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Lo “Sceriffo” Moser e i suoi successi “Oggi il ciclismo è cambiato”

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MILANO (ITALPRESS) – “La mia è stata una carriera longeva, bisogna avere il fisico per fare certe cose. Anch’io sono caduto spesso, ma non mi sono mai fratturato un osso in bici. Nella mia carriera ho avuto due cadute un po’ pericolose, in tutte le altre ho riportato soltanto qualche abrasione. A parte la mia prima stagione, nel 1973, in cui a metà anno fui operato alle tonsille, dal 1974 fino al 1987 ho disputato tutte le stagioni piene, anche fino a cento giornate di gare in un anno”. Lo ha detto Francesco Moser, leggenda del ciclismo italiano, con un ricco palmares nel quale spiccano un Giro d’Italia e diverse classiche di un giorno, oltre a un campionato del mondo su strada ed uno su pista nell’inseguimento individuale, intervistato da Marco Klinger, per Medicina Top, format tv dell’agenzia di stampa Italpress. Tra i momenti esaltanti di una grande carriera anche la miglior prestazione nell’ora stabilita nel 1984 in altura a Città del Messico.
“Il record dell’ora ha avuto un grande valore, non si fa tutti i giorni – ha ricordato – Merckx è andato lì in Messico ma c’è rimasto solo per tre giorni, io sono stato lì invece per 26 giorni a fare allenamento per adattarmi a quella quota. All’inizio si soffre, Eddie diceva di aver fatto degli allenamenti in Belgio, ma non era la stessa cosa. Tra i miei altri successi ricorderei ovviamente il Giro d’Italia, che è la corsa più prestigiosa visto che dura tre settimane e la devi vincere giorno per giorno, al contrario del campionato del mondo – ha sottolineato Moser – Sono arrivato anche per tre volte secondo e ho portato la maglia rosa un sacco di giorni”. Professionista dal 1973 al 1988, Moser era soprannominato ‘Lo Sceriffò per la capacità di gestire il gruppo durante la corsa: “Questo soprannome era una roba scherzosa nata coi miei compagni, non è che poi uno davvero riesce a comandare il gruppo – ha raccontato Moser – Ci sono momenti in cui si prendono decisioni comuni che riguardano tutti, per esempio quando si discuteva di premi o percorsi ero io che parlavo con gli organizzatori. Mi sono sempre occupato della formazione delle squadre in cui correvo, questo perchè quando devi prendere dei corridori, decidi tu stesso con i direttori sportivi chi scegliere, essendoci un rapporto di fiducia tra i compagni di squadra”.
I successi dei grandi eventi sostengono il tesseramento alla Federazione ciclistica, in crescita a due cifre. L’Italia è leader europeo nella produzione di biciclette con il 21% di quota di mercato, seguita da Germania e Portogallo rispettivamente con il 15% e 12%. Un gran presente che affonda le radici in un grandissimo passato con campioni, vittorie ed emozioni da record, anche se Moser riconosce come il ciclismo di oggi sia enormemente mutato rispetto ai suoi anni: “Oggi il ciclismo è molto più tecnologico e i corridori devono prepararsi a puntino, osservare tutte le regole, per cui hanno il dietologo, il nutrizionista, lo psicologo – ha aggiunto – Nelle gare, noi decidevamo quando si attaccava o meno, invece adesso con gli auricolari i corridori sono costantemente collegati col direttore sportivo e devono stare agli ordini, non possono fare come gli pare, anche se i grandi campioni di tanto in tanto decidono di fare da soli. Le gare importanti sono trasmesse in tv, c’è la telecamera che li segue ovunque e così vedono tutto”.
A ogni modo, il ciclismo in Italia non è certo uno sport per pochi e secondo gli ultimi dati dell’Osservatorio sullo sport system italiano di Banca Ifis, nel nostro paese sono 10.7 milioni i maggiorenni appassionati, pari al 21% della popolazione, e quasi 4 milioni i praticanti. Ma serve attenzione: “Le strade sono sempre più pericolose, vediamo che accadono tanti incidenti – ha riconosciuto il campione azzurro – Quando si va in bici bisogna ricordarsi sempre che noi siamo la parte più debole. Ho fatto più di 700.000 km in bici. Non ho però mai fatto un incidente con la macchina, perchè sto attento”.

– foto tratta da video Medicina Top –
(ITALPRESS).

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Nunziata “Under 21 agli Europei col gioco, ora vincere”

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ROMA (ITALPRESS) – “La nostra è stata una qualificazione meritata. Era un girone difficile, c’erano almeno tre squadre forti e noi non abbiamo mai perso. Abbiamo fatto 27 gol e ne abbiamo subiti solo 4. A tratti, abbiamo fatto anche un buon calcio ed è quello che vogliamo: arrivare al risultato tramite il gioco”. Così Carmine Nunziata, ct dell’Under 21 azzurra, ospite di Palla al Centro su Rai Radio 1 Sport, sulla qualificazione all’Europeo di categoria conquistata due giorni fa. Desplanches, Ghilardi, Prati, Zanotti, Baldanzi, Casadei, Esposito e un blocco ritrovato dopo l’Under 20: “E’ stato importante. Addirittura ci sono ragazzi che conosco da 4 anni: iniziare un biennio con ragazzi che già conosci ha semplificato le cose. La nostra è una squadra non solo di talento ma anche con dei valori morali importanti”. Il discorso del poco spazio che si dà ai giovani dura da anni in Italia, qualcosa si muova ma le cose potrebbero e dovrebbero andare meglio. “I ragazzi giovani migliorano solo giocando. Nell’ultimo anno tanti giovani si stanno ritagliando uno spazio importante anche in Serie A, è importante per noi e per i ragazzi”.
Il Club Italia è una squadra che racchiude tutte le selezioni azzurre, ovviamente il rapporto tra Nazionale A e Under 21 il rapporto è più diretto. “Con il mister Spalletti e con tutte le Under c’è grande sintonia – dice Nunziata -. Oltre a vincere il nostro obiettivo è quello di dare giocatori alla Nazionale maggiore, come successo con Calafiori e Pisilli. Quando arriveremo a giugno, poi vedremo”. Contro l’Irlanda in gol Casadei. “L’anno scorso Cesare ha fatto una buona prima parte col Leicester, poi è andato al Chelsea e ha giocato poco. Quest’anno l’hanno tenuto lì, gli ho consigliato di guardare fino a gennaio come va, sennò è giusto guardarsi intorno per un’altra soluzione”. Tra i talenti più promettenti del vivaio azzurro, c’è sicuramente Simone Pafundi. “Fa parte di questo gruppo. Si è fatta la scelta di farlo giocare in Under 19 e ha fatto molto bene. L’intenzione era quella di portarlo su con noi, purtroppo ha avuto degli intoppi fisici. Abbiamo deciso di mandarlo in Under 20 per fargli mettere qualche minuto nelle gambe. Fa parte comunque del gruppo Under 21”. E poi c’è l’attaccante del Milan, Francesco Camarda. “Diamogli un pò di tempo, è un giocatore di grande prospettiva, facciamolo crescere”. Calafiori e Casadei, due giocatori che hanno sfruttato al meglio l’esperienza all’estero. “L’importante è che i ragazzi giochino. Se trovano una squadra in Italia, meglio. Ma anche l’esperienza all’estero è formativa. Ad esempio Zanotti, dopo aver giocato in Svizzera, l’ho trovato molto migliorato, è cresciuto tantissimo”.
Il 3 dicembre il sorteggio a Bratislava, Nunziata rispetta ogni possibile avversaria e sottolinea: “Sono tutte squadre forti, mi ha colpito l’Olanda che ha chiuso a punteggio pieno il girone di qualificazione”. Infine l’obiettivo per l’Europeo che gli azzurrini hanno conquistato. “E’ quello di cercare di arrivare in fondo. Siamo l’Italia, bisogna cercare di arrivare in fondo e vincere”.
– Foto Ipa Agency –
(ITALPRESS).

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Bagnaia “In Australia possiamo vincere ma non correremo rischi”

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PHILLIP ISLAND (AUSTRALIA) (ITALPRESS) – “Non ho mai vinto su questo circuito, ma ricordo di aver avuto una buona chance in Moto3. In Moto2, invece, nei due anni, è stato un disastro. Lo scorso anno ci sono andato molto vicino. Proverò a vincere ovviamente senza correre rischi eccessivi: abbiamo il potenziale per arrivare primi”. Queste le parole di Francesco Bagnaia, nel corso della conferenza stampa piloti del Gran Premio d’Australia, sul circuito di Phillip Island. “La cosa più importante sarà capire che pneumatici montare in base alle sessioni di prova e alle condizioni meteo. Ricordo che già l’anno scorso eravamo al limite. E’ un circuito difficile da interpretare, anche se l’asfalto sarà certamente meglio dell’anno scorso. Domani dovrebbe piovere, mentre sabato e domenica dovrebbe esserci molto vento”. In merito alla lotta mondiale, il pilota di Chivasso ha dichiarato: “Non è obbligatorio essere primo in classifica già al termine di questo weekend. Un qualsiasi risultato non sarà comunque decisivo e sono certo che io e Martin ci giocheremo il titolo fino a Valencia. Quest’anno lui è stato più costante di me ed è stato quasi sempre davanti in classifica. Penso che Jorge sia molto cresciuto in termini di consapevolezza e sa che può sempre vincere”. Bagnaia ha poi chiuso alla possibilità di ricevere qualche aiuto in più da Ducati rispetto a Martin, essendo nel team factory: “Secondo me, se avessero voluto aiutarmi, lo avrebbero fatto a Misano. Dall’Igna è stato sempre molto chiaro sin dal mio arrivo in Ducati. “Tutti i team hanno pari possibilità e io e Martin abbiamo lo stesso pacchetto”. Infine, sugli altri rivali in pista: “Le battaglie tra Marquez e Bastianini sono sempre emozionanti ed entrambi sono abbastanza forti per lottare con noi. Acosta in Giappone è stato competitivo tutto il weekend e non me l’aspettavo”.
– foto Ipa Agency –
(ITALPRESS).

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Pogba “Non sono un imbroglione, voglio solo tornare a giocare”

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ROMA (ITALPRESS) – Come l’esito di una sentenza possa far sprofondare e poi rinascere uno sportivo lo sa molto bene Paul Pogba. Il centrocampista francese, ancora sotto contratto con la Juventus, era finito nell’occhio del ciclone per il caso di doping che, dopo il match del 20 agosto 2023 contro l’Udinese, lo aveva visto subire una squalifica di quattro anni dai campi da gioco, mettendo una seria ipoteca sulla sua carriera da calciatore. Metaboliti di testosterone le componenti dell’integratore assunto dal campione del mondo del 2018, rilevate prima dal test antidoping post gara e successivamente anche dalle controanalisi. Un destino che sembrava già scritto, ma al quale Pogba non si è sicuramente arreso, con il Tas che ha poi recentemente ridotto la sua squalifica a soli 18 mesi, consentendogli così di tornare ad allenarsi con la Juventus a partire da gennaio 2025 e potendo rientrare ufficialmente il campo dal mese di marzo. “Mi assumo una certa responsabilità per ciò che è accaduto, ma una squalifica di quattro anni sarebbe stata ingiusta”. Queste le parole dell’ex Manchester United, tornato a parlare ai microfoni di ‘Sky Sports News’ in merito alle note vicende ma anche rispetto al suo ormai prossimo ritorno in campo. “Non ho fatto i doverosi controlli sull’etichetta dell’integratore, ma questo mi era stato dato un professionista e non potevo dunque immaginare che cosa ci fosse all’interno. Le persone mi conoscono, sanno chi è Paul e sanno che non avrei mai potuto prendere una sostanza dopante. Sono una persona onesta e se mi fossi davvero dopato intenzionalmente non avrei avuto problemi ad ammetterlo, ma le cose non sono andate così. Io non sono un imbroglione – afferma Pogba -, ma una persona che ama il gioco del calcio e che non imbroglierebbe mai perchè non gli piace vincere in un modo disonesto”. La vicinanza delle persone, della moglie e della sua famiglia, oltre che degli amici, colleghi e non. Questo il fattore cruciale che ha permesso a Pogba di non rassegnarsi, nonostante “abbia pensato alla possibilità di ritirarmi”, confessa ancora al media britannico. “Ho sicuramente ricevuto tanti messaggi e sostegno, dai miei amici e ovviamente da mia moglie, passando molto tempo con lei e con i miei figli, cosa alla quale non ero abituato. Devo dire che questa situazione mi ha permesso di vedere i miei figli crescere, di essere un bravo padre e di passare del tempo con la famiglia che certamente mi ha aiutato a rialzarmi. In alcuni giorni sono stato davvero male, è stato sicuramente un momento difficile”.
La luce in fondo al tunnel sembra essere visibile per il classe ’93, che a 31 anni potrebbe aprire un nuovo ciclo della sua carriera nel posto che più di tutti lo ha consacrato come calciatore: “Ho soltanto un desiderio, giocare a calcio – ha detto Pogba alla ‘Gazzetta dello Sport’ – . Vorrei tornare ad allenarmi e giocare con la Juventus, perchè sono ancora un giocatore bianconero e ad oggi nella mia testa c’è soltanto questo. Thiago Motta? Non ho avuto ancora modo di parlargli, ma sarà il campo a mostrare come stanno le cose, con il mister che dovrà poi giudicare con i suoi occhi in base a quello che vedrà. Io voglio giocare nella Juventus, e per farlo sono disposto anche a rinunciare a dei soldi. Non dipende tutto da me ovviamente, ma anche dai progetti del club. Io voglio raggiungere il livello degli altri giocatori, stare al passo con la squadra. Sono un giocatore della Juventus e mi preparerò per giocare con essa. Per quanto riguarda la Francia, voglio tornare anche lì – conclude -, con un sogno che è quello del Mondiale, per il quale dovrò essere io ad aprire la mia porta a Deschamps, che mi ha consigliato di continuare a lavorare”.
– Foto Ipa Agency –
(ITALPRESS).

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