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Cronaca

Nel 2022 Pil lombardo a +4% ma la crescita è meno dinamica

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MILANO (ITALPRESS) – Dopo un 2021 in cui la crescita della Lombardia ha battuto ogni previsione e le stime più recenti di Prometeia si attestano al +6,6%, per il 2022 si prevede una risalita ulteriore del +4% che, se confermata, permetterà un pieno ritorno sui livelli del 2019. Ma negli ultimi mesi il caro energia, la tensione sul reperimento delle materie prime e l’aumento dell’inflazione pesano sulla crescita globale rendendola meno dinamica.
Sono queste le principali evidenze che emergono dai dati del Booklet economia a cura del Centro Studi di Assolombarda e pubblicato su Genio & Impresa (genioeimpresa.it), il web magazine dell’Associazione.
“La stima di crescita del 4% del PIL lombardo per il 2022 testimonia la solidità e la competitività del nostro sistema produttivo, che ha svolto un ruolo fondamentale per recuperare il terreno perso durante la pandemia e ha saputo crescere in termini di business e di numero di nuove iniziative imprenditoriali” ha dichiarato Alessandro Spada, Presidente di Assolombarda -.
“Ma questa dinamicità ha iniziato a rallentare in particolare all’inizio di quest’anno a causa di alcuni fattori frenanti come il forte rialzo del costo dell’energia, le sempre maggiori difficoltà a reperire sul mercato le materie prime e l’aumento dell’inflazione. In particolare, sul tema energia da tempo lanciamo l’allarme recepito, almeno in parte, dal Governo Draghi con l’ultimo DL Energia, che va nella giusta direzione. Ora però è fondamentale lavorare a una strategia di lungo periodo che dia continuità alla crescita del Paese riuscendo a cogliere al meglio e per tempo tutte le risorse del PNRR, un’occasione storica su cui concentrare tutti gli sforzi”.
La produzione manifatturiera lombarda nel 2021 è cresciuta del 15,6% rispetto al 2020 e del 4,3% sul 2019. Ad eccezione del Sistema Moda (-4,9% pelli-calzature, -8,6% tessile, -15,8% abbigliamento) e del comparto carta-stampa, che registra un -1,0%, la maggior parte dei settori ha performance di produzione superiori ai livelli antecedenti la pandemia. I recuperi più intensi sono stati registrati da minerali non metalliferi
(+7,8%), gomma-plastica (+7,7%), chimica – farmaceutica (+7,3%), meccanica (+6,6%) e siderurgia (+6,1%); seguono alimentare (+3,8%), automotive e legno-mobilio (+2,5% entrambi).
A livello paese, all’Italia manca poco per chiudere il divario con il 2019 (-0,8%), mentre Spagna (-3,1%) e soprattutto Germania (-6,8%) e Francia (-6,2%) sono decisamente distanziate.
A risentire del clima positivo del 2021 anche le nuove imprese che in Lombardia sono cresciute del 19% rispetto al 2020, in Italia l’incremento è stato più contenuto al + 13,8%. Delle iniziative imprenditoriali si distinguono per dinamismo le attività professionali, scientifiche e tecniche (+19,9%) e le costruzioni (+17,5%), mentre le nuove aperture dei comparti alloggio e ristorazione rimangono depresse (-31,2%).
Sebbene i livelli permangano elevati e in area di espansione, le criticità su materie prime e caro energia hanno influenzato gli ultimi mesi dello scorso anno e nei primi del 2022 la fiducia delle imprese manifatturiere è in calo non solo in Lombardia, ma in Italia e nel resto dell’Europa.
In flessione la domanda e la produzione correnti, il clima di fiducia del manifatturiero lombardo e dell’intero Nord Ovest italiano, dopo il picco storico di novembre, è in calo da dicembre scorso. La scarsità delle scorte di materie prime e semilavorati in alcuni casi si riflette negativamente sugli ordini.
Perde slancio anche la dinamica dei servizi di mercato nel Nord Ovest e marcatamente in Italia, con domanda e prospettive per questo primo trimestre dell’anno più contenute.
Diversamente, a gennaio tiene la fiducia in Germania e Spagna, su livelli elevati sebbene inferiori a quelli dell’autunno scorso.
L’attualità pesa anche sui consumatori con alcune differenze: flette a gennaio a livello italiano, mentre nel Nord Ovest torna a crescere.
Milano. L’industria milanese negli ultimi sei mesi del 2021 accelera e nel complesso dell’anno si attesta a +3,9 punti percentuali rispetto al periodo pre Covid, un + 4,3% viene totalizzato dalla Lombardia. Inoltre, le nuove imprese nate lo scorso anno sono state 24.946 (poco meno della metà di tutte le aperture a livello regionale), segnando una crescita del +19,8% rispetto al 2020 e del +0,2% rispetto al 2019. A questi numeri si aggiungono 2.651 startup innovative che operano prevalentemente nell’ICT e nei servi avanzati. Sono quasi il 20% del totale Italia, +332 solo nell’ultimo anno.
Monza Brianza. Supera il dato lombardo di quasi 10 punti percentuali, la performance dell’industria brianzola nel 2021 si mette in luce con un rimbalzo prossimo al +14% su base annua e i livelli produttivi si posizionano del +4,5% sopra al 2019, in linea con la Lombardia. Le nuove imprese nel 2021 sono state 4.657, +22,3% rispetto al 2020, di poco inferiori al numero massimo del 2019 (-2,4%). Rispetto al pre Covid dinamiche particolarmente brillanti riguardano le attività finanziarie e assicurative, (+39,3%), quelle professionali, scientifiche e tecniche (+11,3%), il commercio (+10,2%).
Lodi. Le imprese manifatturiere di Lodi recuperano i livelli di attività pre Covid più velocemente rispetto al totale della Lombardia, con il recupero che avviene già nel primo trimestre 2021. La produzione cresce di quasi il +9% su base annua ed è del +5,3% sopra ai livelli del 2019 (oltre il +4,3% regionale). In aumento del +20,2%, dopo lo stop del 2020, le nuove imprese che sono state 911 a nel 2021, ma il numero è ancora sotto del -9% a quello registrato nel pre Covid.
Pavia. Nel complesso del 2021 l’industria di Pavia registra un rimbalzo superiore al +9%, ma non sufficiente a colmare il divario rispetto al pre Covid. Infatti a fine 2021 i livelli produttivi si attestano ancora a -1,9%, diversamente dal totale della Lombardia che è sopra del +4,3%. Nel 2021 è ripartita anche la natalità imprenditoriale dopo la frenata del 2020. Nonostante siano 2.413 le nuove attività avviate, è ancora ampio il gap rispetto al 2019 (-12,6%), in particolare per le attività del commercio (-24,2%) e dell’industria (-34,9%).
(ITALPRESS).

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Urso “Via libera del Consiglio dei Ministri al ddl concorrenza”

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ROMA (ITALPRESS) – “Il Consiglio dei ministri ha approvato la legge annuale sulla concorrenza 2025, la terza legge annuale del governo di Giorgia Meloni, confermando così la buona prassi di ripristinare la cadenza annuale. Nei 14 anni precedenti sono state fatte solo due leggi annuali, nel nostro governo una all’anno”. Lo ha detto il ministro delle Imprese e il Made in Italy, Adolfo Urso, in conferenza stampa dopo il Consiglio dei ministri a Palazzo Chigi. “In questo caso, abbiamo concentrato l’attenzione su come rendere più efficienti i servizi pubblici locali per i Comuni con oltre 5000 abitanti”, ha spiegato.

Foto: IPA Agency

(ITALPRESS).

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L’ADDIO DI INZAGHI: DOVERI, VALORI E RICONOSCENZA IN FRANTUMI IN NOME DEL VIL DENARO

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Da ieri pomeriggio non si fa che parlare dell’addio di Inzaghi all’Inter, mentre si è in attesa di un sì da Fabregas, che stasera a Londra vedrà Piero Ausilio. I tifosi sui social sono scatenati per il modo in cui questo addio è avvenuto, ovvero la riunione in sede perfettamente inutile, perché era già tutto concordato con gli arabi da diversi giorni, contratto biennale da 50 milioni, che mai l’Inter avrebbe potuto garantirgli (insieme ad un mercato faraonico). Inoltre sono emersi particolari che hanno fatto infuriare chi ama i colori nerazzurri: sul Corriere si scrive chiaramente che aveva chiesto ai suoi fedelissimi di seguirlo (Barella, Bastoni, DiMarco, Acerbi). Si spiega così l’espressione strana e furba di Barella in conferenza stampa della vigilia, alla domanda sul futuro del tecnico. Di sicuro la sera della sfida con il Psg il gruppo non era già più unito. Venerdì 30 maggio, Inzaghi, secondo gli arabi, avrebbe incontrato in quel di Monaco un emissario dell’Al Hilal e di fatto ha gestito malissimo tutto l’avvicinamento alla partita che valeva una stagione. Questione di vil denaro, di irriconoscenza, di valori che non esistono più di fronte a contratti faraonici. Stamane il direttore della Gazzetta Stefano Barigelli nel suo editoriale ha chiarito bene le cose, a partire dal titolo “Ha avuto più Inzaghi dall’Inter che l’Inter da Inzaghi”. E poi scrive: “Uscire di scena così è quasi peggio che perdere cinque a zero. Inzaghi chiude le quattro stagioni con l’Inter lasciandosi alle spalle le macerie di una disfatta sportiva per firmare con un munifico club arabo un contratto favoloso. Diciamo che se si voleva una fotografia di cosa sia diventato il calcio non poteva essercene una più emblematica. Parole come contratto, riconoscenza, dovere non esistono più. Al loro posto comandano altre parole: interesse personale, guadagno, bonus. Se infatti Inzaghi è arrivato a quel contratto lo deve all’Inter che lo volle a tutti i costi quando già aveva promesso a Lotito di restare alla Lazio. C’era da sostituire Conte, non uno qualsiasi, un tecnico che in due anni era arrivato secondo e primo. Per ripagare la scommessa sportiva fatta allora da Marotta e Zhang, che lo hanno fortemente voluto sulla panchina di uno dei club più importanti al mondo, Inzaghi sarebbe dovuto restare. Per tornare a vincere già l’anno prossimo. Un capo non lascia il gruppo che ha condotto alla sconfitta, ma rimane lì, per riportarlo a vincere. Dire che si è orgogliosi dei propri giocatori è facile, perché è gratis. Più difficile dimostrarlo con i fatti. Oltretutto Inzaghi aveva ancora un anno con il club nerazzurro. Ma i contratti in essere, come detto, ormai non contano niente. Prima bastava una stretta di mano, adesso non è sufficiente nemmeno un accordo scritto dagli avvocati con le penali annesse. Di questa offerta milionaria dell’Al Hilal preparata da tempo si era diffusamente parlato anche i giorni prima della sciagurata finale di Monaco, il che non credo abbia giovato alla causa. L’Inter quella partita non l’ha giocata e un peso certamente l’ha avuto la notizia, mai smentita, di un possibile addio dell’allenatore. La squadra più forte si è così ritrovata in pochi giorni, tra Lazio e Psg, a perdere tutto. Era per la verità già successo a Inzaghi in almeno un’altra circostanza. Il campionato buttato per strada e abilmente raccolto dal Milan di Pioli. Uno scudetto vinto e due persi per cumulo di errori tecnici. Non un gran bilancio, sinceramente. A Inzaghi vanno riconosciute alcune qualità: non è un allenatore egocentrico e sa sopportare lo stress del ruolo con educazione e rispetto per chi ha intorno o di fronte. Soprattutto ha confermato anche a Milano una spiccata capacità tattica nelle sfide di un giorno che hanno portato alla conquista di Coppe Italia e Supercoppe. Capacità, non sufficiente, tuttavia, per arrivare alla Champions. Dove però ha incontrato due squadre superiori (City e Psg), guidate da grandissimi tecnici, Guardiola e Luis Enrique, figli della medesima scuola, quella catalana, che ha sempre rappresentato uno dei vertici calcistici mondiali. A Istanbul è mancato il risultato ma non il coraggio, a Monaco è mancato tutto. Alla fine ha dato più l’Inter a Inzaghi di quanto abbia dato Inzaghi all’Inter. Ha saputo reggere anche quando il club si è trovato in difficoltà economiche e anche questo è un suo merito non trascurabile. Però alla fine non va in Premier ma in Arabia, in un campionato dove certo non ci sono fenomeni in panchina. L’Internazionale ha una sua storia e una sua anima, come tutti i grandi club. Disfatte fragorose e rinascite meravigliose fanno parte dell’identità nerazzurra: saprà venire fuori anche da questa situazione difficile in cui si è trovata all’improvviso. Fino a ieri Marotta era convinto di poter continuare con Inzaghi, a cui aveva peraltro offerto il rinnovo subito dopo i cinque gol presi dal Psg. Ma il calcio cambia velocemente e gli arabi pagano troppo bene. Da un male bisogna però saper trarre un bene. E allora l’Inter credo faccia bene ad aprirsi al nuovo, a un allenatore più giovane, più fresco, magari con meno esperienza in panchina ma più moderno. Magari non tornerà subito a vincere. O magari sì. Abbiamo visto fare all’Inter cose molto più pazze”.

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Federmanager Roma-Istat, imprese laziali leader nell’adozione dell’IA

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ROMA (ITALPRESS) – Il Lazio leader tra le regioni italiane più avanzate nell’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale (IA) da parte delle imprese. E’ quanto emerge dal Focus sul Lazio relativo all’utilizzo dell’IA, basato sul Report ISTAT “Imprese ICT” del 17 gennaio 2025, presentato durante l’assemblea annuale 2025 di Federmanager Roma, dal titolo “Manager umani vs manager artificiali. Chi guiderà il futuro?”. Nel rapporto si legge che nel 2024, il 9,4% delle imprese laziali ha adottato almeno una delle sette tecnologie IA riconosciute a livello europeo, superando la media nazionale dell’8,2% e quelle delle altre principali aree territoriali italiane.
Il Lazio si distingue anche per l’utilizzo combinato di due o più tecnologie IA, consolidando così il proprio ruolo di riferimento nel panorama nazionale.
“L’Intelligenza Artificiale – ha spiegato Antonio Amato, presidente di Federmanager Roma – rappresenta una trasformazione epocale, ricca di opportunità ma anche di rischi da gestire con responsabilità. I dati che emergono da Roma e dal Lazio, con la regione tra le leader nell’adozione dell’IA, confermano il nostro ruolo strategico come motore di innovazione. Come manager, abbiamo il compito di guidare questo cambiamento attraverso la formazione continua, un’etica solida e un impegno per l’inclusione. E’ fondamentale bilanciare innovazione e tutela dei diritti, favorendo un dialogo costante tra parti sociali e istituzioni e incentivando le aziende ad investire su innovazione e riqualificazione delle risorse. Solo così l’IA potrà diventare un alleato per un futuro sostenibile e umano”.
Analizzando le singole tecnologie, la regione guida l’adozione in ambiti quali: il riconoscimento vocale, per la conversione della lingua parlata in formato digitale; la generazione del linguaggio naturale, per la creazione automatica di testi o discorsi; il machine learning, deep learning e le reti neurali, per l’analisi avanzata dei dati; la Robotic Process Automation (RPA), per l’automatizzazione dei flussi di lavoro e il supporto decisionale tramite software robot basati su IA.
“Facciamo sì che la tecnologia, l’innovazione siano sempre a servizio dell’umano – le parole di Simona Baldassarre, assessore alla Cultura, Pari Opportunità della Regione Lazio -. Dobbiamo poi puntare sempre di più sulla donna manager, porta tutte quelle capacità, quelle soft skills che sono un arricchimento per l’azienda. Bene sì la tecnologia ma accanto ci deve essere il cuore”.
Le imprese del Lazio mostrano inoltre una forte specializzazione nell’applicazione dell’IA ai processi di amministrazione aziendale e alle attività di Ricerca e Sviluppo (R&S) o innovazione, mentre risultano meno coinvolte nell’adozione dell’IA per marketing, vendite, produzione, logistica, sicurezza ICT e gestione finanziaria.
Questi risultati testimoniano la vitalità del sistema regionale dell’innovazione, caratterizzato da un tessuto produttivo dinamico, poli universitari di eccellenza, centri di ricerca pubblici e privati e una fiorente rete di startup tecnologiche.

– foto Italpress –
(ITALPRESS).

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