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FOLLA PER L’ULTIMO SALUTO A DON ALFREDO FERRARI, MISSIONARIO IN AFRICA ED ESEMPIO DI VITA

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Una Chiesa stracolma, quella di Rivanazzano Terme, quella che lo ha visto protagonista negli ultimi anni di vita con il nipote Don Stefano. Ai funerali di Don Alfredo Ferrari, spentosi a 92 anni, originario di Oliva Gessi, sono arrivati in tanti a dirgli grazie, a partire dal vescovo Guido Marini fino ai numerosi sacerdoti del territorio, riuniti attorno al nipote Don Stefano Ferrari e agli altri parenti. Un grande missionario che amava l’Africa, che ha dedicato una vita prima al Burundi e poi a Bukavu, in Congo, dove ha costruito una Chiesa, una scuola e un centro nutrizionale spronando tanti volontari di Oltrepo e Pavese per dare vita alla onlus S.O.S. Ospedale Bukavu e raccogliere fondi con mercatini ed eventi per assicurare cibo e cure ai bimbi denutriti e alle loro mamme ricoverati in ospedale.

Suor Maria Rita, della congregazione delle Figlie di Nostra Signora della Misericordia di Savona, ha portato la sua sentita testimonianza, lei che fa parte dell’Arcidiocesi di Bukavu, dove ha vissuto Don Alfredo. Ha avuto modo di conoscerlo bene e di apprezzare la sua dedizione verso i bimbi malnutriti e i giovani nella formazione scolastica, oltre ai poveri e ai rifugiati.

Don Alfredo rimarrà sempre nel cuore di tutti, perché è grande ciò che ha seminato in vita e non può certo finire: la sua Africa, i suoi bambini sono lì a testimoniarlo, ogni giorno. Come la Messa di suffragio celebrata all’ospedale di Bukavu in contemporanea ai funerali, con i bambini malnutriti e alcuni operai e personale della struttura congolese. Ecco la grande forza di Don Alfredo: ha saputo costruire un grande ponte tra Italia e Africa. Un ponte della solidarietà che non morirà mai.

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LA CERIMONIA DEL 2 GIUGNO AI GIARDINI MALASPINA A PAVIA

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LA CERIMONIA DEL 2 GIUGNO AI GIARDINI MALASPINA A PAVIA
Ieri pomeriggio, nei Giardini Malaspina di Pavia rinnovati per l’occasione, sono stati in molti tra istituzioni e cittadini a partecipare alle celebrazioni del 79° Anniversario della Festa della Repubblica. Una cerimonia solenne e partecipata, quella nei rinnovati Giardini Malaspina di Pavia, in occasione della Festa della Repubblica, alla presenza dei Sindaci del territorio, dei cittadini, delle più alte cariche istituzionali, del mondo accademico, economico, sindacale e dei vertici delle Forze dell’Ordine. Il 2 giugno 1946, milioni di donne e uomini italiani scelsero il futuro democratico del nostro Paese, con un voto che segnò una svolta epocale. Il giorno in cui la sovranità popolare prese forma, aprendo una nuova stagione di libertà, diritti e partecipazione. In tutta Italia, a partire dalla Capitale, Roma, è stato celebrato questo giorno che rappresenta uno dei momenti più alti della nostra storia. Un giorno per dire grazie a chi serve con onore il nostro Paese e per prendere consapevolezza della responsabilità di custodire quei valori di allora e trasmetterli alle nuove generazioni. A Pavia, dopo l’alzabandiera e la lettura del messaggio del Presidente della Repubblica da parte del Prefetto, Francesca De Carlini, e il saluto da parte del sindaco di Pavia Michele Lissia, sono state consegnate le Onorificenze al Merito della Repubblica Italiana a nove cittadini pavesi che, con il loro esempio nei campi della cultura, del lavoro, del volontariato e della coesione sociale, sono oggi un punto di riferimento per tutta la comunità.
Poi l’esibizione della Banda del Conservatorio Statale "Franco Vittadini" di Pavia, recentemente ricostituita: questa era la sua prima uscita pubblica proprio in occasione della Festa della Repubblica.
Una cerimonia che ha saputo coniugare memoria storica, partecipazione civica e bellezza dei luoghi, restituendo alla comunità anche gli splendidi Giardini Malaspina, finalmente riaperti al pubblico dopo un lungo lavoro di restyling, luogo di bellezza, incontro e identità di cui va orgogliosa la Provincia di Pavia, in questa giornata di memoria e unità davvero speciale.

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Tg News 03/06/2025

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Tg News 03/06/2025
ROMA (ITALPRESS) – Gli 007 di Kiev: “Colpito ponte in Crimea con 1100 kg di esplosivi” – In una fossa comune in Siria il corpo di Padre Dall’Oglio – Inzaghi lascia l’Inter e vola in Arabia – Minacce alla figlia di Meloni, sospeso il professore – Cinque minori intossicati in piscina a Roma – Martina Carbonaro non è morta subito – Ocse, la crescita globale frena al 2,9% nel 2025 e 2026 – Assemblea Generale Onu, Baerbock eletta presidente dell’80^ sessione – Previsioni 3B Meteo 4 Giugno.

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PAVIA NELLA TOP TEN, MA L’ITALIA SCIVOLA NELLA CLASSIFICA UNIVERSITÀ

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LA VOCE PAVESE – PAVIA NELLA TOP TEN, MA L’ITALIA SCIVOLA NELLA CLASSIFICA UNIVERSITÀ
L’Università di Pavia conferma la sua presenza nella top ten degli atenei italiani secondo il Center for World University Rankings (CWUR), ma il quadro generale per l’Italia è in chiaroscuro. Nella classifica Global 2000 del 2025, che valuta oltre 20.000 università a livello mondiale, ben 53 delle 66 università italiane presenti perdono terreno rispetto allo scorso anno. Solo 10 migliorano, mentre 3 restano stabili.
A livello nazionale, a guidare la pattuglia è La Sapienza di Roma, che però scende al 125° posto globale. Seguono l’Università di Padova (178ª, -5 posizioni), Milano (191ª, -5), Bologna (204ª), Torino (242ª), Napoli Federico II (243ª), Firenze (274ª), Genova (286ª), Pisa (288ª) e Pavia, stabile al 327° posto, a chiudere la top ten tricolore.
Il problema principale? La ricerca scientifica. Il CWUR segnala come l’80% degli atenei italiani sia in calo per scarsi risultati nella ricerca e per la concorrenza crescente da parte di università internazionali ben finanziate. Solo 14 atenei italiani migliorano nella performance di ricerca, mentre ben 52 peggiorano.
“La rappresentanza italiana nella classifica è numerosa, ma preoccupa il declino legato a ricerca e finanziamenti insufficienti”, commenta Nadim Mahassen, presidente del CWUR. “Senza una strategia di sviluppo solida e investimenti adeguati, il Paese rischia di restare indietro nel panorama accademico globale”.

CLASSIFICA MONDIALE, DOMINIO USA E ASCESA ASIATICA
Sul podio globale troneggiano gli Stati Uniti: Harvard è ancora una volta la migliore al mondo, seguita da MIT e Stanford. Le britanniche Cambridge e Oxford si piazzano quarta e quinta.
Anche nel 2025, l’Europa resta presente con 621 atenei nei primi 2000, ma il trend è negativo: nel Regno Unito il 75% delle università perde posizioni. Solo 16 migliorano, mentre 67 retrocedono. Francia e Germania vivono una dinamica simile, con la Psl University parigina che si conferma migliore tra le francesi (19ª nel mondo) e l’Università di Monaco di Baviera a guidare la Germania al 50° posto.
La Cina, al contrario, accelera: con 346 università in classifica (in crescita rispetto alle 324 dell’anno scorso), è ora il Paese più rappresentato. Il 98% degli atenei cinesi migliora la propria posizione, spinto da investimenti massicci. In Giappone, invece, 91% degli atenei perde terreno a causa dei tagli ai fondi pubblici.

LE PRIME DIECI IN OGNI CONTINENTE
Europa: Cambridge (4), Oxford (5), PSL Parigi (19), UCL Londra (20), Imperial College (28), Paris City (29), ETH Zurigo (32), Paris Saclay (34), Institut Polytechnique Paris (35), Copenaghen (38).
Asia: Tokyo (13), Kyoto (24), Seoul Nat. Univ. (31), Tsinghua (37), Pechino (44), Chinese Academy of Sciences (46), Shanghai Jiao Tong (61), Hebrew Univ. (65), Zhejiang (68), Weizmann (70).
Oceania: Nuovo Galles del Sud (52), Melbourne (64), ANU (90), Sydney (94), Queensland (103), Monash (117), Australia Occidentale (151), Adelaide (213), Auckland (277), UTS Sydney (314).
America Latina e Caraibi: San Paolo (118), UNAM Messico (282), Rio de Janeiro (331), Campinas (369), Buenos Aires (409), PUC Cile (415), Università del Cile (453), San Paolo Statale (454), Rio Grande do Sul (476), Minas Gerais (497).
Africa: Città del Capo (275), Witwatersrand (292), Stellenbosch (458), KwaZulu-Natal (505), Il Cairo (517), Pretoria (557), Johannesburg (607), Ain Shams (740), Addis Abeba (808), Mansoura (814).
Il CWUR ha analizzato oltre 74 milioni di dati per valutare qualità dell’istruzione, occupabilità, corpo docente e ricerca, fornendo una fotografia globale in cui l’Italia – nonostante alcune eccellenze come Pavia – resta in affanno.

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