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Economia

FederlegnoArredo, nel 2023 filiera stabile ma rischio frenata

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ROMA (ITALPRESS) – Sono 2,5 miliardi di euro le vendite registrate dalla filiera legno-arredo nel primo trimestre 2023, stando alle rilevazioni del Monitor elaborato dal Centro studi di FederlegnoArredo, su un campione rappresentativo di aziende, con una contrazione dell’1,4%, rispetto allo stesso periodo del 2022, determinata dal -2,7% del mercato interno e dal +0,4% dell’export. Dopo due anni di crescita, per la prima volta, compare il segno negativo. Entrando nello specifico, il macrosistema arredamento – che rappresenta oltre il 60% delle vendite totali – segna +3,2% e registra un segno positivo sia nel mercato nazionale (+5,3%) che nell’export (+1,3%). Variazione positiva che risente ancora più dell’aumento dei prezzi anzichè di un effettivo aumento dei volumi. Situazione diversa per il macrosistema legno con -10,5% rispetto allo stesso trimestre 2022; -12,4% per le vendite nel mercato nazionale e -4,7% nell’export.
La flessione è trasversale a molti dei sistemi ma è acuita soprattutto dalla contrazione in valore dei pannelli. “Dati che – commenta il presidente di FederlegnoArredo, Claudio Feltrin – evidenziano come il 2023 sarà un anno complicato per il nostro settore e che confermano il rallentamento avviato già a fine 2022. Adesso il vero interrogativo è capire se nei prossimi mesi potremo parlare ancora di semplice rallentamento, direi fisiologico dopo due anni di risultati eccezionali, oppure dovremo parlare di brusca frenata. E’ ancora presto per dirlo, ma temo di non essere smentito pensando che anche il primo semestre avrà un segno negativo e magari ancor più netto dell’attuale. In termini di produzione è possibile che quest’anno il settore segni il passo, dopo due anni di crescita straordinaria, con una riduzione dei volumi non solo rispetto al 2022, ma anche rispetto al 2019”.
Sulla medesima lunghezza d’onda sono infatti le previsioni per tutto il 2023, sempre secondo i risultati del Monitor di FederlegnoArredo: -0,6 % il dato complessivo della filiera, poco sotto i livelli 2022 con un export a +0,3% e l’Italia a -1,2%. Per quanto riguarda il macrosistema arredamento (MSA) le previsioni parlano di un +2,8% totale, con un +3,3% per l’Italia e +2,3% per l’export. Negativa invece la previsione per il macrosistema legno (MSL) con un -5,9% complessivo, dato dal -6,1% dell’Italia e -5,5% dell’export. “Come ci dicono anche le previsioni – prosegue Feltrin -, il settore più strettamente legato alla casa e quindi all’arredo continua a tenere, nonostante i continui cambi in corsa sui bonus edilizi abbiano inciso negativamente sull’andamento. Il legno, è evidente, sta soffrendo molto di più e possiamo, come fu per il rialzo dei prezzi allo scoppiare del conflitto in Ucraina, considerarlo il primo campanello d’allarme che, come in un effetto domino, arriverà su tutta la filiera”.
“Situazione quindi complessa – sottolinea – che va letta all’interno di un contesto in cui la perdita del potere d’acquisto delle famiglie, la mancanza di liquidità e il relativo abbassamento dei consumi, vanno di pari passo al calo della produzione, come certificato dai dati Istat di aprile.
Stante questa situazione darei per certo un ulteriore calo nel secondo trimestre del 2023 quando sarà scemata anche la coda degli ordini del 2022. Siamo sicuramente su un piano inclinato, quanto inclinato lo capiremo a breve. Ma escludo un’inversione di tendenza, senza contare che la frenata della Germania, secondo mercato di sbocco in Europa per i prodotti della filiera, per noi non è certo una buona notizia”, conclude.

– foto agenziafotogramma.it-
(ITALPRESS).

Economia

Stellantis, nel primo trimestre ricavi a 74 miliardi (-13%). Filosa “Risolveremo i problemi”

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TORINO (ITALPRESS) – “Il 2025 si sta rivelando un anno difficile, ma anche di graduale miglioramento. I segnali di progresso sono evidenti confrontando il primo semestre del 2025 con il secondo semestre del 2024, sotto forma di volumi, ricavi netti e AOI in crescita, nonostante l’intensificarsi delle difficoltà esterne. Il nostro nuovo team dirigenziale, pur essendo realista rispetto alle sfide, continuerà a prendere le difficili decisioni necessarie per ripristinare una crescita redditizia e risultati significativamente migliori”. Così il Ceo di Stellantis, Antonio Filosa, commenta il report sul primo semestre 2025 annunciato questa mattina dal Gruppo.

Le mie prime settimane da Ceo hanno riconfermato la mia ferma convinzione che risolveremo i problemi di Stellantis capitalizzando su tutto ciò che c’è di buono nell’azienda, a partire dalla forza, dall’energia e dalle idee delle nostre persone, insieme ai nuovi fantastici prodotti che stiamo lanciando sul mercato” ha aggiunto Filosa.

Sulla base dei risultati del primo semestre del 2025, Stellantis NV registra ricavi netti pari a 74,3 miliardi di euro, in calo del 13% rispetto al primo semestre del 2024. Un calo determinato principalmente dalle regioni del Nord America e dell’Europa allargata, in parte compensato dalla crescita in Sud America. Ad avere avuto un impatto negativo sui risultati sono stati anche i tassi di cambio, i dazi doganali e il calo dei volumi dei veicoli commerciali leggeri in Europa.

La perdita netta di 2,3 miliardi sconta 3,3 miliardi di oneri netti esclusi dall’utile operativo rettificato, in calo rispetto al primo semestre del 2024, che aveva registrato un utile di 5,6 miliardi. I flussi di cassa industriali netti sono pari a 3 miliardi, il livello sotto standard di generazione di cassa da Aoi è stato più che compensato dalle spese in conto capitale e in ricerca e sviluppo nel primo semestre del 2025.

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La liquidità industriale totale disponibile al 30 giugno scorso era pari a 47,2 miliardi di euro, superiore al rapporto target prefissato rispetto ai ricavi netti. Lo stock complessivo è di 1,2 milioni di unità (stock aziendale di 298 mila unità) al 30 giugno 2025, facendo segnare +1% rispetto alla fine del 2024, con i nuovi prodotti lanciati e le consegne consolidate cresciute del +5% in sequenza.

Le azioni di ripresa commerciale hanno incluso il lancio di quattro nuovi modelli nel primo semestre del 2025: Citroën C3 Aircross, Fiat Grande Panda, Opel/Vauxhall Frontera, Ram ProMaster Cargo BEV, oltre ad aggiornamenti significativi di prodotti popolari come Ram 2500 e 3500 Heavy Duty, Citroën C4/C4X e Opel Mokka. Nuovi prodotti che hanno contribuito a un aumento di 127 punti base della quota di mercato UE30 rispetto al secondo semestre del 2024 e a un miglioramento significativo dei portafogli ordini in Nord America. Sono 10 i nuovi modelli che Stellantis prevede di lanciare nel 2025, inclusi tre su piattaforma STLA Medium nel secondo semestre dell’anno: Jeep® Compass, Citroën C5 Aircross e DS N°8, che si aggiungono ai recenti lanci dei modelli Peugeot 3008, 5008 e Opel/Vauxhall Grandland basati su STLA Medium.

In risposta al feedback dei clienti, Ram ha annunciato il ritorno del motore HEMI V-8 da 5,7 litri nel Ram 1500 del 2026. I primi pickup arriveranno nei concessionari nella seconda parte del 2025. La seconda metà del 2025 vedrà anche il ritorno in produzione di molti altri prodotti iconici: la Jeep® Cherokee ibrida e la Dodge Charger SIXPACK con motore a combustione interna, entrambe in pausa produttiva dal 2023. Si unisce alla famiglia anche la Charger Daytona a quattro porte. Peugeot ha annunciato il ritorno della sua gamma GTi con la nuova 208 GTi, presentata alla 24 Ore di Le Mans lo scorso giugno.

Oltre a questo, il pick-up Fiat Titano è stato lanciato nel mercato argentino, con un nuovo motore e una nuova trasmissione, e adesso è prodotto nello stabilimento di Córdoba, in Argentina. Per ciò che riguarda le tariffe doganali, Stellantis aggiorna le sue stime dell’impatto tariffario netto del 2025 a circa 1,5 miliardi di euro, di cui 0,3 miliardi registrati nel primo semestre.

“L’azienda mantiene un forte e costante dialogo con i legislatori di riferimento, portando avanti nel contempo una pianificazione degli scenari a lungo termine” precisano da Stellantis. Il Gruppo ristabilisce la guidance per il secondo semestre del 2025: l’attesa è quella di un aumento dei ricavi netti, una redditività AOI a una sola cifra bassa e flussi di cassa industriali migliorati nel secondo semestre. Linee guida che si basano sulle norme tariffarie/commerciali in vigore al 29 luglio 2025.

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Negli ultimi mesi, Stellantis ha gettato le basi per il futuro attraverso cambi strategici nel team di leadership. Il 28 maggio scorso, il Consiglio di Amministrazione ha scelto all’unanimità Antonio Filosa come nuovo Ceo, con effetto dal 23 giugno.

“Filosa nel ruolo di Ceo porta con sé una filosofia di gestione che mette le persone al primo posto, una lunga storia di successi in azienda e una visione chiara per affrontare con successo un contesto difficile come quello del settore automobilistico – spiega il Gruppo – Il 23 giugno Filosa ha annunciato il nuovo Leadership Team di Stellantis, formato da figure con una profonda competenza nel settore automobilistico. L’annuncio ha segnato l’ascesa di diversi dirigenti di alto livello per la prima volta a ruoli di vertice, la maggior parte dei quali ha assunto responsabilità significativamente ampliate”. Filosa è stato confermato membro del Consiglio di Amministrazione e Amministratore Esecutivo di Stellantis durante l’Assemblea Generale Straordinaria del 18 luglio scorso.

-Foto IPA Agency-
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Economia

Dazi, Zoppas “Tra Trump e von der Leyen è stato uno 0-0, spero la trattativa sia aperta”

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ROMA (ITALPRESS) – “Se quello tra Trump e Von der Leyen è stato un buon accordo lo scopriremo solo vivendo: al 15% bisogna aggiungere il valore dell’euro-dollaro, che sta penalizzando il prezzo sul mercato dei prodotti”. Così il presidente dell’agenzia Ice Matteo Zoppas a Tg2 Post. “Il mio giudizio è che si è andati a uno 0-0 – continua Zoppas -. È chiaro che preferisco il 15% al 50%, ma mi auguro che questa trattativa non sia chiusa definitivamente: da un lato non posso essere soddisfatto quando vengono imposti dei dazi, dall’altro lo sono se penso che abbiamo evitato il 30% o il 50%”.

“L’incertezza in questo momento sta bloccando tutto e ancora oggi non sappiamo come comportarci con i dazi: un impatto ci sarà e non può essere calcolato solo aritmeticamente, perché ci sono tante variabili in gioco – ha aggiunto Zoppas – Il rischio è di perdere interi mercati, anche se ci sono categorie un po’ più protette soprattutto tra i prodotti di cui la gente non può fare a meno”.

“Oggi abbiamo incontrato Tajani, che è stato tra i primi in Europa a fare un punto sulle direzioni date. L’input è raggiungere i 700 miliardi di export, con o senza dazi: al momento siamo a 620 e stiamo serrando i ranghi – ha sottolineato Zoppas – Dobbiamo trovare tutte le modalità per compensare i dazi senza perdere i rapporti commerciali con gli Stati Uniti – prosegue Zoppas -. Dal governo, che al momento vedo molto sul pezzo, mi aspetto che si faccia squadra e si mettano risorse su attività promozionali, di sviluppo e di protezione”, conclude.

-Foto screenshot video Italpress-
(ITALPRESS).

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Economia

Dazi, Orsini “Serve un nuovo piano industriale europeo”

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ROMA (ITALPRESS) – “Non è un tema solo di governo italiano ma di Europa. L’Europa deve compensare le mancanze di competitività dei nostri prodotti verso gli Stati Uniti e aiutare i settori più colpiti. Da subito deve attuare un nuovo piano industriale straordinario per le imprese. Bene sforare il patto di stabilità per le armi, per la difesa, ma dobbiamo farlo anche per l’industria, e andare da subito a fare accordi con nuovi mercati dove noi potremo essere forti e sostituire in parte la perdita che abbiamo negli Stati Uniti”. Così il presidente di Confindustria, Emanuele Orsini, al Tg1, risponde a una domanda sulle misure da mettere in campo per limitare l’impatto dei dazi statunitensi al 15%. “Lato Italia dobbiamo subito mettere a terra misure che incentivano gli investimenti e soprattutto riescano a incrementare la produttività”, ha aggiunto.

“Per noi tutto quello che è oltre lo zero è un problema. Oggi l’impatto del 15% dei dazi vuol dire per le imprese italiane 22,6 miliardi – ha proseguito Orsini – Stiamo sottovalutando anche la svalutazione dollaro-euro, che per noi vuol dire oggi incrementare il dazio del 13%. Gli altri Paesi extraeuropei hanno una media del 2%, difficilmente recuperabile”, ha aggiunto Orsini, che ha spiegato: “Sulla farmaceutica c’è una trattativa, non possiamo pensare che anche qui vengano superati i dazi oltre il 15%, è già uno dei settori che verranno molto colpiti, insieme ai macchinari e agli utensili che vanno verso gli Stati Uniti”.

-Foto IPA Agency-
(ITALPRESS).

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