Cronaca
Dall’Acqua lascia il Comune di Milano e approda alla Struttura Commissariale per i Beni Confiscati
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10 mesi fa-
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Redazione
MILANO (ITALPRESS) – Dopo quasi 8 anni di servizio quale Segretario Generale della Citta di Milano, Fabrizio
Dall’Acqua, già Segretario Generale della Città di Palermo di cui è originario, lascia la sede per approdare a Roma nel prestigioso incarico di dirigente generale della struttura commissariale per la rifunzionalizzazione dei beni confiscati alla criminalità organizzata, di recente costituzione. Si tratta di una unita di missione, cui sono attribuiti poteri straordinari, costituita dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, in attuazione di quanto previsto dall’articolo. 6 del D.L. numero 19/2024, che
opererà presso il Ministero dell’interno e che si occuperà di accompagnare amministrazioni locali e regionali, vigilando su di esse ed esercitando all’occorrenza poteri sostitutivi, nella realizzazione di progetti riguardanti beni confiscati alla criminalità organizzata per restituirli alla collettività e alla
fruizione dei cittadini, utilizzando risorse che per la prima volta sono state messe a disposizione dallo Stato.
Il fascino della sfidante missione affidata a questa struttura, strettamente connesso all’attuazione di percorsi di legalità e riscatto sociale cui Dall’Acqua ha sempre cercato di ispirare le sue scelte di vita personale e professionale, lo hanno spinto a lasciare l’incarico nella capitale meneghina.
Nominato dal Sindaco Sala nel 2017 e riconfermato nel 2021, ha contribuito ad assicurare il raggiungimento degli obiettivi formulati dagli organi di governo nel rispetto delle cornici legislative, cercando di coniugare nell’esercizio delle attività assegnategli, rapidità di azione ed efficacia non disgiunte da rigore e lealtà professionale nei confronti di tutte le componenti della macchina amministrativa e, più in generale, nei confronti di ogni interlocutore istituzionale. Ha speso parecchie energie nella predisposizione di politiche di prevenzione della corruzione e della trasparenza, ottenendo riconoscimenti di varia natura che hanno contribuito ad alimentare la buona reputazione del Comune di Milano anche su questo fronte.
“Milano mi ha aiutato a capire cosa significhi spirito di squadra, l’orgoglio dell’appartenenza, l’operosa instancabile proiezione alla soddisfazione dell’interesse pubblico, il saper lanciare il cuore oltre l’ostacolo, la capacità dei diversi pezzi delle Istituzioni di convergere sui temi più importanti, al
di là delle appartenenze politiche, per perseguire il bene collettivo, il sapere essere solidali – ha detto Dall’Acqua all’Italpress – Una Città che continua a innovare, che rivendica l’orgoglio della sua identità, una città aperta e accogliente in
cui le università, le imprese, il terzo settore, le Istituzioni nelle loro diverse articolazioni – riescono a comporsi sapientemente – come tessere di un puzzle – offrendo una qualità di vita che difficilmente conoscono altre parti di questo nostro Paese”.
– Foto: Agenzia Fotogramma –
(ITALPRESS).
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MILANO (ITALPRESS) – Il lavoro di cura è al centro di una crisi silenziosa, ma sempre più urgente. A rilanciare una questione cruciale per il Paese è stato l’evento “Prendersi cura di chi cura”, promosso a Milano da Fondazione Cariplo in collaborazione con Fondazione Social Venture Giordano Dell’Amore per discutere le difficoltà nel reperire e trattenere professionisti qualificati nei servizi del Terzo Settore.
Il Quaderno di ricerca n.52, curato dall’Evaluation Lab di FSVGDA, fotografa infatti un mercato del lavoro in forte tensione: da un lato, la domanda di psicologi, educatori e assistenti sociali è in costante crescita; dall’altro, l’offerta fatica a tenere il passo, complici il fabbisogno di personale del settore pubblico e condizioni contrattuali spesso poco attrattive.
Nonostante un aumento del 30% delle iscrizioni universitarie nei corsi di laurea legati alle professioni di cura negli ultimi dieci anni (fa eccezione il settore socio-assistenziale che registra, a partire dal 2020, una diminuzione di circa il 10%), il Terzo Settore fronteggia grosse difficoltà. I dati evidenziano chiaramente le problematicità: stipendi più bassi, carichi di lavoro elevati, limitate prospettive di crescita e una percezione sociale ancora debole del “valore della cura” rendono complesso attrarre giovani professionisti e trattenere personale con esperienza.
Durante l’evento, articolato in tre panel, sono stati discussi i dati raccolti nella ricerca e sono emerse proposte concrete: al di là del nodo di fondo dell’aumento delle retribuzioni, si possono migliorare le condizioni contrattuali, investire in campagne di sensibilizzazione e i programmi di formazione continua, costruire alleanze tra università, enti del Terzo Settore e istituzioni. L’obiettivo? Ridare dignità e attrattività a un insieme di professioni che sono il pilastro del welfare e specchio della nostra capacità di prenderci cura gli uni degli altri.
Tre panel hanno scandito il ritmo dell’incontro, offrendo uno sguardo plurale e approfondito sulle sfide del lavoro di cura. Il primo, “Un valore (s)conosciuto”, ha affrontato le dimensioni culturali, economiche e di genere del lavoro sociale, con interventi di Barbara Da Roit (Università Cà Foscari Venezia), Stefano Granata (Confcooperative Federsolidarietà), Paolo Dell’Oca (Fondazione Archè) e Matilde Zanni (Consorzio dei Servizi Sociali del Verbano). Il secondo, “Dal sapere al saper fare”, ha ragionato sullo sviluppo di competenze specialistiche e trasversali tra formazione accademica e mondo del lavoro, con contributi di Elena Luciano (Università di Milano-Bicocca), Eleonora Cortesi (Consorzio Consolida), Salvatore Semeraro (Consorzio SiR) e Ilaria Botta (Consorzio Il Filo da Tessere). Il terzo, “Utili in tempo utile”, ha messo al centro il protagonismo giovanile e la necessità di transizioni generazionali nelle organizzazioni, con Francesca Gennai (Consorzio Nazionale CGM), Paolo Tartaglione (CNCA Lombardia), Rossana Aceti (Cooperativa Il Pugno Aperto) e Simone Buzzella (Cooperativa Sineresi).
“Il welfare sociale presenta, da tempo, diverse fragilità dovute ad una pluralità di fattori, tra cui l’insufficiente finanziamento, la presenza di forti diseguaglianze territoriali in termini di servizi, il forte squilibrio nell’uso delle risorse destinate più a favore dei trasferimenti monetari piuttosto che al finanziamento dei servizi, un’impostazione che risale a decenni fa e non in grado di rispondere ai cambiamenti demografici e sociali del Paese – afferma Valeria Negrini, Vice Presidente Fondazione Cariplo -. Contemporaneamente questa fragilità mette sempre in maggior evidenza la funzione ed il senso del welfare, come presidio di diritti fondamentali quali la salute e il benessere collettivo della comunità. La necessità di ripensare il nostro modello di welfare intreccia profondamente anche la necessità di ripensare il lavoro educativo e di cura; una sfida che è sia culturale che professionale. Richiede infatti competenze trasversali, in grado di tenere insieme sapere tecnico, sensibilità sociale e visione comunitaria. Nonostante ciò, una percentuale molto alta dei laureati in queste professioni – in gran parte donne – continua a operare in contesti poco valorizzati e mal retribuiti”.
“Nel Terzo Settore – aggiunge – il turnover giovanile raggiunge il 35,8%, segno di una crescente frustrazione. Fondazione Cariplo mira a diffondere una nuova visione del lavoro, che metta al centro il valore umano e sociale del prendersi cura. Riconoscere la portata trasformativa di queste professioni è il primo passo per restituire dignità, riconoscimento e prospettive a chi costruisce quotidianamente coesione e benessere collettivo”.
Fondazione Cariplo ha annunciato l’intenzione di proseguire il lavoro avviato con il Quaderno, continuando il suo impegno sul capacity building e sviluppo organizzativo grazie al Bando Riprogettiamo il futuro, promuovendo una nuova narrazione sul lavoro sociale e sostenendo azioni sperimentali per rafforzare la sostenibilità organizzativa delle realtà non profit.
– foto Italpress –
(ITALPRESS).

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