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Cronaca

Cristiano Fini nuovo presidente nazionale di Cia-Agricoltori Italiani

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ROMA (ITALPRESS) – Cristiano Fini è il nuovo presidente nazionale di Cia-Agricoltori Italiani. Imprenditore modenese, di Castelfranco Emilia, 50 anni, è stato nominato dall’ottava Assemblea elettiva, riunita a Roma presso il Teatro Eliseo e composta da 399 delegati, in rappresentanza dei quasi 900 mila iscritti in tutt’Italia. Fini, agrotecnico, è il titolare di un’azienda agricola e vitivinicola con 13 ettari investiti a vigneto biologico, già presidente di Cia Emilia-Romagna dal 2018 e, precedentemente, di Cia Modena. Succede a Dino Scanavino, al vertice di Cia negli ultimi 8 anni.
“Stiamo attraversando una fase davvero complicata: la pandemia, la guerra, i rincari eccezionali delle materie prime, il rischio di una crisi energetica e alimentare, i cambiamenti climatici. Eppure – ha spiegato Fini – il nostro settore, con tutte le difficoltà resta uno dei cardini dell’economia nazionale. Il valore aggiunto dell’agricoltura italiana, pari a 33 miliardi circa, resta il più elevato dell’Ue. Il sistema agroalimentare, nel suo insieme fa il 15% del Pil. Ecco perchè possiamo e dobbiamo lottare, rimettendo al centro le nostre priorità, le nostre battaglie”.
“Servono azioni precise e puntuali su larga scala, come una politica energetica nazionale ed europea che cerchi di calmierare i costi e le speculazioni, oltre a misure a sostegno delle filiere produttive, messe in ginocchio dagli incredibili rincari produttivi e dall’instabilità dei mercati. Ma soprattutto – ha continuato il presidente di Cia – c’è bisogno finalmente di una redistribuzione del valore lungo la filiera. Dobbiamo gridare la necessità di un reddito equo per gli agricoltori, facendo squadra su questo obiettivo comune, come su investimenti importanti nella ricerca per dotare il settore primario di strumenti innovativi contro il climate change. E poi: spinta alle nuove tecnologie digitali e apertura chiara alle tecniche di miglioramento genetico in ottica sostenibile; invasi per l’accumulo di acqua utile nei periodi più siccitosi, ma anche assicurazioni e fondo mutualistico nazionale per affrontare le calamità”.
“Alla vigilia delle grandi campagne – ha sottolineato Fini – resta urgente anche il problema della manodopera nei campi, dal punto di vista sia dei costi che della reperibilità. Così non siamo più competitivi. Occorre più flessibilità, come sperimentato con i voucher. Cambiamo la parola se non ci piace, ma è lo strumento che serve. E ancora: accesso alla terra e al credito per il ricambio generazionale; valorizzazione delle donne del settore che sono ormai il 30%; pensioni giuste per chi ha passato tutta la vita nei campi e ora prende poco più di 500 euro”.
“Queste sono le nostre priorità – ha evidenziato il nuovo presidente di Cia – insieme al rilancio delle aree interne. Zone svantaggiate che hanno un’importanza strategica per tutto il sistema Paese, ma vengono lasciate sempre sole. Per le zone rurali servono politiche e strategie: defiscalizzazione, connessione, sbloccare lo spopolamento e riportare persone e ricchezza. Sono le nostre rivendicazioni, come quella sulla fauna selvatica, con la riforma della legge 157 per tutelare l’agricoltura, mettere al sicuro strade e cittadini, salvare gli allevamenti suinicoli dal rischio PSA. Tutte sfide che dobbiamo portare avanti tenendo sempre insieme proteste e proposte”.
“Ci attende una nuova stagione, più inclusiva e innovativa – ha aggiunto Fini – dentro l’organizzazione e nei rapporti con la società civile e con le istituzioni, con tutte le altre rappresentanze agricole, agroalimentari ed economiche del Paese”.
“C’è bisogno di un patto con tutte le componenti del sistema, a cominciare dai consumatori – ha ribadito il presidente di Cia – e il miglior veicolo per spiegare quello che facciamo sono gli agriturismi, la vendita diretta, l’agricoltura sociale, le fattorie didattiche. Dobbiamo far capire a tutti che l’agricoltura non è quella che inquina, che tratta male gli animali e sfrutta i lavoratori, ma il settore che custodisce il territorio, che difende l’ambiente e le persone, che fa crescere l’economia e la società. Anche in Europa dobbiamo contare di più, avendo in mente che dove andiamo uniti come sistema Paese, portiamo a casa il risultato”.
Appena proclamato, Fini ha voluto ringraziare per il lavoro fatto il presidente uscente Dino Scanavino e il suo antagonista in campagna elettore Luca Brunelli.

– foto ufficio stampa Cia-Agricoltori Italiani –

(ITALPRESS).

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Confindustria Energia, Brusco “Autonomia strategica Ue tema prioritario”

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ROMA (ITALPRESS) – “Un contesto globale sempre più instabile. Oggi più che mai, il sistema energetico italiano – ed europeo – si trova ad affrontare un momento di straordinaria complessità”. Con queste parole Guido Brusco, presidente di Confindustria Energia, ha dato il via ai lavori della Terza Conferenza Annuale della Federazione. “In questo scenario – ha sottolineato il presidente di Confindustria Energia – il tema dell’autonomia strategica europea – energetica, industriale e tecnologica – non è più una questione astratta, ma una priorità concreta. Allo stesso tempo, siamo chiamati a rispettare obiettivi climatici ambiziosi, che impongono una profonda trasformazione del nostro sistema produttivo ed energetico”.
La decarbonizzazione non è più un orizzonte lontano: è una sfida già in corso, che coinvolge ogni anello della filiera – dalla produzione alla distribuzione, dal consumo al riuso e riciclo. Ma non può essere affrontata con un approccio ideologico o, peggio, scollegato dalla realtà industriale ed economica degli Stati membri. E’ fondamentale pensare ad una transizione giusta, graduale e sostenibile. Una transizione che riconosca il ruolo dell’industria come parte della soluzione, e che rispetti il principio della neutralità tecnologica, evitando scelte calate dall’alto che rischiano di penalizzare segmenti chiave della nostra manifattura e della filiera energetica.
Decarbonizzare, sì, quindi, ma con realismo, con strumenti efficaci, e con l’intelligenza di valorizzare tutte le tecnologie disponibili – dal gas naturale all’idrogeno, dai biocarburanti al nucleare di nuova generazione, dalle rinnovabili alla CCS – senza esclusioni ideologiche, prevedendo misure che possano rispondere opportunamente al fabbisogno e alle opportunità di investimento al fine di affrontare le ricadute sociali, economiche e ambientali della transizione.
L’Italia, secondo quanto emerso, ha le competenze, le imprese, le tecnologie e le professionalità per giocare un ruolo da protagonista. “Ma servono regole chiare, tempi certi e processi decisionali snelli. Non possiamo più ignorare la farraginosità dell’attuale sistema autorizzativo, che oggi rappresenta il vero collo di bottiglia per gli investimenti nel settore energia”.
Progetti strategici per il futuro del Paese – nelle rinnovabili, nel gas, nelle reti e infrastrutture – restano bloccati per mesi, talvolta per anni, in un labirinto burocratico che scoraggia gli investitori, rallenta la transizione e indebolisce la nostra sicurezza energetica.
“Non chiediamo scorciatoie – indica Guido Brusco – ma certezza del diritto e responsabilità nelle decisioni. Chiediamo che il sistema Paese sappia premiare chi investe in innovazione, sostenibilità e lavoro, piuttosto che penalizzarlo con inefficienze che non possiamo più permetterci”.
Una recente ricerca realizzata dal CENSIS per Confindustria Energia nasce da una riflessione condivisa sulla natura e sui tempi della transizione energetica. Una transizione che non può più essere considerata solo un obiettivo ambientale, ma che va letta nella sua piena dimensione industriale, economica e sociale.
“In questo senso, la proposta di una legge quadro sull’energia, fondata sui principi di neutralità tecnologica e neutralità sociale, rappresenta un passaggio chiave – spiegano da Confindustria Energia -. Serve uno strumento in grado di superare la frammentazione normativa, favorire la chiarezza delle regole, e consentire una pianificazione solida e flessibile, in linea con l’evoluzione tecnologica”.
Nel primo semestre del 2025, secondo i dati pubblicati dal Servizio Studi del Dipartimento Attività produttive della Camera dei Deputati, la durata media di una Valutazione di Impatto Ambientale è stata di circa 1.000 giorni; per un Provvedimento Autorizzatorio Unico, oltre 1.200 giorni. Numeri incompatibili con l’urgenza del cambiamento richiesto.
Ma perchè la transizione sia davvero efficace, dovrà essere compresa, condivisa e sostenuta dalle comunità. “La ricerca evidenzia con chiarezza come la dimensione sociale sia oggi un fattore determinante – si legge ancora -. I cittadini si dichiarano disponibili a cambiare abitudini nei consumi, nella mobilità, nell’uso dell’energia. Ma questa disponibilità va alimentata con trasparenza, ascolto e coinvolgimento. E poi ci sono le persone. Non ci sarà transizione energetica senza una transizione delle competenze. Dobbiamo investire in formazione, attrarre giovani, aggiornare i profili professionali, e rafforzare la collaborazione tra imprese, università e istituzioni scolastiche”.
“In questo quadro – ha chiosato Brusco – voglio rivolgere un ringraziamento particolare al sindacato, con cui abbiamo recentemente concluso il rinnovo del contratto collettivo nazionale del settore energia e petrolio. Un risultato importante, frutto di un confronto serio, trasparente e orientato al futuro. Abbiamo dimostrato, insieme, che è possibile trovare soluzioni equilibrate, capaci di valorizzare il lavoro, migliorare le condizioni delle lavoratrici e dei lavoratori e, al tempo stesso, sostenere la competitività delle imprese. Questo è il modello di relazioni industriali che ci guida e che vogliamo rafforzare: basato sul dialogo, sulla corresponsabilità e su una visione di lungo periodo”.

– foto Confindustria Energia –

(ITALPRESS).

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La Fondazione Cariplo lancia un progetto per avvicinare i giovani al teatro

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MILANO (ITALPRESS) – Si chiama The Youth Club la nuova iniziativa sperimentale promossa da Fondazione Cariplo, pensata per avvicinare i più giovani a teatro, riducendo le disuguaglianze nell’accesso alla cultura. Oltre due milioni di euro messi a disposizione dalla fondazione per un progetto ambizioso e partecipato che mette in rete le principali Istituzioni culturali lombarde -e non solo – attive nello spettacolo dal vivo, con un obiettivo comune: contrastare la povertà educativa, ridurre le disuguaglianze e favorire la partecipazione attiva delle nuove generazioni alla vita culturale. The Youth Club si rivolge a bambine, bambini, adolescenti e giovani fino ai 30 anni con l’intento di rendere il teatro accessibile e significativo per i ragazzi abbattendo le barriere economiche, sociali e territoriali che spesso limitano l’accesso alla cultura. Le Istituzioni aderenti si impegnano a valorizzare e rafforzare i propri programmi culturali rivolti ai pubblici 0-30 anni, sviluppando nuovi formati, adottando linguaggi a loro più vicini e costruendo relazioni attive con scuole, università, centri di aggregazione, oratori e altri soggetti educativi per raggiungere e coinvolgere i giovani là dove vivono, crescono e si formano.

“La maggior parte dei giovani e dei bambini in Italia non va a teatro, se non in qualche occasione, con la scuola – commenta Giovanni Azzone, presidente Fondazione Cariplo – . È una parte del problema che risponde al nome di povertà educativa. Chi non ha opportunità di questo tipo è come se rinunciasse a sviluppare una parte del suo bagaglio culturale. Certo servono iniziative adeguate ai bambini, ai ragazzi e ai giovani di oggi, con un’offerta che avvicini queste generazioni. Il rischio è duplice: i teatri non riusciranno nel realizzare un cambio generazionale di pubblico, e le nuove generazioni perderanno una grande occasione per emozionarsi, accrescersi, entusiasmarsi di fronte alla potenza dell’esperienza teatrale”.

The Youth Club punta ad invertire la tendenza. “Lo fa con l’alleanza e la condivisione degli obiettivi con tante realtà teatrali sul territorio – sottolinea Azzone – . È un pezzo importante del percorso per far vivere la magia dello spettacolo ai più giovani; lo abbiamo fatto anche con il programma Laivin che in diciotto anni ha coinvolto oltre 42 mila studenti delle scuole superiori, in questo caso facendo loro provare l’ebbrezza di salire sul palco e mettersi in gioco. Agganciare i giovani per regalare loro esperienze formative. Questo è l’obiettivo. In cambio avremo una generazione che integri i loro passatempi con altre attività a valenza culturale”.

A oggi, sono 10 le Istituzioni culturali aderenti al progetto: Associazione Centro Teatrale Bresciano, Brescia; Associazione Lirica e Concertistica Italiana (AsLiCo) – Teatro Sociale di Como; Fondazione del Teatro Grande, Brescia; Fondazione I Pomeriggi Musicali Teatro Dal Verme, Milano; Fondazione Teatro Amilcare Ponchielli, Cremona; Fondazione Teatro Carlo Coccia, Novara; Fondazione Teatro Donizetti, Bergamo; Fondazione Teatro Fraschini, Pavia; Teatro dell’Elfo Impresa Sociale, Milano e Teatro Franco Parenti Impresa Sociale, Milano.

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– foto ufficio stampa Fondazione Cariplo –

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ACCOLTELLATO NEL PIAZZALE DELLA STAZIONE DI VOGHERA, 42ENNE GRAVE

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La lite è iniziata sui binari e proseguita poi nel piazzale della Stazione di Voghera. Tutto è accaduto questo pomeriggio attorno alle 17: un 42enne di Voghera, senza fissa dimora, è stato colpito con due coltellate alla schiena nel piazzale della stazione di Voghera ad un nordafricano che frequenta i giardini nei paraggi. L’aggressore è stato subito individuato dai carabinieri e portato in caserma. Mentre il ferito è stato soccorso dal 118 e portato al San Matteo di Pavia dove si trova ricoverato in prognosi riservata. Dalle testimonianze raccolte pare che i due avessero litigato sul primo binario della stazione, il litigio è proseguito all’esterno e mentre il 42enne si stava allontanando, è stato inseguito e colpito alla schiena con la lama, che gli ha provocato una profonda ferita.

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