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Ranieri “Serve una super Roma per fermare questo Milan”

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ROMA (ITALPRESS) – “Il Milan ha giocatori fortissimi. Serve uno sforzo di tutta la squadra e bisogna essere attentissimi quando si perde palla. Dobbiamo fare una super partita”. Lo ha detto il tecnico della Roma, Claudio Ranieri, in conferenza stampa in vista del match esterno sul campo del Milan. “Gli allenatori quando prendono una squadra in mano hanno sempre delle complessità, poi sta a loro riuscire a gestirle e superarle. Alcune volte è più facile, altre è più complicato – ha aggiunto il mister giallorosso, soffermandosi sulle difficoltà incontrate da lui e Fonseca con le rispettive squadre – Dipende anche dalla piazza e dall’incontro con gli addetti ai lavori. Io ho trovato giocatori splendidi che sono a mia disposizione, proprio come lo è la società. So di avere un compito doppiamente gravoso, ma lo sto portando avanti con tutto il mio entusiasmo e il mio amore”. “Se voglio che Dybala, Paredes e Hummels facciano parte della squadra del prossimo anno? Sicuramente sì”, ha poi chiarito Ranieri in merito futuro dei tre giocatori in scadenza di contratto a giugno 2025. Da valutare la invece situazione di capitan Pellegrini: “Il giocatore gode di tutta la mia fiducia, se arriveranno offerte le valuteremo come tutte le altre. Mi auguro che Lorenzo possa restare qui con noi, ma deve essere contento anche lui perchè è la cosa più importante”. Parlando della scelta del nuovo amministratore delegato: “Non sono coinvolto, mi concentro solamente sull’aspetto tecnico. Non entro in questi meandri che spettano giustamente alla società”. Ranieri entra invece nel merito circa il recupero di Cristante: “Ho letto che c’è stata qualche critica ai nostri dottori, ma bisogna spezzare una lancia a loro favore perchè hanno fatto, nè più nè meno, quel che il referto radiologico ci ha detto di fare. Abbiamo subito rimproverato chi bisognava rimproverare e siamo corsi ai ripari”. Sulla formazione da schierare a San Siro: “Decido la sera prima della gara, domani tirerò le conclusioni. Sono convinto che chi andrà in campo farà una buona partita, tutti hanno la mia fiducia”, ha concluso l’allenatore testaccino.
– Foto Ipa Agency –
(ITALPRESS).

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Per tecnici B Sassuolo, Spezia e Pisa in A, Shpendi rivelazione

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PALERMO (ITALPRESS) – Juve Stabia e Cesena sorprese del campionato, Sassuolo (la più votata), Spezia e Pisa saranno le tre promosse nel massimo campionato. E’ quanto emerge nel tradizionale sondaggio di metà campionato promosso dall’ITALPRESS coinvolgendo i tecnici di serie B. La squadra campana e quella romagnola, entrambe neopromosse, rispettivamente con 8 e 6 voti a testa, si dividono la maggior parte delle preferenze dei tecnici, precedendo Spezia (2), Carrarese, Mantova e Pisa (1 a testa). L’albanese del Cesena, Cristian Shpendi, è risultato il calciatore più votato come rilevazione (7 voti), seguito a ruota dallo spezzino Francesco Pio Esposito (4). Per i tecnici di serie B le tre promosse saranno Sassuolo (17 voti), Pisa (14) e Spezia (14), qualche chance anche per Cremonese e Palermo (2 voti).

Queste le tre domande rivolte ai tecnici:
1. Squadra sorpresa del campionato
2. Calciatore rivelazione
3. Le tre promosse

MORENO LONGO (BARI)
1. Mantova
2. Adorante (Juve Stabia)
3. Sassuolo – Pisa – Spezia

PIERPAOLO BISOLI (BRESCIA)
1. Juve Stabia
2. Francesco Pio Esposito (Spezia)
3. Sassuolo – Pisa – Spezia

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ANTONIO CALABRO (CARRARESE)
1. Cesena
2. Francesco Pio Esposito (Spezia)
3. Sassuolo – Pisa – Spezia

FABIO CASERTA (CATANZARO)
1. Cesena
2. Pompetti (Catanzaro)
3. Sassuolo – Pisa

MICHELE MIGNANI (CESENA)
1. Juve Stabia
2. Shpendi (Cesena)
3. Sassuolo – Pisa – Spezia

ALESSANDRO DAL CANTO (CITTADELLA)
1. Cesena
2. Shpendi (Cesena)
3. Sassuolo – Palermo – Cremonese

MARCO ALVINI (COSENZA)
1. Juve Stabia
2. Shpendi (Cesena)
3. Sassuolo – Pisa – Spezia

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GIOVANNI STROPPA (CREMONESE)
1. Juve Stabia
2. Francesco Pio Esposito (Spezia)
3. Sassuolo – Pisa – Spezia

LEANDRO GRECO (FROSINONE)
1. Juve Stabia
2. Barcella (Frosinone)
3. Sassuolo – Pisa – Spezia

GUIDO PAGLIUCA (JUVE STABIA)
1. Carrarese
2. Folino (Juve Stabia)
3. Sassuolo – Pisa – Spezia

DAVIDE POSSANZINI (MANTOVA)
1. Pisa
2. Shpendi (Cesena)
3. Sassuolo – Spezia – Cremonese

PAOLO MANDELLI (MODENA)
1. Spezia
2. Palumbo (Modena)
3. Sassuolo – Pisa – Spezia

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ALESSIO DIONISI (PALERMO)
1. Spezia
2. Francesco Pio Esposito (Spezia)
3. Sassuolo – Spezia – Palermo

FILIPPO INZAGHI (PISA)
1. Juve Stabia
2. Piccinini (Pisa)
3. Sassuolo – Pisa – Spezia

WILLIAM VIALI (REGGIANA)
1. Cesena
2. Shpendi (Cesena)
3. Sassuolo – Pisa – Spezia

LEONARDO SEMPLICI (SAMPDORIA)
1. Juve Stabia
2. Sphendi (Cesena)
3. Sassuolo – Pisa

FABIO GROSSO (SASSUOLO)
1. Cesena
2. Shpendi (Cesena)
3. ——-

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LUCA D’ANGELO (SPEZIA)
1. Juve Stabia
2. Candelari (Spezia)
3. Sassuolo –

FABRIZIO CASTORI (SUDTIROL)
1. Cesena
2. Salvatore Esposito (Spezia)
3. Sassuolo – Pisa – Spezia
– Foto Ipa Agency –
(ITALPRESS).

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CIP, Pancalli “Sul futuro sto riflettendo, voto 8 al 2024”

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ROMA (ITALPRESS) – Sei mesi esatti al 26 giugno, data delle elezioni dei vertici Coni e Cip, ma intanto, come capita spesso a fine anno, è tempo di bilanci per il Presidente del Comitato Italiano Paralimpico Luca Pancalli. Sul futuro, ammette in un’intervista a Italpress:”Sto riflettendo. Non amo pensare al futuro come a risultati da ottenere, ma come delle cose da fare, che siano concretizzabili, laddove capisco che ci può essere un’idea di azione, di dimensione progettuale. E’ chiaro che ho tanti progetti in testa, ovviamente la maggior parte legati al mondo dello sport, perchè ho dedicato la mia vita allo sport, ma non solo”. Quando mancano pochi giorni alla fine dell’anno, riavvolgendo il nastro, le immagini di un 2024 memorabile sono tante. “L’oro nella staffetta 4x100m stile libero mista nell’ultima giornata, il pubblico che ha affollato gli impianti, la caduta di Ambra Sabatini. Ma soprattutto, una molto importante, quella del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella presente alla Cerimonia di Apertura e alla mensa del Villaggio assieme ai nostri atleti. Un’immagine che resterà iconica. E poi la visita del Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, la presenza dei Ministri Abodi e Locatelli. Fotogrammi che narrano di un piccolo mondo sportivo che forse sta facendo piccole cose agli occhi di tanti, ma grandi cose per tante persone”, spiega Pancalli. Ma il bilancio “di un anno, come di un quadriennio, non può essere frutto soltanto dell’ultima immagine vista del film, deve essere la costruzione di tutto il film – evidenzia ancora il numero uno del Cip – Ovviamente Parigi è stata la consacrazione di un lavoro e di una politica sportiva messa in campo che ha prodotto i frutti sperati, che erano l’obiettivo. Siamo arrivati a Parigi con la delegazione più ampia di tutti i tempi, con 53 esordienti, e questo dà l’idea di quanto sia stato importante il lavoro fatto e ci dà la misura di un percorso in continuità, che tenta di interpretare il presente ma guardando già al futuro. E poi il sesto posto nel medagliere, risultato più che straordinario. Poi c’è quella medaglia in più che io ho ascritto alla comunicazione, partendo dalla Rai. Perchè, se Parigi ha lasciato un segno è stato anche grazie alla comunicazione. La più bella medaglia che il movimento paralimpico internazionale è stata la vendita di oltre due milioni e 400 mila biglietti, e questo ha portato agli impianti pieni, che hanno riempito i nostri cuori ed emozionato i nostri atleti”.
“Questo è stato solo l’atto finale di un anno e di un quadriennio, ma poi c’è tutto quello che non viene visto e narrato molto meno: i campus di avviamento per le bambine e i bambini disabili sugli sport estivi e invernali, tutto quello che si è continuato a fare con le Università, più di 20 atenei pubblici con i quali collaboriamo, le attività sulle protesi con Inail, ecc. E poi naturalmente c’è il prezioso lavoro delle Federazioni, delle Società sportive di base, degli Enti di Promozione sportiva, dei Corpi dello Stato e Militari, dei tecnici, delle famiglie e di tutto coloro che dedicano la propria vita e il proprio tempo allo sport, dalla dimensione agonistica a quella amatoriale.
Quindi se dovessi dare un voto all’anno paralimpico, da perfezionista darei un 8 con grande tranquillità”, racconta ancora il numero uno del Cip. Anche a livello personale, il bilancio di Pancalli “non può essere mai negativo, anche perchè andando in giro, dopo Parigi, sempre più spesso ricevo, da parte di persone che incontro per strada, strette di mano e ringraziamenti e questo mi gratifica perchè dà il senso a quello che facciamo. Il nostro lavoro non è immediatamente visibile. Parigi, unitamente alla consapevolezza di quelle persone che ci fermano per strada, mi fa piacere. Quindi il mio bilancio personale è sicuramente positivo, poi ti rendi conto che si può sempre fare di più, e che il nostro dovere è trasferire alle generazioni che verranno quella responsabilità e consapevolezza di arrivare dove noi non siamo arrivati”. L’augurio alla famiglia paralimpica italiana per il 2025 “è di continuare a crescere così come è stata capace di crescere, non perdendo mai di vista la consapevolezza di guardarsi indietro rispetto a quello che bisogna fare perchè, se si perde l’umiltà nell’azione diventiamo un’azienda, e noi non siamo un’azienda, siamo un ente pubblico che cura un interesse di carattere generale, e io credo che il dovere di un ente pubblico sia quello. – conclude Pancalli – Allo sport italiano auguro di continuare ad avere gli stessi successi, e mi auguro che a fronte dei successi ci sia una sempre maggiore consapevolezza sulla necessità di fare in modo che tutti gli attori nel rettangolo di gioco possano giocare la medesima partita, con il medesimo obiettivo, con la consapevolezza ciascuno dei propri ruoli. Per il bene del Paese sportivo ci vuole un’azione di sistema. L’augurio è che ci si possa rendere davvero conto dell’importanza dell’educazione motoria nella scuola, unico luogo dove realmente e concretamente si può esercitare il diritto allo sport. Credo nel valore della politica, che sta nella capacità di costruire strumenti, sia pur nella contrapposizione delle idee, e di riuscire a creare una capacità di dialogo, perchè dal dialogo, anche in contrapposizione, possono nascere cose concrete. Bisogna sempre farsi guidare dalla consapevolezza che da solo nessuno di noi può ottenere nulla, tutti siamo al servizio”.
– foto Italpress –
(ITALPRESS).

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Alpinismo, Lunger “La fatica mi è sempre piaciuta, paura va affrontata”

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MILANO (ITALPRESS) – “La fatica mi è sempre piaciuta, fin da bambina. La via facile non mi piaceva mai. Così è stato per tutta la mia vita, direi almeno fino al K2 nell’inverno 2020/2021, che mi ha dato una certa piega. Quando hai quella passione dentro e sei così innamorata di una cosa allora non senti la fatica, non hai voglia di essere a casa e non vorresti essere in un altro posto, ma lì a scalare le cime più complicate”. Intervistata da Marco Klinger, per Medicina Top, format tv dell’agenzia di stampa Italpress, Tamara Lunger, una delle più famose alpiniste italiane, ha parlato della sua esperienza sulle cime più alte del mondo, tra grandi soddisfazioni e dolori che l’hanno segnata. Tra le sue più grandi imprese, quella di aver scalato il K2 senza ossigeno nel 2014, ma resta ancora impresso quanto accaduto circa tre anni fa, sempre sul K2, quando sono morti cinque compagni di cordata. Proprio per ricordare uno di loro, JP Mohr, è nato un progetto di solidarietà, ‘Climbing for a reason’, che mira a insegnare ai bambini pakistani nella Shigar Valley ad arrampicare, allo scopo di farli divertire e allo stesso tempo di garantire un futuro a questi giovani partendo dalle risorse morfologiche della propria terra.
Non solo, perchè partendo da questo trauma Tamara ha scritto un libro, ‘Il richiamo del K2′, nel quale ha parlato delle sofferenze e delle cicatrici nell’anima lasciate dal drammatico epilogo di quella spedizione: “Sapevo già potesse essere la più difficile per me, poi abbiamo perso 5 persone: uno è morto tra le mie braccia e con un altro avevo una connessione molto forte – ha confessato – Mi ha distrutto, è stato una bella sberla e per il primo anno non volevo più saperne nulla della montagna, poi non sapevo più quale obiettivo inseguire per provare a uscire da questo periodo. A quel punto ho pensato che l’unica cosa da fare era aspettare, e pian piano in me ogni settimana è cambiato qualcosa e mi sentivo diversa. E’ stato un percorso intenso”. Tornando alle sue imprese e alla carriera da alpinista, la Lunger ha ricordato come il team sia fondamentale: “Ultimamente ho avuto tanto bisogno di stare da sola, però fino al K2 d’inverno ero spesso in giro con Simone Moro ed eravamo un team fantastico, non avevamo bisogno di parlare. Ho avuto diversi compagni di cordata, è più intenso di un matrimonio, è faticoso – ha spiegato – Se una persona fa qualcosa che ti disturba, dopo due settimane non ce la fai più e dopo quattro vuoi andare a casa. E’ fondamentale essere sulla stessa lunghezza d’onda”.
La conquista delle vette superiori agli 8000 metri è una delle sfide più emblematiche e avventurose nella storia dell’alpinismo. Queste 14 montagne, situate tutte nella catena dell’Himalaya e del Karakorum, rappresentano il limite estremo dell’esplorazione umana. Qui la mancanza di ossigeno, le temperature gelide e pericoli quali valanghe e crepacci mettono alla prova la resistenza fisica e mentale degli alpinisti: “Adesso ho cambiato la mia vita, mi ha dato una frenata importante quanto accaduto sul K2 d’inverno e dovevo capire chi ero – ha ricordato – Avevo dubbi e domande sulla mia vita, è stato il periodo più difficile. Avevo costantemente paura di morire, era così doloroso per me. Prima non avevo mai avuto paura. Da lì in avanti, avendo sempre paura, ho persino pensato che anche camminando sul marciapiede un pazzo mi avrebbe potuto mettere sotto. Dopo questa tragedia, sentivo come se fossi incarcerata da questi pensieri. E ho deciso di liberarmi da tutto questo – ha raccontato – So che non potevo essere la Tamara di prima, ma non potevo nemmeno rimanere così. Mi sono iscritta a delle gare di parapendio, così ho fatto un percorso, mi sono sentita di nuovo bambina e mi sono ripresa. Bisogna affrontare le nostre paure”.
Di recente Tamara è stata in Albania, in uno dei suoi tanti viaggi alla scoperta di territori diversi: “Ogni anno faccio un giro col mio camper per vedere un altro paese. Lì ho fatto bici, parapendio, un pò di canoa e le scalate. All’inizio ero preoccupata, invece ho conosciuto gente semplice che in Italia non esiste più, e mi sono innamorata di questo posto. Non capivo la lingua, ma erano gli occhi e il sorriso a parlare – ha concluso – A volte ho pianto di felicità, mi sentivo così grata…”.

– foto tratta da video Medicina Top –
(ITALPRESS).

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