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ARSENALE DI PAVIA, RINASCITA TRA ACQUA, MEMORIA E FUTURO
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1 giorno fa-
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Redazione
ARSENALE DI PAVIA, RINASCITA TRA ACQUA, MEMORIA E FUTURO
Un nuovo volto per l’ex Arsenale cittadino: dopo la demolizione degli edifici recenti privi di valore storico, l’Agenzia del Demanio ha ufficialmente avviato la fase progettuale della rigenerazione urbana del compendio alle porte del centro, affacciato sul Ticino e attraversato dal Navigliaccio.
Su una superficie complessiva di 140 mila metri quadrati, il progetto selezionato – firmato da Artelia Italia, Vittorio Grassi Architects, Parcnouveau, F&M Ingegneria e Iconia Ingegneria – punta a coniugare innovazione, sostenibilità e rispetto della memoria storica del sito. L’acqua sarà il filo conduttore dell’intervento, con il Navigliaccio trasformato in elemento centrale di paesaggio, mitigazione climatica e gestione sostenibile delle acque.
Cuore del nuovo Arsenale sarà un parco pubblico integrato nel tessuto urbano, animato da specchi d’acqua, spazi aperti multifunzionali e nuove architetture a basso impatto ambientale. Tra gli edifici storici, 16 saranno restaurati, mentre 5 verranno sostituiti da tre nuove strutture pensate per ospitare archivi e funzioni pubbliche, con un recupero netto di 4.400 metri quadrati di suolo.
«Vogliamo restituire alla collettività uno spazio di grande valore identitario, trasformandolo in un patrimonio accessibile e vivo», ha spiegato il direttore dell’Agenzia del Demanio, Alessandra dal Verme. Il progetto – ha aggiunto – rappresenta «un esempio concreto di sostenibilità ambientale e sociale, capace di generare nuove opportunità per il territorio».
Soddisfazione anche da parte del sindaco di Pavia, Michele Lissia: «La riqualificazione dell’Arsenale è strategica per il futuro della città. È fondamentale che diventi un luogo aperto alla cittadinanza, dove cultura, tempo libero e servizi pubblici si integrino in una visione urbana moderna e rispettosa del paesaggio fluviale».
L’intervento coinvolgerà un’area di 107.870 metri quadrati e ridisegnerà complessivamente 33.800 metri quadrati di superficie utile. Ospiterà numerose sedi istituzionali, tra cui Agenzia delle Entrate, Corte di Giustizia Tributaria e parte degli uffici del Tribunale di Pavia, consentendo un risparmio stimato per lo Stato di oltre 1,1 milioni di euro l’anno in locazioni passive.
Con il nuovo Arsenale, Pavia guarda al futuro valorizzando le sue radici.
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OMICIDIO GARLASCO, IPOTESI ALTERNATIVA: “IL KILLER NON SI LAVÒ LE MANI”
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5 ore fa-
27 Maggio 2025di
Redazione
OMICIDIO GARLASCO, IPOTESI ALTERNATIVA: “IL KILLER NON SI LAVÒ LE MANI”
Secondo la ricostruzione alternativa dell’omicidio di Chiara Poggi, su cui indagano i carabinieri del Nucleo investigativo di Milano e la Procura di Pavia nel fascicolo a carico di Andrea Sempio indagato in concorso con altri, l’aggressore, a differenza di quanto riportato nella sentenza di condanna definitiva per Alberto Stasi, non si sarebbe lavato le mani in bagno e non avrebbe pulito poi dispenser e lavabo dalle tracce di sangue.
Uno scenario del tutto diverso da quello messo nero su bianco dalla sentenza d’appello bis su Stasi, confermata dalla Cassazione coi 16 anni di pena, che indicò tra le prove a carico dell’ex bocconiano quelle "due impronte" trovate "sul dispenser del sapone" che l’aggressore "sicuramente" utilizzò "per lavarsi le mani dopo il delitto". La posizione delle due impronte "e la non commistione del Dna della vittima", per la Corte, "dimostrano che maneggiò il dispenser per lavarlo accuratamente, dopo essersi lavato le mani e aver ripulito il lavandino".
Gli investigatori, che tentarono di riaprire le indagini già cinque anni fa, segnalarono che era vero sì, come accertato dal Ris, che il lavandino del bagno del piano terra era "privo di tracce ematiche", ma che "è impossibile che il lavandino e il dispenser" siano stati "lavati accuratamente dall’aggressore". E ciò perché su quel dispenser, oltre alle due impronte di Stasi, vennero repertate "numerose impronte papillari sovrapposte" che sarebbero state "cancellate" in caso di lavaggio. Vi fu trovato pure Dna di Chiara e della madre, altro elemento che dimostrerebbe che non venne ripulito. Infine, una fotografia scattata nei primi sopralluoghi mostrava la presenza di 4 capelli "neri lunghi" (mai repertati), alcuni vicino allo scarico e ciò indica, per inquirenti e investigatori, che "il lavandino non è mai stato lavato dalla presenza di sangue". Altrimenti sarebbero stati "portati via dall’acqua".
In questo quadro gli investigatori inseriscono pure quell’ormai nota impronta 10 sulla porta d’ingresso dell’abitazione, in particolare sulla parte interna, che si ritiene potrebbe essere stata lasciata dall’assassino prima di fuggire. Delitto, stando alle ultime ipotesi, che potrebbe essere stato commesso da più persone.
Intanto l’ex comandante dei carabinieri di Garlasco Francesco Marchetto torna a parlare del testimone che avrebbe visto una ragazza in bici con in mano un attizzatoio la mattina dell’omicidio di Chiara Poggi. Una testimonianza resa in Procura nei giorni successivi al delitto e ritrattata poco dopo. Secondo l’ex carabiniere l’uomo avrebbe ritrattato perché "minacciato o intimidito" da "qualcuno che era all’interno della Procura in quel momento". E per questa sera alle Iene, su Italia 1, il supertestimone svelerà altri particolari sull’intricata vicenda, questa volta mettendoci la faccia.


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