Cronaca
Milano, una mostra per ricordare Dalla Chiesa a 40 anni dalla morte
Pubblicato
3 anni fa-
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Redazione
MILANO (ITALPRESS) – Un eroe, un uomo, una persona che è riuscita a conquistare i cuori dei cittadini. Sono queste le immagini che permangono nel ricordo del generale Carlo Alberto dalla Chiesa nella mostra in suo onore inaugurata questa mattina al Palazzo Reale di Milano. La presentazione vuole ricordare il generale dei Carabinieri in occasione del 40esimo anniversario della sua morte: era il 3 settembre 1982 quando l’allora prefetto di Palermo, assieme alla moglie Emanuela Setti Carraro e l’agente di scorta Domenico Russo, fu assassinato da sicari mafiosi. La mostra, aperta gratuitamente fino al 26 febbraio, prodotta da Publimedia Srl e sponsorizzata tra gli altri da Unipol, è stata presentata oggi alla presenza del sindaco di Milano Giuseppe Sala, dell’assessore comunale alla Cultura Tommaso Sacchi, dal secondogenito Nando Dalla Chiesa, dal curatore Andrea Pamparana e dal generale di Corpo d’Armata dei Carabinieri Gino Micale. Dopo l’esposizione a Roma, la mostra, che con fotografie, filmati e testi ricostruisce la vita di Carlo Alberto dalla Chiesa, approda a Milano, città che, negli anni del terrorismo, ha rappresentato una tappa cruciale nella vita del Generale e nella Storia d’Italia. “Milano rende omaggio non solo come atto dovuto, ma anche perchè crediamo che sia una cosa bella, giusta, di aiuto ai nostri giovani a capire e che sia un altro tassello nella nostra idea di fare memoria e costruire il futuro – ha dichiarato il sindaco Sala – Per la nostra città è stato molto importante nella sua permanenza, per il messaggio che ha lasciato. E’ stato un debito di sangue immenso, però è stata una delle pagine tristi da cui il paese è ripartito”. “Non so se esistano gli eroi, ma certamente se la nostra città e il nostro paese devono ricordare figure eroiche il generale lo è stato”, ha sottolineato il primo cittadino. Il percorso fotografico ricostruisce la vita di Carlo Alberto dalla Chiesa dai primi passi nell’Esercito, giovane soldato in Montenegro, il matrimonio con la prima moglie Dora Fabbo, le prime indagini in Sicilia dopo l’omicidio del sindacalista Placido Rizzotto, Luciano Liggio, boss di Corleone e primo nemico giurato del giovane capitano Carlo Alberto. Gli anni del terrorismo, tra Milano e Torino, l’arresto dei capi delle Brigate Rosse, le indagini dopo il delitto di Aldo Moro, la nomina nel 1982 a Prefetto di Palermo, il feroce agguato in via Carini la sera del 3 settembre 1982. Quella che emerge è quindi una figura poliedrica che mostra un uomo dedito allo stesso tempo alla famiglia e al servizio dell’Arma e dello Stato. Un’eredità che dura ancora oggi nel lavoro costante e incessante di uomini e donne in tutto il paese. Il “metodo Dalla Chiesa” ha infatti permesso di contrastare in maniera efficace tanto il terrorismo prima quanto la criminalità organizzata poi, con l’ultimo atto di rilievo avvenuto poche settimane fa con l’arresto di Matteo Messina Denaro. Proprio questo punto è stato sottolineato dal Comandante Provinciale dei Carabinieri di Milano, Iacopo Mannucci Benincasa. “Il Generale Dalla Chiesa è un eroe dei nostri giorni, che ha sacrificato la vita per il bene di questa Nazione, lasciandoci in eredità il metodo con cui condurre le indagini più difficili contro la mafia e il terrorismo. Un metodo fatto di alta specializzazione e approfondita raccolta di informazioni sul territorio, che ha portato i Carabinieri del ROS, insieme agli altri reparti dell’Arma, a catturare Matteo Messina Denaro, l’ultimo dei Corleonesi. Un successo questo che rende onore allo Stato e che dà coraggio e stimoli nuovi nella lotta quotidiana alla criminalità organizzata. Un altro successo del Generale Dalla Chiesa”, ha affermato. “Ognuna di queste foto potrebbe parlarci di momenti particolari del nostro paese. E’ una mostra che andrà in più città d’Italia e che parla di più città d’Italia. Mio padre si sentiva profondamente italiano. Ha amato tutte queste terre e queste città, ma credo che soprattutto Torino, Milano e la Sicilia abbiano rappresentato per lui davvero una parte profonda dei sentimenti degli italiani”, ha ricordato Nando Dalla Chiesa sottolineando il profondo legame che si è creato tra il padre e il capoluogo lombardo. Proprio su questo, il secondogenito del generale ha raccontato che “fu qui che fece la scelta di presentarsi in pubblico da solo in Piazza della Scala perchè arrivasse agli italiani il messaggio che non c’era il clima di pericolo su cui i terroristi puntavano per ricattare lo Stato”.(SEGUE)(ITALPRESS).
Photo Credits: xh7
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Cronaca
E’ morta Ornella Vanoni, leggenda della musica italiana
Pubblicato
4 ore fa-
22 Novembre 2025di
Redazione
ROMA (ITALPRESS) – E’ morta, all’età di 91 anni, Ornella Vanoni. “Con profondo dolore riceviamo la notizia della scomparsa di Ornella Vanoni. Grazie per tutto quello che ci hai regalato Ornella, lo terremo sempre nel nostro cuore” si legge sul profilo X di “Che tempo che fa”, programma in cui era stata spesso ospite.
Nata a Milano, considerata tra le maggiori interpreti della musica leggera italiana, è stata una delle artiste italiane dalla carriera più longeva. Inizia a lavorare nel 1956 (come attrice in “Sei personaggi in cerca d’autore” di Luigi Pirandello dopo avere studiato all’Accademia di arte drammatica” del Piccolo Teatro di Giorgio Strehler del quale è diventata allieva prediletta e compagna). Nel 1957 il debutto canoro con le “canzoni della mala”, brani che traggono spunto da antiche ballate dialettali e raccontano storie di poliziotti e malfattori. Dopo gli esordi, il suo stile interpretativo unico e sofisticato le consente di attraversare un repertorio che comprende il pop d’autore, la bossa nova (da ricordare l’album “La voglia la pazzia l’incoscienza l’allegria” realizzato con Toquinho e Vinicius de Moraes) e il jazz che la porta a collaborare con musicisti del calibro di George Benson, Michael Brecker e Randy Brecker, solo per citarne alcuni. E a vendere oltre 55 milioni di dischi con i suoi 112 lavori pubblicati, tra album, EP e raccolte, con autori che portano il nome di Dario Fo, Paolo Conte, Fabrizio De Andrè, Ivano Fossati, Lucio Dalla, Franco Califano, Mogol, Renato Zero e Riccardo Cocciante.
Nel 1960 Vanoni incontra Gino Paoli con il quale nasce un’intensa stria d’amore che va di pari passo con la collaborazione artistica: basti citare l’indimenticabile “Senza fine”. Nonostante l’amore per Paoli, la cantante sposa l’impresario teatrale Lucio Ardenzi da cui si separa ancor prima che nasca il figlio Cristiano. Non a caso, il suo primo 45 giri di grande successo commerciali è “Cercami” dedicata proprio a Paoli. Mentre prosegue anche l’impegno teatrale (tra gli altri, è Rosetta in “Rugantino” di Garinei e Giovannini), arriva la prima (di otto) partecipazione al Festival di Sanremo: nel 1965, con “Abbracciami forte”. Seguono quelle nel 1966 (“Io ti darò di più”), nel 1967 (“La musica è finita”), nel 1968 (“Casa bianca”), nel 1970 (“Eternità”), nel 1989 (“Io come farò”), nel 1999 (“Alberi”, con Enzo Gragnaniello) e nel 2018 (“Imparare ad amarsi”, con Bungaro e Pacifico). Nonostante tutti i Festival, i suoi maggiori successi discografici sono altri: “Una ragione di più” (1969), “L’appuntamento” (1970), “Domani è un altro giorno” (1971), “Più” (1976, con Gepy).
Poi c’è la televisione, che vede la Vanoni impegnata negli anni come conduttrice, prima donna o ospite fissa: da “Giardino d’inverno” a “Studio Uno”, da “Senza rete” a “Serata d’onore”, da Fatti e fattacci” a “Risatissima”. E’ anche giudice in “Star Academy” e “Amici Celebrities”. Nella carriera sessantennale non manca nemmeno il cinema dal primo “Romolo e Remo” di Sergio Corbucci del 1961 all’ultimo “7 donne e un mistero” di Alessandro Genovesi del 2021. L’abbiamo vista anche nello sceneggiato “Il mulino del Po” di Sandro Bolchi e, in un cameo, nella fiction di Rai1 “La Compagnia del Cigno” di Ivan Cotroneo. Tra i premi assegnati a Ornella Vanoni ce ne sono tre del Club Tenco (due Premi e una Targa) e due volte il Premio Lunezia.
-foto Ipa Agency-
(ITALPRESS).
Cronaca
L’Italia di Davis batte il Belgio 2-0 e vola in finale
Pubblicato
6 ore fa-
22 Novembre 2025di
Redazione
BOLOGNA (ITALPRESS) – L’Italia vola in finale in Coppa Davis. La nazionale capitanata da Filippo Volandri soffre ma batte il Belgio per 2-0, senza passare dal doppio decisivo. Bastano i due singolari agli azzurri nella prima semifinale delle Finals, in scena sul cemento indoor di Bologna. Dopo la vittoria di Matteo Berrettini contro Raphael Collignon (6-3 6-4), il punto del successo l’ha firmato Flavio Cobolli (22 del mondo), battendo Zizou Bergs (numero 43 del ranking Atp) col punteggio di 6-3 6-7 (5) 7-6 (15), dopo poco più di tre ore di autentica battaglia. L’azzurro ha annullato ben sette match point all’avversario. Di contro Cobolli ha chiuso la partita al settimo match point in suo favore (dopo che Bergs gli aveva annullato sei “punti match”).
Dopo la finale del 2023, vinta contro l’Australia, e quella dello scorso anno, vinta contro l’Olanda, l’Italia per il terzo anno consecutivo (prima volta nella storia) giocherà l’ultimo atto della Coppa Davis. L’ultima Nazione a giocare tre finali di fila è stata l’Australia, fra il 1999 e il 2001.
Si estende a 12 successi la striscia positiva dell’Italia nei match di Coppa Davis. L’ultimo ko risale al 2023, contro il Canada. Non riesce ad approdare alla finale di Davis, invece, il Belgio, ancora a secco di insalatiere e giunto alle Final Eight di Bologna attraverso le qualificazioni.
Domenica gli azzurri affronteranno nel match decisivo per la difesa del titolo la vincente dell’incontro tra Germania e Spagna, che si scontreranno domani, a partire dalle 12.
– foto Image –
(ITALPRESS).
Cronaca
Cina, think tank evidenzia progressi nella protezione e governance di fiumi
Pubblicato
8 ore fa-
21 Novembre 2025di
Redazione
NANCHINO (CINA) (ITALPRESS/XINHUA) – La foto mostra copie del rapporto del think tank intitolato “Sfruttare i fiumi per la prosperità nazionale e il benessere pubblico – Uno studio sulla strategia fluviale della nuova era”. Il rapporto è stato pubblicato venerdì dal National High-Level Think Tank dell’Agenzia di Stampa Xinhua e dal China Institute of Water Resources and Hydropower Research del Ministero delle Risorse Idriche, a Nanchino, nella provincia cinese orientale di Jiangsu.
(ITALPRESS).
-Foto Xinhua-

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