso periodo del 2024. La dinamica complessiva continua a riflettere una crescita trainata soprattutto dalle imprese costituite in tipologie societarie (che determinano l’86% della crescita) e da quelle operanti nei settori dei servizi (che, prese insieme, valgono l’80% dell’incremento del trimestre), mentre persistono le difficoltà tra le imprese costituite in forma individuale e tra quelle dei comparti storicamente più rilevanti come le attività manifatturiere, il commercio e l’agricoltura.

Il motore della crescita rimane rappresentato dalle Società di capitali, che in questo trimestre hanno generato la quasi totalità dell’incremento dello stock. Con 14.548 unità in più e un tasso di crescita dello 0,75% (in lieve miglioramento rispetto allo 0,72% del 2024), questa forma giuridica si conferma la scelta privilegiata dai neo-imprenditori. Segnali di ripresa si notano anche tra le imprese individuali, che, pur continuando ad attrarre il maggior numero di nuove iscrizioni (il 57% di tutte le nuove imprese), hanno contribuito al saldo con sole 3.507 unità in più pari ad un tasso di crescita di +0,12% nel trimestre. Le Società di persone continuano invece la loro fase di declino, registrando un saldo negativo di -1.370 unità, con un tasso di crescita di -0,17%. Analizzando la dinamica settoriale, dall’analisi del trimestre estivo emergono differenze marcate. L’incremento maggiore in termini percentuali si osserva nelle Attività finanziarie e assicurative, che guidano la classifica con un robusto tasso di crescita dell’1,56%, seguite dalla Fornitura di energia elettrica, gas, vapore e aria condizionata (+1,43%) e dall’Istruzione (+1,06%).

In forte espansione si collocano anche le attività legate a Noleggio, agenzie di viaggio e servizi di supporto alle imprese (+0,81%) e il comparto del Trasporto e magazzinaggio (+0,70%). Si conferma invece la sostanziale stagnazione per i settori tradizionali come il Commercio e le Attività manifatturiere, entrambi con una variazione percentuale prossima allo zero (-0,03%). Il settore delle Costruzioni, invece, è quello che garantisce il contributo più elevato in termini assoluti, chiudendo il trimestre con un saldo di 3.317 imprese in più. Seguono le attività di alloggio e ristorazione (2.797 imprese in più) e quelle professionali, scientifiche e tecniche (+2.489). Una nota positiva giunge dal comparto artigiano che inverte la tendenza negativa degli anni precedenti e si mostra in ripresa. Il saldo del III trimestre 2025 si attesta a 1.888 unità in più, con un tasso di crescita dello 0,15%. Questo valore rappresenta un netto balzo in avanti rispetto al +0,09% registrato nello stesso periodo del 2024. La ripresa artigiana è trainata principalmente dal settore delle Costruzioni (+1.224 unità, +0,25%) mentre persistono le difficoltà delle attività manifatturiere (-707 imprese).

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A livello territoriale la crescita appare diffusa, con tutte le macro-aree in attivo. Il Centro è l’area più dinamica per tasso di crescita (+0,35%) corrispondente al secondo miglior saldo in valore assoluto (+4.221 imprese). La circoscrizione Sud e Isole ha registrato il saldo assoluto più consistente con 6.202 imprese in più nel trimestre e un tasso di crescita dello 0,31%, grazie, in particolare, alla performance della Sicilia (+0,45%). Il Lazio si distingue come la regione con il tasso di crescita più elevato (+0,49%), mentre la Lombardia si conferma leader in termini assoluti, con un saldo di 3.330 imprese in più. Tra le province, spiccano per tasso di crescita Ragusa (+0,67%), Roma (+0,57%) e Milano (+0,55%).

– Foto di repertorio –

(ITALPRESS).

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Economia

Confindustria “La manovra non avrà impatto sul Pil, migliorano i consumi”

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ROMA (ITALPRESS) – “Il Governo conferma un deficit in calo a 2,8% nel 2026 e 2,6% nel 2027, quindi l’uscita dell’Italia dalla procedura per disavanzi eccessivi già il prossimo anno. La manovra per il 2026 di circa 18 miliardi sarà quasi a saldo zero e, secondo il Governo, non avrà impatto sul Pil. Gli interventi saranno focalizzati su: taglio aliquote Irpef, sanità, investimenti, politiche per la famiglia”. Lo rileva il Centro studi Confindustria nella congiuntura flash di ottobre, secondo cui inoltre “dopo un ottimo 2° trimestre (+1,6%), gli indicatori confermano la fase positiva nel 3°.

A settembre aumenta la fiducia dei produttori di beni strumentali, specie le attese su ordini e produzione. Si attenua invece la fiducia nelle costruzioni, per i giudizi negativi sugli ordini, anche se i piani di costruzione recuperano. Il minor costo del credito sostiene i prestiti (+1,2% annuo in agosto)”. Confindustria vede comunque i consumi in miglioramento.

“Nel 2° trimestre il reddito reale totale delle famiglie è cresciuto (+0,3%), ma l’aumento del tasso di risparmio (al 9,5%), legato all’incertezza, ha frenato la spesa. Sembra meglio il 3°: l’occupazione registra una pausa in agosto, come le vendite al dettaglio, ma per entrambe la variazione acquisita trimestrale è positiva (+0,1% e +0,3%); a settembre la fiducia delle famiglie recupera in parte (96,8 da 96,2) e le vendite di autoveicoli tornano infine a crescere in termini annui (+0,4%)”.

Per il 3° trimestre gli indicatori sui servizi sono misti ma restano i dubbi per l’industria. “In agosto la produzione è scivolata in Italia (-2,4%), dopo il +0,4% di luglio, portando la variazione acquisita per il 3° trimestre a -1,4%; erano positivi i dati nella prima metà dell’anno (+0,3% a trimestre). RTT ha anticipato il saliscendi di luglio-agosto, in termini di fatturato, e l’indagine CSC suggerisce già a settembre un recupero. Che è avallato dalla fiducia delle imprese industriali stabilizzata, grazie a ordini meno negativi; meno dal PMI, di poco in area recessiva (49,0)”.

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– Foto IPA Agency –

(ITALPRESS).

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