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Politica

Salvini “Per la Lega si è chiuso un 2024 complicato ma di crescita”

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ROMA (ITALPRESS) – “Per la Lega si è chiuso un 2024 complicato ma alla fine bello, di crescita, serenità e compattezza, con gli iscritti che crescono dal Veneto alla Sicilia, con il numero di sindaci e amministratori che cresce dalla Lombardia al Lazio”. Così il vicepremier e segretario della Lega, Matteo Salvini, in una diretta video sui social.
“Solo in Sicilia – aggiunge -, ho fatto una call poco fa, siamo a più di 400 amministratori locali, e come Lega quasi 500 sindaci in Italia, più di 200 in Lombardia, più di 100 in Veneto, quindi bene. La Lega – sottolinea Salvini – è un modo di vivere, di essere, di pensare, non è solo un partito. Sicuramente con tanti avversari, con qualche nemico, soprattutto nelle stanze che contano. Abbiamo contro quasi tutti i giornali e le televisioni, buona parte dei sindacati, alcuni magistrati, e parecchi di quelli con i quattrini, in Italia e nel mondo, penso a Soros, che vorrebbero cancellare la Lega dalla faccia della Terra. Ma andiamo avanti in direzione ostinata e contraria, come cantava il buon De Andrè, con i risultati al centro: lavoro, stipendi, pensioni, scuola e sanità le priorità, e poi per quello che mi riguarda, infrastrutture”.
– foto Ipa –
(ITALPRESS).

Politica

Almasri, Schlein “Sfregiata la credibilità dell’Italia”

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ROMA (ITALPRESS) – “Questa è una giornata triste per la democrazia, perchè i ministri Nordio e Piantedosi sono venuti in aula dopo due settimane a coprire le spalle della presidente del Consiglio: oggi in quest’aula doveva esserci lei, invece ancora una volta manca di rispetto al parlamento e al paese. Non può pensare di cavarsela con video e dirette social: non deve spiegare ai suoi followers, ma all’Italia”. Lo afferma la segretaria del Pd Elly Schlein in Aula alla Camera dopo l’informativa dei ministri Nordio e Piantedosi sul caso Almasri.
“La nostra credibilità internazionale è stata sfregiata dalla vostra scelta, oggi rivendicata, di riaccompagnare a casa un torturatore libico – aggiunge Schlein -. Almasri è accusato di aver picchiato, stuprato e ucciso, ma nonostante questo viene scarcerato e fatto salire su un aereo di Stato con tutti gli onori, per poi essere accolto nel suo paese come un eroe: Meloni diceva che avrebbe dato la caccia ai trafficanti di tutto il mondo, invece li rimanda a casa con il rimpatrio più veloce della storia d’Italia. La vostra inerzia ha causato la scarcerazione e oggi avete ammesso che è stata una scelta politica. Se c’era di mezzo un cavillo procedurale vorrei capire perchè Almasri non è stato arrestato di nuovo un minuto dopo e si è mentito al paese: un ministro deve trasmettere gli atti, non valutarli in maniera discrezionale”.

– Foto IPA Agency –

(ITALPRESS).

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Politica

Almasri, Nordio “Dalla Corte Penale Internazionale un pasticcio, il ministro non è un passacarte”

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ROMA (ITALPRESS) – “Il 18 gennaio del 2025 la Corte penale internazionale emetteva un mandato di arresto internazionale nei confronti di Almasri: il mandato di arresto veniva eseguito dalla Digos di Torino domenica 19 gennaio 2025 alle ore 9:30. Una notizia informale dell’arresto veniva trasmessa via email da un funzionario dell’Interpol a un dirigente del dipartimento degli affari di giustizia del nostro Ministero alle ore 12:37 sempre di domenica 19 gennaio. Si trattava di una comunicazione assolutamente informale di poche righe, priva di dati identificativi e priva del provvedimento in oggetto e delle ragioni sottese: non era nemmeno allegata la richiesta di estradizione”. Lo ha detto il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, durante l’informativa urgente del Governo in merito all’espulsione del libico Almasri in Aula alla Camera.

“Il 20 gennaio alle ore 12:40 il procuratore generale di Roma trasmetteva il carteggio a questo ministro: ufficialmente è arrivato al Ministero protocollato il 20 gennaio alle ore 12:40. Successivamente alle ore 13:57 l’ambasciatore dell’Aja trasmetteva al servizio Affari internazionali del ministero del Dipartimento per gli affari di giustizia la richiesta di arresto provvisorio del 18 gennaio 2025 – ha spiegato Nordio -. Conviene sinora notare che la comunicazione della Questura di Torino era pervenuta al Ministero ad arresto già effettuato e dunque senza la preventiva trasmissione della richiesta di arresto a fini estradizionali emessa dalla CPI al ministro”.

“Il ruolo del ministro non è semplicemente quello di un organo di transito delle richieste che arrivano dalla Corte: non è un passacarte, è un organo politico che deve meditare il contenuto di queste richieste, in funzione di un eventuale contatto con gli altri ministeri e con le altre istituzioni e gli altri organi dello Stato”, ha sottolineato il Guardasigilli.

“L’atto è arrivato in lingua inglese, senza traduzione, e c’erano criticità sulla richiesta di appello. Si dava atto che il 2 ottobre 2024 l’accusa aveva richiesto un mandato di arresto per delitti contro l’umanità avvenuti a Mitiga e commessi a partire dal febbraio 2015, e c’erano incertezza assoluta sulla data dei delitti commessi: si oscillava dal 2011 al 2015, non è una cosa di poco conto trattandosi di un reato continuato”, ha detto ancora Nordio, che poi ha parlato di “pasticcio frettoloso” in merito al mandato d’arresto della Corte Penale Internazionale su Almasri.

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“È stata la Corte che si è corretta, non sono io che ho rilevato dei difetti. La Corte li ha rilevati, ha cercato di cambiarli cinque giorni dopo perché si era accorta che aveva fatto un immenso pasticcio – ha sottolineato il ministro -. La ragione di questo pasticcio frettoloso sarà discussa, sarà forse trovata e sarà sospettata in altre sedi o in altre situazioni. Non so perché abbiano agito in un modo così frettoloso da sbagliare completamente un atto così solenne come un mandato di cattura internazionale, comunque è mia intenzione attivare i poteri che la legge mi riconosce e chiedere alla Corte penale una giustificazione circa le incongruenze”.

“Capisco e rispetto ovviamente le ragioni dell’opposizione che fa il suo compito, anche in modo aggressivo. Capisco la stampa, anche se ha diffuso in questi giorni tutta una serie di notizie inventate e in parte sbagliate. Quello che mi ha un po’ deluso, anche se non è stato inaspettato, è stato l’atteggiamento di una certa parte della magistratura che si è permessa di sindacare l’operato del ministro senza aver letto le carte – ha detto Nordio -. A questa parte della magistratura mi limito a dire che, tenuto anche conto dei precedenti talvolta un po’ troppo polemici, che se questo è il loro modo di intervenire in modo imprudente e per certi aspetti sciatto” o “se questo è un sistema per farci credere che le nostre riforme debbano essere rallentate”, questo “rende il dialogo molto difficile. L’altro giorno un magistrato un po’ ironicamente ha ringraziato il ministro perché finalmente aveva compattato la magistratura. Sono io che ringrazio questa parte della magistratura perché ha compattato la nostra maggioranza. Se agli inizi vi erano delle esitazioni, oggi non vi sono più: andremo avanti fino in fondo senza esitazione e fino alla riforma finale”.

– Foto IPA Agency –

(ITALPRESS).

 

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Politica

Crosetto “Serve un grande patto istituzionale tra poteri”

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ROMA (ITALPRESS) – Un «grande patto istituzionale» tra poteri (esecutivo, legislativo e giudiziario) per far cessare «la Guerra dei Trent’anni», modernizzare le strutture dello Stato e rendere l’azione del governo «più rapida, efficiente». Così, in una intervista al Corriere della Sera, il ministro della Difesa, Guido Crosetto, secondo cui il rapporto con la magistratura dovrebbe cambiare radicalmente. Anche ristabilendo guarentigie come l’immunità parlamentare o accogliendo, senza «troppi drammi ideologici», l’istituzione di una commissione di inchiesta sul lavoro dei magistrati: «Non vedrei scandalo a tornare alla responsabilità civile. I giudici sono gli unici che, se sbagliano, non pagano dazio».
«Non sono particolarmente colpito da ciò che accade – sottolinea il ministro -. Lo riscontro da trent’anni. Non parlo di atteggiamenti della magistratura in generale, ma di sue frange, pezzi di correnti che pensano che il potere legislativo ed esecutivo debbano essere sottoposti a una sorta di controllo e autorità morale che si sono auto-attribuiti, tenendo sotto scacco gli altri». Il caso Almasri «è un piccolo pezzo del puzzle, pur clamoroso. Non esiste automatismo nell’iscrivere sul registro degli indagati un premier, ministri, un sottosegretario! Esiste sempre la possibilità del magistrato di valutare i fatti come deve. Tanto varrebbe eliminare la norma dell’obbligatorietà dell’azione penale: ognuno di loro la usa come gli pare». «Questo è il punto – sottolinea Crosetto -, il vero “potere” che io temo, da parte dei magistrati: la capacità di distruggere la reputazione di una persona. Migliaia di cittadini sono sottoposti alla gogna di indagini, magari anche di condanne che poi, dopo anni, finiscono in assoluzioni. Nel mentre, la loro vita è stravolta. Non parlo di Berlusconi, ma di esponenti di tutti i governi, da Renzi a Mastella, da Calogero Mannino alla Boschi fino all’ex deputato del Pd Stefano Esposito. Chi paga per loro? Perchè il magistrato che ha fatto svolgere 500 intercettazioni incostituzionali all’onorevole Esposito può alzarsi e sventolare la Costituzione all’inaugurazione dell’anno giudiziario e il giorno dopo ricominciare a violarla? Qui c’è un problema di responsabilità, non solo nei confronti di terzi, ma verso sè stessi e verso il ruolo fondamentale che dovrebbero svolgere in democrazia: la terzietà del giudice». In merito all’ipotesi di reintrodurre l’immunità parlamentare, «lo dico io che non sono parlamentare e non ne usufruirei, ma se la nostra Costituzione è considerata “la più bella del mondo”, perchè quella è l’unica parte che è stata cassata? Era uno dei capisaldi dell’equilibrio tra poteri. In tutte le nazioni chi esercita funzioni così delicate gode, finchè dura il mandato, di una protezione». E sulla separazione delle carriere… «sì, ma, a differenza di molti, io mi preoccupo anche della possibilità che questa riforma possa creare “caste” ancora più chiuse e forti, come dice Marcello Pera. Il punto vero, però, è un altro: può un governo avere il potere di decidere in fretta, stando al passo con i tempi, sempre più rapidi, delle scelte? Lo fa Trump, ma anche autocrazie che oggi si muovono con disinvoltura e ci scavalcano. Possono decidere in un giorno, noi in tre anni».
«Vorrei, che ogni potere – spiega il ministro Crosetto – avesse i suoi compiti e limiti. Non solo un esecutivo rapido, e pronto a decidere, ma un Parlamento non ridotto, come è da troppi anni, a fare il passacarte di decreti legge, bensì un organo “davvero” legislativo e di controllo. Negli Usa, il presidente può decidere su alcune materie, ma è sottoposto all’approvazione del Senato su molte altre. Chi si presenta davanti al Senato Usa – militare o industriale che sia – trema: deve dare testimonianza di verità. Lì c’è davvero la rappresentanza e la forza di un Paese. In Europa, per anni, ci siamo illusi che i nostri temi indirizzassero il mondo, impiccandoci a regole che sono già obsolete. Penso al cambiamento climatico. Intanto, gli altri se ne sono infischiati e sono andati avanti. La democrazia è fatta di decisioni, controlli, sanzioni, se serve. Non immobilismo».
Alla domanda su come rispondere alla minaccia dei dazi, risponde: «Non, come ho sentito dire a Bruxelles, “mettiamo i dazi anche noi”. I tedeschi hanno 155 miliardi di surplus commerciale con gli Usa, noi 44, è follia solo pensarlo. Non possiamo andare in competizione, la Ue non ha la forza». «Serve una politica industriale comune, lavorando insieme su approvvigionamento di materie prime ed energia e sulla difesa comune – sottolinea il ministro Crosetto -. Comunque, sburocratizzare è la prima cosa, eliminare regole e regolamenti che uccidono la produzione, essenziale al di là dei dazi. Mentre noi facevamo norme su norme, gli altri innovavano e costruivano nuovi modelli economici. Poi, per quanto riguarda un rapporto equilibrato con gli Usa, possiamo e dobbiamo aumentare la spesa militare, come dico da tempo. L’Italia è molto sotto il 2%. Alla fine, la Nato ci chiederà non meno del 2,5-3%». «Lo dico da anni: quei fondi vanno scorporati dal patto di Stabilità – aggiunge Crosetto -. Se l’Europa non fa nemmeno questo, oltre a modernizzarsi e sveltire i suoi processi decisionali, è destinata a un declino precipitoso. Alla totale irrilevanza». L’Italia ha un rapporto privilegiato con gli Usa ed alla domanda se è possibile che tratti da sola, il ministro risponde: «E’ sempre stato così. Mai visto i francesi muoversi per interessi comuni su industria, politica estera, etc. Ognuno tratta per sè sulle cose che contano e, poi, tutti insieme, decidiamo i tappi di plastica per le bottiglie… Oggi, muoversi insieme in alcuni settori (la difesa per esempio) è l’unica strada che abbiamo. Serve pragmatismo e velocità per rispondere alle sfide di Trump e delle autocrazie. Oggi vedo pronte solo Meloni e, in parte, Ursula von der Leyen. Ma tutta la Ue, tutti noi, non possiamo più perdere tempo».
– foto Ipa agency –
(ITALPRESS).

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