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Economia

Commercio estero, nel 2022 flussi in crescita ma deficit a 31 mld

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A dicembre 2022 l’Istat stima una flessione congiunturale per entrambi i flussi con l’estero, più ampia per le esportazioni (-1,9%) che per le importazioni (-1,1%). La diminuzione su base mensile dell’export è dovuta al calo delle vendite verso entrambe le aree, Ue (-1,2%) ed extra Ue (-2,6%). Nel quarto trimestre 2022, rispetto al precedente, l’export cresce dello 0,8%, l’import diminuisce del 6,6%. A dicembre l’export cresce su base annua del 13,5% in termini monetari mentre in volume si riduce del 2,4%. La crescita dell’export in valore è più sostenuta verso i mercati extra Ue (+18,2%) rispetto all’area Ue (+8,6%). L’import in valore registra un incremento tendenziale del 7,7% – che interessa sia l’area Ue (+4,5%) sia, in misura più intensa, l’area extra Ue (+11,7%) – mentre si riduce dell’11,4% in volume. Tra i settori che contribuiscono maggiormente all’aumento tendenziale dell’export si segnalano: mezzi di trasporto, autoveicoli esclusi (+43,7%), macchinari e apparecchi n.c.a. (+13,8%), articoli farmaceutici, chimico-medicinali e botanici (+26,9%), prodotti petroliferi raffinati (+32,7%) e metalli di base e prodotti in metallo, esclusi macchine e impianti (+8,5%). Su base annua, i paesi che forniscono i contributi maggiori all’incremento dell’export nazionale sono: Stati Uniti (+22,5%), Francia (+14,6%), Svizzera (+24,3%), Turchia (+38,4%) e Germania (+7,0%). L’export verso la Russia si conferma in forte flessione (-27,7%). Nel complesso del 2022, l’export registra una crescita del 19,9%, sintesi di incrementi analoghi sui mercati Ue (+19,7%) ed extra Ue (+20,2%), e trainata soprattutto dall’aumento delle vendite di articoli farmaceutici, chimico-medicinali e botanici (+42,8%), prodotti petroliferi raffinati (+80,0%), metalli di base e prodotti in metallo, esclusi macchine e impianti (+17,6%), macchinari e apparecchi n.c.a. (+10,3%), prodotti alimentari, bevande e tabacco (+16,7%) e sostanze e prodotti chimici (+20,1%). La stima del saldo commerciale a dicembre 2022 è pari a +1.067 milioni di euro (era -1.475 milioni a dicembre 2021). Il deficit energetico (-8.931 milioni) è più ampio rispetto a un anno prima (-7.180 milioni) mentre l’avanzo nell’interscambio di prodotti non energetici (9.998 milioni) è elevato e in deciso aumento rispetto a dicembre 2021 (5.705 milioni). Nelo 2022 il deficit commerciale è pari a -31.011 milioni (da +40.334 milioni del 2021), quello energetico a -111.278 milioni (era -48.356 milioni l’anno prima). L’avanzo dell’interscambio di prodotti non energetici (80.267 milioni) è elevato ma meno ampio rispetto al 2021 (88.690 milioni). A dicembre 2022 i prezzi all’importazione diminuiscono dell’1,6% su base mensile e aumentano dell’11,3% su base annua (era +14,1% a novembre 2022).
(ITALPRESS).
-foto agenziafotogramma.it-

Economia

Dazi, Zoppas “Tra Trump e von der Leyen è stato uno 0-0, spero la trattativa sia aperta”

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ROMA (ITALPRESS) – “Se quello tra Trump e Von der Leyen è stato un buon accordo lo scopriremo solo vivendo: al 15% bisogna aggiungere il valore dell’euro-dollaro, che sta penalizzando il prezzo sul mercato dei prodotti”. Così il presidente dell’agenzia Ice Matteo Zoppas a Tg2 Post. “Il mio giudizio è che si è andati a uno 0-0 – continua Zoppas -. È chiaro che preferisco il 15% al 50%, ma mi auguro che questa trattativa non sia chiusa definitivamente: da un lato non posso essere soddisfatto quando vengono imposti dei dazi, dall’altro lo sono se penso che abbiamo evitato il 30% o il 50%”.

“L’incertezza in questo momento sta bloccando tutto e ancora oggi non sappiamo come comportarci con i dazi: un impatto ci sarà e non può essere calcolato solo aritmeticamente, perché ci sono tante variabili in gioco – ha aggiunto Zoppas – Il rischio è di perdere interi mercati, anche se ci sono categorie un po’ più protette soprattutto tra i prodotti di cui la gente non può fare a meno”.

“Oggi abbiamo incontrato Tajani, che è stato tra i primi in Europa a fare un punto sulle direzioni date. L’input è raggiungere i 700 miliardi di export, con o senza dazi: al momento siamo a 620 e stiamo serrando i ranghi – ha sottolineato Zoppas – Dobbiamo trovare tutte le modalità per compensare i dazi senza perdere i rapporti commerciali con gli Stati Uniti – prosegue Zoppas -. Dal governo, che al momento vedo molto sul pezzo, mi aspetto che si faccia squadra e si mettano risorse su attività promozionali, di sviluppo e di protezione”, conclude.

-Foto screenshot video Italpress-
(ITALPRESS).

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Dazi, Orsini “Serve un nuovo piano industriale europeo”

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ROMA (ITALPRESS) – “Non è un tema solo di governo italiano ma di Europa. L’Europa deve compensare le mancanze di competitività dei nostri prodotti verso gli Stati Uniti e aiutare i settori più colpiti. Da subito deve attuare un nuovo piano industriale straordinario per le imprese. Bene sforare il patto di stabilità per le armi, per la difesa, ma dobbiamo farlo anche per l’industria, e andare da subito a fare accordi con nuovi mercati dove noi potremo essere forti e sostituire in parte la perdita che abbiamo negli Stati Uniti”. Così il presidente di Confindustria, Emanuele Orsini, al Tg1, risponde a una domanda sulle misure da mettere in campo per limitare l’impatto dei dazi statunitensi al 15%. “Lato Italia dobbiamo subito mettere a terra misure che incentivano gli investimenti e soprattutto riescano a incrementare la produttività”, ha aggiunto.

“Per noi tutto quello che è oltre lo zero è un problema. Oggi l’impatto del 15% dei dazi vuol dire per le imprese italiane 22,6 miliardi – ha proseguito Orsini – Stiamo sottovalutando anche la svalutazione dollaro-euro, che per noi vuol dire oggi incrementare il dazio del 13%. Gli altri Paesi extraeuropei hanno una media del 2%, difficilmente recuperabile”, ha aggiunto Orsini, che ha spiegato: “Sulla farmaceutica c’è una trattativa, non possiamo pensare che anche qui vengano superati i dazi oltre il 15%, è già uno dei settori che verranno molto colpiti, insieme ai macchinari e agli utensili che vanno verso gli Stati Uniti”.

-Foto IPA Agency-
(ITALPRESS).

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Economia

Bankitalia, nel secondo semestre 2024 ridotta la domanda di credito dalle imprese

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ROMA (ITALPRESS) – Nel secondo semestre del 2024 la domanda di credito da parte delle imprese si è ridotta in tutte le aree del Paese, in modo particolare per le imprese edili delle regioni del Centro Sud, per quelle manifatturiere del Mezzogiorno e dei servizi nel Centro Nord. Sulla riduzione della domanda hanno inciso la debolezza dell’attività di investimento e l’ampio ricorso all’autofinanziamento. E’ quanto emerge dai dati dell’indagine Regional Bank Lending Survey, condotta dalle filiali regionali della Banca d’Italia su un campione di 237 banche. Nello stesso periodo le politiche di offerta di credito alle imprese sono rimaste pressoché invariate e improntate alla prudenza in tutti i territori. Tuttavia, si sono ridotti gli spread applicati in media sui nuovi finanziamenti. È ovunque aumentata la domanda di mutui per l’acquisto di abitazioni da parte delle famiglie, a fronte di una sostanziale stabilità delle richieste di crediti per finalità di consumo.

Le politiche di offerta dei mutui per l’acquisto di abitazioni, che nel primo semestre dell’anno avevano subito un lieve irrigidimento, sono state moderatamente allentate nel secondo semestre. La durata media dei mutui erogati nel 2024 si è lievemente ridotta e il rapporto tra il valore del finanziamento e quello dell’immobile (loan-to-value at origination) è rimasto sostanzialmente stabile. Le condizioni di offerta dei prestiti finalizzati al consumo sono state improntate a una maggiore cautela rispetto alla prima metà dell’anno. Nel secondo semestre del 2024 è tornata ad aumentare la domanda di depositi da parte dei risparmiatori e le banche hanno ridotto le remunerazioni riconosciute sugli strumenti della raccolta.

– foto IPA Agency –

(ITALPRESS).

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