Economia
Consap incontra Abi e Cdp per il potenziamento del Fondo Studio
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1 anno fa-
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Redazione
ROMA (ITALPRESS) – Si è tenuta oggi una riunione del Tavolo tecnico permanente istituito da Consap a febbraio scorso, per un confronto con ABI e CDP sulle tematiche legate al “Fondo per gli studenti meritevoli”, il cosiddetto Fondo Studio, a seguito della recente approvazione dell’emendamento al Decreto Sport ed Istruzione.
All’incontro di oggi hanno partecipato i vertici Consap, promotori del tavolo, il Presidente Sestino Giacomoni e l’AD Vincenzo Sanasi d’Arpe, Gianfranco Torriero, Raffaele Rinaldi, Angelo Peppetti di ABI e Andrea Nuzzi, Livio Schmid di CDP, con l’obiettivo di individuare le attività da portare avanti per l’attuazione del processo di sviluppo e digitalizzazione del Fondo Studio.
«A seguito dell’emendamento che consentirà di applicare la garanzia dello Stato ai prestiti del Fondo per lo studio,» afferma l’AD Vincenzo Sanasi d’Arpe, «ci siamo subito messi a lavoro convocando per oggi il primo di una serie di incontri tra Consap – gestore del Fondo dal 2010 – ABI e CDP».
«Tema del tavolo tecnico di oggi – continua il Presidente Giacomoni – è stato il rilancio del Fondo presso le banche, attraverso un nuovo Protocollo d’Intesa che preveda la partecipazione di un numero maggiore di Istituti di credito rispetto agli attuali, su modello del Fondo Prima casa, anch’esso gestito da Consap. Da oggi, infatti, con la sostanziale novità della garanzia di ultima istanza dello Stato, le banche non dovranno fare accantonamenti e potranno concedere questi prestiti alle condizioni migliori. Inoltre, Consap continuerà a lavorare con ABI e CDP e proseguirà il suo impegno per il potenziamento del Fondo e per la completa digitalizzazione delle procedure».
L’AD Sanasi d’Arpe afferma anche che «il Fondo Studio è diretto agli studenti meritevoli privi di mezzi finanziari, al fine di consentire loro una maggiore inclusione finanziaria, grazie a un prestito garantito dallo Stato da utilizzare per un percorso di studi universitari e per completare la propria formazione. Perseguire il valore del merito – ha sostenuto Sanasi d’Arpe – è un dovere per uno Stato che vuole cambiare da un punto di vista culturale. Senza merito e competenza non ci può essere competitività. Il Fondo per il credito agli studenti meritevoli è uno strumento utile anche per valorizzare la cultura del merito tra le nuove generazioni».
«La riunione di oggi è soltanto il primo passo verso il potenziamento del Fondo e dimostra come Consap continui a svolgere il suo ruolo sociale – ha concluso Sanasi – sostenendo i giovani, le famiglie, le persone in difficoltà, anche con attività come il Fondo di Garanzia per i mutui Prima Casa, il Fondo Sospensione Mutui, il Fondo per le vittime della Strada e il Fondo per le vittime di reati di tipo mafioso».
«La garanzia dello Stato per il fondo per lo Studio chiesta da Consap ed inserita dal Parlamento nel decreto sport ed istruzione» ha dichiarato Giacomoni in conclusione «è un’importante passo avanti per agevolare l’erogazione del credito agli studenti meritevoli. Ora, come ho avuto modo di dire ai vertici dell’Abi, durante l’incontro svoltosi oggi presso la sede di Consap, tutte le banche dovranno fare la loro parte. E’ importante che aderiscano tutte o quasi alla Convenzione con Consap, che ci consentirà di pubblicare sul nostro sito l’elenco delle banche aderenti, in modo che i giovani meritevoli possano scegliere gli istituti che applicheranno le condizioni migliori».
– Foto Agenzia Fotogramma –
(ITALPRESS).
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Economia
Mps-Mediobanca, Giorgetti “Nessuna ingerenza o pressione da parte del Mef”
Pubblicato
7 ore fa-
18 Dicembre 2025di
Redazione
ROMA (ITALPRESS) – “Tutte le doverose interlocuzioni che ho avuto con gli esponenti del sistema istituzionale e creditizio sono state sempre orientate a rappresentare l’opportunità di realizzare assetti idonei a garantire un futuro stabile all’istituto, senza alcun tipo di ingerenze o pressione nei confronti degli attori o dei titolari dei diritti di voto”. Così il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, nel corso dell’informativa urgente sulla vicenda Mps-Mediobanca in Aula alla Camera.
“L’oculato lavoro del management ha portato a un progressivo rafforzamento e alla valorizzazione della banca, il cui valore è passato da un minimo di 1,95 operazione del 2022 ai 5,52 euro operazione nel novembre 2024, fino a superare a dicembre 2025 gli 8 euro”, ha aggiunto.
“L’ops su Mediobanca è stata un’operazione autonomamente deliberata e sulla quale, come azionista, abbiamo preso atto delle scelte della società e del loro razionale”, ha ribadito Giorgetti, che ha poi sottolineato come “nella fase di uscita del controllo della banca, il Ministero ha ottemperato agli impegni assunti nei confronti della Commissione Europea e, in tale ottica, le stesse dimensioni dei cinque componenti del CdA tratti della lista MEF rappresentano un comportamento coerente con i suddetti obblighi di perdita del controllo”.
“Per quanto riguarda il futuro della quota residua del MEF pari al 4,86% di un controvalore ovviamente variabile, ma ben superiore al miliardo, ogni determinazione dovrà essere adottata non già in una logica di mera cassa, ma in un’ottica strategica. Resta inteso che il MEF, in coerenza con gli impegni assunti a livello europeo, non presenterà comunque alcuna lista in occasione del rinnovo del consiglio di amministrazione”, ha concluso Giorgetti.
– foto IPA Agency –
(ITALPRESS).
Economia
La Bce lascia i tassi di interesse invariati, obiettivo stabilizzazione inflazione al 2%
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9 ore fa-
18 Dicembre 2025di
Redazione
FRANCOFORTE (GERMANIA) (ITALPRESS) – Il Consiglio direttivo della Bce ha deciso di mantenere invariati i tre tassi d’interesse chiave. La sua valutazione aggiornata riconferma che l’inflazione dovrebbe stabilizzarsi all’obiettivo del 2% nel medio termine. I tassi di interesse sui depositi, sulle operazioni di rifinanziamento principali e sulle operazioni di prestito marginale rimarranno invariati rispettivamente al 2,00%, al 2,15% e al 2,40%. Le nuove proiezioni degli esperti dell’Eurosistema indicano un’inflazione complessiva media del 2,1% nel 2025, dell’1,9% nel 2026, dell’1,8% nel 2027 e del 2,0% nel 2028. Per l’inflazione al netto di energia e alimentari, gli esperti prevedono una media del 2,4% nel 2025, del 2,2% nel 2026, dell’1,9% nel 2027 e del 2,0% nel 2028. L’inflazione è stata rivista al rialzo per il 2026, principalmente perché gli esperti ora prevedono un calo più lento dell’inflazione dei servizi.
Si prevede una crescita economica più forte rispetto alle proiezioni di settembre, trainata soprattutto dalla domanda interna. La crescita è stata rivista al rialzo all’1,4% nel 2025, all’1,2% nel 2026 e all’1,4% nel 2027, e si prevede che si manterrà all’1,4% nel 2028. Il Consiglio direttivo è determinato a garantire che l’inflazione si stabilizzi al suo obiettivo del 2% nel medio termine. Adotterà un approccio basato sui dati e sulle riunioni per determinare l’orientamento appropriato della politica monetaria. In particolare, le decisioni del Consiglio direttivo sui tassi di interesse si baseranno sulla sua valutazione delle prospettive di inflazione e dei rischi che la circondano, alla luce dei dati economici e finanziari in arrivo, nonché delle dinamiche dell’inflazione di fondo e della forza di trasmissione della politica monetaria. Il Consiglio direttivo non si impegna a priori a seguire un percorso specifico per i tassi.
– foto IPA Agency –
(ITALPRESS).
Economia
Bankitalia, nel 2024 chiuse posizioni in sofferenza per circa 6 miliardi
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11 ore fa-
18 Dicembre 2025di
Redazione
ROMA (ITALPRESS) – Nel 2024 sono state chiuse, ovvero eliminate dai bilanci, posizioni a sofferenza per circa 6 miliardi. Il dato, pari a circa 1,4 volte il valore dei nuovi ingressi, e’ inferiore al 2023 in termini sia assoluti (9 miliardi), sia di incidenza percentuale sulle sofferenze in essere alla fine dell’anno precedente (37% contro il 44%). Così la Banca d’Italia nella Nota di Stabilità finanziaria e vigilanza. La riduzione rispetto al 2023 è stata determinata principalmente dalle minori cessioni (passate da 5 a 3 miliardi) ed è riconducibile al progressivo ridimensionamento delle consistenze, che ha ridotto le esigenze di cessioni massive. Le strategie di gestione dei crediti deteriorati sono ora basate su un contributo più equilibrato delle diverse leve gestionali: l’ammontare delle posizioni chiuse internamente e’ risultato equivalente a quello delle cessioni sul mercato (3 miliardi).
I dati aggiornati sui tempi di smaltimento delle sofferenze confermano i progressi conseguiti negli ultimi anni, attribuibili sia alla riduzione delle consistenze che ai miglioramenti degli intermediari nella gestione di questi crediti: la quota delle posizioni chiuse entro tre anni dalla classificazione a sofferenza e’ pari all’87% (88% nel 2a023). Le cessioni di inadempienze probabili si sono mantenute stabili, pari a circa 4 miliardi.
Rispetto al 2023 il tasso di recupero medio delle sofferenze chiuse è aumentato di cinque punti percentuali, al 41%, di cui tre riconducibili alle chiusure di posizioni assistite da garanzie pubbliche e caratterizzate da tassi di recupero particolarmente elevati. Lo rileva la Banca d’Italia nella Nota di Stabilità finanziaria e vigilanza. Alla crescita hanno contribuito sia i recuperi sulle posizioni chiuse in via ordinaria (dal 45% al 47%), sia quelli sulle posizioni cedute (dal 30% al 36%), la cui incidenza sul totale delle posizioni chiuse e’ scesa dal 60% al 50%. Il tasso medio di recupero delle sofferenze assistite da garanzie reali è aumentato di tre punti percentuali, al 44%, sostenuto dall’incremento osservato sulle posizioni cedute a terzi (da 35% a 41%). Per le posizioni non assistite da garanzie reali, il tasso di recupero è aumentato di circa nove punti percentuali (da 28% al 37%), di cui sei attribuibili alle chiusure di posizioni assistite da garanzia pubblica.
Il prezzo delle sofferenze cedute nel 2024 è stato pari in media al 24% dell’esposizione lorda di bilancio al momento della cessione, in aumento di due punti percentuali rispetto al 2023. Il prezzo è rimasto stabile per le posizioni assistite da garanzie reali (34%), mentre è cresciuto sensibilmente per le altre (da 13% a 18%), che hanno beneficiato del maggior prezzo riconosciuto sulle posizioni con garanzia pubblica. Il prezzo di cessione dei crediti deteriorati diversi dalle sofferenze è stato in media pari al 51%, superiore di circa 5 punti percentuali a quello del 2023; l’incremento ha interessato sia la componente assistita da garanzia reale, sia quella non assistita da garanzia reale.
– Foto IPA Agency –
(ITALPRESS).

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