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Cronaca

Allarme AME, in Italia una donna su dieci è obesa. Incidenza in aumento

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ALBANO LAZIALE (ITALPRESS) – Erano attesi da tempo e ora sono disponibili anche in Italia. L’ingresso di nuovi farmaci, e in particolare degli agonisti del recettore GLP-1 (GLP-1RA) e ora anche il dual agonist (GLP1 + GIP) che mimano ormoni naturali prodotti nell’intestino che stimola il rilascio di insulina e che favoriscono il controllo dei livelli di zucchero nel sangue nel paziente con diabete di tipo 2, si stanno dimostrando efficaci e sicuri anche nel contrasto del peso in contesti di obesità. Questi farmaci stanno dunque cambiando lo scenario di approccio e cura in questo setting di pazienti e sul tema se ne discute al “3° AME Obesity Update: trattamento dell’obesità e delle sue complicanze” (Albano Laziale, Roma, 28-29 Giugno), promosso da AME (Associazione Medici Endocrinologi), presso l’auditorium dell’Ospedale Regina Apostolorum – Gruppo Lifenet Healthcare.
Negli ultimi decenni, specie in corso e nel post pandemia, l’obesità ha subito una forte crescita con un incremento del 38% tra il 2003 e il 2023, secondo gli ultimi dati Istat, coinvolgendo all’incirca 6 milioni di italiani, soprattutto giovani adulti (+1,6 milioni), con percentuali passate dal 2,6% al 6,6% nella fascia di età 18-34, a discapito soprattutto delle donne una incidenza triplicata (si stima che il 10% della popolazione femminile sia obesa) – a fronte di numeri “solo” raddoppiati nell’uomo. Non va meglio nella forbice tra 35 e 44 in cui si osserva una crescita dal 6,4% al 9,8% e tra gli over 74 con tassi incrementati dall’11% del 2003 al 13,8% del 2023. Oggi nuovi farmaci consentono di meglio gestire e controllare l’obesità.
“I nuovi farmaci – spiega Andrea Frasoldati, Presidente AME – rappresentano uno strumento terapeutico innovativo in grado di modificare la storia naturale della malattia, in sinergia con un ampio armamentario di altre opzioni di trattamento come il counselling dietologico e psicoterapico, la chirurgia bariatrica quando indicata. A portare il “peso” maggiore dell’obesità sono tradizionalmente le donne che pagano un prezzo più alto, rispetto all’uomo, in temini di stigma sociale e di colpevolizzazione, a causa di barriere culturali e modelli estetici dominanti, talora di implicazione sessista, che hanno portato a idealizzare una bellezza femminile tendente alla magrezza. Diversamente dal maschio in cui qualche chilo in eccesso viene erroneamente interpretato come segno di benessere. Non vanno poi trascurate le implicazioni sulla fertilità e gravidanza nella donna con obesità esposta a importanti rischi per sè e per il nasciturò.
Difficoltà al concepimento, problemi a portare a termine la gravidanza, aborto spontaneo, parto pretermine, distacco di placenta, diabete gestazionale, disordini di natura fetale (bambini di più grandi o di più piccole dimensioni rispetto all’età gestazionale), ipoglicemia neonatale: sono solo alcune delle problematiche che possono insorgere nella donna con obesità alla ricerca di una maternità.
“I nuovi trattamenti farmacologici, specificatamente gli analoghi recettoriali del GLP1- prosegue Silvia Irina Briganti, membro della commissione obesità AME – possono essere finalizzati anche a ridurre il peso “in vista” di una eventuale gravidanza. Tuttavia, al riguardo, gli studi sono pochi per la difficoltà a effettuare studi clinici randomizzati in questa specifica fascia di popolazione e per la recente introduzione in Italia, pertanto le ridotte evidenze, soprattutto in termini di sicurezza, spingono ad un uso cautelativo. La somministrazione di GLP1 e dual agonist richiede, ad esempio, l’”obbligo” di sospensione di semaglutide e tirzepatide nei due mesi che precedono il concepimento o in caso della liraglutide, oggi in dismissione, di un paio di settimane. A tale proposito le donne vanno correttamente informate per evitare che incorrano in rischi soprattutto di malformazioni fetali, così come della necessità di seguire un percorso terapeutico ben definito, multidisciplinare e che coinvolga più figure professionali, in primo luogo l’endocrinologo e il ginecologo, lungo tutta la gravidanza. Quindi le donne devono essere parte attiva di un attento programma, oltre che terapeutico, anche di counselling e educazionale”.
Spesso nella gestione dell’obesità si trascura la possibile implicazione con un disturbo compulsivo, una fame emotiva, che spinge la persona a ricercare il cibo come atto compensatorio-consolatorio o come valvola antistress e un sedativo dell’ansia.
“Se l’aspetto emotivo non è conosciuto o non viene riconosciuto – precisa Simonetta Marucci, Coordinatrice Commissione Rapporti Slow Medicine di AME – si rischia di fallire nell’approccio al paziente, anche nel caso in cui si impeghi il farmaco, il quale è un supporto allo stile di vita non il sostituto. La fame emotiva caratterizza 1 obeso su 3 (35%) con disturbo alimentare compulsivo, cui si aggiunge una fascia grigia con manifestazioni sottosoglia, che possono preludere alla manifestazione di una patologia conclamata. Recenti studi sembrano dimostrare l’efficacia degli agonisti GLP1 anche nel trattamento di forme obesità in cui prevale l’aspetto compulsivo, ad esempio nel Binge Eating Disorder (BED, Disturbo da Alimentazione Incontrollata), grazie al meccanismo di azione a livello centrale che va a impattare sui centri che regolano fame, sazietà, piacere e mangiare edonico legato più a gratificazione che alla nutrizione. Oggi obiettivo della ricerca clinica è confermare l’efficacia di farmaci GLP1 anche a lungo termine e l’aderenza terapeutica stante che l’abbandono della terapia, come noto, porta a un effetto rebound del peso. Attualmente queste terapie sono legate ad almeno due criticità: la prescrivibilità, consentita solo a pazienti diabetici, l’elevato costo, non sostenibile per tutti i pazienti e comunque non in continuità, rendendo di fatto il farmaco “selettivo”. Quindi anche le forme di obesità da disturbo compulsivo richiedono un approccio multidisciplinare che preveda il confronto fra medico internista, endocrinologo, nutrizionista/dietista con una azione di counselling educativi sul paziente, in sinergia con percorso piscologico/psichiatrico di almeno due anni seguito da un periodo di follow-up dilazionato nel tempo all’interno di servizi dedicati, pubblici, ambulatoriali residenziali per i casi più gravi, ricordando che i disturbi alimentarsi sono classificati nel DSM V come malattie mentali ma si caratterizzano anche per una gravità a livello fisico, endocrinologico, cardiologico, e non solo, con un impatto sulla salute mentale”.
Sono diminuiti nel corso del tempo pregiudizi di tipo culturale, sociale, etico, religioso, sessuale. Non verso l’obesità ritenuti in cresciti a livello mondiale, similmente ai numeri della patologia, con un discrimine maggiore, come detto, per le donne.
“Assistiamo, nei confronti dei pazienti con obesità, a pregiudizi e stigmatizzazione esternalizzata – afferma Anna Nelva, Coordinatrice Commissione Lipidologia e Metabolismo di AME – che si ripercuotono ad esempio sul mondo del lavoro portando a stimare che la persona con patologia sia priva di disciplina e di organizzazione, con effetti penalizzanti in termini di assunzione ma anche di avanzamento di carriera o a pregiudizi in ambito sociale, famigliare, in contesti scolastici con atti di bullismo fino a ripercussioni in contesti assistenziali in cui un paziente con obesità potrebbe ricevere follow-up meno ravvicinati rispetto a persone normopeso. Dall’altro l’internalizzazione dei pregiudizi induce la persona con obesità ad accettare stereotipi negativi che ne minano l’autostima e innescano stati d’ansia e depressione, a loro volta causa di alterazioni dell’alimentazione che peggiorano l’obesità stessa, oltre che di maggiore difficoltà a accedere alle cure appropriate. Società, personale sanitario, educatori, Società Scientifiche, Istituzioni devono unire gli sforzi per contrastare pregiudizi e stigma che fanno ritenere l’obesità una conseguenza di scelte e comportamenti individuali determinati dal libero arbitrio, non da condizione patologica quale è l’obesità. Bisognerà lavorare anche per rimuovere i pregiudizi che spesso circondano chi si avvale di terapia farmacologica o della chirurgia bariatrica, come se avesse scelto ‘la via più facilè invece di affrontare il problema con volontà e autocontrollo. La disponibilità di questi nuovi farmaci così efficaci nel contrastare l’obesità è diventata anche un’occasione per una riflessione fra i clinici sugli effetti causali rilevanti di caratteristiche genetiche e pressioni di un ambiente obesogeno, oltre a far accrescere la consapevolezza su questa condizione. Per permettere al paziente con obesità di avere il massimo beneficio dalle attuali possibilità di cura, comunque, sarà necessaria una forte azione di supporto sociale e sanitario, oltre che un aiuto per superare i pregiudizi internalizzati riguardanti il pesò.
“Occorre un cambio di visione anche istituzionale per la cura del paziente obeso, altamente complesso – conclude Marco Chianelli, Coordinatore Commissione Obesità AME e responsabile scientifico del Congresso -. A livello governativo va posta una maggiore partecipazione attraverso l’inclusione dell’obesità in percorsi diagnostici terapeutici e con processi che possano riguardare ambienti importanti come la scuola, dove la cultura della corretta alimentazione e dell’attività fisica devono essere promosse sin dall’infanzia o negli ambienti di lavoro. A livello di sistema sanitario nazionale invece, non soltanto pubblico ma anche quello privato, il ruolo maggiore si gioca sulla gestione di oltre sei milioni di pazienti obesi, una vera pandemia, indagando con cura le diverse componenti che concorrono al sovrappeso e obesità: genetiche, ambientali, psicoemotive. Solo un approccio sistemico e collaborativo, con la partecipazione attiva di tutti gli attori impegnati nella gestione di obesità e il sovrappeso contente e consentirà di affrontare la sfida globale contro questa “pandemia”.

– foto ufficio stampa Associazione Medici Endocrinologi –
(ITALPRESS).

Cronaca

Gli ordini TSRM e PSTRP della Lombardia “Bene la mozione sulla dirigenza dell’area tecnica”

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MILANO (ITALPRESS) – È stata approvata dal Consiglio Regionale della Lombardia la Mozione per la valorizzazione del ruolo del dirigente di area tecnica, della riabilitazione e della prevenzione delle Professioni Sanitarie nel Servizio Sanitario Regionale. Il testo prevede il conferimento di specifici ruoli dirigenziali a tutte le aree previste dalla Legge, allo scopo di garantirne l’adeguata rappresentanza nell’organico della Direzione Aziendale delle Professioni Sanitarie e Sociosanitarie. L’importante traguardo si pone a coronamento di un’intesa coltivata nel tempo tra gli Ordini dei Tecnici Sanitari di Radiologia Medica e delle Professioni Sanitarie Tecniche, della Riabilitazione e della Prevenzione (TSRM e PSTRP) della Lombardia e l’istituzione regionale.

“Il risultato raggiunto è frutto di un percorso portato avanti in prima linea dagli Ordini che rappresentiamo” dichiara Luigi Peroni, Coordinatore degli Ordini TSRM e PSTRP della Lombardia e Presidente dell’Ordine TSRM e PSTRP di Brescia. “Il nostro ringraziamento va al Direttore Generale al Welfare Mario Melazzini, all’Assessore al Welfare Guido Bertolaso, a tutta la Giunta regionale e a tutti coloro che si sono impegnati per questo obiettivo. Insieme, abbiamo fatto un ulteriore passo avanti nella direzione già prevista dall’impianto legislativo della sanità regionale e in linea con uno dei suoi principi fondanti, ossia la valorizzazione e responsabilizzazione delle competenze dirigenziali delle Professioni Sanitarie”.

“Con l’approvazione della mozione, la Legge 251/2000 trova finalmente la sua piena applicazione, aprendo la strada a un’evoluzione strategica del SSR” aggiunge Diego Catania, Presidente dell’Ordine TSRM e PSTRP di Milano, Como, Lecco, Lodi, Monza Brianza e Sondrio. “Garantendo l’adeguata rappresentanza di tutte le aree ai vertici delle aziende sanitarie, si rafforza l’attenzione agli snodi cruciali del sistema salute, dalle attività di screening e prevenzione, passando per l’erogazione delle prestazioni terapeutiche e diagnostiche, fino al supporto riabilitativo nella convalescenza e nella cronicità. Una dirigenza in grado di analizzare e stimare le esigenze specifiche per ogni comparto significa una pronta risposta specialistica ai molteplici bisogni della cittadinanza“. “Il provvedimento rappresenta un doveroso riconoscimento del percorso di crescita delle Professioni Sanitarie, a livello formativo e di competenze” afferma Elena Cossa, Presidente dell’Ordine TSRM e PSTRP di Varese. “Si aprono, infatti, nuove prospettive di carriera, in controtendenza rispetto alla percepita ‘stagnazione’ del percorso professionale che riscontrano tanti degli iscritti agli Ordini. Un progresso da diversi punti di vista, che auspichiamo possa avere ricadute positive anche sull’attrattività delle Professioni Sanitarie”.

Una pietra miliare nel percorso di valorizzazione delle Professioni, che identifica Regione Lombardia come promotrice di una nuova visione del sistema salute, fondata sulla responsabilizzazione dei soggetti, sulla diversificazione delle competenze e sull’ottimizzazione dell’impianto organizzativo delle aziende sanitarie.

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– foto Ordine TSRM e PSTRP di Milano, Como, Lecco, Lodi, Monza Brianza e Sondrio –

(ITALPRESS).

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Trump “Per il Canada dazi al 35% dall’1 agosto”

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WASHINGTON (STATI UNITI) (ITALPRESS) – Gli Stati Uniti applicheranno dall’1 agosto dazi del 35% sulle merci canadesi. Lo ha annunciato il presidente Usa Donald Trump in una lettera al primo ministro del Canada, Mark Carney, pubblicata sul social Truth.

“Dal primo agosto 2025 imporremo dazi del 35% sui prodotti canadesi inviati negli Stati Uniti, distinti dai dazi settoriali. Se per qualsiasi motivo decideste di aumentare le vostre misure tariffarie, allora, qualsiasi importo sceglierete per farlo verrà aggiunto al 35% da noi imposto”, scrive Trump, che aggiunge: “Il flusso di fentanyl non è l’unico problema che abbiamo con il Canada, che ha molti dazi e misure non tariffarie, politiche e barriere commerciali che provocano deficit commerciali insostenibili nei confronti degli Stati Uniti”.
In un’intervista alla Nbc, il presidente degli Stati Uniti ha anche annunciato che oggi partirà la lettera per l’Unione Europea con le indicazioni sui dazi in vigore dall’1 agosto.

– Foto IPA Agency –

(ITALPRESS).

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Netanyahu “Spero in un accordo per Gaza a giorni”

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ROMA (ITALPRESS) – Il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, ha espresso ottimismo sulla conclusione dell’accordo di cessate il fuoco nella Striscia di Gaza nei prossimi giorni. In un’intervista all’emittente americana Newsmax, rilasciata prima di fare ritorno in Israele, Netanyahu ha dichiarato di “sperare che si possa concludere l’accordo sugli ostaggi entro pochi giorni”.

“Ci sarà probabilmente un cessate il fuoco di 60 giorni. Faremo uscire metà degli ostaggi e useremo quel periodo per porre fine a tutto questo. Questo può accadere domani o oggi, se Hamas depone le armi”, ha proseguito il capo dell’esecutivo israeliano.

Netanyahu ha fatto riferimento anche all’espansione degli Accordi di Abramo per l’avvio delle relazioni diplomatiche. “Presto raggiungeremo la pace con i nostri vicini arabi”, ha detto. Prima del decollo da Washington, il suo ufficio stampa ha fatto sapere che “tutti gli obiettivi che Netanyahu si era prefissato di raggiungere durante la visita sono stati raggiunti”.

– Foto IPA Agency –

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(ITALPRESS).

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