Economia
Unipol, nel nuovo piano strategico utile cumulato a 2,3 miliardi
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3 anni fa-
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Redazione
Il Cda di Unipol ha approvato il Piano Strategico per il triennio 2022-2024 “Opening New Ways” e i risultati consolidati al 31 marzo. Attraverso “Opening New Ways”, il Gruppo Unipol ha l’obiettivo di “aprire nuove strade” negli ecosistemi Mobility, Welfare e Property e nella Bancassicurazione. target finanziari del triennio 2022-2024, in rialzo rispetto a quelli del precedente Piano Strategico, prevedono un utile cumulato pari a 2,3 miliardi e dividendi cumulati pari a 750 milioni. A livello industriale il Gruppo Unipol si pone gli obiettivi, anch’essi in crescita rispetto al Piano 2019-21, di una raccolta nel comparto Danni pari a 8,9 miliardi (+1,1 miliardi rispetto al 2021), di cui 1 miliardo nel comparto Salute, un combined ratio Danni pari al 92,6% (-2,7% rispetto al 2021) e una raccolta nel comparto Vita a 5,8 miliardi (+400 milioni rispetto al 2021). Il Piano si articola su cinque direttrici strategiche che fanno leva sugli asset distintivi. Nel segmento Auto, in un contesto competitivo sfidante, il Gruppo Unipol si pone l’obiettivo di raggiungere un Combined Ratio pari al 93,9% nel 2024, in miglioramento di circa 1,4 punti percentuali rispetto al 2021. Nel segmento Non Auto, l’obiettivo del Gruppo è raggiungere un Combined Ratio pari all’85,9% nel 2024, in miglioramento di circa 3 punti percentuali rispetto al 2021. L’obiettivo di UnipolSai è raggiungere nel 2024 una raccolta pari a 7,2 miliardi nel comparto Danni (+500 milioni rispetto al 2021). Il Gruppo, inoltre, si pone l’obiettivo di trasformare la value proposition in un’offerta di prodotti e servizi sempre più in linea con le esigenze della clientela, attraverso una piattaforma che sviluppa l’offerta assicurativa in maniera totalmente omnicanale. Nel segmento Salute il Gruppo Unipol rafforzerà la propria leadership attraverso l’innovazione nei modelli di offerta e distributivi, raggiungendo una raccolta premi pari a 1 miliardo (+300 milioni rispetto al 2021) e un Combined Ratio pari al 90,4% nel 2024, in miglioramento di circa 6,1 punti percentuali rispetto al 2021. Si prevede un’evoluzione della value proposition Vita, con l’obiettivo di una raccolta pari a 5,8 miliardi (+400 milioni rispetto al 2021) attraverso l’offerta di prodotti in ottica Life-Cycle, ottimizzando l’assorbimento di capitale, con modelli di servizio dedicati per fasce di clientela. Si potenzia il modello di business bancassicurativo, valorizzando le capabilities distintive del Gruppo in sinergia con i partner bancari. L’obiettivo del Gruppo è raggiungere nel 2024, attraverso il canale bancassicurativo, una raccolta pari a 500 milioni nel Danni (+200 milioni rispetto al 2021) e a 2,6 miliardi nel Vita (+200 milioni rispetto al 2021).
Il Gruppo, nell’ambito del Beyond Insurance, svilupperà l’offerta estendendo ulteriormente l’ecosistema Mobility e rafforzando gli ecosistemi Welfare e Property. Nell’ambito del Mobility il Gruppo sarà un partner a 360°, consolidando il proprio posizionamento lungo tutto il ciclo di vita della mobilità, in particolare attraverso UnipolRental. Nell’ambito dell’ecosistema Welfare il Gruppo svilupperà ulteriori iniziative rafforzando il proprio posizionamento. Nell’ambito dell’ecosistema Property il Gruppo diventerà un attore di riferimento nei servizi relativi all’abitazione e ai condomini, creando valore “stand alone” e assicurando sinergie a livello di Gruppo. Unipol continuerà ad investire in tecnologia e persone con l’obiettivo di accelerare la strategia di business, semplificare i processi e incrementare la produttività. Per quanto riguarda gli obiettivi sul fronte della sostenibilità, è prevista yn’incidenza del 30% di prodotti a valenza ambientale e sociale, 1,3 miliardi di investimenti in obiettivi per lo sviluppo sostenibile (sdg), un indice reputazionale maggiore della media del settore assicurativo e il collegamento a target Esg del 20% del sistema di incentivazione del management. “Presentiamo oggi il primo Piano Strategico di una nuova fase nella storia di Unipol Un Gruppo capace di rinnovarsi e dare continuità alla governance, in grado di creare valore per gli azionisti e anticipare i nuovi bisogni, le aspettative e i desideri di tutela da parte di cittadini e imprese, forte della leadership negli ecosistemi Mobility, Welfare e Property. L’innovazione e l’evoluzione digitale guideranno il percorso di sviluppo nei prossimi anni del Gruppo, aprendo nuove strade nel core business assicurativo, in linea con la nostra visione strategica”, ha detto Carlo Cimbri, presidente di Unipol Gruppo. “Abbiamo un forte posizionamento di mercato e asset distintivi che intendiamo valorizzare, in un contesto economico e di mercato complesso, per rafforzare la nostra leadership nell’assicurazione e ampliare la nostra presenza negli ecosistemi Mobility, Welfare e Property – ha affermato Matteo Laterza, direttore generale di Unipol Gruppo -. Con Opening New Ways ci poniamo target, finanziari e industriali, importanti, uniti a una forte attenzione alla remunerazione degli azionisti e a un solido livello di capitale, come da tradizione del Gruppo”.
(ITALPRESS).
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Economia
Dazi, Orsini “Impatto reale al 23,5%, rischiamo di perdere 20 miliardi”
Pubblicato
31 minuti fa-
2 Luglio 2025di
Redazione
ROMA (ITALPRESS) – I dazi al 10% per l’industria italiana “se dicessi che sono sostenibili sottovaluterei l’impatto. Rappresentiamo la realtà in modo corretto: qui non si sta parlando di dazi al 10% ma al 23,5%. Dobbiamo tenere conto infatti anche della svalutazione del dollaro, pari al 13,5% rispetto all’insediamento di Trump. Un prodotto che un anno fa un’impresa italiana vendeva negli Usa a 100 oggi al nostro cliente americano costa 123”. Così, in un’intervista al Corriere della Sera, il presidente di Confindustria Emanuele Orsini, che poi aggiunge: “Se la minaccia sono i dazi al 50% dal 9 luglio, ciò non significa che quelli al 10 siano sostenibili. Temiamo contraccolpi molto pesanti”. Quindi “con dazi al 10% nel 2026 rischiamo di perdere 20 miliardi export e 118 mila posti di lavoro”.
“Il fatto – spiega – è che l’Italia non esporta solo prodotti di lusso, con una domanda poco sensibile al prezzo: esportiamo soprattutto macchinari, mezzi di trasporto, pelletteria… non si può semplificare troppo”. Quanto alla risposta europea, secondo Orsini “rispondere ai dazi con altri dazi significa avere un danno ancora maggiore. Dobbiamo trovare un equilibrio, come dicevo, non minacciando penalizzazioni ma promettendo vantaggi a fronte di una politica Usa ragionevole sulle tariffe. In ogni caso serve concentrarci comunque sugli Usa che sono un mercato prioritario e al contempo aprire nuovi mercati”.
– foto IPA Agency –
(ITALPRESS).
Economia
A giugno il mercato dell’auto in calo del 17,4% su base annua
Pubblicato
15 ore fa-
1 Luglio 2025di
Redazione
ROMA (ITALPRESS) – A giugno 2025 sono state immatricolate 132.191 autovetture a fronte delle 160.120 nello stesso mese dell’anno precedente, con una diminuzione del 17,44%. Lo rende noto il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti.
I trasferimenti di proprietà sono stati 439.475 a fronte di 420.804 passaggi registrati a giugno 2024, con un aumento del 4,44%.
Il volume globale delle vendite mensili, pari a 571.666, ha interessato per il 23,12% vetture nuove e per il 76,88% vetture usate.
– Foto IPA Agency –
(ITALPRESS).
Economia
Un’impresa su tre assumerà lavoratori stranieri extra Ue entro il 2026
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19 ore fa-
1 Luglio 2025di
Redazione
ROMA (ITALPRESS) – Un’impresa su tre ha in programma di assumere lavoratori stranieri extra Ue entro il 2026 o lo ha già fatto tra il 2021 e il 2023. A spingere gli imprenditori a rivolgersi all’estero per soddisfare il proprio fabbisogno occupazionale è principalmente la mancanza di lavoratori italiani segnalata dal 73,5% delle imprese. Anche per questo il 68,7% delle aziende è disposto ad investire entro il 2026 in formazione del personale straniero, a fronte del 54,5% di quelle che non assumono lavoratori extra-UE. È quanto emerge dall’indagine di Unioncamere e Centro Studi Tagliacarne su un campione di 4.500 imprese manifatturiere e dei servizi con addetti compresi tra 5 e 499.
“L’Italia comincia ad avvertire gli effetti dell’invecchiamento della popolazione dovuto alle dinamiche demografiche”, evidenzia il presidente di Unioncamere, Andrea Prete. “I lavoratori immigrati sono quindi sempre di più una risorsa indispensabile per far fronte alla domanda di occupazione delle imprese. C’è anche un bacino di italiani di seconda o terza generazione che vivono soprattutto nel Sud America al quale il nostro Paese dovrebbe guardare con attenzione – aggiunge -. Si tratta spesso di giovani con competenze già consolidate e con un legame di lingua e di storia familiare con l’Italia, che potrebbero essere interessati a trasferirsi nel nostro Paese”.
Il 47,1% delle imprese prevede di assumere operai specializzati extra UE entro il 2026 o li ha assunti tra 2021e il 2023. Mentre il 32,6% assumerà o ha assunto operai generici, il 13,3% lavoratori del terziario, l’11,1% artigiani, il 9,3% per tecnici specializzati, il 4,9% per professionisti altamente qualificati e appena l’1,1% per manager. Sono soprattutto le imprese del Nord Est a ricorrere a lavoratori stranieri per fare fronte ai loro piani di assunzione. Il 36,5% delle imprese del Triveneto assumerà personale extra UE entro il 2026 o lo ha già fatto tra il 2021-23, a fronte del 31,8% del totale del sistema imprenditoriale italiano. A trainare sono soprattutto le imprese del Trentino-Alto Adige/Südtirol (39,1%), seguite da quelle del Veneto (37,6%) e del Friuli-Venezia (36,8%). Sul fronte opposto meno dinamica è la domanda proveniente dal Mezzogiorno, solo il 28,6% delle imprese meridionali ha in programma o ha programmato di assumere lavoratori non europei.
La difficoltà di trovare lavoratori italiani motiva il 73,5% delle imprese a cercare personale straniero fuori dall’Unione europea. A seguire, anche se in misura sensibilmente minore, tra le altre motivazioni indicate troviamo: la mancanza di giovani derivante dal calo demografico (12,6%), migliori competenze tecniche da parte dei lavoratori stranieri (9,4%) e, solo marginalmente, il minore costo del lavoro (3,0%). Più imprese manifatturiere, più tecnologiche, più grandi: è questo l’identikit delle realtà imprenditoriali che mostrano una maggiore propensione ad assumere lavoratori extra europei. Il 37,2% delle imprese industriali ha pianificato di farlo entro il 2026 o lo ha fatto tra il 2021 e il 2023, a fronte del 27,4% di quelle dei servizi. E se nel manifatturiero, il 40,2% delle imprese che ricorre al mercato del lavoro al di fuori dell’UE appartiene ai settori ad alta tecnologia, nei servizi il 36,2% opera nei settori a bassa intensità tecnologica. Nel complesso la metà delle aziende che assumono stranieri non europei, impiega tra 50 e 499 addetti, a fronte del 27,3% delle piccole.
– foto IPA Agency –
(ITALPRESS).


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