Cronaca
Vodafone-Youtrend, per 70% italiani importante la transizione gemella
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9 mesi fa-
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Redazione
ROMA (ITALPRESS) – Vodafone e Youtrend hanno presentato i risultati della ricerca ‘Digitale e transizione ecologica: l’opinione degli italianì, che ha come obiettivo quello di indagare in profondità la conoscenza, la consapevolezza e il parere degli italiani sulla cosiddetta Twin Transition, definizione coniata dall’Unione Europea per descrivere la strategia che integra la transizione ecologica e quella digitale per affrontare le sfide contemporanee in modo coerente e convergente.
Lo scopo della ricerca è anche quello di analizzare la sensibilità degli italiani su questi temi e su quali fronti e settori è importante agire per raggiungere un’autentica transizione digitale ed ecologica.
La presentazione, avvenuta oggi a Roma presso la sede dell’Associazione Stampa Estera in Italia, ha visto la partecipazione di Lorenzo Pregliasco, founding partner di Youtrend, Vannia Gava – Viceministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Andrea Casu – Vicepresidente Commissione Trasporti, Poste e Telecomunicazioni, Antonio Corda – Legal Affairs, External Affairs & Corporate Communication Director, Vodafone Italia, la Senatrice Silvia Fregolent – Commissione Ambiente, Ambiente, Transizione ecologica, Energia, Lavori pubblici, Comunicazioni, Innovazione tecnologica, l’Onorevole Eliana Longi – Commissione Trasporti, Poste e Telecomunicazioni, Tiziana Catarci – Direttrice Dipartimento Ingegneria Informatica, Automatica e Gestionale (DIAG), Sapienza Università di Roma e Marco Scialdone – Head of Litigation & Academic Outreach, Euroconsumers. L’evento è stato moderato dalla giornalista di Sky TG24, Stefania Pinna.
A fronte di una consapevolezza consolidata sui temi di transizione ecologica e digitalizzazione, l’indagine rileva ancora una scarsa conoscenza su cosa sia la cosiddetta transizione gemella. Per il 61% del campione è completamente o abbastanza chiaro cosa significhi ‘transizione ecologicà e per il 70% cosa sia la digitalizzazione. Solo per il 17% è completamente o abbastanza chiara la definizione di transizione gemella, ma una volta spiegato il suo significato, il 76% del campione afferma di considerarla un elemento importante. Un dato in linea con quanto rilevato per la transizione ecologica, ritenuta importante dal 74% degli italiani, e per la digitalizzazione, considerata rilevante dal 76%.
Come realizzare dunque la transizione ecologica dell’economia? Il 40% degli italiani vorrebbe leggi più severe contro l’inquinamento, il 25% invece ritiene necessario piantare più alberi, mentre per il 13% la digitalizzazione delle imprese e dei processi industriali è la soluzione migliore. Sempre per quanto riguarda le azioni per la transizione ecologica, il 62% afferma che sono le istituzioni (governi e Unione Europea) a dover coprire i costi della transizione gemella.
In generale la digitalizzazione è generalmente considerata un processo importante nella vita quotidiana: sette italiani su dieci affermano che l’introduzione di tecnologie digitali è molto o abbastanza importante per la loro vita di tutti i giorni. Questa percezione è particolarmente forte tra i giovani di età compresa tra i 18 e i 34 anni (80%) e diminuisce progressivamente nelle fasce anagrafiche successive, pur rimanendo significativa: il 75% tra i 35-49 anni, 76% tra i 50-64 anni e 59% tra chi ha 65 anni o più.
Lorenzo Pregliasco, founding partner di Youtrend, afferma:
‘La nostra ricerca dimostra che la scarsa conoscenza di un tema o di un processo non si traduce necessariamente in una sua bassa rilevanza per l’opinione pubblica. E’ il caso della transizione gemella: un termine chiaro solo per il 17% degli italiani, ma considerato importante dal 76% una volta spiegato. Questa ricerca fa emergere aspetti interessanti sulla dualità di questa transizione. Abbiamo analizzato l’impatto relativo delle componenti della transizione digitale e di quella ecologica nei diversi settori economici, evidenziando come la percezione della loro importanza vari significativamente. Ad esempio, la transizione digitale domina nelle telecomunicazioni, mentre quella ecologica è più sentita in altri settori. E’ comunque indubbio che gli italiani riconoscano l’importanza di entrambe le transizioni: il 74% ritiene importante agire sulla transizione ecologica, e il 76% dà la stessa rilevanza a quella digitalè.
Per Antonio Corda – Legal Affairs, External Affairs & Corporate Communication Director, Vodafone Italia ‘la transizione digitale e quella ecologica, se affrontate con successo, renderanno più competitivo il nostro Paese, garantendoci un futuro sostenibile e inclusivo. E’ una sfida che coinvolge tutti, cittadini, aziende e istituzioni. Vodafone, con la sua tecnologia, si impegna a favorire la transizione digitale che, grazie alla ottimizzazione dei processi e delle risorse, riduce l’impatto ambientale e migliora la produttività. Anche i cittadini giocano un ruolo centrale, sia come consumatori che come promotori del cambiamento, grazie a comportamenti e scelte di acquisto sempre più consapevoli e sostenibili. Infine, è fondamentale il dialogo con le istituzioni: abbiamo bisogno di politiche che sostengano e favoriscano investimenti in innovazione tecnologica sostenibile. Solo attraverso un’azione collettiva e integrata possiamo garantire progresso tecnologico e tutela dell’ambientè.
Secondo Vannia Gava, Viceministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, ‘oggi ci troviamo di fronte a dati che non solo riflettono le opinioni degli italiani, ma che delineano anche una direzione chiara e necessaria per le nostre politiche future. La consapevolezza di una necessaria transizione ecologica e digitale sta crescendo e le nostre azioni devono essere all’altezza delle aspettative dei cittadini. Tuttavia, non possiamo ignorare il contesto in cui ci muoviamo. La transizione ecologica non è solo una questione ambientale, ma anche sociale ed economica. Significa ripensare i nostri modelli di sviluppo e garantire che ogni cittadino possa partecipare a questo cambiamento. In questo senso, è nostro dovere come governo garantire che le politiche adottate siano inclusive e accessibili a tutti, senza lasciare indietro nessunò.
L’evento è stato anche l’occasione per presentare il bilancio di sostenibilità di Vodafone per l’anno fiscale 2023/24.
Vodafone agisce su più livelli nel portare avanti la sua strategia ESG e dare il suo contributo al raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile fissati dalle Nazioni Unite (SDGs). A partire dalla propria operatività aziendale, l’azienda si impegna ogni giorno nella convinzione che l’attenzione all’ambiente, all’impatto sociale e alla trasparenza dei processi rappresenti il presupposto fondamentale per una crescita sostenibile. In particolare, il Gruppo Vodafone ha fissato obiettivi ambiziosi per raggiungere il cosiddetto Net Zero in tutta la catena del valore a livello globale entro il 2040, obiettivo approvato dalla Science Based Targets Initiative (SBTi), l’iniziativa internazionale che ha stabilito le linee guida per le Organizzazioni per definire obiettivi basati sulla scienza, in linea con gli impegni presi nell’Accordo di Parigi. Il Gruppo Vodafone ha fissato obiettivi di sostenibilità ambientale anche a breve termine, definendo due percorsi per raggiungere il Net Zero delle attività (Scope 1 e 2) in Europa e in Africa, le regioni in cui opera, rispettivamente entro il 2028 e il 2035.
Un percorso iniziato da diversi anni che ha visto fin dal 2021 alcuni traguardi importanti, come ad esempio rete e uffici alimentati da elettricità proveniente al 100% da fonti rinnovabili, impegnandosi costantemente per migliorare l’efficienza energetica delle sue operazioni. Sul fronte dei rifiuti Vodafone si impegna nel corretto smaltimento dei propri e procede alla vendita dei device non più idonei alla commercializzazione a partner autorizzati per lo smaltimento dei RAEE. Nel corso dell’anno fiscale 2023-2024 sono stati venduti 8.000 telefoni e 133.000 dispositivi di Rete Fissa, tra cui VF Station, TV Box, ecc. Da alcuni anni, inoltre, è attiva una collaborazione con realtà del terzo settore, grazie alla quale sono stati coinvolti alcuni istituti di detenzione: Casa di Reclusione di Milano-Bollate per la gestione dello smaltimento di modelli obsoleti di Vodafone Station e con la sezione femminile del carcere di Rebibbia a cui vengono inviate le antenne FWA indoor che vengono ricondizionate, aggiornate e rimesse sul mercato.
La tecnologia di Vodafone è inoltre un abilitatore della transizione ecologica e favorisce l’adozione di nuove soluzioni per aziende e Pubbliche Amministrazioni: l’Internet of Things, ad esempio, grazie alle sue applicazioni, permette di utilizzare soluzioni di Smart Agricolture, favorendo un’agricoltura sostenibile, abilitando l’ottimizzazione di risorse, il monitoraggio e garantendo la tracciabilità della filiera. Nell’ambito del settore dei trasporti pesanti, dove l’utilizzo dei combustibili fossili non ha ancora una valida alternativa da fonti rinnovabili, Vodafone, grazie alla soluzione Vodafone Business Fleet Analytics per la gestione delle flotte aziendali, ha contribuito a digitalizzare e trasformare la flotta di un’importante azienda nazionale, in una risorsa intelligente, così da generare dati per ottimizzare le operazioni, ridurre i consumi e i costi di carburante e contribuire alla transizione ecologica. Anche nel settore della produzione industriale Vodafone Business ha supportato una storica impresa italiana leader nel settore degli Spirits per realizzare dei sistemi di monitoraggio e controllo all’avanguardia, basati su tecnologia IoT, direttamente sugli impianti esistenti (senza doverli rinnovare) per le diverse fasi di produzione. Inoltre la realizzazione di un Manufacturing Execution System (MES) ha permesso all’azienda di garantire il supporto e il monitoraggio della produzione in tempo reale, rendendo i processi produttivi molto più flessibili, efficienti ma soprattutto sostenibili. Infine Vodafone Business ha sviluppato una soluzione di Energy Data Management (EDM) basata su sensoristica e connettività IoT che offre il monitoraggio e l’analisi dei consumi energetici per ottimizzare l’efficienza all’interno degli Smart Building.
-foto ufficio stampa Vodafone –
(ITALPRESS).
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Cronaca
Italscherma rompe il ghiaccio, primi tre bronzi ai Mondiali di Tbilisi
Pubblicato
4 ore fa-
25 Luglio 2025di
Redazione
TBILISI (GEORGIA) (ITALPRESS) – L’Italscherma rompe il ghiaccio ai Mondiali di Tbilisi. Arrivano le prime tre medaglie per la spedizione azzurra, tre bronzi importanti che però non tolgono del tutto l’amaro in bocca per quell’oro che ancora manca nella casella tricolore. Si fa un bel regalo di compleanno nella sciabola individuale Luca Curatoli, che si regala per i suoi 31 anni il podio iridato a sei anni di distanza dall’ultima volta (Budapest 2019). E fanno festa nel fioretto femminile due 23enni come Martina Favaretto, reduce da un infortunio e al suo secondo podio iridato di fila, e Anna Cristino, che brinda al debutto mondiale spingendosi sino alla semifinale.
Segnali importanti per tutto il movimento, guidato in Georgia dal presidente federale Luigi Mazzone e dal capo delegazione Daniele Garozzo, che in mattinata hanno accolto anche l’Ambasciatore d’Italia a Tbilisi, Massimiliano D’Antuono, in una giornata di grande soddisfazioni ed emozioni.
La cavalcata di Curatoli inizia con le vittorie contro il britannico Webb (15-13) e il cinese Lin (15-6). Negli ottavi di finale il napoletano delle Fiamme Oro supera l’ungherese Rabb (15-8) arrivando così a giocarsi un posto sul podio. La certezza della medaglia per l’azzurro giunte in virtù del successo contro il tre volte campione olimpico, l’ungherese Aaron Szilagyi: Curatoli, sovvertendo uno score di 12 sconfitte e una sola vittoria in carriera nelle sfide con il fuoriclasse magiaro, si impone per 15-12. A stopparlo in semifinale, per 15- 13, è il francese Jean Philipe Patrice, poi sconfitto in finale dall’idolo di casa Sandro Bazadze. Un bronzo che Curatoli dedica al ginnasta azzurro Lorenzo Bonicelli, vittima di un terribile incidente agli anelli durante le Universiadi. Sempre tra gli sciabolatori, ottima prestazione per Pietro Torre che ha chiuso ai piedi del podio: 8^ posizione per il livornese che, reduce dalle qualificazioni del giorno precedente, batte il canadese Arfa (15-13), il rumeno Covaliu (15-7) e il tunisino e vice-campione olimpico Ferjani (15-13), fermandosi solo al cospetto dell’egiziano Hesham (15-8). A seguire, 20° posto per Michele Gallo e 43° Matteo Neri.
Al rientro dopo l’infortunio che l’aveva costretta a saltare l’Europeo di Genova, Martina Favaretto fa sue le sfide con l’israeliana Druck (15-5) e la francese Blaze (14-9). Negli ottavi la padovana delle Fiamme Oro liquida (15-2) la giapponese Tsuji, poi nei quarti l’altra nipponica Ueno (15-5). Semaforo rosso di fronte alla tri-olimpionica Lee Kiefer, che vince in semifinale 15-10 lasciando comunque a Favaretto l’orgoglio di un grande risultato. Primo Mondiale e prima medaglia per Anna Cristino, che inizia la sua cavalcata superando prima la svedese Schreiber (15-3) e poi l’ucraina Poloziuk (15-13). La giornata di bronzo della carabiniera torinese prosegue con il netto successo sulla statunitense Scruggs (15-3). Il primo podio iridato all’esordio per l’azzurra classe 2001 arriva grazie al successo per 10-8 contro la numero 1 del tabellone, la canadese Harvey. Il ko in semifinale, con il risultato di 15-11, contro la francese Ranvier, toglie nulla alla splendida prova di Cristino, capace di salire così sul terzo gradino del podio. Tra le fiorettiste, medaglia sfiorata per Martina Batini. La toscana si è classifica 7^, sconfitta in rimonta, nei quarti di finale, sempre dalla Kiefer (15-13), brava a rimontare ben sette stoccate. Stop agli ottavi e 9° posto finale invece per Arianna Errigo: la capitana del fioretto azzurro batte la brasiliana Bulcao (15-7) e la russa “neutrale” Martyanova (15-9), fermandosi contro la francese Ranvier (15-4).
La giornata registra anche l’inizio delle prove a squadre. Quella azzurra di fioretto maschile supera il preliminare e approda negli ottavi di finale ai Mondiali di scherma di Tbilisi. Sulla pedana georgiana, Bianchi, Foconi, Marini e Macchi, guidati in panchina dal ct Vanni, sconfiggono la Croazia per 45-30. Domani la sfida contro Singapore che vale l’accesso nei quarti. Ottavi di finale annche per le azzurre della spada. Fiamingo, Santuccio, Rizzi e Kowalczyk, guidate in panchina dal ct Chiadò, liquidano ai sedicesimi la ‘praticà Olanda per 45-11 e domani sfideranno negli ottavi Hong Kong, che ha sconfitto la Svezia per 45-33.
– Foto Ufficio Stampa Federscherma –
(ITALPRESS).

ROMA (ITALPRESS) – Luciano Darderi continua a vincere. Il tennista italo-argentino, reduce dal successo di Bastad, è volato in finale al “Plava Laguna Croatia Open”, il torneo Atp 250 con montepremi totale pari a 596.035 euro in corso sulla terra rossa di Umago, in Croazia. Darderi, 46 del mondo e seconda forza del tabellone, ha sconfitto in semifinale l’argentino Camilo Ugo Carabelli, 51 del ranking Atp e terzo favorito del seeding, con il punteggio di 7-6 (6) 6-3. Nel primo parziale l’azzurro ha annullato un set-point all’avversario, nel corso del tie-break.
Per Darderi, all’ottava vittoria consecutiva nel circuito, quella di domani sarà la seconda finale di fila, la terza del 2025 e la quarta della carriera. Fino a oggi l’italo-argentino ha sempre vinto quando è giunto all’ultimo atto in un torneo Atp.
A Umago aspetta ora il vincente del match fra lo spagnolo Carlos Taberner e il bosniaco Damir Dzumhur.
“Oggi ho giocato una bella partita. Ero molto concentrato. Ho avuto un set-point contro nel primo parziale ma sono riuscito a combattere e a vincere. Adesso riposo; vediamo domani come andrà. Ho molta fiducia in questo momento ma dovrò giocare al meglio anche in finale”, ha detto Darderi dopo il successo odierno.
– foto Ipa Agency –
(ITALPRESS).
Cronaca
Longevità leva sviluppo, a Scilla convegno di Fondazione Magna Grecia
Pubblicato
6 ore fa-
25 Luglio 2025di
Redazione
SCILLA (ITALPRESS) – L’Italia è un laboratorio globale per l’invecchiamento, con sfide uniche legate allo spopolamento dei territori e alla necessità di ripensare il welfare. Nel nostro Paese si fanno sempre meno figli, per una serie di fattori interconnessi tra loro; e il Mezzogiorno, da questo punto di vista, vive la più grande fragilità. E’ fondamentale quindi capire come gestire un fenomeno ormai in divenire e cambiare la narrativa ponendosi domande diverse. O, meglio, integrando al quesito del “come aiutiamo i giovani a fare famiglia”, quello di “come trasformare l’invecchiamento della popolazione da un onere percepito a una leva positiva per il Paese, stimolando la ‘silver economy’ e creando nuove opportunità economiche e sociali a beneficio di tutte le generazioni”. E’ con questo interrogativo che si sono chiusi i lavori della prima giornata di dibattito “Generazioni in mutamento – 2° Focus Sud e futuri” organizzato da Fondazione Magna Grecia a Scilla (RC). E da cui oggi, 25 luglio, si è riaperta la discussione tra esperti, economisti, specialisti del terzo settore, mondo sanitario, ma anche esponenti del mondo culturale e digitale, per capire come l’innovazione, in particolare la salute digitale e l’intelligenza artificiale, possano garantire una “longevità in salute”.
“La sfida della denatalità e quindi le politiche per la longevità chiedono grande innovazione e creatività, ma si fondano anche sul rinnovamento di un patto di solidarietà intergenerazionale. In questo, i territori sono ovviamente al centro, e quelli del nostro Mezzogiorno, che si contraddistinguono per una particolare forza e solidità delle reti informali, lo sono ancora di più”, ha commentato, aprendo i lavori, Fiammetta Pilozzi, responsabile del Centro di Ricerca di Fondazione Magna Grecia. Come “sfruttare questa positività?” Lo spunto viene da Fabio Miraglia, imprenditore e presidente GIOMI RSA: “possiamo usare un milione di metri quadri di borghi che le persone stanno abbandonando per creare veri e propri villaggi, sul modello anglosassone”. Luoghi che possono essere incubatori di modelli di silver economy unici in grado di attrarre anziani di tutto il Paese. “Un sistema – ha aggiunto – che non sia basato solo sul volontariato e che sia in grado di creare anche occupazione, grazie anche alla rivoluzione del digitale”. Il risultato sarebbe ‘esplosivò con conseguenze a cascata: porterebbe una riqualificazione dei territori e soprattutto il consolidarsi della domiciliazione dei servizi, in spazi abitativi personalizzati, monitorati dal digitale e sostenibili economicamente. L’idea è configurare nuovi modelli dell’abitare in cui unire le dimensioni della condivisione a quello della preservazione della privacy e della personalizzazione degli spazi, il tutto in luoghi densi di storia e di bellezza. Guardando così ai bisogni della persona che, spesso, nelle strutture RSA si perde. “La tecnologia inoltre aiuterebbe ad avvicinare figli e nipoti: nuovi care giver nati con la tecnologia, e in grado di assumere il ruolo di veri e propri alfabetizzatori”, ha concluso Miraglia.
Un approccio condiviso da Rocco Mammoliti, responsabile Sicurezza informatica di Poste italiane che ha raccontato come le Poste non abbiano abbandonato nessun borgo “perchè crediamo sia nel mondo fisico che nel mondo digitale, che però vanno connessi”. Tanto che Poste italiane ha avviato un progetto – Polis – che porta dentro l’ufficio postale la garanzia di avere, oltre a quelli già inclusi, l’erogazione di tutti i servizi della Pubblica amministrazione compresi quelli legati al sistema sanitario, “Creando così un unico punto di accentramento di prenotazione e consegna dei referti, per esempio. L’ufficio postale resta quindi vivo e integrato, sede di una rete di relazioni di cui gli anziani hanno bisogno”.
In Italia, 14 milioni di persone oggi sono over 65, il 24% della popolazione totale. E il trend è in crescita. Con esso aumenteranno anche i problemi di salute correlati all’invecchiamento. Non solo, dobbiamo considerare che oggi di questi over 65, il 42% vive in coppia senza figli, il 31% è solo e un esiguo 13% vive con i figli. Più del 70% del totale quindi è rappresentato da anziani soli. Come aiutarli allora nella loro reale esigenze di salute? Una delle soluzioni viene proposta da Pietro Rossi, cardiologo, co-founder di Policardio una startup che produce il primo device patch in grado di fare ECG e holter a casa con la qualità ospedaliera: “abbiamo pensato ad una piattaforma che monitora, analizza dati e mette in comunicazione in modo automatico l’anziano e il medico. E, nel caso di necessità, contatti il figlio o chi per lui”. Un sistema totalmente automatizzato, interconnesso e attento alla parte sanitaria ma anche a quella psicologica. “Abbiamo previsto infatti la possibilità di avere consulti veloci e sempre disponibili, superando il problema che il medico non risponda al telefono con il conseguente senso di abbandono nell’anziano”.
Ma la digitalizzazione può cambiare l’assistenza sanitaria e andare verso la silver economy anche nel sistema assicurativo e finanziario, “che sta ripensando prodotti e servizi centrati sempre più sulla prevenzione, con app per i vari monitoraggi, e incentivi economici per chi aderisce a stili di vita sani. Va promossa una trasformazione assicurativa che finanzi, per esempio, l’assistenza domiciliare continuativa e la gestione dei farmaci. Insieme ad una educazione finanziaria per una longevità consapevole tramite l’erogazione di corsi per over 60 su come gestire patrimoni, pensioni e tecnologie per una connessione diretta con i servizi sociali”, ha detto Alberto Polverino, Direttivo cluster C.H.I.C.O.
“Non va dimenticato che qualsiasi processo di sviluppo sostenibile deve essere equo, in particolare in un’ottica di genere, e ancor di più se si parla di silver economy”. Le donne sono più longeve degli uomini, ma sono anche quelle che soffrono maggiormente il rischio di trovarsi in condizione di fragilità, soprattutto sotto il profilo economico. Il monito, che arriva dalla voce autorevole e appassionata di Rossana Oliva De Conciliis, Presidente onoraria della Rete per la Parità, ha l’obiettivo di sensibilizzare politica, mondo economico e società a puntare su misure che pongano al centro il principio di garantire parità di diritti e opportunità, anche in età anziana, e anche nei processi di progettazione di politiche di sviluppo di prodotti e servizi che guardino a un pubblico “silver”.
L’intera due giorni ha preso spunto da una ricerca promossa da Fondazione Magna Grecia e curata dai sociologi Emiliana Mangone e Giuseppe Masullo, che ha mostrato come, fra le varie preoccupazioni che “bloccano” i giovani nello sviluppare la propensione alla genitorialità, vi sia il timore “di perdere occasioni, non solo professionali, ma di vita e culturali”. Il patrimonio culturale del resto è uno strumento potentissimo attraverso cui generare identità, ma anche apprendimento, sviluppare categorie di interpretazione della realtà, e quindi imparare anche la cittadinanza. Da qui la necessità che il nostro patrimonio culturale sia “family friendly”, fruibile da genitori e figli. “Pensiamo ai bambini – ha detto Francesco Pisani, professore di Neuropsichiatria infantile, Dipartimento di Neuroscienze umane della Sapienza di Roma – a quanto in loro la cultura, come la visita in un museo o di un sito archeologico, stimoli la meraviglia che a sua volta spinge alla voglia di conoscere. Le neuroscienze ci dicono che in un museo il bimbo impara a guardare, a interpretare, anche a stare fermo. E la stessa cosa vale per i genitori. Dobbiamo tenere presente che anche solo una singola esperienza culturale è fondamentale per essere educati al bello”.
Daniele Carnovale è CEO e fondatore di Guides4You, stratup che nasce sul territorio calabrese: un esempio di come i temi dell’accessibilità, del “design for all”, della necessità di rendere i beni del nostro patrimonio “per tutti”, a volte sia una necessità che nasce dal mercato in modo potente. “Avevamo pensato ad un dispositivo che servisse per ‘leggerè le opere e le strutture museali. Spinti dalla richiesta di mercato, ad oggi abbiamo funzioni per non vedenti e ipovedenti, per bambini ancora piccoli”. Non da meno l’esperienza della “Fondazione Medicina a misura di donna” che ha creato forse lo strumento più simbolico che sia stato ideato in Italia per costruire un patto inscindibile fra i nuovi nati, le famiglie, e il patrimonio culturale: un passaporto della cultura. “L’idea ci è venuta partendo dalla consapevolezza che la cultura aiuta a vivere di più e soprattutto meglio, come dimostrano anche numerosi studi”, ha detto Chiara Benedetto, presidentessa della Fondazione. “Il passaporto è stato tradotto in diverse lingue, viene dato alle mamme che hanno appena partorito ed e dedicato al nuovo nato e alle mamme al terzo mese di gravidanza. Offre la possibilità a tutto il nucleo famigliare di vistare gratuitamente i 48 musei della rete piemontese ed è diffuso in tutti i presidi ospedalieri dell’area metropolitana di Torino”. Nel 2024 sono stati scaricati dal sito 15mila passaporti e la best practice oggi è stata adottata anche a Brescia, Pavia e Val Canonica
“Affrontare oggi la denatalità – ha concluso Nino Foti, presidente della Fondazione Magna Grecia – significa ripensare l’intero sistema Paese alla luce dell’invecchiamento, delle nuove insicurezze sociali e del bisogno di dare ai giovani un futuro desiderabile. Con questa iniziativa, pertanto, vogliamo rimettere al centro le persone, i territori e le connessioni tra le generazioni. La genitorialità si sostiene con politiche abilitanti, e il calo demografico si affronta anche guardando al nostro Mezzogiorno come a una piattaforma di sperimentazione per uno sviluppo inclusivo. Parlare di cultura inclusiva, significa anche capire che il nostro patrimonio è il più potente strumento di legame intergenerazionale. Ogni museo o sito storico va reso davvero fruibile per famiglie, anziani e bambini, è così che si diventa realmente attrattivi e si costruiscono fiducia nel futuro e coesione tra generazioni. La Fondazione Magna Grecia lavora perchè Sud e futuro non siano più due parole in contrasto, ma una sola visione condivisa”.
-foto ufficio stampa Fondazione Magna Grecia-
(ITALPRESS).


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