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Cronaca

Nel bolognese nuovo Centro per Eccellenza Industriale Philip Morris

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BOLOGNA (ITALPRESS) – La fabbrica del futuro nasce a Bologna ed è targata Philip Morris. Taglio del nastro questa mattina per il nuovo Centro per l’Eccellenza Industriale, il più grande al mondo di PMI per industrializzazione, innovazione di processo, ingegnerizzazione e sostenibilità, nello stabilimento di Crespellano nel Bolognese. “La fabbrica del futuro – ha spiegato Marco Hannappel, presidente e amministratore delegato di Philip Morris Italia – è creare un ecosistema virtuoso, e una fabbrica che possa creare altre fabbriche del futuro. Il modello del futuro è sostenibile”. Per l’ad del gruppo “non è facile portare nel Paese investimenti di innovazione”, ma in Emilia-Romagna c’è “il futuro della meccatronica, dell’industria 4.0”, quindi un sistema che ha permesso di investire. Il nuovo Centro, dove lavoreranno “oltre 250 profili alti in ambito ingegneristico, sostenibilità e processi produttivi del futuro”, è parte di un più ampio piano di investimenti per l’Italia pari a circa 600 milioni di euro in tre anni, con un impatto occupazionale stimato diretto, indiretto e indotto di circa 8000 posti di lavoro lungo la filiera. “A livello globale – ha spiegato Massimo Andolina, senior vice president Operations di Philip Morris International – Philip Morris ha una visione ambiziosa: sostituire le sigarette con prodotti innovativi senza combustione”. L’obiettivo è avere “entro il 2025 almeno 40 mln di fumatori ed ex fumatori che siano passati ai nostri prodotti senza combustione. Le nostre cifre ci dicono che a fine settembre siamo a 20 milioni e molti di 20 mln sono in Italia. Vediamo un futuro entusiasmante”. Per Andolina, inoltre, “la centralità di questo polo produttivo oggi si rafforza ulteriormente” e quello di Bologna è “un sito faro per le metodologie moderne, che tutti vengono a visitare per venire ad apprendere”. L’inaugurazione del nuovo Centro è stata occasione anche per una riflessione sul lavoro e sul sistema che si crea con le istituzioni. “Il lavoro è sempre buono e qualche volta no. Qualcuno muore. Il lavoro deve essere buono altrimenti è il contrario del senso dell’uomo. Qualche volta la convenienza prevale sull’uomo.Il lavoro buono tira su anche quello più fragile”, ha detto l’arcivescovo di Bologna, il cardinale Matteo Zuppi, intervenendo a Crespellano. Per Zuppi “la capacità di innovazione non dimentica la fragilità”. L’Arcivescovo si è soffermato anche su “multi e nazionale” che “qualche volta creano un problema al locale”. Da qui l’invito all’”attenzione a un equilibrio tra multi e nazionale e se c’è un bell’equilibrio c’è futuro. La vera capacità è coniugare assieme le due cose”. “Stiamo vivendo un momento particolare in cui il futuro si decide oggi e abbiamo ancora più voglia di costruirlo”, ha concluso Zuppi. “L’Emilia-Romagna – ha sottolineato invece il sindaco della Città metropolitana di Bologna Matteo Lepore – mi ha insegnato che il modello di crescita che siamo riusciti a trasferire di generazione in generazione è stato quello di investire sulle competenze e sulla formazione”. “Bologna – ha aggiunto – è diventato un territorio metropolitano molto attrattivo e in questa ripartenza i segnali sono molto positivi. Il nostro compito è dire che Bologna vuole scegliere il futuro, continuare ad essere attrattiva”. Gli investimenti di Philip Morris sulla ricerca e sull’innovazione vogliono dire “creazione di competenze” ed è questa per il presidente della Regione, Stefano Bonaccini, “la vera sfida per un territorio che vuole competere con i territori più avanzati dell’Europa e del mondo”. “Siamo diventati – ha osservato – una Regione molto attrattiva per investimenti dall’estero e questo ne è un caso”. “Siamo un grande hub di innovazione per il Paese”, ha rivendicato l’assessore regionale al Lavoro, Vincenzo Colla, dove “ci sono culture di competenze incredibili, qualità di fare impresa, parti sociali che sanno fare mediazione”.
Per il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, che ha inviato un videomessaggio, il piano degli investimenti di Philip Morris International in Italia e il nuovo Centro per l’eccellenza industriale, sono “un ulteriore segnale di rinnovata fiducia nel sistema Italia”. “Quello che ha fatto Philip Morris a Bologna – ha sottolineato il ministro dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, intervenendo in videocollegamento – è qualcosa di importantissimo. Una delle ragioni fondamentali è nell’ecosistema. Il punto di partenza per l’attrazione degli investimenti è l’esistenza di un network, la capacità di un territorio di fare sistema. E l’elemento della formazione è diventato sempre più importante”. Per Marcello Minenna, direttore generale Agenzie delle Dogane e dei Monopoli, quello inaugurato oggi “sicuramente è un progetto molto importante per la Regione e il Paese, di innovazione dove si tenta di effettuare uno sforzo sinergico anche in relazione al rilancio della nostra economia”. “Philip Morris – ha evidenziato Gian Marco Centinaio, sottosegretario al Ministero delle politiche agricole – sta facendo un grandissimo lavoro ed è l’unica multinazionale che ha fatto un contratto di filiera a tre anni con gli agricoltori italiani. Da parte nostra, quando ci sono investimenti di questo tipo che permettono agli imprenditori agricoli di poter fare programmazione ben venga. Poi questo complesso di innovazione tecnologica fa vedere che la filiera è una filiera importante e va nella direzione di un’agricoltura sempre più all’avanguardia e legata alle nuove tecnologie”. “Il nostro obiettivo è quello di valorizzare il modello italiano e l’impostazione di filiera, che ha garantito sino ad oggi uno sviluppo sostenibile a livello industriale ed agricolo”, ha affermato Vincenzo Freni, sottosegretario ministero dell’Economia e delle finanze, intervenuto all’iniziativa di Philip Morris in video collegamento. “Noi oggi parliamo della fabbrica del futuro. Siamo stati coloro che hanno preceduto qualsiasi discorso di filiera in agricoltura, investendo su un modello diverso fra quello che doveva essere il rapporto tra industria di trasformazione e filiera agricola”, ha sottolineato Ettore Prandini, presidente Coldiretti. In platea, tra gli altri, anche l’europarlamentare Elisabetta Gualmini. “Philip Morris – ha detto parlando con i giornalisti a margine – è una multinazionale che ci ha abituato a tante innovazioni e oggi un ulteriore tassello”.
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A2A inaugura un nuovo data center a Brescia, riscalderà 1.350 appartamenti

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MILANO (ITALPRESS) – Cinquant’anni dopo essersi dotata – prima città italiana a farlo – di una infrastruttura di teleriscaldamento, Brescia continua nel suo percorso come laboratorio della transizione ecologica. A2A ha infatti inaugurato oggi nella centrale Lamarmora un nuovo data center progettato dalla società francese Qarnot che, grazie a un avanzato sistema di raffreddamento a liquido, consente di recuperare energia termica a temperature elevate, fino a 65 °C, da immettere direttamente in rete per portare calore agli edifici. Il progetto rappresenta una delle prime applicazioni in Italia di recupero di calore dai data center, la prima in una rete cittadina con l’innovativa tecnologia di raffreddamento a liquido, e risponde a una sfida energetica globale: sfruttare il calore di scarto delle infrastrutture digitali – in continua espansione e fortemente energivore – per produrre energia termica utile per le città.

A regime consentirà di soddisfare il fabbisogno termico di oltre 1.350 appartamenti, evitando l’emissione in atmosfera di 3.500 tonnellate di CO2 all’anno, equivalenti alla capacità di assorbimento di oltre 22.000 alberi. Al taglio del nastro hanno preso parte la sindaca di Brescia Laura Castelletti, l’amministratore delegato di A2A Renato Mazzoncini e l’amministratore delegato di Qarnot Paul Benoit.

“La rapida diffusione dei data center e la crescente elettrificazione dei consumi richiedono importanti investimenti nelle reti elettriche per sostenere la maggiore richiesta di energia. Ma apre anche una straordinaria opportunità per le città dotate di reti di teleriscaldamento: recuperare il calore di scarto dai server e trasformarlo in energia termica – ha spiegato Mazzoncini -. In Lombardia, con i progetti in pipeline, si stima che potrebbero essere riscaldati 150.000 appartamenti, semplicemente catturando quel calore residuo. Non si tratta solo di un vantaggio tecnologico, ma di un asset per la decarbonizzazione urbana: con il teleriscaldamento 4.0, le reti diventano sistemi intelligenti, capaci di integrare ogni cascame termico e accelerare l’obiettivo della neutralità climatica entro il 2050. In quest’ottica Brescia si conferma un modello, non solo nazionale. Il progetto pilota con Qarnot che inauguriamo oggi è la riprova che integrare fin da subito il recupero energetico nella progettazione dei data center significa creare infrastrutture strategiche per il futuro: città più competitive, territori più sostenibili, calore disponibile dove serve, senza bisogno di fonti fossili”.

Ancora una volta Brescia si conferma città-laboratorio, sperimentando tecnologie sempre più avanzate per il miglioramento del livello di emissioni di Co2 in atmosfera – ha commentato Castelletti –. Un tassello fondamentale e non più rimandabile della strategia di contrasto al cambiamento climatico, che la nostra Amministrazione ha avviato con convinzione negli ultimi anni”.

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“Come è stato per il teleriscaldamento negli anni Settanta, quando Brescia, con Asm, è stata la prima in Italia a mettere questa infrastruttura a disposizione dei cittadini, oggi inauguriamo una nuova tecnologia che affina le strategie di contrasto all’inquinamento atmosferico e segna un passo avanti verso la decarbonizzazione della città. Siamo orgogliosi che questo laboratorio parta da Brescia e convinti possa diventare un modello in Italia e in Europa. A2A ci accompagna, nell’evoluzione verso prospettive sempre più sostenibili”.

“Questo primo progetto realizzato in Italia rappresenta una tappa strategica per Qarnot – è intervenuto Benoit -. Reso possibile grazie alla collaborazione con A2A, ci permette di rispondere alla crescente domanda del mercato italiano di soluzioni cloud ad alte prestazioni (HPC), efficienti dal punto di vista energetico e in grado di garantire un elevato livello di autonomia tecnologica. La nostra infrastruttura è particolarmente indicata per settori come l’automotive, l’aerospazio, l’energia, il comparto marittimo e, in generale, tutte le industrie a forte intensità di simulazione: ambiti che richiedono non solo potenza di calcolo, ma anche controllo e sicurezza dei dati, viste le sfide strategiche che si trovano ad affrontare. Il nostro modello ci consente di presidiare l’intera catena del valore del cloud HPC, dalla progettazione di infrastrutture a basse emissioni alla fornitura di servizi di calcolo intensivo. Progettando data center capaci di generare calore riutilizzabile, uniamo prestazioni, sostenibilità e creazione di valore sul territorio”.

Con questa iniziativa prosegue quindi il percorso avviato da A2A per rendere il teleriscaldamento sempre più sostenibile, attraverso i diversi progetti di recupero e valorizzazione delle fonti di calore decarbonizzato disponibili sul territorio: da quello prodotto dal termoutilizzatore e dai suoi fumi a quello proveniente da altre fonti industriali come le acciaierie Alfa Acciai e Ori Martin, fino all’utilizzo di accumuli termici per lo stoccaggio dell’acqua calda. Grazie a queste soluzioni, che hanno contribuito a ridurre il ricorso al gas, l’83% del calore distribuito a Brescia nel 2024 è derivato da fonti non fossili. Una quota destinata a crescere ulteriormente grazie all’apporto dei processi computazionali dei data center: il loro funzionamento genera grandi quantità di calore che, invece di essere disperse, possono essere recuperate per riscaldare gli edifici senza ricorrere a fonti fossili. Per Qarnot, questa iniziativa rappresenta un’importante espansione a livello europeo, resa possibile grazie alla stretta collaborazione con A2A. Qarnot mette a disposizione una piattaforma ad alte prestazioni, intuitiva e progettata per semplificare le simulazioni numeriche (CAE, Computer-Aided Engineering) in ambiente cloud.

Sviluppata per sostenere l’innovazione in settori come aerospazio, automotive ed energia, la piattaforma consente di gestire carichi di calcolo intensivi riducendo al minimo l’impatto ambientale, grazie a un’infrastruttura a basse emissioni. Un elemento distintivo è il controllo diretto che Qarnot esercita sull’intera catena del valore del proprio cloud HPC: dalla progettazione di data center sostenibili fino all’erogazione di servizi di calcolo ad alte prestazioni. La rete di teleriscaldamento di Brescia è oggi tra le più estese e virtuose d’Europa: oltre 684 chilometri di condotte, 22mila clienti allacciati (pari a 180mila appartamenti equivalenti) e più dell’80% del calore già prodotto da fonti non fossili. Il calore digitale dei data center si aggiunge ora a queste fonti, rafforzando ulteriormente il modello bresciano di energia circolare. Il progetto Qarnot è strutturato in due fasi. La prima, già operativa, prevede 30 unità computazionali QBx capaci di generare circa 800 MWh termici all’anno, grazie al raffreddamento a liquido che consente di recuperare calore fino a 65 °C, idoneo all’utilizzo diretto per la rete del teleriscaldamento, attraverso gli scambiatori di calore. Il raffreddamento ad aria, invece, recupera calore a circa 30 gradi con la necessità di integrare il gap termico necessario utilizzando pompe di calore.

Già in fase di progettazione anche il secondo step, “Qarnot 2”, che prevede l’installazione dei server nell’ex deposito del carbone della centrale Lamarmora: una riconversione simbolica e concreta. Il progetto, beneficiario di un finanziamento europeo, produrrà 16 GWh annui di energia termica pulita, in grado di fornire calore e acqua calda a circa 1.350 appartamenti. L’obiettivo è renderlo operativo nel prossimo biennio. La tecnologia di Qarnot non solo garantisce alte prestazioni computazionali, ma rende disponibile energia termica di qualità, pronta per essere valorizzata in un sistema urbano intelligente. Lo sviluppo dell’Intelligenza artificiale richiederà una densità di potenza tale da rendere necessario l’impiego del raffreddamento a liquido, più performante rispetto ai sistemi tradizionali.

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– foto xm4/Italpress –

(ITALPRESS).

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Dispositivi per diabete, verso modello di procurement equo e innovativo

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ROMA (ITALPRESS) – Sostenibilità, equità, qualità, innovazione e armonizzazione le parole chiave del nuovo paradigma di approvvigionamento dei device per il diabete.
Negli ultimi anni le tecnologie per il trattamento e il monitoraggio del diabete hanno compiuto passi in avanti significativi, migliorando concretamente la gestione della patologia e la qualità di vita delle persone affette da diabete. Il diabete è una patologia cronica caratterizzata dalla presenza di elevati livelli di glucosio nel sangue (iperglicemia) e da un’alterata quantità o funzione dell’insulina, questa condizione permanente colpisce in Italia una fetta rilevante della popolazione, basti pensare che nel biennio 2022-2023, intorno al 5% della popolazione adulta (18-69 anni) ha riferito una diagnosi di diabete.
Dai numeri è facilmente intuibile quanto il settore richieda attenzione sempre crescente. E’ prioritario poter offrire a tutti i pazienti diabetici, tipo 1 e tipo 2, le migliori tecnologie per il monitoraggio della glicemia in termini di caratteristiche tecniche e di sicurezza. In questo senso, il solo marchio CE potrebbe non essere sufficiente a garantire adeguati livelli di performance e, di conseguenza, assicurare risultati di salute e sicurezza per le persone con diabete. Questi elementi dovrebbero, quindi, essere considerati all’interno di nuovi meccanismi di procurement, in un momento di forte innovazione tecnologica e nell’ambito di una patologia cronica ad elevatissimo impatto epidemiologico. Per facilitare i processi decisionali nella scelta di dispositivi di qualità e rispondere alla necessità di coniugare sostenibilità ed equità di accesso con l’innovazione introdotta negli ultimi due decenni, un gruppo di esperti appartenenti a Società scientifiche, Associazioni di pazienti, Istituzioni competenti, Stazioni Appaltanti e payer si è riunito e ha dibattuto sulla possibilità di migliorare i criteri di valutazione delle tecnologie per il diabete. Ne è nato un Expert Opinion, ovvero una proposta di aggiornamento del paradigma di approvvigionamento dei dispositivi medici per la gestione della patologia diabetica.
L’Expert Opinion è stato realizzato con il coordinamento organizzativo di Cencora Pharmalex, il patrocinio della Società Italiana di Diabetologia (SID), Associazione Medici Diabetologi (AMD), Società Italiana di Endocrinologia e Diabetologia Pediatrica (SIEDP), Società Italiana di Farmacia Ospedaliera e dei Servizi Farmaceutici (SIFO), Società Italiana di Health Technology Assessment (SITHA), Federazione delle Associazioni Regionali degli Economi e Provveditori della Salute (FARE), Salutequità e FAND Associazione Italiana Diabetici e il contributo non condizionato di Abbott srl e Ypsomed Italia e presentato il 25 giugno 2025 all’evento istituzionale “Nuovi approcci procedurali, funzionali al trattamento del paziente diabetico con le più adeguate innovazioni nell’ambito dei dispositivi medici”.
Le gare d’appalto regionali si caratterizzano per una significativa eterogeneità nei criteri di aggiudicazione, nei requisiti tecnici e nei modelli distributivi, generando disparità nell’accesso alle tecnologie nei diversi territori del Paese – spiega Adriano Leli, Presidente Federazione delle Associazioni Regionali degli Economi e Provveditori della Sanità. – Negli impianti di gara e i contenuti del capitolato tecnico vi è molta disparità in termini di numero degli aggiudicatari, criterio di aggiudicazione, capacità economica e finanziaria, requisiti minimi e premiali, meccanismi di fatturazione e distribuzione dei prodotti”.
L’impiego dei dispositivi medici nel diabete ha cambiato il paradigma di cura. L’impiego di strumenti per l’infusione sottocutanea continua di insulina (CSII) si è diffusa in modo crescente nelle persone con diabete di tipo 1, diventando il trattamento di riferimento in alcune fasce di popolazione, come quella pediatrica. Parallelamente, i sistemi di monitoraggio in continuo del glucosio (CGM) hanno reso più accessibile il controllo glicemico, non solo per i pazienti con diabete di tipo 1 ma anche per quelli con diabete di tipo 2 in trattamento insulinico. L’integrazione tra CGM e CSII, mediata da algoritmi intelligenti, ha generato sistemi sempre più evoluti che automatizzano parzialmente la somministrazione dell’insulina. Il futuro prossimo prevede l’introduzione di dispositivi in grado di rilevare nuovi parametri, come la chetonemia, e la possibilità di gestire il paziente da remoto attraverso la condivisione sicura dei dati glicemici tramite lo smartphone.
“Le nuove tecnologie applicate ai dispositivi medici per il diabete rappresentano una svolta epocale: non si tratta più solo di migliorare il monitoraggio o la somministrazione dell’insulina, ma di restituire alle persone con diabete la possibilità di vivere con maggiore libertà, sicurezza e qualità – afferma Angelo Avogaro, European Diabetes Forum Italia (EUDF). – I sistemi ibridi avanzati, i sensori continui sempre più precisi e le insuline innovative ci permettono oggi di personalizzare il trattamento. Il nostro compito, come medici è contribuire a garantire accessibilità equa a queste soluzioni, perchè il progresso tecnologico abbia un impatto reale e diffuso sulla salute pubblica”.
Tuttavia, a fronte dell’innovazione tecnologica, il sistema di procurement dei device per il diabete in Italia evidenzia forti criticità.
Alessandro Brega, Segretario Regionale SIFO Liguria; Responsabile S.S. Farmacovigilanza e Innovazione ASL 4, Sistema Sanitario Regione Liguria, sottolinea “E’ essenziale per i farmacisti ospedalieri poter contribuire ad un innalzamento qualitativo del sistema di approvvigionamento dei dispositivi medici, un’esigenza ancora più rilevante quando si tratta di rispondere ai bisogni di una popolazione di pazienti così ampia come quella dei diabetici. Tra gli obiettivi sviluppati nel Documento congiunto sicuramente i punti più rilevanti per le competenze e responsabilità del farmacista ospedaliero sono quelli che sottolineano l’importanza di sviluppare criteri qualitativi, minimi e premianti, non solo fondati sulle caratteristiche intrinseche dei dispositivi, ma sempre più allineati alle migliori evidenze scientifiche disponibili a supporto delle tecnologie; anche l’Armonizzazione dei rapporti tra professionisti che gestiscono i processi di procurement, l’affidabilità dei fornitori insieme al monitoraggio/valutazione delle procedure di gara sono caratteristiche sempre più centrali a qualsiasi processo di acquisto e di implementazione. Desidero poi sottolineare il valore strategico della Sostenibilità ambientale, un argomento su cui la SIFO da anni è impegnata e che deve rappresentare un principio guida per l’intero comparto healthcare, in un’ottica di responsabilità condivisa verso l’ambientè.
Per rispondere a questa frammentazione e accompagnare il progresso tecnologico, gli esperti hanno individuato 10 obiettivi strategici per rendere le gare più funzionali, trasparenti e orientate alla qualità del servizio offerto: Economicità – Garantire la sostenibilità economica delle scelte; Appropriatezza prescrittiva e personalizzazione – Offrire soluzioni terapeutiche calibrate sui bisogni reali del paziente; Qualità – Selezionare prodotti con elevati standard di sicurezza ed efficacia;
Innovazione – Facilitare l’accesso tempestivo alle tecnologie emergenti; Armonizzazione – Favorire una collaborazione costruttiva tra gli attori coinvolti; Affidabilità – Promuovere una corretta esecuzione delle gare e un dialogo post- aggiudicazione; Digitalizzazione – Supportare la telemedicina e l’interoperabilità dei dati sanitari; Servizi accessori – Valorizzare i servizi di supporto al paziente, come il customer care e la distribuzione domiciliare; Programmazione – Migliorare la raccolta dei dati per stimare fabbisogni e tracciabilità; Sostenibilità ambientale – Integrare criteri green nei processi produttivi e distributivi.
“La vita dei pazienti con diabete è cambiata significativamente grazie all’innovazione bio-tecnologica. Tuttavia, è fondamentale allineare i processi di procurement per garantire che questi strumenti siano accessibili a tutti, evitando disuguaglianze nell’accesso alle curè’ commenta così Manuela Bertaggia, Presidente Associazione Italiana Diabetici ODV – FAND.
Il documento di Expert Opinion “Coniugare sostenibilità, accesso e innovazione tecnologica: un nuovo paradigma di procurement per i dispositivi innovativi nel diabete” è disponibile al link: https://www.sharewithme.it/fileshare/Expert_opinion_2025.pdf
-foto ufficio stampa Pharmalex –
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Misiani “Italia si deindustrializza, Governo non aiuta lavoro e imprese”

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ROMA (ITALPRESS) – “Siamo preoccupati, la produzione industriale è calata per 26 mesi di seguito in questo Paese. L’Italia si sta deindustrializzando, ma le istituzioni e il Governo che a parole si proclamano vicini alle imprese stanno andando in una direzione opposta”. Lo afferma Antonio Misiani, responsabile Economia della Segreteria nazionale del Partito Democratico, intervistato da Claudio Brachino per la rubrica Primo Piano dell’agenzia Italpress.
“Siamo in una fase in cui mettono i dazi la mattina, li tolgono in parte il pomeriggio, c’è un’enorme incertezza che sta bloccando le nostre imprese. La presidente Meloni aveva promesso, non più tardi di inizio aprile, un piano da 25 miliardi per aiutare le imprese che devono fare i conti con i dazi, con le incertezze, con i costi dell’energia. Il piano è scomparso dai radar – sottolinea il parlamentare del Pd -. Bisogna decidere una volta per tutte una strategia, sapere che siamo in un mondo che cambia rapidamente, le imprese sono guidate in larghissima maggioranza da bravissimi imprenditori, se cerchiamo di dar loro una mano credo che possiamo fare buone cose”, aggiunge.
“Costruiremo un programma di politica economica, ci confronteremo con le altre forze progressiste. Se dovessi indicare alcuni punti partirei dalla qualità del lavoro. Bisogna introdurre il salario minimo, mettere fuori gioco i contratti pirata, investire sulle competenze e la formazione dei lavoratori – prosegue Misiani -. Quindi bisogna aiutare il sistema produttivo italiano a scommettere sul lavoro buono, quello stabile, i lavoratori formati, con le competenze adatte al XXI secolo. Secondo punto, le politiche industriali in senso ampio, per la transizione ecologica, per la digitalizzazione, a partire dalle piccole e medie imprese che devono essere messe in condizione di crescere. Terzo punto, il fisco. Noi abbiamo un sistema fiscale che incentiva la rendita del nostro paese e scoraggia chi vuole aprire un’attività, assumere delle persone, scommettere sul futuro. Bisogna fare in modo che il nostro sistema fiscale sia molto più favorevole per chi lavora e per chi fa impresa. Non è semplice, ci vuole un percorso graduale, bisogna recuperare l’evasione fiscale, ma o noi facciamo questa rivoluzione copernicana oppure il fisco rimane un ostacolo alla crescita e non un elemento di accelerazione”.
Sul piano della difesa, per il dirigente del Pd “il rafforzamento della sicurezza europea deve avvenire a livello europeo. Un piano di riarmo su base nazionale, andando in ordine sparso, spendendo ognuno di più senza collaborare, è una strada sbagliata, che ci porterà a buttare i soldi dalla finestra”.
Quanto alla Nato, “non è che gli alleati accettano supinamente quello che Trump ordina di fare – sottolinea -. Gli Stati Uniti spendono il 3,5%. Non il 5 per la difesa, l’Europa spende il 2. Deve assumersi un impegno maggiore perchè c’è il rischio che gli Stati Uniti si disimpegnino? Discutiamone, facciamo progetti comuni. Ma per l’Italia il salto dall’1,5%, perchè questa è la spesa oggi, al 5%, è una enormità che toglierà soldi alla sanità, alla scuola, ai servizi”.
Riguardo al Medio Oriente, Misiani ribadisce come quella di Gaza sia “una crisi umanitaria drammatica. Ogni giorno vengono uccise decine di persone, persone che sono in fila per cercare cibo che oggi manca, e vengono uccise dall’esercito israeliano. Noi siamo per il cessate il fuoco immediato, per la ripresa degli aiuti umanitari e naturalmente per l’immediata liberazione degli ostaggi che sono ancora in mano ai criminali di Hamas”.
Per quanto riguarda la crisi iraniana, “speriamo che la tregua regga. Ho molti dubbi che quello che è accaduto con l’uso della forza abbia definitivamente risolto il tema del programma nucleare iraniano. Io credo che la via più solida per impedire che l’Iran si doti della bomba atomica sia una via diversa dall’uso unilaterale della forza. E lo dico sapendo che non abbiamo nessun tipo di simpatia per un regime teocratico, autoritario, feudale come quello iraniano – conclude il dirigente dem -. Però credo che la comunità internazionale debba interrogarsi se la strada da seguire sia quella di Netanyahu e Trump”.

– Foto Italpress –

(ITALPRESS).

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