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Economia

A novembre sale la fiducia delle imprese, in calo quella dei consumatori

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ROMA (ITALPRESS) – A novembre 2025, il clima di opinione dei consumatori è stimato in peggioramento (da 97,6 a 95,0) mentre l’indicatore composito del clima di fiducia delle imprese registra un aumento da 94,4 a 96,1. Lo rileva l’Istat.

Tra i consumatori, si evidenzia un diffuso deterioramento delle opinioni, più marcato sulla situazione futura: il clima economico cala da 99,3 a 96,5, il clima personale scende da 97,0 a 94,5, quello corrente passa da 100,2 a 98,6 e quello futuro diminuisce da 94,1 a 90,2. Con riferimento alle imprese, l’indice di fiducia aumenta nei servizi di mercato (da 95,1 a 97,7) e nel commercio al dettaglio (da 105,2 a 107,3).

Il clima cresce anche nell’industria manifatturiera (da 88,4 a 89,6) mentre cala nelle costruzioni da 103,2 a 102,6. Quanto alle componenti degli indici di fiducia, nell’industria tutte le componenti registrano una dinamica positiva, mentre nelle costruzioni gli imprenditori giudicano il livello degli ordini e/o piani di costruzione in peggioramento rispetto al mese scorso ma prevedono un aumento dell’occupazione presso l’azienda.

Con riferimento ai servizi di mercato, le opinioni sull’attività e sul livello degli ordini sono improntati al miglioramento anche se le attese sugli ordinativi sono in calo. Nel commercio al dettaglio migliorano decisamente i giudizi sulle vendite mentre le relative aspettative sono in calo e le scorte sono giudicate in accumulo.

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In base alle valutazioni fornite dagli imprenditori del comparto manifatturiero sulla dinamica della spesa per investimenti, emerge un’evoluzione positiva del livello degli investimenti, rispetto all’anno precedente, sia nel 2025 sia nel 2026.

-Foto IPA Agency-
(ITALPRESS).

Economia

Le città intermedie orientate a creare opportunità per costruire il futuro

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ROMA (ITALPRESS) – Sono 157 le città intermedie che ricompongono la geografia territoriale del nostro Paese, con 73 nel Nord Italia, 44 nel Mezzogiorno e 40 nelle regioni del Centro. È il primo dato tra i tanti raccolti nel secondo volume “L’Italia Policentrica. Il fermento delle città intermedie”, curato da Mecenate 90 in collaborazione con il Centro Studi delle Camere di Commercio Guglielmo Tagliacarne e presentato oggi a Roma presso la sede di Unioncamere.

Producono un valore aggiunto pro-capite più alto del 16% rispetto al resto d’Italia (34.154 contro 29.534 euro nel 2022); resistono in prospettiva meglio all’inverno demografico contenendo il calo della popolazione al 4,5% tra il 2024 e il 2050 a fronte di una contrazione prevista del 7,3% della media italiana; presentano un indice di qualità della vita superiore del 7,3% rispetto alle città metropolitane e di ben il 27% più alto delle altre città del Paese. Sono città che ospitano imprese di eccellenza del Made in Italy e ad alto contenuto innovativo, città che esprimono dinamismo sociale, culturale ed economico e creano opportunità concrete per contrastare lo spopolamento e l’insufficiente dotazione di infrastrutture fisiche e digitali.

Promuovono interventi rigenerativi per riqualificare e rivitalizzare i quartieri più degradati e sono capaci di connettere i centri urbani minori ad una rete più allargata. Per il presidente del Comitato Scientifico di Mecenate 90, Giuseppe De Ritatrovo certo delle fragilità antiche e nuove, ma trovo specialmente una forte tensione a crescere ed una forte soggettualità di sviluppo collettivo”.

Rispetto alle dinamiche di sviluppo dell’ultimo Novecento e del primo decennio di questo secolo, secondo il presidente di Mecenate 90 Daniele Pitteri, “le città intermedie tendono a disegnarsi e a definirsi per differenziazione, definendo una propria ‘dimensione immateriale’ attraverso l’esaltazione dei caratteri di unicità e di tipicità, tuttavia pensando e definendo il proprio posizionamento in una dimensione internazionale che valorizza, armonizzandoli, la tensione allo sviluppo economico e la qualità della vita sociale”.

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Per Gaetano Fausto Esposito, direttore generale del Centro Studi delle Camere di Commercio Guglielmo Tagliacarne, si evince “una relazionalità più intensa tra imprenditoria e dimensione istituzionale intermedia che trova nelle città intermedie livelli di qualità della vita complessivamente superiori a quelli del resto del Paese”.

“In tanti casi pure nel Mezzogiorno, leggiamo anche in una maggiore disponibilità di offerta di servizi di prossimità alla popolazione. Una dimensione che si esplica in particolare nei confronti degli aspetti demografici e culturali e che rende questi luoghi un ambito in cui coltivare quella ‘joie de vivre’ che è stata uno degli elementi di successo del modello di sviluppo dei distretti industriali negli anni ’80 e ’90 del secolo scorso e che oggi si riconferma e sotto molti versi si rafforza, al punto da poter considerare la dimensione urbana intermedia come un vero e proprio tessuto di connessione tra i poli metropolitani e una parte consistente di altri centri cittadini”.

Le dieci città prese in considerazione, si legge nel Rapporto, non sono svincolate dalle tante fragilità sociali che affliggono molte altre città del nostro Paese, ma promuovono interventi rigenerativi per riqualificare e rivitalizzare i quartieri più degradati, grazie alla presenza di un terzo settore pro-attivo, in grande fermento, vivace e creativo.

Sul versante del tessuto produttivo, le città intermedie ospitano nel proprio territorio imprese attive nei settori produttivi definiti di eccellenza e ad alto contenuto innovativo. Un tessuto produttivo caratterizzato da piccole e medie imprese, con una significativa capacità di innovazione e con un’importante propensione all’esportazione.

“Questi sono anni di profonde trasformazioni delle città – sottolinea il coordinatore del Rapporto di ricerca Ledo Prato, segretario generale di Mecenate 90l’intensità e il grado sono strettamente connessi non solo con gli investimenti del Pnnr e delle altre misure adottate nell’ultimo decennio, quanto con la capacità delle amministrazioni locali di mettere in campo progetti ispirati da una visione delle città del prossimo futuro, condivisa con i principali attori dell’economia, della cultura, del sociale. Le città intermedie sembrano aver preso in mano il presente e provato a riempirlo di senso”. 

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-Foto screenshot video Italpress-
(ITALPRESS).

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Economia

I sud del Mondo ETS sigla un protocollo d’intesa con l’Istituto Krysopea

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ROMA (ITALPRESS) – I Sud del Mondo ETS ha siglato un protocollo d’intesa con l’Istituto Krysopea diretto da Roberto Bevacqua.

Si tratta di una sinergia che abbiamo voluto attivare – spiega Pompeo Torchia, presidente de I Sud del mondonella consapevolezza del carattere strategico e del know how offerto dall’Istituto Krysopea sui temi della ricerca e dell’analisi in campo economico, sociale e politico nonché dell’intelligence sul territorio nazionale. Da questa intesa non potranno che derivare iniziative e progetti volti a interpretare elementi e fattori relativi alle macro dinamiche economiche, sociali e culturali, con particolare attenzione ai riflessi geopolitici”.

L’accordo nasce infatti con l’obiettivo di avviare una collaborazione strutturata nei settori della ricerca multidisciplinare, della formazione, dell’analisi strategica. Il Protocollo prevede attività congiunte in ambito della ricerca socio-economica, culturale, geopolitica e della sicurezza, con studi sulla progettazione in aree strategiche come il Mediterraneo Allargato e l’Africa e in settori come quello dell’energia, delle infrastrutture, della cybersecurity e della cooperazione internazionale.

“Una vera e propria unione di competenze, esperienze e strategie – commenta Giuseppe Galati, responsabile scientifico de I Sud del Mondo ETSal fine di migliorare la qualità della ricerca e dell’analisi strategica, di promuovere iniziative formative di alto livello, di valorizzare le prospettive territoriali e le aree svantaggiate del Paese, di diffondere conoscenza e buone pratiche verso istituzioni, stakeholder e opinione pubblica”. 

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-Foto ufficio stampa I Sud del Mondo-
(ITALPRESS).

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Economia

Intesa Sanpaolo, Messina “Fare di più per crescita. Maggiore rispetto per banche”

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MILANO (ITALPRESS) – L’uscita dell’Italia dalla procedura d’infrazione europea è una priorità strategica per il Paese. Significa la discesa del deficit sotto la soglia del 3 per cento sul prodotto interno lordo che consentirà al governo di avere disponibilità adeguate per incidere sull’eccesso di diseguaglianze esistente oggi in Italia”. A parlare, in una lunga intervista a Il Sole 24 Ore, a firma del direttore Fabio Tamburini, è il Ceo di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina.

Per quanto riguarda il contributo che le banche potrebbero dare al risanamento dei conti pubblici, Messina ha sottolineato che “senza dubbio negli ultimi anni a favore del sistema bancario hanno giocato diversi fattori, a partire dai tassi d’interesse elevati. Anche per questo le banche da subito si sono dette disponibili a dare una mano. Grazie all’ottimo lavoro di Giorgia Meloni sui conti pubblici, l’uscita dalla procedura d’infrazione comporterà un miglioramento delle condizioni strutturali del Paese di cui beneficia anche il settore bancario. Ma questo non significa essere messi sotto scacco come sta accadendo da almeno un paio di mesi, accusati di pensare soltanto agli utili immediati. Si trascura il fatto che siamo il pilastro del Paese e che il nostro settore rappresenta un’eccellenza in Europa. Non solo. Banche e assicurazioni hanno avuto, hanno e avranno un ruolo fondamentale per la tenuta dei conti pubblici”.

Secondo il numero uno di Intesa Sanpaolo, “le banche andrebbero considerate come risorse, non indebolite. Prendiamo l’esempio di Intesa Sanpaolo. Siamo un grande promotore della coesione sociale: riteniamo giusto che una parte degli utili servano per contrastare le diseguaglianze. Nel periodo 2023-2027 quelli trasferiti dagli azionisti alla comunità saranno pari a 1,5 miliardi. E sarebbe un peccato doverli ridurre”.

Per Messina “il nostro Paese deve crescere di più”. “Di sicuro – aggiunge – il Pnrr è servito e serve ancora ma non basta”, ha detto Messina, sottolineando che bisogna anche “approvare incentivi pubblici per sostenere gli investimenti delle imprese, esattamente come avviene in tutto il mondo: dagli Stati Uniti alla Cina, dalla Germania alla Francia. Ciò dev’essere previsto nella manovra finanziaria in arrivo, insieme a interventi radicali per la sburocratizzazione e per la riduzione del costo dell’energia. Occorre uno sforzo di semplificazione”.

Secondo Messina “si dovrebbe tenere a mente che banche e assicurazioni non sono controllate dallo Stato. Quindi non sono condizionabili. Per questo occorre il gioco di squadra. Perchè dobbiamo essere soltanto noi a pagare quando è necessario far quadrare i conti pubblici? Ci sono oggi in Italia 22 aziende con oltre 1 miliardo di utile netto all’anno. E soltanto nove sono banche e assicurazioni. Metà delle altre sono a partecipazione pubblica. In un’ottica di sostegno ai conti pubblici perchè non pensare ad una platea più ampia? Vedo un rischio nell’additare banche e assicurazioni come portatori di profitti da tassare in maniera eccessiva, anche se straordinaria”.

Il rischio è “indebolire l’asse portante della crescita del Paese. Negli Stati Uniti sono le grandi aziende hi-tech, in Italia sono le banche”. Tra i molti temi toccati, Messina ha anche parlato del provvedimento europeo sul golden power: “A fronte di un provvedimento per ora generico il governo sta preparando i necessari chiarimenti. Credo che potrà avere conseguenze, favorendo alcune operazioni nel 2026. Troverei paradossale che il risultato fosse la vendita di una tra le principali banche italiane a un gruppo bancario francese, dopo averne bloccato l’acquisto da parte di un’altra banca italiana”.
-foto Ipa Agency –
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