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Cronaca

La formazione continua contribuisce all’innovazione delle aziende

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ROMA (ITALPRESS) – La formazione continua contribuisce all’innovazione delle aziende del Paese. E’ quanto emerge dal Rapporto di Monitoraggio Valutativo realizzato da Fondimpresa (Fondo Interprofessionale costituito da Confindustria, Cgil, Cisl e Uil) in collaborazione con INAPP (Istituto Nazionale per l’Analisi delle Politiche Pubbliche). ROLA (Rilevazione delle Opinioni dei Lavoratori e delle Aziende) e Storie di Formazione aziendale per le buone prassi formative ovvero le due rilevazioni condotte durante la crisi pandemica del 2020 hanno coinvolto rispettivamente 11.929 dipendenti tramite questionari online e 105 aziende su tutto il territorio nazionale tramite interviste in profondità. Dal Rapporto, presentato a Roma, emerge infatti che i lavoratori che hanno partecipato a corsi formativi che riguardavano le tematiche delle tecnologie abilitanti in chiave 4.0 percepiscono una maggiore efficacia della formazione rispetto a chi ha seguito corsi su materie più tradizionali. Entrando nello specifico le tecnologie indagate sono state: Internet of Things, Cloud Manufacturing, Robotica Collaborativa, Manifattura Additiva, Industrial Analytics, Interfaccia Uomo-Macchina (HMI).
I corsi formativi più efficaci, in cui si è quindi riscontrata una maggiore differenza pre e post corso, risultano essere Industrial Analytics (+1,77), Cloud Manufacturing (+1,76) e Internet of Things (+1,70) seguiti poi dalla formazione su Interfaccia Uomo-Macchina (+1,53), Robotica Collaborativa (+1,30), Manifattura Additiva (+1,16).
La maggior conoscenza e competenza delle prime tre tecnologie risulta essere maggiormente trasversale e più facilmente legata alla probabilità di riscontrare cambiamenti in azienda e nel proprio percorso professionale.
Ciò che è inoltre emerso è di particolare interesse: l’accrescimento delle conoscenze nella tecnologia abilitante Internet of Things fa riscontrare ai lavoratori il 6% di probabilità in più di cambiamenti in azienda e il 3,3% di probabilità in più di cambiamenti nelle mansioni.
Il maggior livello di conoscenza nella tecnologia di Cloud Manufacturing si collega a maggiori cambiamenti nelle attività lavorative (1,9% di probabilità in più) e cambiamenti aziendali (3,5% di probabilità in più). Infine la tecnologia di Industrial Analytics (Big Data) fa segnare l’1,8% in più di probabilità di verificare cambiamenti nelle attività lavorative e il 3.0% di probabilità in più di osservare cambiamenti in azienda. In sostanza, ciò che si intende indagare è la corrispondenza tra un aumento del livello medio di conoscenza in determinate tecnologie a seguito della formazione e la presenza di almeno un effetto tangibile. I cambiamenti osservati in azienda dai lavoratori dopo aver realizzato la formazione si traducono principalmente nella riduzione del tempo e degli errori nello svolgimento delle attività ma anche nel miglioramento della qualità di prodotti e servizi. Quanto emerso dall’indagine ROLA è approfondito attraverso gli studi realizzati tramite la rilevazione delle Storie di Formazione da cui emergono le buone prassi formative, che consentono di osservare i processi formativi da una pluralità di punti di vista.
Da tali esperienze emerge che la formazione che riguarda le innovazioni tecnologiche non si basa soltanto su contenuti tecnici, ma deve essere in grado di ampliare le competenze dei lavori anche rispetto alla necessità di riorganizzazione dei processi che di solito accompagna l’investimento nella digitalizzazione. Nel corso dell’evento a tale proposito sono raccontate le esperienze dell’azienda Abazia SpA di Felizzano (Alessandria), con la presenza di Attilio Bottazzi, e della Carlo Pellegrino & C. di Marsala (Trapani) tramite la testimonianza di Paola Alagna. La formazione continua finanziata da Fondimpresa risulta quindi determinante per supportare a 360° gradi gli investimenti in innovazione delle aziende e quindi incrementare la competitività delle stesse e accrescere la professionalità dei lavori.
Di tutto questo si è discusso nel corso dell’evento organizzato a Roma da Fondimpresa e INAPP, presso la sala Pininfarina dell’Auditorium della Tecnica di Confindustria, con Maurizio Bernava, Direttore Area Attività Supporto e Servizi agli Aderenti e Controlli di Fondimpresa, Nausica Iencenelli, Ufficio Monitoraggi e Valutazioni di Fondimpresa, Valentina Ferri, ricercatrice di INAPP, Chiara Ferrari, IPSOS, Gianni Bocchieri, Coordinatore nucleo PNRR Stato-Regioni, Paolo Mora, DG Formazione Regione Lombardia, Annamaria Trovò, vicepresidente di Fondimpresa, Elvio Mauri, direttore generale di Fondimpresa. L’evento è stato condotto dal giornalista de “Il Messaggero” Luca Cifoni.

– foto ufficio stampa Fondimpresa –
(ITALPRESS).

Cronaca

Organismo Congressuale Forense, eletti Moretti Coordinatore e Brusa Segretario

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ROMA (ITALPRESS) – I 55 componenti dell’Assemblea dell’Organismo Congressuale Forense (OCF) hanno proceduto all’elezione dei nuovi membri dell’Ufficio di Coordinamento.
Fedele Moretti (Foro di Taranto), assume il ruolo di Coordinatore; Elisabetta Brusa (Foro di Varese), nuovo Segretario; Antonino Distefano (Foro di Catania) è il Tesoriere. L’ufficio di coordinamento sarà composto poi dagli avvocati Giovanni Barile (Foro di Torre Annunziata), Carlo Morace (Foro di Reggio Calabria), Paolo Rossi (Foro di Bologna) e Mariangela Spinella (Foro di Matera).
L’OCF è l’organismo di vertice di rappresentanza politica dell’Avvocatura italiana, ed esercita la rappresentanza politica del Congresso Nazionale Forense, di cui ha il compito di attuare i deliberati, ed elabora progetti e proposte a tutela degli interessi dell’Avvocatura e della società italiana.
“L’assemblea di OCF si insedia e lancia la campagna referendaria. L’Avvocatura è unita: sì alla separazione delle carriere dei magistrati – hanno dichiarato il Coordinatore Moretti e il Segretario Brusa – Abbiamo costruito una squadra che riflette la pluralità dell’Avvocatura italiana, le sue radici territoriali e la sua capacità di rinnovarsi. E’ una squadra che unisce esperienza e nuove energie, continuità e innovazione, con l’obiettivo di dare voce a un’Avvocatura sempre più protagonista nelle sfide che la giustizia e la società ci pongono. Al recente Congresso dell’Avvocatura di Torino sono emersi temi fondamentali per il futuro della professione: l’impatto dell’intelligenza artificiale e delle tecnologie digitali nell’esercizio della professione forense, la centralità dell’Avvocato nel processo e nelle attività non giudiziali, e l’apertura a nuovi ambiti di consulenza legale, con particolare attenzione all’equo compenso, alla tutela dei diritti dei cittadini e alla prevenzione del contenzioso”.
“Sentiamo forte la responsabilità di tradurre in azione queste istanze, rappresentando un fronte unitario e autorevole dell’Avvocatura italiana, anche in vista del completamento dell’iter della legge professionale”, concludono Brusa e Moretti.
Fedele Moretti è avvocato a Taranto con una lunga carriera nell’ambito dell’Avvocatura. E’ stato Presidente dell’Ordine degli Avvocati di Taranto dal 2019 al 2021. Nel 2022 è stato eletto per la prima volta componente dell’Assemblea Nazionale dell’Organismo Congressuale Forense, rappresentando il Distretto di Lecce.
Elisabetta Brusa è avvocato a Varese, specializzata in diritto penale e di famiglia. Ha ricoperto ruoli di rilievo nell’Ordine degli Avvocati di Varese, tra cui Presidente dal 2019 al 2023, ed è attiva in iniziative di sensibilizzazione sociale. E’ al suo secondo mandato nell’Organismo Congressuale Forense.
Antonino Distefano è avvocato a Catania e si occupa prevalentemente di diritto civile e tributario. Attualmente è Presidente del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Catania, dopo aver ricoperto in passato il ruolo di Tesoriere e Vice Presidente dello stesso Consiglio. E’ stato Vice Presidente dell’Unione Regionale degli Ordini Forensi della Sicilia.

– nella foto, fornita dall’ufficio stampa Organismo Congressuale Forense, da sinistra a destra: Distefano, Spinella, Rossi, Moretti, Brusa, Morace e Barile –
(ITALPRESS).

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UniBg, gli smartphone dei cittadini possono essere utilizzati dopo un sisma per creare mappe ad alta risoluzione spaziale

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BERGAMO (ITALPRESS) – L’impatto di un terremoto sulle persone e sugli edifici dipende non solo dalle caratteristiche del terremoto stesso, ma anche dalla geologia locale che contribuisce ai cosiddetti “effetti di sito”. La mappatura degli effetti di sito ad alta risoluzione spaziale in contesto urbano è fondamentale per comprendere quali aree sono a maggior rischio e quali edifici sono sottoposti a maggiore sollecitazione durante una sequenza di eventi sismici.

Uno studio pubblicato sulla rivista Nature Communications da Francesco Finazzi (Università degli studi di Bergamo, Italia), Fabrice Cotton (GFZ Helmholtz Centre for Geosciences, Germania) e Remy Bossu (European-Mediterranean Seismological Centre, Francia) rappresenta una svolta: gli smartphone dei cittadini possono essere utilizzati per creare mappe ad alta risoluzione spaziale degli effetti di sito e dello scuotimento del suolo dopo un sisma.

Grazie agli accelerometri integrati, gli stessi sensori che consentono di giocare in modo interattivo, gli smartphone sono in grado di misurare le vibrazioni indotte dalle onde sismiche. Combinando migliaia di queste misurazioni con modelli statistici avanzati, i ricercatori dimostrano che è possibile mappare il modo in cui la geologia locale amplifica le onde sismiche, raggiungendo un livello di dettaglio spaziale ben superiore a quello che possono fornire le sole stazioni della rete sismica nazionale.

Questo approccio si basa su Earthquake Network, un’iniziativa di citizen science lanciata nel 2013 da Francesco Finazzi. Earthquake Network trasforma gli smartphone in un sistema globale di monitoraggio dei terremoti. Quando si verifica un terremoto, gli smartphone dei cittadini che partecipano all’iniziativa lo rilevano in tempo reale e inviano informazioni a un server centrale. In pochi secondi è possibile allertare la popolazione nelle zone circostanti, concedendo loro tempo prezioso per mettersi al sicuro prima dell’inizio dello scuotimento più forte.

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La regione dei Campi Flegrei, in Italia, dove vivono circa 500.000 persone esposte ad alto rischio vulcanico e sismico, ha fornito il banco di prova perfetto. Tra aprile e giugno 2024, durante un periodo di intensa attività sismica che ha messo sotto pressione cittadini e amministratori locali, fino a 9.000 residenti della zona rossa (la zona a maggior rischio) hanno contribuito attivamente con i propri smartphone, rispetto alle sole 29 stazioni sismiche tradizionali presenti nella stessa area (Figura 1).

L’analisi congiunta dei dati smartphone e delle stazioni ha permesso ai ricercatori di produrre la prima mappa ad alta risoluzione dell’amplificazione di sito. La mappa mostra che l’amplificazione dovuta alla geologia locale varia da un fattore tra 0,25 e 0,75 nelle aree di Bagnoli, Fuorigrotta e del Rione Traiano, dove le onde sismiche tendono quindi a essere smorzate, a un fattore tra 2 e 3 nelle aree di Pozzuoli, Bacoli, Monte di Procida e Arco Felice, dove le onde tendono a essere amplificate.

In caso di un nuovo terremoto nei Campi Flegrei, l’approccio sviluppato dai ricercatori consente inoltre di generare in modo rapido “ShakeMap” (mappe dell’accelerazione di picco del suolo) ad alta risoluzione partendo dalla mappa di amplificazione e dalle misurazioni degli smartphone raccolte durante lo specifico evento sismico. Queste mappe sono fondamentali per guidare le squadre di soccorso, stimare i danni e organizzare le risposte di emergenza. Con la crescita della popolazione urbana in tutto il mondo e l’urgente necessità di ShakeMap ad alta risoluzione, questo studio dimostra che i cittadini hanno un ruolo fondamentale nella raccolta di dati sismici tramite smartphone, in un’ottica in cui i cittadini offrono alla scienza qualcosa che gli appartiene (gli smartphone) per avere in cambio servizi utili alla collettività.

-Foto UniBg-
(ITALPRESS).

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Rauti “Dall’Artico dipendono i destini del pianeta, evitiamo i monopoli”

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