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Economia

Confcommercio, economia ancora fragile ma consumi in lieve recupero

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ROMA (ITALPRESS) – Dopo un primo trimestre positivo, con una crescita superiore alle attese, l’economia italiana si avvia a superare l’1% di crescita per l’anno in corso. Gli elementi di fragilità riguardano oggi l’incertezza derivante dallo scenario internazionale e una pericolosa lentezza nel rientro delle dinamiche inflazionistiche. Anche a marzo il mercato del lavoro ha confermato una buona tenuta. La progressiva crescita dell’occupazione, attualmente al di sopra di 200mila unità rispetto ai livelli della prima parte del 2019, continua a sostenere la capacità di spesa delle famiglie nonostante l’erosione determinata dall’elevata inflazione sui redditi e sui risparmi. E’ quanto segnala Confcommercio nella Congiuntura di maggio. Alle difficoltà che si registrano sul versante della produzione industriale – anche a marzo si è avuta una diminuzione (-0,6% su febbraio) – si contrappone il lento recupero dei consumi da parte delle famiglie, sostenuto anche dalla componente estera del turismo.
Il miglioramento della domanda, seppure meno intenso e concentrato su alcuni specifici segmenti dei servizi, alimenta le performance positive dell’economia. Ciò che oggi appare un sostegno, si legge, potrebbe, però, ostituire un freno alla crescita, se le esigenze di ricostituire il potere d’acquisto dello stock di risparmio facessero aggio sulle propensioni agli acquisti, soprattutto di beni durevoli.
Ad aprile, i consumi, misurati nella metrica dell’ICC, hanno registrato una moderata variazione tendenziale (+0,2%), determinata esclusivamente dai servizi (+4,5%). Più complessa appare la situazione relativa alla domanda di beni i quali, nell’insieme, registrano una riduzione dell’1,5%. Tra questi, la domanda per le autovetture mostra favorevoli segnali di recupero (+16,9% tendenziale).
Le dinamiche degli ultimi mesi non hanno, comunque, permesso di recuperare il consistente gap con i livelli osservati nello stesso periodo del 2019. Inoltre, secondo gli esperti di settore, gli sviluppi delle immatricolazioni degli ultimi mesi sono legate all’evasione di ordini pregressi, rallentati da inefficienze nelle catene produttive.
Secondo le stime di Confcommercio si conferma negativa la dinamica dei consumi alimentari (-3,0% tendenziale), dell’energia elettrica (-7,0%) e dei mobili (-7,8%). Relativamente all’abbigliamento e alle calzature, nonostante alcuni miglioramenti registrati di recente (+0,7% ad aprile su base annua) la distanza con i volumi pre-Covid appare molto difficile da colmare. Il PIL a maggio sarebbe marginalmente diminuito (-0,2%) rispetto ad aprile, con una crescita dell’1,5% su base annua.
Dopo il rimbalzo di aprile l’inflazione è attesa tornare sul percorso di progressivo rientro. Per il mese in corso la stima di Confcommercio è di un aumento dello 0,5% congiunturale e di una crescita del 7,8% nel confronto annuo. L’andamento degli ultimi mesi, meno favorevole rispetto alle attese, continua a riflettere le turbolenze che ancora attraversano il mercato degli energetici e il progressivo trasferimento alla fase finale delle tensioni che si erano accumulate nei mesi precedenti.
I primi segnali di un rallentamento dell’inflazione di fondo portano ad ipotizzare un consolidamento della tendenza al rientro, che “dovrebbe portare in autunno a tassi di crescita dei prezzi al consumo più prossimi agli obiettivi della politica monetaria. Non mancano, comunque, le incognite sull’andamento dei prezzi di alcune voci di spesa, che rientrano nell’insieme dei consumi obbligati, meno comprimibili rispetto agli energetici. Anche questo potrebbe contribuire a limitare le possibilità di spesa delle famiglie su altre voci di spesa”.
Nel mese di maggio, dopo alcuni mesi di moderata crescita guidata principalmente dai servizi, l’economia dovrebbe aver registrato un lieve arretramento. Sempre secondo Confcommercio nel mese in corso il PIL è atteso registrare, nel confronto con aprile, una diminuzione dello 0,2%. Su base annua questo andamento si tradurrebbe in una crescita dell’1,5%.
Ad aprile 2023 l’Indicatore dei Consumi Confcommercio (ICC) ha evidenziato un incremento dello 0,2% sullo stesso mese del 2022. Il dato, si legge ancora, è sintesi di un aumento della domanda per i servizi (+4,5%) e di una flessione di quella relativa ai beni (-1,5%). Le famiglie continuano, al di là delle criticità indotte dall’inflazione sui bilanci familiari, nel percorso di recupero della domanda favorendo quelle voci di spesa che considerano più rappresentative della ritrovata “libertà”.
Nonostante tutti i progressi, anche i dati dell’ultimo mese confermano le difficoltà dei consumi in volume, calcolati nella metrica dell’ICC, di tornare ai livelli pre-Covid. Per alcuni segmenti le deboli dinamiche degli ultimi periodi sembrano aver contribuito ad aumentare la distanza, ponendo seri dubbi sulla possibilità di tornare nel 2024 sui livelli del 2019.
Anche ad aprile 2023 la domanda delle famiglie è stata sostenuta principalmente dal recupero della componente relativa ai servizi (+4,5% nel confronto con lo stesso mese del 2022), situazione favorita anche dal progressivo miglioramento del turismo straniero. “Va sottolineato come per molti servizi (ricreativi, alberghieri e della ristorazione) l’eccezionale caduta rilevata nel 2020 non sia stata ancora recuperata, in quanto la distanza percentuale con i volumi registrati nello stesso periodo del 2019 supera ancora le due cifre – spiega Confcommercio -. Relativamente ai consumi di beni, dopo la stagnazione di marzo la domanda è tornata a registrare un ridimensionamento nel confronto annuo. Ad aprile la stima per l’aggregato indica -0,4%. Il settore dell’automotive si conferma il più dinamico, con una variazione tendenziale del 16,9%. I recuperi degli ultimi mesi hanno, comunque, solo parzialmente ridotto la distanza con i livelli di spesa reale del 2019. Tra le altre voci si conferma in netta riduzione, nel confronto annuo, la domanda per l’energia elettrica (-7,0%), per i mobili (-7,8%), per gli alimentari (-3,0%) e per gli elettrodomestici (-0,8%). Relativamente all’abbigliamento e alle calzature il modesto segnale di recupero (+0,7% su aprile 2022) non attenua le difficoltà del settore”.
Sulla base delle dinamiche registrate dalle diverse variabili che concorrono alla formazione dei prezzi al consumo si stima per il mese di maggio un incremento dello 0,5% in termini congiunturali e una crescita del 7,8% su base annua. Nonostante il moderato ridimensionamento del tasso di crescita tendenziale dei prezzi si confermano le difficoltà dell’inflazione a instradarsi su un sentiero di rapido rientro.
“Le prime indicazioni di un’evoluzione più contenuta dell’inflazione di fondo, sintomo di un attenuarsi delle tensioni all’interno del sistema, consolidano, comunque, le attese di una parte finale del 2023 più favorevole. Tale evoluzione – conclude Confcommercio – potrebbe agevolare le famiglie nel percorso di recupero della domanda, favorendo il mantenimento di tassi di crescita dell’economia in linea con quelli registrati nella prima parte dell’anno”.

– foto ufficio stampa Confcommercio –
(ITALPRESS).

Economia

Occupazione in crescita e prezzi in rallentamento, ma la spesa delle famiglie non prende slancio

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ROMA (ITALPRESS) – Occupazione in crescita e prezzi in rallentamento, ma la spesa delle famiglie non prende slancio, e nel 2025 si fermerà a +5,6 miliardi di euro (+0,5%) in termini reali. È questo il quadro che emerge dall’analisi e dalle proiezioni Confesercenti-CER sulla congiuntura economica italiana nel terzo trimestre 2025.

Il mercato del lavoro mostra un segnale incoraggiante, con gli occupati nel trimestre in aumento dello 0,9% su base annua, il dato migliore dall’inizio dell’anno, anche se il dato di agosto registra una perdita di quasi 60mila posti. Sul fronte dei prezzi, l’inflazione scende all’1,6%, un decimo in meno rispetto al trimestre precedente e al di sotto dell’obiettivo BCE. Il Pil recupera la flessione primaverile ed è atteso in crescita dello 0,1% sul trimestre precedente e dello 0,5% su base annua, anche se è al di sotto dei ritmi registrati nei primi tre mesi del 2025 (+0,3% congiunturale e +0,7% tendenziale).

Tuttavia, le famiglie non sembrano beneficiare pienamente di queste condizioni: le proiezioni dei consumi indicano una crescita nel terzo trimestre di +0,2% sui tre mesi precedenti e +0,6% sull’anno. Dopo un 2024 più vivace, la domanda per consumi sembra essersi fermata: nei primi nove mesi del 2025 l’aumento acquisito della spesa è dello 0,3%, contro l’1,3% dello stesso periodo dell’anno precedente. Secondo le stime di Confesercenti-CER, a fine 2025 la crescita complessiva si fermerà a +0,5%, pari a circa 5,6 miliardi di euro in più a prezzi costanti.

Il rallentamento dei consumi si riflette sul commercio al dettaglio, che continua a mostrare segnali di sofferenza: nel terzo trimestre il volume delle vendite si riduce dello 0,4%, dopo i cali già registrati nei mesi precedenti. Sul fronte del clima di fiducia, ci sono timidi segnali di risalita: tra le famiglie l’indice passa da 95,9 a 96,5 punti, mentre per le imprese del commercio sale da 103,1 a 103,7, restando comunque sotto i livelli del primo trimestre.

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“L’economia italiana resta in crescita, ma rallenta. Ci sono segnali positivi di stabilità sul fronte del lavoro e dei prezzi, ma consumi e vendite continuano a perdere slancio”, commenta Nico Gronchi, Presidente di Confesercenti. “Il 2026 porterà sfide cruciali su molti fronti: con il dispiegarsi degli effetti dei dazi e la conclusione del PNRR, che finora ha sostenuto gli investimenti, la spesa delle famiglie sarà determinante per la domanda interna e per la crescita. Lo stesso Governo nel DPFP confida per il prossimo anno in un incremento dei consumi del +1,2%, un obiettivo difficile da raggiungere senza un impulso più deciso. Il previsto intervento sul fisco potrebbe non avere la scala necessaria per svolgere questo ruolo, tanto che, secondo i prospetti riportati nel DPFP, il Governo non associa ad esso alcun effetto espansivo sui consumi. Occorre fare di più per sostenere il potere d’acquisto delle famiglie e riattivare la crescita”.

-Foto IPA Agency-
(ITALPRESS).

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Tajani “Sono contro l’extraprofitto, ma questo è il momento di parlare con il mondo bancario”

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FIRENZE (ITALPRESS) – “Non esiste base giuridica per l’extraprofitto” ma “credo che nessuna banca non voglia parlare con la politica nel momento in cui c’è bisogno di rinforzare la manovra economica. L’abbiamo fatto l’anno scorso, l’impegno era per due anni, se c’è bisogno, però, io che sono un combattente anti-extraprofitto sono anche pronto a cercare di fare una mediazione”. Lo ha detto il vicepremier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani a margine del Festival nazionale dell’Economia civile a Firenze.

“Bisogna stare molto attenti quando si parla di tassazione delle banche – ha aggiunto Tajani -. Ho anche detto ai miei colleghi di governo che, in vista della manovra, questo è il momento di parlare con il mondo bancario. Se c’è bisogno di aiuto si può parlare: ma mai fare operazioni ex abrupto, perché questo spaventa il mercato, oltre a far danni se si generalizza”. “Abbiamo sventato due anni fa l’extraprofitto – ha sottolineato Tajani – perché poi si finiva per colpire le Bcc e le banche popolari, mentre c’erano danni minori per le banche più grandi: quindi bisogna stare sempre molto attenti quando si parla di banche, però credo che sia giusto parlare”.

– Foto IPA Agency –

(ITALPRESS).

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DPFP, UPB “Scenario accettabile, ma stime esposte a molteplici rischi”

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ROMA (ITALPRESS) – Il Consiglio dell’Ufficio parlamentare di bilancio (UPB) ha validato lo scorso 29 settembre le previsioni macroeconomiche tendenziali del Documento Programmatico di Finanza Pubblica (DPFP) 2025, a conclusione di una procedura di confronto con il Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF) nell’arco delle scorse settimane. Lo rende noto l’UPB che ha valutato lo scenario macroeconomico tendenziale del DFPF 2025 “complessivamente accettabile, sebbene in alcuni casi le previsioni si collochino sull’estremo superiore o appena oltre le stime del panel UPB”.

In particolare, “la crescita del PIL del QMT non eccede l’intervallo definito dal panel, salvo uno sforamento marginale (dello 0,1%) nel 2027; la previsione per il 2025 è in linea con quelle dell’UPB e del panel, mentre le differenze sugli anni successivi scontano le incertezze sull’accumulazione di capitale e l’instabilità del contesto internazionale; la crescita cumulata sull’ orizzonte 2025-28, pari al 2,7%, si colloca sull’estremo superiore delle stime del panel; la variazione del PIL nominale è accettabile nel complesso, situandosi sul livello superiore dell’intervallo definito dal panel in tutti gli anni tranne quello in corso, ma eccede lievemente le attese dell’UPB; l’incremento cumulato del PIL nominale tra il 2025 e il 2028, pari all’11,0%, è nel complesso coerente con l’intervallo delle stime del panel, sebbene leggermente più elevato. Tali stime “sono esposte a molteplici rischi, bilanciati nel breve termine ma prevalentemente orientati al ribasso nel medio termine, in gran parte riconducibili ai conflitti internazionali e alla dinamica degli investimenti”.

I principali fattori di rischio “sono individuabili in quattro ambiti: il protezionismo, le guerre e i piani di riarmo, fonti primarie di incertezza con effetti sull’economia di difficile quantificazione; la dinamica degli investimenti in costruzioni, dati i possibili effetti di concentrazione degli interventi finanziati dal programma NGEU nel prossimo anno, che potrebbero generare colli di bottiglia sul lato dell’offerta con conseguente freno alla crescita, cui si aggiungono attese incerte sugli investimenti residenziali; la volatilità dei mercati e le politiche monetarie, dove il fragile e instabile contesto internazionale rischia di ingenerare rapide reazioni avverse dei mercati finanziari, con effetti sull’economia italiana, caratterizzata da un elevato debito pubblico; il rischio climatico e ambientale, ormai fattore strutturale di vulnerabilità, poiché la crescente frequenza e intensità di eventi meteorologici estremi richiede risorse per la prevenzione e la gestione delle emergenze, con impatti sui prezzi e sulla capacità produttiva”, conclude l’UPB che procederà a valutare anche il quadro macroeconomico programmatico del DPFP, che incorpora gli effetti dell’aggiustamento di bilancio.

– foto IPA Agency –

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